Geopolitica

I cinque giorni di Lutto Nazionale? Solo una scelta diplomatica

26 Aprile 2025

Le inutili polemiche per il 5 giorni di Lutto Nazionale per la morte di Papa Bergoglio decise dal Consiglio dei Ministri Italiano per espressa richiesta della Premier Meloni si sarebbero potute evitare con una semplice, banale osservazione che avrebbe bloccato sul nascere le espressioni più colorite, nonché le facili stigmatizzazioni di quanti hanno gridato allo scandalo essendosi inglobato in quei cinque giorni anche quello della festa della Liberazione.

Tanto per non parlare delle ulteriori polemiche generate dalle parole del Ministro Musumeci reo di aver testualmente affermato “Il 25 aprile? Tutte le cerimonie sono consentite, con la sobrietà che la circostanza impone a ciascuno”: parole il cui unico scopo era quello di fugare pacatamente i dubbi relativi ad un presunto surrettizio tentativo di boicottaggio della Festa della Liberazione architettato ad arte dalla Premier, richiamando nel contempo implicitamente l’attenzione su quanto stabilito da quel cerimoniale di Stato che, tra le altre cose, obbliga, ed é questo il punto più significativo, gli esponenti del Governo a cancellare tutti gli impegni pubblici.

Una misura che si è resa palesemente necessaria per evitare che la concomitante presenza a Roma del Presidente statunitense Trump e di parecchi esponenti di spicco delle Cancellerie europee si traducesse, obtorto collo, in un qualcosa di prematuro e non gradito al momento dall’establishment statunitense, ovverosia in un vertice, o comunque sia in un incontro sulla questione dazi tra l’Unione Europea e Trump: una lettura dei fatti, questa, confermata implicitamente dal programma ufficiale reso noto dalla White House che ha previsto una permanenza limitata in Italia di Trump con partenza programmata subito dopo le esequie di sabato per andare a festeggiare a casa il compleanno della moglie Melania.

La vicinanza della Meloni a Trump da tutto questo emerge con forza, ma purtroppo con essa pure la lontananza dal resto della Unione Europea le cui esigenze sono state bypassate per l’ennesima volta dalla Premier italiana anche perché il camouflage offerto dal lungo periodo di lutto nazionale non è sicuramente sfuggito a chi di dovere a Bruxelles, Parigi, Berlino e via di seguito.

C’è da augurarsi che il gioco giocato da Giorgia Meloni valga la candela se solo teniamo conto che la posizione di Trump in Patria non è così solida come il Tycoon vuole far credere visto che sul fronte dazi lo stesso deve affrontare la causa intentata da dodici Stati degli Usa che lo accusano di non avere il potere di “imporre tariffe arbitrariamente” in quanto, a loro dire, solo il Congresso ha il potere di legiferare in materia, ed in questo senso hanno chiesto alla Corte Suprema di impedire all’amministrazione di applicare quelle che hanno definito “tariffe illegali”.

In altri termini il rischio che la Meloni si sta assumendo é quello di aver puntato tutto troppo presto su un Trump che nessuno le può garantire uscirá vincitore da questa partita domestica, con tutto quello che ciò potrebbe comportare per l’Italia, prima ancora che per la Presidente del Consiglio.

Che poi a margine della celebrazione, motu proprio, vi sia stato un breve faccia a faccia di Trump con Zelenskyy, ovverosia di Trump con Starmer e Macron, non muta una virgola questa breve disamina in quanto, per somma, gli scambi di battute non hanno imposto il rilascio di comunicati e/o dichiarazioni ufficiali.

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