Geopolitica

Guardando oltre Berlino

19 Settembre 2016

I risultati delle elezioni a Berlino li avrete già letti tutti nella cronaca di Tonia Mastrobuoni di Repubblica od altrove. Sono forse necessarie solo alcune precisazioni che nel quadro di insieme magari sono sfuggite.

 
Entrambi i partiti della Grande coalizione alla guida della Germania hanno perso rispetto alle precedenti elezioni del 2011 ed è stata maggiormente penalizzata la SPD che ha subito un calo dell’1% in più rispetto alla CDU. Ciò anche se i socialdemocratici, come ormai dal 2001, sono rimasti il partito più forte nella capitale.

 
Da più parti si è subito indicato che il risultato berlinese non ha ripercussioni a livello nazionale sull’attuale coalizione di Governo e da qui alle elezioni per il Bundestag tedesco del 2017 corre ancora tempo ma alcuni punti sono chiari.

 
In primo luogo per Angela Merkel lo spazio di manovra è più stretto. Non è pensabile che cambi il fondo della sua politica umanitaria di accoglienza, d’altronde è paradigmatico che non sia ancora disposta a dichiarare la sua ricandidatura al Cancellierato.

 
Inoltre la politica si polarizza. Prendendo a riferimento lo specifico della capitale oltre il 30% non è andato tout court a votare. Delle 21 liste in lizza nel parlamento berlinese ne entrano solo 6 ma sono solo 3 a guadagnare punti. I vincitori risultano da un lato i populisti della AfD e dall’altro i post comunisti dei Linke, con la ricomparsa dei redivivi liberali della FdP.

 
Gran parte della popolazione tedesca non ha capito Angela Merkel ed è rimasta travolta -come ella stessa ha suggerito oggi in una conferenza stampa- dalle paure di un mondo globale che l’Europa non è in grado di governare. Questo porta al terzo rilievo che l’esito elettorale di Berlino non indica solo che è la CDU tedesca ad essere in crisi, ma riflette invece il disorientamento per la politica dell’UE. Quest’ultima non ha saputo trovare coesione nel governare il fenomeno dei rifugiati e manca di unità nell’individuare le politiche di investimento adeguate a creare nuovo sviluppo.

 
A razionalizzare le paure non giovano poi notizie come gli attentati in USA e neppure il nuovo arresto di un siriano sospettato di simpatie terroristiche nel Baden Württemberg.

 
Ma non sarà mai dagli estremismi che arriveranno risposte valide. Per questo, anche l’Italia, deve sperare che i partiti popolari tradizionali in Germania ritrovino prima delle prossime elezioni nazionali più seguito. Perché senza una Germania solida anche l’UE cola a picco e l’Italia non ne resterebbe indenne.

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