Geopolitica
Groenlandia, nuova terra promessa dell’umanità
Nel 1957 il romanziere inglese Nevil Shute pubblica il suo capolavoro, “On the beach”. C’è stata una guerra atomica, l’intera umanità è stata sterminata, rimane un’ultima spiaggia – quella dell’Australia orientale, che sta comunque per essere raggiunta dalle nubi radioattive che hanno già cancellato la vita dal resto del pianeta. È un romanzo straziante, che contrappone l’usuale quotidianità del mondo occidentale con la consapevolezza della morte che, in poche settimane, porterà via tutto. L’atteggiamento della popolazione è simile a quello che noi tutti stiamo mostrando in questi anni, dopo che la catastrofe ecologica è stata annunciata e la politica pensa ad usare ancora più gas e costruire nuove centrali nucleari: “Se quello che dicono è giusto, nessuno di noi avrà il tempo di fare tutto quello che aveva programmato di fare. Ma possiamo continuare a farlo finché possiamo”.
Il mondo va avanti in una folle corsa, tra pandemia, guerre annunciate, ferocia di regimi dispotici, fame e sete. Nel bellissimo film ricavato dal libro nel 1959, lo scienziato Julian Osborne, impersonato da Fred Astaire, commenta laconico: “Forse siamo troppo sciocchi per meritare un pianeta come questo”. Da allora l’industria cinematografica ci ha propinato migliaia di fini possibili della vita sulla terra, dalla catastrofe naturale a quella di un virus, dall’attacco degli alieni ad un’inutile guerra mondiale, ed in ognuna di queste narrazioni c’è un ultimo avamposto che resiste. Nella realtà vera, questo avamposto sarà la Groenlandia. Un’isola immensa ed inospitale per millenni, e che probabilmente sarà l’ultimo caposaldo di un’umanità morente, se i nostri governi non si sveglieranno dal loro sonno egoistico, cieco e compiaciuto. Un’isola di cui nessuno sa nulla, e di cui è giusto raccontare.
Gli Inuit e la disfatta dei vichinghi
Sono trascorsi circa cinquemila anni dalla prima volta che degli esseri umani hanno messo piede nella più grande isola del mondo: provenienti dal Canada, esponenti di civiltà pre-Inuit approdano nei pressi di quella che poi diverrà la città di Qaanaaq, nella Groenlandia nordoccidentale[2]. Da allora si succedono diverse ondate migratorie, tra cui quella dei Thule, di cui gli odierni Groenlandesi sono i diretti discendenti[3]. Proveniente dall’estremo oriente russo, la civiltà Thule giunge in Groenlandia dopo essersi diffusa in Alaska e nel Canada settentrionale, e si è sorprendentemente adattata all’ambiente artico, usando il ghiaccio come mattone[4], cacciando i grandi mammiferi marini, e perfezionando barche in pelle e grandi slitte trainate da cani[5]. Dopo la piccola era glaciale, i Thule si sono dovuti adattare di nuovo, e sono divenuti cacciatori di caribù, di foche e di pesci[6].
Nel corso di tempo, lo sviluppo della caccia ha visto risultati stupefacenti, dagli igloo ai trasporti ed all’uso di denti e pelle degli animali uccisi. Basta guardare l’umiak – la grande barca per la caccia alle balene e per i viaggi, fatta con costole e pelle di tricheco – ed il kayak (imbarcazione per una sola persona, in pelle, utilizzata anche per la caccia alle balene), i formidabili arpioni ricavati da ossa di animali, gli archi rinforzati con il corno di bue muschiato, le abitazioni invernali interrate (sostenute da costole o mascelle di balena e coperte con pelle di tricheco) all’interno delle quali i Thule si scaldano con pellicce e con lampade che bruciano olio di foca o di balena, per poi spostarsi, con l’arrivo della primavera, in tende di pelle[7].
Ben più grama sorte tocca ai norreni giunti in Groenlandia contemporaneamente ai Thule: la leggenda narra che Erik il Rosso, norvegese esiliato dall’Islanda per omicidio, sia approdato nel 982 sulle coste groenlandesi con l’esigenza di trovare un nuovo posto in cui vivere, scoprendo una sconfinata terra vergine[8] e, allora, meno fredda di quanto sarebbe diventata in seguito[9]. Tornato in Islanda tre anni dopo, Erik riesce ad allestire una spedizione che, nel 985, porta sulla Terra Verde (Green Land, come la battezza Erik) cinquecento coloni su ventiquattro imbarcazioni, di cui solo quattordici giungono a destinazione[10]. Questi primi abitanti stabiliscono due colonie nelle aree più adatte all’agricoltura: Eystribyggð a est e Vestribyggð a ovest, in ognuna delle quali abiteranno dalle 2500 alle 5000 persone[11].
Quale sia stata la sorte di questa civiltà, scomparsa nel XVI secolo, non è chiaro. Gli archeologi sanno che costoro applicano gli stessi metodi usati in Norvegia, che eccellono come agricoltori e pastori, e che fanno largo uso di legname[12]. Nelle analisi del suolo e dei sedimenti lacustri, i ricercatori trovano indizi che indicano che gli agricoltori nordici mantengono i pascoli con concime e canali di irrigazione[13]. La vita è organizzata intorno a manieri e centinaia di fattorie (nelle quali sono sempre presenti almeno un paio di mucche), dove si allevano pecore e capre; con il peggiorare delle condizioni climatiche tutto ciò finisce, e pesce e foche diventano l’80% della loro dieta[14].
La caccia alle foche coinvolge tutta la comunità: alcuni forniscono la manodopera, altri le barche, ci sono centri che organizzano le spedizioni, dopodiché il pescato viene diviso tra le fattorie, probabilmente in base al contributo di ogni fattoria alla caccia[15]. Nasce il commercio dell’avorio, un bene di lusso ed estremamente ricercato nel medioevo, grazie alle stragi di trichechi[16]. A partire del XII secolo, a Gardar, nasce persino una diocesi che diviene il centro del cattolicesimo groenlandese fino al XIV secolo[17], nonché prima diocesi istituita sulla piattaforma continentale americana[18]; viene eretta una cattedrale intitolata a San Nicola, protettore dei marinai[19]; le sue rovine, assieme a quelle di molti altri edifici, costruiti probabilmente da scalpellini giunti dalla Norvegia, testimoniano come Gardar sia uno dei centri principali della Groenlandia norrena[20].
La riconquista danese
A causa del peggioramento climatico, in questo medioevo oscuro e terribile nascono profonde differenze sociali, il vassallaggio, l’emigrazione per fame e per paura[22]. Inizialmente sopravvive il commercio dell’avorio, poi anche questo, con la scoperta degli elefanti in Africa, non è più richiesto[23]. Nel 1368 affonda la nave commerciale che annualmente il re di Norvegia invia sull’isola, seguono solamente altre quattro imbarcazioni fra il 1381 ed il 1406, e poi più nulla[24]. La peste nera, che travolge l’Europa nel 1347[25], nel 1349 si diffonde in Norvegia, decimandone la popolazione fino a poco più di centomila persone[26], e questo ha cancellato i viaggi commerciali: i pochi norreni rimasti nell’insediamento orientale (meno di mille[27]) lasciano la Groenlandia e si trasferiscono in Islanda o in Nord Europa[28]. Ancor prima termina l’esperienza dell’isolato insediamento occidentale, che l’inviato della chiesa Ivar Baardsson, giunto fin lì dalla Norvegia nel 1340, trova deserto[29].
I Thule, invece, resistono. Solo nel 1721 un europeo si affaccia sulle coste della Terra Verde: Hans Poulsson Egede, un prete protestante dano-norvegese (la Danimarca e la Norvegia costituiscono dal 1536 al 1814 un solo Stato[30]), sbarcato con il proposito di convertire i coloni e di proseguire i propri studi alchemici[31]. Giunge con quattro navi finanziate dal re di Danimarca e Norvegia Federico IV, su un’isola al largo delle coste occidentali, poi chiamata Island of Hope, dove dimora fino al 1728 assieme alla moglie Gertrud, ai cinque figli ed ai quaranta coloni che lo seguono[32]. Fonda un insediamento urbano ed esplora le coste circostanti, trovando solo rovine[33]. Intraprende con zelo un’opera missionaria tra gli Inuit, arrivando a battezzare alcuni fra i loro bambini nel 1724[34], adattando una riga del Padre Nostro: “… dacci oggi il nostro pane quotidiano…” diviene “… dacci oggi la nostra foca quotidiana…”: i locali non hanno cereali e conoscono il pane[35]. Nel 1728 la colonia si sposta dall’Island of Hope ad un tratto di terra ferma poco distante, Godt-Haab (Good Hope)[36], nome danese di quella città oggi nota come Nuuk, la capitale della Groenlandia[37].
Nei successivi cinquant’anni compagnie private stabiliscono a Nuuk un commercio di foche, balene, caribù, pesce ed uccelli, ma nel 1776 il governo danese concede alla Royal Greenland Trading Department (Den Kongelige Grønlandske Handel – KGH) il monopolio commerciale nella Groenlandia occidentale[38], che durerà fino al 1950[39]. L’ordinanza reale nota come “Instruxen af 1782” (che rimane in vigore fino al 1908) fornisce il quadro giuridico per il funzionamento del KGH allo scopo di proteggere il monopolio sui commerci e limitare i contatti fra i locali e gli stranieri[40]. Nei fatti, l’ordinanza lascia i groenlandesi a governarsi da soli, anche perché non esiste una legge formale che regoli le relazioni tra loro[41]. Formalmente, a partire dal 1814, la Groenlandia diviene territorio danese insieme all’Islanda ed alle Isole Fær Øer, dopo che il trattato di Kiel sancisce la cessione della Norvegia al Regno di Svezia[42].
La politica arriva nel 1860, quando lo Stato introduce dei consigli con partecipazione groenlandese in ogni distretto industriale[43]. Il Forstanderskaber (Consiglio di fondazione) si occupa di casi riguardanti decisioni civili e penali che coinvolgono i groenlandesi, e ripartisce una sovvenzione che premia i cacciatori più produttivi e con delle famiglie numerose[44]. Il Kommuneråd (Consiglio municipale) sostituisce il Forstanderkaber nel 1911, nel quadro dell’introduzione di due Landsråd (Consigli di contea), uno per la Groenlandia settentrionale e uno per quella meridionale[45]. Nel 1925 vengono fondati i Sysselråd (Consigli distrettuali), consigli comunali allargati, che si occupano dell’assistenza agli anziani e la risoluzione di contenziosi[46].
Nel 1950 Copenaghen lancia una nuova linea politica (Nyordningen), che, in una Groenlandia nella quale il 55% della popolazione vive in accampamenti, incoraggia la concentrazione della popolazione incentivando lo sviluppo di un’industria ittica su larga scala[47]: un passo che gli Inuit attendevano con ansia[48], anche se la scelta di quali città debbano nascere vengono prese senza consultare i locali[49]. Vengono costruite seimila nuove abitazioni, i bambini vanno a scuola ed imparano la lingua danese, nascono gli ospedali (ed un sanatorio per la tubercolosi)[50]. A Nuuk, che si chiamava ancora Godthåb, risiede un Governatore[51], vengono riorganizzate le istituzioni comunali, si concede il diritto di voto a donne e uomini sopra i 23 anni di età[52], e la Groenlandia ottiene due seggi nel Folketing (il parlamento danese)[53].
Tra il 1950 ed il 1955 vengono spese annualmente 19 milioni di corone danesi (circa 22 milioni di dollari attuali) per case popolari e per la realizzazione di infrastrutture: strade, centrali elettriche, impianti di approvvigionamento idrico, sistemi fognari, strutture portuali, il cantiere navale di Holsteinsborg[54]; la KGH investe, dal 1950 al 1962, 40 milioni di corone nella logistica, 40 milioni nello sviluppo di infrastrutture, 80 milioni nella costruzione di scuole ed ospedali, 80 milioni nella costruzione di nuove case per i danesi che si trasferiscono sull’isola, e ulteriori 80 milioni per migliorare le condizioni abitative dei groenlandesi[55]. Rapportato ad oggi, il piano vale quasi 7 miliardi di dollari. L’aspettativa di vita passa dai 32,2 ai 50,5 anni per gli uomini e dai 37,5 ai 55,2 anni per le donne[56], anche se il piano manca l’obiettivo principale perché sono pochi gli investitori pronti a trasferirsi in Groenlandia[57].
Nel 1960 viene nominata la commissione G60 con il compito di promuovere l’imprenditorialità privata[59]. G60 conferma la necessità di elevare il livello sociale e culturale della popolazione, ed i suoi standard di vita[60]: circa 4,2 miliardi di corone vengono spesi per i seguenti obiettivi: 1. Espandere l’occupazione; 2. Continuare a concentrare la popolazione; 3. Migliorare l’efficienza delle imprese; 4. Dare alta priorità all’istruzione; 5. Accelerare la costruzione di case[61]. Viene ampliata la flotta di pescherecci che, unitamente agli investimenti negli impianti di lavorazione (a Narsaq, Paamiut, Nuuk, Maniitsoq e Sisimiut), dovrebbe portare la produzione di pesce dalle 3000 tonnellate del 1963 alle 40’000 tonnellate previste per il 1975[62] – un calcolo fatto senza sapere che, a causa dell’industrializzazione della pesca nel resto del mondo, i merluzzi scompaiono dal mare di fronte alla Groenlandia[63].
L’immigrazione in centri urbani diviene aggressiva, il che impedisce ai piccoli pescatori di mantenersi senza sussidi[64]. Una volta giunti in città, gli immigrati vengono sistemati in palazzi con centinaia di minuscole cellule abitative, di cui l’immenso quanto famigerato Block P di Nuuk costituisce un esempio paradigmatico[65]. Costruito nel 1966, esso trasforma una società di cacciatori e pescatori in una di mendicanti[66], e diviene il simbolo del fallimento della politica coloniale in Groenlandia[67]: esplodono l’alcoolismo[68], le violenze domestiche, la mortalità infantile, la diffusione dell’AIDS, la malnutrizione – alla fine degli anni 80 si registra in Groenlandia il più alto tasso di suicidi al mondo[69]. Il popolo danese condanna apertamente questo fallimento, e chiede uguaglianza per gli Inuit[70].
Il 9 aprile 1940 la Germania occupa la Danimarca e la Norvegia[71] e la Groenlandia resta isolata, senza approvvigionamenti; la gravità della situazione suggerisce ad Axel Svane ed Eske Brun, Landsfogeder della Groenlandia del Sud e del Nord, di assumere ufficialmente il governo dell’isola[72]. Vengono presi accordi di aiuto con gli Stati Uniti[73] in cambio della costruzione di basi militari USA sull’isola[74], e nonostante le successive proteste danesi, questo accordo vale tuttora[75]. Nel 1941 sorgono stazioni meteorologiche e radio nell’aeroporto di Narsarsuaq, poi arrivano le basi aeree di Sondrestrom, Ikateq e Gronnedal, ed infine, nel 1943, le basi militari dell’aviazione americana di Scoresbysund e a Thule[76]. La paura è che i nazisti attacchino la miniera di criolite di Ivigtut (unica al mondo[77]), indispensabile nel processo di estrazione dalla bauxite dell’alluminio, presente in quasi tutti i manufatti bellici[78]. In attività dal 1856, nel 1939 produce 56’455 tonnellate[79], ma negli anni successivi la medi annuale è di 90’00 tonnellate[80].
Le basi militari americane
Nel 1946 Washington offre a Copenaghen 100 milioni di dollari in lingotti d’oro per acquistare la Groenlandia, ma la Danimarca rifiuta[82], ma poi, visto che entrambi i paesi sono membri della neonata NATO, accetta le basi militari[83]. Intorno alla base di Thule, in cui lavorano oltre 10’000 soldati e tecnici, nasce Camp Century, che dovrebbe in segreto fungere da apripista per il Progetto Iceworm: una vasta rete sotterranea di siti di lancio per missili nucleari che, venendo spostati per la lunga serie di tunnel, siano impossibili da attaccare: se fosse stato ultimato, Iceworm avrebbe avuto una superficie di circa 137’000 km quadrati – ma l’intera operazione si interrompe quando ci si accorge che l’estrema mobilità della superficie di ghiaccio tende a deformare i tunnel ed a farli crollare[84]. L’esercito statunitense, andandosene, abbandona 9200 tonnellate di materiali, 200’000 litri di gasolio, rifiuti radioattivi e velenosissimi residui di vernici, ipotizzando che questi vengano sepolti per sempre sotto la neve[85]. Un’ipotesi che si sta rivelando sbagliata a causa del cambiamento climatico, e che rischia di produrre, con l’emersione di queste sostanze, un disastro ambientale di inusitate proporzioni[86].
La Thule Air Base è comunque teatro (il 21 gennaio del 1968) di uno dei peggiori incidenti nucleari della storia statunitense, quando un incendio si sviluppa, per un errore umano[87], nella cabina del B-52G “HOBO 28”, un bombardiere che trasporta quattro ordigni termonucleari, facendolo schiantare sul ghiaccio della North Bay Star, poco a ovest di Thule[88]. Le bombe, fortunatamente, non esplodono, ma l’impatto con il suolo ed il successivo incendio le danneggiano, causando il rilascio nell’ambiente del materiale radioattivo in esse contenuto[89]. È una quantità mai sciolta nel mare di materiale radioattivo, che compie strage della fauna per centinaia di chilometri, fino all’insediamento di Narssarssuk[90]. La caccia e la pesca vengono immediatamente proibite nell’area, e l’esercito spende miliardi per una bonifica durata anni[91], che permette di rimuovere il 93% del materiale contaminato dalla zona[92] e fa ammalare gran parte degli operai impiegati nell’operazione[93].
Ma gli Stati Uniti non possono mollare la Groenlandia. I tempi cambiano, arrivano la Guerra Fredda e poi il presente, in cui le acque artiche diventano potenziali rotte commerciali ad alta intensità, pronte ad essere sfruttate soprattutto dalla marina militare e quella mercantile russa: nella visione sovietica, la Northern Sea Route collegherà i futuri giacimenti di petrolio e gas dell’Artico con i paesi importatori europei in metà tempo rispetto a pochi anni prima[94]. Mosca considera il mare polare come proprio territorio nazionale, e costruisce alacremente nuove basi militari sulle coste artiche russe[95]. Anche la Cina vuole una propria Polar Silk Road[96], ed investe nel settore minerario in Islanda e in Groenlandia[97].
I tesori del sottosuolo
Se l’obiettivo russo è soprattutto la supremazia militare, quello cinese è il controllo dell’enorme ricchezza di risorse naturali, il cui sfruttamento, grazie allo scioglimento dei ghiacciai, è meno problematico[99]: ma questi giacimenti sono di vitale importanza sia per la Russia[100] che per la Cina[101]. Secondo le stime dell’U.S. Geological Survey, in Artide sono presenti riserve di petrolio e di gas equivalenti a 412 miliardi di barili di petrolio, circa il 22% del petrolio e del gas non ancora sfruttato del mondo[102]. Nella regione artica ci sono giacimenti di fosfato, bauxite, diamanti, minerale di ferro e oro[103]. In Groenlandia, il progressivo scioglimento dei ghiacci rivela depositi di terre rare[104], elementi essenziali nella produzione di batterie per auto elettriche, lettori DVD, turbine eoliche, computer, catalizzatori per auto, raffinerie petrolifere, monitor e televisori, tecnologie laser, fibre ottiche, superconduttori, ma anche di attrezzature militari come i motori dei jet, i sistemi di guida dei missili, i sistemi di difesa antimissile, i satelliti e i dispositivi di visione notturna[105].
Kvanefjeld (noto anche come Kuannersuit) è un sito minerario posto all’estremità meridionale della Groenlandia, scoperto negli anni 50 nei pressi della cittadina di Narsaq e sviluppato in previsione dell’estrazione dell’uranio[106], presente in una quantità tale da renderlo il sesto deposito più grande del mondo[107]. Dagli anni 60 all’inizio degli anni 80 il governo danese finanzia studi sul sito per conoscere la composizione delle risorse minerarie, e questo lavoro porta all’individuazione di uranio e torio[108]; la rinuncia al nucleare, operata dalla Danimarca nel 1983, pone fine al progetto di sfruttamento di Kvanefjeld[109]. Nel 2007 la società australiana Greenland Minerals[110] acquisisce l’area, in cui è stato nel frattempo scoperto un ingente deposito di terre rare[111].Il principale azionista è il colosso cinese Shenghe Resources Holding, seconda azienda al mondo nell’estrazione di terre rare[112], che nel 2016 acquisisce l’11% di Greenland Minerals[113].
Il gruppo Shenghe, controllato al 14% dal governo di Pechino[114], possiede l’8% della MP Material Corporation di Las Vegas, che si occupa di estrazione di terre rare nel Mountain Pass Rare Earth Mine and Processing Facility[115], sito di estrazione di terre rare che si trova 85 km a sudovest di Las Vegas[116]. L’aggressività della politica di investimenti cinese nel campo delle terre rare è, con ogni probabilità, tra le ragioni che, nel 2019, spingono l’allora presidente USA Donald Trump a sondare una volta ancora la possibilità di acquistare la Groenlandia[117]. Al di là del netto rifiuto da parte del Primo Ministro danese Mette Frederiksen[118], la notizia mostra il valore strategico dell’area[119]. Il risultato delle elezioni legislative groenlandesi del 6 aprile 2021 vede la vittoria del partito di sinistra Inuit Ataqatigiit (IA), guidato da Múte Bourup Egede, promotore di una campagna contro lo sfruttamento di Kvanefjeld, motivata dalle nefaste conseguenze ambientali che la presenza di uranio nel sito minaccia di scatenare[120]: il 10 novembre scorso il parlamento di Nuuk approva una legge che vieta l’estrazione mineraria nei siti in cui vi sia una concentrazione di uranio superiore a 100 parti per milione[121] ponendo fine, di fatto, al lavoro di Greenland Minerals[122].
Un altro colpo alle mire cinesi è la revoca, nel novembre 2021, della licenza di sfruttamento della miniera di Isua Iron-Ore, 150 km a nordest di Nuuk, che era stata assegnata alla compagnia cinese General Nice Development[123]. È una novità sorprendente, visto che i cinesi hanno comprato la licenza dalla London Mining Plc, che nel 2013 aveva ottenuto una licenza trentennale per la miniera e la costruzione del porto di Kangerlussuaq: un progetto annunciato come il più grande nella storia dell’isola[124]. Nel 2014 la London Mining va in bancarotta a causa del crollo dei prezzi del minerale di ferro e delle pesanti perdite nella sua miniera in Sierra Leone, dovute all’epidemia di Ebola[125]. Nel gennaio 2015 la sua controllata groenlandese London Mining Greenland A/S viene ceduta ai cinesi[126].
General Nice prevede di produrre ben 15 milioni di tonnellate di minerale di ferro l’anno, impiegando 2000 lavoratori cinesi, ma la mancanza di finanziamenti e l’impossibilità, da parte cinese, di pagare al governo groenlandese quanto pattuito[127], porta alla revoca della licenza[128]. Nonostante le mire russe e cinesi, i tre paesi più attivi nel settore minerario della Groenlandia sono il Regno Unito, il Canada e l’Australia[129]. Questi paesi estraggono nichel, rame, platino, diamanti, cobalto, zinco, piombo, argento, oro, ilmenite, titanio, molibdeno, tungsteno, anortosite, terre rare, niobio, tantalio, palladio, vanadio, niobio, zirconio, afnio, arfvedsonite, feldspato, grafite, ferro, ematite e magnetite – un vero paese della cuccagna[130], in cui il governo guarda con favore agli investimenti stranieri[131].
Tanta voglia di indipendenza
Nel momento in cui a Nuuk si è preso coscienza della necessità di non dover più dipendere dagli aiuti danesi, è cresciuta la voglia di autogoverno, culminata con il referendum del 17 gennaio 1979, in cui la popolazione vota al 70% per l’introduzione dell’Home Rule Act, progetto di autonomia grazie al quale nasce il Parlamento groenlandese, che acquisisce la sovranità in materia di istruzione, salute, pesca e ambiente[133]. Il 25 novembre 2008 un altro referendum, riguardante un ampliamento dell’autonomia, vede la vittoria dei favorevoli con il 75% dei voti[134] e sancisce la sovranità del governo dell’isola in vari campi, come le risorse naturali[135] e, in parte, la politica estera[136]; diventa di competenza interna anche il controllo della polizia, dei tribunali e della guardia costiera, e ora basta un solo altro referendum per staccare definitivamente il cordone ombelicale con Copenaghen[137].
Solo le politiche di sicurezza rimangono però appannaggio del governo danese, che vorrebbe impedire a qualsiasi costo l’uscita della Groenlandia dal Patto Atlantico[138]. Le persistenti speculazioni sulla possibilità che la Cina costruisca un aeroporto o (in futuro) una presenza militare in Groenlandia sono l’incubo della NATO[139]; nel giugno 2018 l’allora Primo Ministro danese Lars Løkke Rasmussen dirime la questione dichiarando che gli aeroporti dell’isola restano di competenza danese (attraverso l’acquisizione, da parte del governo di Copenaghen, del pacchetto di maggioranza della compagnia incaricata della gestione aeroportuale groenlandese), visto che la Groenlandia non ha un proprio esercito[140]. Gli Americani rimangono, anche se i loro nuovi progetti sono parzialmente avvolti nel mistero. La base aerea di Thule rimane, e con essa i guadagni delle migliaia di groenlandesi che lavorano per l’aeroporto militare, e quando gli Stati Uniti decidono di impiegare solo operai americani[141], di fronte alle proteste del governo di Nuuk, pur di mantenere la base, fanno marcia indietro[142]. E gli Stati Uniti, in cambio di aiuti, paventano l’aumento della loro presenza militare[143], in modo di avere una postazione difensiva contro la base aerea russa di Nagurskoye, a soli 900 chilometri dal Polo Nord, da cui i jet russi possono raggiungere la base aerea di Thule molto più velocemente di prima[144].
I danesi si sono attivati per costruire una nuova stazione radar, sotto l’egida della NATO, sulla cima del monte Sornfelli, nelle Fær Øer, ignorando le vibranti proteste degli abitanti, timorosi di diventare un potenziale obiettivo militare e di perdere le esportazioni verso la Russia[145]. Una squadra di tecnici dell’esercito USA è stata in Groenlandia per valutare se i due nuovi aeroporti civili in costruzione a Nuuk e a Ilulissat possano essere utili all’aeronautica militare, e la National Geospatial Intelligence Agency ha completato una mappatura tridimensionale dell’Artide, utile per future operazioni militari[146]; nel 2020 e nel 2021 le forze aeree statunitensi e canadesi conducono due esercitazioni, sotto l’egida del NORAD (North American Aerospace Defense Command), che coinvolgono la base di Thule[147]. In questo modo, la lotta per l’indipendenza groenlandese avviene sotto il saldo controllo politico e militare dell’Occidente.
Un altro esempio: il sito minerario di Citronen Fjord, nell’estremo nord-est dell’isola, dal dicembre 2021 è oggetto di un investimento di 657 milioni di dollari nella miniera locale di zinco – pagati dalla compagnia australiana Ironbark Zinc[148]. Sul sito c’era da anni un interesse cinese che, in questo modo, non va in porto[149]. Nel 2020 c’è un solo progetto che coinvolga un’azienda cinese[150]: l’esplorazione nel sito di Wegner Halvø, con l’obiettivo di realizzare una miniera di rame, di cui era titolare la compagnia inglese Nordic Mining[151], e che ha stretto un’alleanza industriale con il gigante Jiangxi Copper[152]. Tutt’altra la relazione tra la Groenlandia e gli Stati Uniti, specie dopo la stipula del piano di cooperazione USA-Groenlandia dell’ottobre 2020, che contiene l’eliminazione delle barriere normative e tariffarie per l’accesso al mercato per le merci e gli affari groenlandesi negli Stati Uniti, oltre a progetti di partnership commerciali – soprattutto nel turismo e nell’ittica[153].
A questo si aggiungono i progetti di cooperazione fra università statunitensi e groenlandesi per la creazione di programmi accademici e studi professionali nella gestione della terra e della pesca, ospitalità e turismo sostenibile[154]; allo stesso modo gli Stati Uniti, in parte attraverso il loro National Park Service, mirano a cooperare nel settore del turismo, in particolare il turismo sostenibile, la gestione dei parchi e delle navi da crociera e la creazione di un settore eco-turistico[155]. Perché un possibile futuro indipendente della Groenlandia passa attraverso la capacità dell’isola di garantire l’autosufficienza economica. La strada è ancora lunga. Il settore ittico è il fiore all’occhiello della propria economia e fattura 513 milioni di dollari all’anno e rappresenta circa il 97% delle esportazioni (2019)[156], la metà delle quali, va detto, sono per la Danimarca (686 milioni di dollari nel 2019)[157].
Copenaghen elargisce alla Groenlandia una sovvenzione annuale di circa 600 milioni di dollari, pari ad un quarto del PIL e a quasi due terzi del bilancio pubblico dell’isola[159]. Confrontando le cifre si capisce che l’indipendenza economica è ancora lontana, anche se la situazione continua a migliorare. Per questo i partiti groenlandesi si dividono su queste sovvenzioni: i socialdemocratici di Siumut (partito dell’ex premier Kim Kielsen)[160] e i Democratici[161] sono a favore[162], mentre i partiti d’opposizione (Naleraq, fondato dall’ex-premier Hans Enoksen[163] e Inuit Ataqatigiit[164], forza di sinistra di Múte Bourup Egede[165]) teme che questo abbia ripercussioni negative sul processo per l’indipendenza[166].
Figura iconica della politica inuit è Aaja Chemnitz Larsen, membro eletto in Groenlandia del Folketinget[167], molto popolare grazie al proprio impegno per un dialogo costruttivo fra Inuit e Danimarca[168], impegnata in una lotta contro i problemi di alcoolismo, obesità diffusa e crescenti squilibri fra un ovest urbanizzato e il resto dell’isola ancora povero ed in condizione di arretratezza[169]. Larsen crede che l’indipendenza sia un obiettivo ancora lontano nel tempo, che deve essere caratterizzato da un pacifico sviluppo dei legami che la Groenlandia saprà costruire negli equilibri dell’Artide[170]. Larsen chiede una rappresentanza groenlandese nella NATO e nel Consiglio Artico – una posizione condivisa da Sara Olsvig, ex vice premier e Ministro per gli affari sociali[171], che afferma di credere che la presenza dei popoli artici al tavolo della NATO sia oramai irrinunciabile[172].
La Groenlandia, dal 1973 parte dell’Unione Europea a seguito dell’entrata della Danimarca, ha potuto votare solo nel 1982 se restarci o meno[173], ed ha votato per l’uscita[174], completata il 1° febbraio 1985 dopo due anni di negoziati, alla fine dei quali l’Europa mantiene i diritti di pesca nelle acque territoriali dell’isola e la Groenlandia conserva il diritto ai contributi finanziari[175]. Oggi, come Territorio d’oltremare dell’Unione, la Groenlandia beneficia di uno specifico programma di finanziamenti, che per il periodo 2021-2027 ammontano a complessivi 225 milioni di euro, da destinare per il 90% al comparto dell’istruzione; il paese può inoltre accedere ad ulteriori 50 milioni di euro derivanti da opportunità di finanziamento dell’UE, sempre destinate ai Territori d’oltremare[176].
Anche in questo caso, politici come Larsen sono fondamentali per restare in qualche modo attaccati al treno europeo, consci del fatto che la popolazione locale abbia scarsa consapevolezza di quanto questo sia importante, anche in chiave di una futura indipendenza[177]. Attualmente si sta lavorando ad un aggiornamento della Dichiarazione congiunta fra l’Unione e i governi danese e groenlandese del 2015, in cui si ribadiscono i legami storici fra i territori e vengono ufficializzati, seppur vagamente, gli obiettivi comuni, fra cui la questione artica, la pesca sostenibile, l’educazione, il turismo, la cultura, la tutela dell’ambiente oltre, ovviamente, allo sfruttamento delle risorse naturali[178].
Lo scioglimento della calotta polare
Lo sforzo dell’Unione Europea nel venire incontro alla Groenlandia va interpretato alla luce della Joint Communication on the Arctic, pubblicata dalla Commissione Europea lo scorso ottobre[180]: la politica EU si concentra su una maggiore attenzione agli sviluppi in tema di risorse, nel tentativo di scoraggiare, attraverso una richiesta di moratoria, lo sviluppo di quelle il cui sfruttamento è contrario agli obiettivi climatici (l’uso di idrocarburi) ed incoraggiando, al contempo, la transizione ecologica: si tratta di una strategia che scatena reazioni contrastanti in seno al Consiglio Artico, di cui fanno parte Svezia, Finlandia e Danimarca, tre Stati membri dell’Unione[181]. I paesi scandinavi sostengono la battaglia per una rapida transizione nello sfruttamento delle risorse[182]. La Groenlandia potrebbe costituire, in questo senso, un valido alleato nel contrastare le rimostranze di membri del Consiglio come Alaska, Russia e Norvegia, che puntano su petrolio e gas come fonti primarie di reddito, oltre che energetiche[183].
C’è un’altra ragione per aderire al Green Deal Europeo[184]: la calotta glaciale ha perso ancora 166 miliardi di tonnellate[185] ed oramai anche la sua parte più spessa e più antica comincia a sciogliersi[186], invece di nevicare piove, e se continua così, nel 2030 decine di milioni di persone si troveranno in serio pericolo di inondazioni[187]. Alcuni studi ipotizzano che la Groenlandia potrebbe contribuire ad innalzare il livello dei mari da 5 a 33 cm entro il 2100[188]. Diretta conseguenza di questo sarà l’aumento degli uragani e delle mareggiate, che colpiranno un’area nella quale vivono 400 milioni di persone[189]. Questi cambiamenti, oltretutto, sono irreversibili[190].
Cosa significa tutto ciò? Cerchiamo di essere pragmatici e realisti. La Groenlandia è grande quanto un terzo dell’Unione Europea, ed il mutamento climatico sta trasformando questa terra, in cui per milioni di anni la sopravvivenza dell’essere umano è stata una lotta quotidiana contro la furia degli elementi, rischia di diventare, entro la fine del secolo, un paese paragonabile a quelli del Nord Europa – freddo, ma con una lunga piacevole estate, fertile, e con i depositi minerari più ricchi del mondo. È un paese con tanto spazio libero, nel quale lo spirito individualista degli Inuit non sentirà mai il bisogno di costruire megalopoli. Se fossimo dei moderni Mosé, costretti dalla desertificazione e l’aumento del livello degli oceani a lasciare le terre in cui viviamo, la Groenlandia potrebbe essere ben presto la Terra Promessa. Con lo stesso finale contenuto nel romanzo di Nevil Shute, se saremo capaci di distruggere anche quest’ultimo angolo di paradiso del pianeta blu.
[1] http://www.museoalessandroroccavilla.it/2020/06/08/leif-erikson-i-vichinghi-nel-nord-america/
[2] https://www.bbc.com/news/science-environment-28965227 ; https://visitgreenland.com/about-greenland/history/
[3] https://www.uaf.edu/museum/collections/archaeo/online-exhibits/paleo-eskimo-cultures/thule/
[4] Gli igloo sono le abitazioni in cui i Thule abitano durante i viaggi o la caccia: utilizzando coltelli da neve fatti di osso o di corno, tagliano ed impilano i blocchi fino a formare la struttura, impermeabilizzandole poi attraverso il calore generato da una lampada posta all’interno. https://www.heritage.nf.ca/articles/aboriginal/thule.php ; https://www.thecanadianencyclopedia.ca/en/article/thule-winter-house
[5] https://www.uaf.edu/museum/collections/archaeo/online-exhibits/paleo-eskimo-cultures/thule/
[6] https://www.uaf.edu/museum/collections/archaeo/online-exhibits/paleo-eskimo-cultures/thule/ ; https://www.historicalclimatology.com/features/what-made-the-thule-move-climate-and-culture-in-the-high-arctic
[7] https://www.heritage.nf.ca/articles/aboriginal/thule.php ; https://www.historicalclimatology.com/features/what-made-the-thule-move-climate-and-culture-in-the-high-arctic
[8] https://www.greenlandbytopas.com/erik-the-reds-land-the-norse-in-south-greenland/
[9] https://www.earthmagazine.org/article/did-medieval-warm-period-welcome-vikings-greenland/
[10] https://explore.quarkexpeditions.com/blog/erik-the-red-the-explorer-who-tamed-greenland-2
[11] https://explore.quarkexpeditions.com/blog/erik-the-red-the-explorer-who-tamed-greenland-2
[12] https://www.science.org/content/article/why-did-greenland-s-vikings-disappear
[13] https://www.science.org/content/article/why-did-greenland-s-vikings-disappear
[14] https://www.smithsonianmag.com/history/why-greenland-vikings-vanished-180962119/
[15] https://www.smithsonianmag.com/history/why-greenland-vikings-vanished-180962119/
[16] https://www.science.org/content/article/why-did-greenland-s-vikings-disappear
[17] https://www.jstor.org/stable/25011635?seq=13#metadata_info_tab_contents
[18] https://medium.com/short-history/ghost-church-at-the-edge-of-the-world-4b34c88f7db4
[19] https://www.stnicholascenter.org/gazetteer/1686?photo=4
[20] https://www.science.org/content/article/why-did-greenland-s-vikings-disappear
[21] https://en.wikipedia.org/wiki/Walrus_attack#/media/File:PSM_V46_D468_A_kayak_man_attacked_by_a_walrus.jpg
[22] https://www.archaeology.org/news/3186-150408-greenland-viking-climate ; https://sciencenordic.com/archaeology-climate-change-denmark/greenland-vikings-outlived-climate-change-for-centuries/1416231 ; https://www.science.org/content/article/why-did-greenland-s-vikings-disappear
[23] https://www.smithsonianmag.com/history/why-greenland-vikings-vanished-180962119/
[24] Gary Dean Peterson, “Vikings and Goths: A History of Ancient and Medieval Sweden”, McFarland & Company, 2016, pp. 233-34
[25] https://en.unesco.org/news/black-death-how-can-we-learn-spread-disease-along-silk-roads
[26] James A. Brothen, “Population Decline and Plague in late medieval Norway”, in Annales de démographie historique, 1996, p. 144
[27] https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3309771/
[28] https://www.science.org/content/article/why-did-greenland-s-vikings-disappear
[29] https://www.medievalists.net/2013/04/the-lost-western-settlement-of-greenland-1342/ ; Carol S. Francis, “The Lost Western Settlement of Greenland, 1342”, California State University, Sacramento, 2011, p. 60
[30] https://www.lifeinnorway.net/denmark-norway-union/
[31] https://www.tandfonline.com/doi/full/10.1080/00026980.2020.1747305
[32] https://visitgreenland.com/articles/300-years-hans-egedes-mission-and-legacy-in-greenland/
[33] https://www.science.org/content/article/why-did-greenland-s-vikings-disappear
[34] https://visitgreenland.com/articles/300-years-hans-egedes-mission-and-legacy-in-greenland/
[35] http://vilnews.com/2012-03-12458
[36] Jeannette Mirsky, “To the Arctic!: The Story of Northern Exploration from Earliest Times”, University of Chicago Press, 1970, p. 218
[37] https://www.historyextra.com/period/viking/explore-city-nuuk-greenland-norse-godthab/
[38] Søren Forchhammer, “Political Participation in Greenlandin the 19th Century, State Hegemony, and Emancipation”, The Northern Review #23, Summer 2001, pp. 39-40
[39] https://www.britannica.com/place/Arctic/Greenland
[40] https://www.his2rie.dk/kildetekster/det-moderne-groenland-fra-koloni-til-selvstyre/tekst-3/
[41] https://www.his2rie.dk/kildetekster/det-moderne-groenland-fra-koloni-til-selvstyre/tekst-3/
[42] https://delphipages.live/it/geografia-e-viaggi/paesi-del-mondo/the-treaty-of-kiel
[43] Søren Forchhammer, “Political Participation in Greenlandin the 19th Century, State Hegemony, and Emancipation”, The Northern Review #23, Summer 2001, p. 40
[44] https://da.nka.gl/digitale-samlinger/qangagooqgl/om-arkivalierne/forstanderskaber/
[45] https://da.nka.gl/digitale-samlinger/qangagooqgl/om-arkivalierne/kommuneraad/
[46] https://da.nka.gl/digitale-samlinger/qangagooqgl/om-arkivalierne/kommuneraad/
[47] Marianne Jensen, “Postkoloniale ofre eller selvforskyldte problemer? – beslutningsprocesser i anlægsvirksomheden 1950-60”, Ilisimatusarfik / Inuit Institute, 2020, p. 51
[48] Grønlandskommissionens Betænkning 1, 1950, p. 18
[49] https://www.uni.gl/media/40792/steenrjeppsonspeciale.pdf
[50] Marianne Jensen, “Postkoloniale ofre eller selvforskyldte problemer? – beslutningsprocesser i anlægsvirksomheden 1950-60”, Ilisimatusarfik / Inuit Institute, 2020, p. 52
[51] https://www.rigsombudsmanden.gl/rigsombuddet/historie/
[52] https://ina.gl/media/2526833/d-inatsisartut-website-inatsisartutgl-media-10680-201109-brochure-etablering-af-landsraadet-for-100-aar-siden-a4-dk.pdf
[53] https://www.legislationline.org/documents/id/6522
[54] Marianne Jensen, “Postkoloniale ofre eller selvforskyldte problemer? – beslutningsprocesser i anlægsvirksomheden 1950-60”, Ilisimatusarfik / Inuit Institute, 2020, p. 54
[55] Mark Nuttall, “Encyclopedia of the Arctic”, Routledge, 2005, p. 698
[56] Mark Nuttall, “Encyclopedia of the Arctic”, Routledge, 2005, p. 698
[57] http://multikult.weebly.com/groslashnlandskommissionen-af-1950—g50.html
[58] https://de.m.wikipedia.org/wiki/Datei:Greenland_13,_Nuuk,_town_centre_with_Blok_P.JPG
[59] Mark Nuttall, “Encyclopedia of the Arctic”, Routledge, 2005, p. 699
[60] Monika Margrét Stefánsdóttir, “Large Scale Projects in the Arctic: Socio-economic impacts of mining in Greenland”, University of Akureyri, 2014, pp. 22-23
[61] G-60, p.26
[62] G-60, pp.91-105
[63] Richard A. Caulfield, “Greenlanders, Whales and Whaling”, University Press of New England, 1997, Chapter 1
[64] Richard A. Caulfield, “Greenlanders, Whales and Whaling”, University Press of New England, 1997, Chapter 1
[65] Ronald E. Doel, Kristine C. Harper, Matthias Heymann, “Exploring Greenland: Cold War Science and Technology on Ice”, Springer, 2016, pp. 47-48
[66] https://www.nordatlantens.dk/en/exhibitions/blok-p-in-nuuk/
[67] Pia Boisen and Svend Erik Nielsen, “Grønland – kontrasternes land”, Gyldendal undervisning, 1996, p. 77
[68] Klaus Dodds, Richard C. Powell (editors), “Polar Geopolitics? Knowledges, Resources and Legal Regimes”, Edward Elgar Publishing Limited, 2014, p. 265
[69] Robert Aldrich, John Connell, “The Last Colonies”, Cambridge University Press, 1998, p. 98
[70] Axel Kjær Sørensen, “Denmark-Greenland in the twentieth Century”, Meddelelser om Grønland, 2007, p. 130
[71] https://apps.dtic.mil/sti/pdfs/ADA528871.pdf
[72] Maxwell J. Dunbar, “Greenland During and Since the Second World War”, in “Encyclopedia Arctica 14: Greenland, Svalbard, Etc. Geography and General”, Vilhjalmur Stefansson Collection, 1951, pp. 5-6
[73] https://cphpost.dk/?p=96870 ; U.S., Department of State, Publication 1983, Peace and War: United States Foreign Policy, 1931-1941 (Washington, D.C.: U.S., Government Printing Office, 1943), pp. 641-47
[74] https://cphpost.dk/?p=96870
[75] https://visitgreenland.com/articles/greenland-was-henrik-kauffmanns-triumph/
[76] https://www.airforce-technology.com/features/thule-military-base-in-greenland/ ; http://www.militarybases.us/air-force/thule-air-base/
[77] https://www.mindat.org/loc-1958.html
[78] https://www.smithsonianmag.com/travel/how-abandoned-mining-town-greenland-helped-win-world-war-ii-180973835/
[79] Maxwell J. Dunbar, “Greenland During and Since the Second World War”, in “Encyclopedia Arctica 14: Greenland, Svalbard, Etc. Geography and General”, Vilhjalmur Stefansson Collection, 1951, p. 3
[80] Maxwell J. Dunbar, “Greenland During and Since the Second World War”, in “Encyclopedia Arctica 14: Greenland, Svalbard, Etc. Geography and General”, Vilhjalmur Stefansson Collection, 1951, p. 3
[81] https://www.science.org/content/article/mysterious-ice-buried-cold-war-military-base-may-be-unearthed-climate-change
[82] https://time.com/5653894/trump-greenland-history/
[83] Maria Ackrén, “From bilateral to trilateral agreement: The case of Thule Air Base”, in Arctic Yearbook 2019, p. 2
[84] https://www.sandboxx.us/blog/project-iceworm-americas-secret-nuke-tunnels-beneath-greenlands-ice/
[85] https://outrider.org/nuclear-weapons/articles/project-iceworm
[86] https://www.newsecuritybeat.org/2016/10/melting-ice-threatens-expose-u-s-nuclear-base-greenland/
[87] https://www.airforcetimes.com/news/your-air-force/2018/01/23/50-years-ago-a-b-52-crashed-in-greenland-with-4-nuclear-bombs-on-board/
[88] https://www.thedrive.com/the-war-zone/29541/the-u-s-cant-buy-greenland-but-thule-air-base-is-set-to-become-more-vital-than-ever-before
[89] https://www.airforcetimes.com/news/your-air-force/2018/01/23/50-years-ago-a-b-52-crashed-in-greenland-with-4-nuclear-bombs-on-board/
[90] http://www.nuclear-risks.org/en/hibakusha-worldwide/thule.html
[91] Jussi M. Hanhimäki, Odd Arne Westad, “The Cold War: A History in Documents and Eyewitness Accounts”, Oxford University Press, 2004, pp. 300-301
[92] Joint Committee on Atomic Energy, Washington D.C., 28 March 1968, pp. 19, 29
[93] https://hibakusha-worldwide.org/en/locations/thule
[94] https://www.wsj.com/articles/russian-military-seeks-to-outmuscle-u-s-in-arctic-11621935002
[95] https://www.airuniversity.af.edu/JIPA/Display/Article/2820739/the-polar-trap-china-russia-and-american-power-in-the-arctic-and-antarctica/
[96] http://english.scio.gov.cn/2017-06/21/content_41069066.htm
[97] https://www.diis.dk/en/research/china-in-greenland
[98] https://www.mining-technology.com/projects/kvanefjeld-rare-earth-uranium-project/
[99] https://www.airuniversity.af.edu/JIPA/Display/Article/2820750/chinas-polar-silk-road-implications-for-the-arctic-region/
[100] https://www.airuniversity.af.edu/JIPA/Display/Article/2820739/the-polar-trap-china-russia-and-american-power-in-the-arctic-and-antarctica/
[101] https://www.airuniversity.af.edu/JIPA/Display/Article/2820750/chinas-polar-silk-road-implications-for-the-arctic-region/
[102] https://www.reuters.com/article/us-russia-arctic-insight-idUSKBN15E0W0
[103] https://www.nationalgeographic.com/magazine/article/new-arctic-thawing-rapidly-circle-work-oil
[104] https://www.nytimes.com/2012/09/19/science/earth/arctic-resources-exposed-by-warming-set-off-competition.html
[105] https://www.reuters.com/article/us-usa-china-rareearth-explainer-idUSKCN1T00EK
[106] https://www.theguardian.com/environment/2017/jan/28/greenland-narsaq-uranium-mine-dividing-town
[107] https://archive.ph/F01L7
[108] “Greenland Minerals A/S – Kvanefjeld Project: Social Impact Assessment”, Shared Resources Pty Ltd, December 2020, p. 17
[109] Greenland Minerals A/S – Kvanefjeld Project: Social Impact Assessment”, Shared Resources Pty Ltd, December 2020, p. 17
[110] https://ggg.gl/contact/
[111] https://resourceglobalnetwork.com/portfolio_page/greenland-minerals-and-energy/
[112] https://ggg.gl/partner/
[113] Pitt Street Research, “Greenland Minerals Limited”, 20 September 2018, p. 9
[114] https://www.marketscreener.com/quote/stock/SHENGHE-RESOURCES-HOLDING-9949770/company/
[115] https://www.marketscreener.com/quote/stock/SHENGHE-RESOURCES-HOLDING-9949770/company/
[116] https://www.bloomberg.com/news/articles/2018-09-27/the-californian-rare-earths-mine-caught-between-trump-and-china
[117] https://eu.usatoday.com/story/news/politics/2019/08/22/tom-cotton-proposed-greenland-sale-trump-met-denmark-report/2081531001/
[118] https://eu.usatoday.com/story/news/politics/2019/08/20/trump-cancels-meeting-danish-pm-over-reaction-greenland-offer/2068035001/
[119] https://www.forbes.com/sites/timtreadgold/2019/08/19/trump-might-want-to-buy-greenland-but-his-nemesis-china-is-there-before-him/
[120] https://www.france24.com/en/europe/20210407-left-wing-party-opposed-to-rare-earth-mining-project-wins-greenland-election
[121] http://www.world-nuclear.org/information-library/nuclear-fuel-cycle/uranium-resources/supply-of-uranium.aspx
[122] https://www.reuters.com/world/americas/greenland-bans-uranium-mining-halting-rare-earths-project-2021-11-10/
[123] https://www.mining-technology.com/news/greenland-cancels-general-nice-isua-iron-ore-project-licence/
[124] https://miningglobal.com/company-reports/general-nice-development
[125] https://phys.org/news/2014-10-uk-bankruptcy-slump-ebola.html
[126] http://www.china.org.cn/world/Off_the_Wire/2015-01/10/content_34522663.htm
[127] https://www.mining-technology.com/news/greenland-cancels-general-nice-isua-iron-ore-project-licence/#:~:text=Greenland%20has%20reportedly%20withdrawn%20the,Reuters%20citing%20a%20government%20statement.
[128] https://www.reuters.com/article/greenland-mining-china-idCNL1N2SD1J2
[129] Dwayne Ryan Menezes, “The Case for a Five Eyes Critical Minerals Alliance – Focus on Greenland”, Polar Research and Policy Initiative, March 2021, pp. 8-9
[130] Dwayne Ryan Menezes, “The Case for a Five Eyes Critical Minerals Alliance – Focus on Greenland”, Polar Research and Policy Initiative, March 2021, p. 13
[131] https://naalakkersuisut.gl/en/Naalakkersuisut/News/2021/05/0705_mineaktiviteter
[132] https://polarjournal.ch/2020/06/22/groenlands-nationalfeiertag-im-zeichen-der-rassismusdebatte/
[133] https://web.archive.org/web/20090628203930/http://eu.nanoq.gl/Emner/About%20Greenland/Politics%20in%20Greenland.aspx
[134] http://news.bbc.co.uk/2/hi/europe/7749427.stm
[135] https://popups.uliege.be/1374-3864/index.php?id=1892
[136] Göcke K., “The 2008 Referendum on Greenland’s Autonomy and What It Means for Greenland’s Future”, Heidelberg Journal of International Law, vol. 69, n°1, 2009, pp. 107-109; Ackrén M., “Diplomacy and Paradiplomacy in the North Atlantic and the Arctic – A Comparative Approach” in Finger M. and Heininen L. (eds.), The Global Arctic Handbook, Switzerland, Springer, 2018, p. 241
[137] Ackrén M., “Island Autonomies – Constitutional and Political Developments” in Karlhofer F. and Pallaver G. (eds.), Federal Power-Sharing in Europe, Baden-Baden, Nomos, 2017, p. 237
[138] https://www.clingendael.org/pub/2020/presence-before-power/4-greenland-what-is-china-doing-there-and-why/
[139] https://isdp.eu/danish-concerns-chinese-investment-greenland/
[140] https://www.reuters.com/article/us-china-silkroad-greenland-idUSKCN1LQ2BX
[141] https://www.arctictoday.com/us-greenland-reach-agreement-on-thule-air-base-contract-long-a-source-of-dispute/
[142] https://www.arctictoday.com/us-greenland-reach-agreement-on-thule-air-base-contract-long-a-source-of-dispute/ ; https://naalakkersuisut.gl/en/Naalakkersuisut/News/2020/10/2810_pituffik ; https://naalakkersuisut.gl/~/media/Nanoq/Files/Attached%20Files/Udenrigsdirektoratet/Pituffik/Common%20Plan%20for%20US%20Greenland%20Cooperation.pdf
[143] https://www.arctictoday.com/a-year-into-bidens-presidency-u-s-military-plans-for-greenland-remain-unclear/
[144] https://www.thedrive.com/the-war-zone/35899/russia-is-extending-the-runway-at-its-arctic-base-could-support-tactical-jets-bombers
[145] https://www.tellerreport.com/news/2021-12-07-new-radar-forces-faroe-islands-to-take-a-stand—nato-or-russia-.BJVyAELptt.html
[146] https://www.nga.mil/news/NGA_completes_Arctic_DEM_project_producing_elevati.html
[147] https://skiesmag.com/news/norad-completes-largest-amalgam-dart/
[148] https://www.highnorthnews.com/en/ironbark-secures-funding-zinc-mine-northeastern-greenland ; exim.gov/about ; https://ironbark.gl/corporate/corporate-directory/
[149] https://www.federalregister.gov/documents/2021/11/09/2021-24488/2021-draft-list-of-critical-minerals#:~:text=On%20behalf%20of%20the%20Secretary,barite%2C%20beryllium%2C%20bismuth%2C%20cerium ; https://www.reuters.com/article/chinanonferrous-ipo-idAFL4E7MT1FB20111129 ; https://www.abnnewswire.net/press/en/89519/Ironbark-Zinc-Limited-%28ASX-IBG%29-Citronen-Base-Metal-Project-Update-89519.html
[150] Joachim Weber, “Handbook on Geopolitics and Security in the Arctic: The High North Between Cooperation and Confrontation”, Springer Nature, 2020, pp. 122-23
[151] https://find-and-update.company-information.service.gov.uk/company/05741943 ; http://data.companieshouse.gov.uk/doc/company/05741943
[152] Linda Jakobson and Seong-Hyon Lee, “The North East Asian States’ Interests in the Arctic and Possible Cooperation with the Kingdom of Denmark”, Report prepared for the Ministry of Foreign Affairs of Denmark, Stockholm International Peace Research Institute, April 2013, p. 10 ; https://magazine.caixin.com/2011-11-18/100329053.html
[153] https://www.highnorthnews.com/en/greenland-and-us-agree-improved-cooperation-thule-air-base
[154] https://dk.usembassy.gov/wp-content/uploads/sites/95/Common-Plan-for-U.S.-Greenland-Cooperation-1.pdf
[155] https://dk.usembassy.gov/wp-content/uploads/sites/95/Common-Plan-for-U.S.-Greenland-Cooperation-1.pdf
[156] https://oec.world/en/profile/country/grl
[157] https://oec.world/en/profile/country/grl?tradeScaleSelector1=tradeScale0
[158] https://www.imago-images.de/fotos-bilder/aaja-chemnitz-larsen
[159] https://www.privacyshield.gov/article?id=Denmark-Doing-Business-in-Greenland
[160] https://www.altinget.dk/artikel/groenlands-landsstyreformand-vaeltet-som-partiformand
[161] https://demokraatit.gl/
[162] https://www.berlingske.dk/danmark/groenlandsk-parlament-godkender-historisk-lufthavnspakke
[163] https://glsamf.iatuagaq.iserasuaat.gl/?id=203
[164] https://ia.gl/da/
[165] https://www.dw.com/en/greenland-left-wing-inuit-ataqatigiit-party-wins-election/a-57118506
[166] https://sermitsiaq.ag/lufthavnspakkentaettere-selvstaendighed-laengere
[167] https://www.ft.dk/medlemmer/mf/a/aaja-chemnitz-larsen
[168] https://folkemoedet.dk/om-folkemodet/nyheder/aaja-chemnitz-larsen-modtager-folkemodets-dialogpris-2021/
[169] https://publichealthreviews.biomedcentral.com/articles/10.1186/s40985-018-0085-8
[170] https://www.highnorthnews.com/en/greenland-wants-take-lead-we-have-pick-right-friends
[171] https://www.arcticcircle.org/assemblies/2021-arctic-circle-assembly
[172] https://www.arcticcircle.org/assemblies/2021-arctic-circle-assembly
[173] https://www.thenewfederalist.eu/23rd-february-1982-the-day-greenland-left-the-european-union?lang=fr
[174] https://www.thenewfederalist.eu/23rd-february-1982-the-day-greenland-left-the-european-union?lang=fr
[175] “Treaty amending, with regard to Greenland, the Treaties establishing the European Communities”, Official Journal of the European Communities, 1 February 1985, p. 7
[176] https://naalakkersuisut.gl/en/Naalakkersuisut/Greenland-Representation-to-the-EU/European-Union-and-Greenland/Partnership-Agreement
[177] https://www.kas.de/en/web/nordische/single-title/-/content/researcher-the-eu-isn-t-good-enough-at-drawing-attention-to-its-contribution-to-greenland
[178] “Joint Declaration by the European Union, on the one hand, and the Government of Greenland and the Government of Denmark, on the other, on relations between the European Union and Greenland”, 19 March 2015, p. 3
[179] https://www.ligurianautica.com/eventi-e-fiere/scioglimento-dei-ghiacci-il-punto-di-non-ritorno-si-avvicina-video/14833/
[180] https://eeas.europa.eu/sites/default/files/2_en_act_part1_v7.pdf
[181] https://www.highnorthnews.com/en/arctic-still-one-big-happy-family-three-children-are-put-shame
[182] https://geopolitique.eu/en/2021/11/08/the-unions-new-arctic-policy-towards-an-increasingly-geopolitical-approach/
[183] https://www.highnorthnews.com/en/arctic-still-one-big-happy-family-three-children-are-put-shame
[184] https://ec.europa.eu/info/strategy/priorities-2019-2024/european-green-deal_en
[185] https://news.un.org/en/story/2022/01/1109352
[186] https://www.theguardian.com/environment/2021/jul/30/greenland-ice-sheet-florida-water-climate-crisis
[187] https://www.theguardian.com/commentisfree/2021/sep/13/greenland-ice-sheet-melting-fridtjof-nansen
[188] https://www.science.org/doi/10.1126/sciadv.aav9396#:~:text=REFERENCES%20AND%20NOTES-,Abstract,led%20to%20accelerated%20mass%20loss.&text=We%20find%20that%20Greenland%20could,45%25%20of%20total%20mass%20loss.
[189] https://sealevel.nasa.gov/news/178/greenlands-rapid-melt-will-mean-more-flooding#:~:text=%22On%20current%20trends%2C%20Greenland%20ice,rise%20exacerbates%20events%20like%20hurricanes.
[190] https://ec.europa.eu/research-and-innovation/en/horizon-magazine/why-we-may-be-able-save-greenland-ice-sheet ; https://www.regimeshifts.org/what-is-a-regime-shift
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