Geopolitica

Gli italiani temono l’allargamento del conflitto

6 Marzo 2022

Non c’è pace, letteralmente, per la vecchia Europa. Dopo due anni di costanti recrudescenze pandemiche, una più contagiosa dell’altra, quando pareva ci si potesse avvicinare ad una primavera un po’ meno sofferente, quando si riusciva ad intravvedere una piccola luce in fondo al tunnel, una nuova mazzata si è abbattuta sul prossimo futuro delle popolazioni.

Il conflitto russo-ucraino sta ri-portando alla depressione più totale gli europei in generale e gli italiani in particolare. Mentre però grazie ai vaccini si poteva pensare di riuscire prima o poi a tenere sotto controllo il pericolo sanitario, sia pur tra molti tentennamenti, con l’invasione russa le possibilità di salvezza paiono ridotte al lumicino. E queste possibilità non sono oltretutto nelle nostre mani, ma dipendono dalla volontà altrui, da Putin alla Nato, dalla Unione Europea alla stessa Ukraina.

Il timore dei nostri concittadini per il prossimo futuro è particolarmente elevato. La maggioranza assoluta degli italiani pensa infatti che il conflitto durerà per diversi mesi e potrebbe allargarsi anche ad altri Paesi della zona, coinvolgendo direttamente l’Unione Europea, mentre soltanto uno sparuto 15% ritiene che tutto verrà risolto in tempi brevi per via diplomatica. Una visione nera dell’evoluzione di questa tragica situazione che coinvolge un po’ tutte le fasce sociali, con l’aggiunta di uno scoramento provocato dalla impossibilità di agire in qualche modo, per riportare i signori della guerra verso più miti consigli, verso l’abbandono della violenza delle armi.

Nessuno è completamente innocente, nel giudizio sull’escalation bellica. Se il responsabile maggiore è ovviamente la Russia di Putin, anche gli altri protagonisti della triste vicenda non sono immuni da proprie colpe, sia a livello diplomatico che a quello politico. La forte preoccupazione per la fine della stabilità europea è generalizzata e un futuro di pace non è sentito come realmente possibile nei prossimi anni.

Anche se non si arriva ad ipotizzare lo scoppio di una terza guerra mondiale, i timori che la conflittualità si possa estendere, come abbiamo visto, sono largamente maggioritari, e prescindono per una volta dalle appartenenze politiche. Per la seconda volta in pochi anni, il sentimento legato alla sopravvivenza sembra riuscire a mostrarsi con un volto solo, e a vedere unita tutta la popolazione, senza divisioni. Un ben triste risultato.

Università degli Studi di Milano

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