Geopolitica

Germania: una nazione riunita a metà cerca un Governo

10 Ottobre 2017

Per recuperare i voti ceduti alla AfD, Angela Merkel ha rivendicato il primato della buona politica. Cogliendo l’urgenza ha appena fatto un buon passo avanti per cercare di raggiungere in tempi abbastanza veloci la formazione di un Governo approvando con Horst Seehofer un piano sull’immigrazione sostanzialmente analogo a quello su cui i loro partiti non erano riusciti invece ad accordarsi undici mesi fa. È stata così messa da parte la lite con la CSU, che fino a ieri voleva imporre tutto il suo Bayern Plan alla CDU. L’accordo di compromesso sul freno all’immigrazione prevede che da un lato sia allargato il numero di Paesi di origine da considerare sicuri ricomprendendovi quantomeno anche Marocco, Algeria e Tunisia e probabilmente anche il Ciad, dall’altro l’impegno a varare una legge che definisca di quale mano d’opera qualificata ha bisogno la Germania e selezionare così chi può entrarvi legalmente, ed infine che chi arrivi altrimenti senza titolo da fuori dell’UE attenda in centri di prima accoglienza, dove laddove praticabile siano creati gruppi di connazionali, una decisione rapida sulla sua possibilità di fruire o meno di un permesso di soggiorno. Il tetto di 200.000 all’anno, fatto valere dalla CSU, resterebbe ma è da intendere riferito solo a coloro che non hanno diritto d’asilo e tutela in base alla Convenzione di Ginevra. Una formula che permette sia al Governatore della Baviera Horst Seehofer che alla Cancelliera Angela Merkel di salvare l’onore. I liberali della FDP d’altronde avevano già indicato che non sarebbe costituzionalmente possibile limitare il diritto d’asilo ed in una prima reazione hanno mostrato una soddisfazione di massima; non così gli ambientalisti di Alleanza 90/I Verdi.

I due partiti cristiani sembrano comunque avere fatto tesoro del monito del Presidente della Repubblica Frank-Walter Steinmeier nel suo discorso per la riunificazione del 3 ottobre ad avere un approccio meno demagogico nei riguardi dell’immigrazione, saperla governare perfezionando le misure legali per distinguere tra chi ha diritto di asilo perché è perseguitato politicamente e chi invece vuole entrare in Germania per sfuggire alla povertà. E specularmente saper imporre a chi arriva l’apprendimento della lingua ed il pieno rispetto dei valori costituzionali, non ultimo quello di uguaglianza tra uomo e donna.

Horst Seehofer, che vede la sua conferma vacillare, intendeva anche imporre a Verdi e Liberali trattative a 4, precedute dalla definizione della convergenza con la CDU nel piano concordato domenica 8 ottobre. I potenziali alleati hanno invece ottenuto che si proceda a trattative bilaterali tra Unione CDU/CSU e rispettivamente FDP e poi Verdi separatamente, ed ancora tra di loro a partire da mercoledì prossimo.
Se si pensa che la prima coalizione di Governo nel 1961 si riassumeva in un protocollo di 9 pagine e quella nel 2013 tra CDU/CSU e SPD era già in un documento di 185 pagine si può immaginare come è complicata la mano che sta giocando Angela Merkel nel cercare un accordo con un interlocutore in più e con una CSU che “vuole chiudere il fianco destro” credendo di recuperare l’elettorato che ha dovuto cedere. Ridare piena fiducia all’opinione pubblica tedesca non è un problema di facile soluzione, ma se la Cancelliera vuole sinceramente garantire un Governo stabile al suo Paese non può prescindervi. Altrimenti non riuscirà neppure a mettere d’accordo la FDP di Christian Lindner, che non vuole l’uso di un virus troiano di Stato, con la CSU di Joachim Herrmann; figurarsi con i Verdi di Cem Ozdemir e Katrin Göring-Eckardt che domandano la piena messa in pratica degli accordi sul clima di Parigi, mentre Lindner rifiuta ogni politica di sussidi alle energie alternative. La Cancelliera d’altronde si è sempre premurata di difendere il più possibile gli interessi dell’industria automobilistica nazionale.

Adesso il dibattito nelle trattative per formare il Governo si concentrerà però sui ricongiungimenti familiari, perorati sia dai Verdi che dalla FDP. Lo hanno già indicato sia Marie-Agnes Strack-Zimmermann, vice capo frazione parlamentare della FDP, che per Alleanza 90/I Verdi l’ex Ministro dell’ambiente Jürgen Trittin. Quest’ultimo ha sottolineato in un’intervista che l’unico modo per limitare l’immigrazione che scaturisce dall’accordo tra Seehofer e Merkel appare essere il divieto all’ingresso in Germania di mogli e figli che invece se si vuole perseguire un efficace integrazione reputa debba essere garantito a tutti gli immigrati che godono già di permesso di soggiorno. In effetti non si può accusare che l’aumento di violenze carnali dipenda dalla presenza di troppi giovani maschi stranieri soli, se poi non si garantiscono loro condizioni di vita più normali. Così come peraltro non si può nemmeno sperare che gli imprenditori garantiscano una buona integrazione ai neo immigrati, se poi li vedono respinti alle frontiere in pochi anni, perché solo dopo troppo tempo le loro domande di asilo sono rifiutate.

Tutto questo senza entrare nel merito del rilancio dell’Unione Europea sul quale Parigi ha chiesto un’accelerazione, che Angela Merkel non può concedergli ora, e chissà quanto potrà realmente concedere più in là con i nuovi partner di Governo. L’idea di un Ministero delle Finanze Europeo è infatti difficilmente concepibile con un Ministro delle Finanze tedesco liberale. È noto anzi che la FDP vorrebbe eliminare anche il fondo monetario di crisi europeo ESM. Peraltro la stessa Merkel incontrando sabato 7 ottobre i delegati dei movimenti giovanili dei partiti cristiani si è detta contraria ad una condivisione dei debiti nazionali a livello europeo senza poter esercitare un controllo. Perciò Wolfgang Schaüble presenziando il 9 ottobre alla sua ultima riunione dell’Eurogruppo, nell’ottica dell’istituzione di un Ministero delle Finanze UE e di Eurobond senza una condivisione dei rischi riflessa sui titoli nazionali, ha suggerito di trasformare il Fondo Salva Stati ESM in un fondo monetario europeo che oltre ai salvataggi dei Paesi in crisi, finanzi anche quelli più virtuosi, venendo coì ad essere investito del controllo del rispetto del rigore finanziario nei bilanci nazionali. La vigilanza sulle regole del Patto di Stabilità e del Fiscal Compact finirebbe così per passare di fatto agli Stati membri contribuenti del fondo, anziché essere esercitata come oggi dalla Commissione. Dopo otto anni di partecipazione alla riunione dei Ministri delle Finanze europei, talune segnate anche da sessioni fino a notte fonda, Wolfgang Schaüble è stato salutato dai colleghi con un’edizione speciale della banconota da 100 euro con la sua immagine ed una bandiera europea firmata da tutti. Chi gli succederà, tanto più se un liberale della FDP, anche se non porterà avanti il progetto, comunque non lascerà facilmente l’impostazione della sua rigida politica di risparmio.

Prima ancora che da un nuovo governo a guida Angela Merkel d’altronde, la politica europea vedrà nuovi assetti con le elezioni in Austria il 15 ottobre, dove si pronostica sarà eletto come nuovo cancelliere Sebastian Kurz della ÖVP; e dalla nuova costituenda coalizione di Governo quadripartita in Olanda. Anche se il terzo Governo guidato dalla destra liberale VVD del Primo Ministro Mark Rutte si preannuncia debole; alleandosi ai cristiano democratici della CDA, i liberali di sinistra di D66 ed alla piccola Christenunie, con 76 seggi in parlamento avrebbe la maggioranza di appena un voto.

 

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