Geopolitica
Edward Snowden: perché l’Europa non mi accoglie?
„Se dici che non te ne importa niente della privacy perché non hai niente da nascondere, stai dicendo che non te ne importa niente della libertà di espressione perché non hai niente da dire” – E. Snowden, 2 maggio 2016
Per vedere Edward Snowden a Berlino, in videochiamata da Mosca, c’è una tale folla che, superate le 600 persone, la grande sala n. 5 della conferenza re:publica 2016 viene chiusa. Fuori, senza alcuna possibilità di entrare, rimangono decine di altri visitatori. Il dettaglio la dice lunga su come Snowden sia diventato, prima ancora che un attivista dei diritti digitali, un eroe pop per chiunque metta in discussione il controllo governativo generalizzato e tecnologicamente più avanzato.
Tramite un maxischermo e in diretta dal suo esilio russo, l’ex informatico della CIA e consulente della NSA racconta di “vivere giorno per giorno”, intrappolato nell’indecisione degli sviluppi incerti della sua vicenda (geo)politica e personale.
Parlando a una platea berlinese, Snowden esprime anche tutta la propria insofferenza verso il Governo tedesco: “Siamo nel 2016 e nessuno ha mai perso la vita a causa delle mie rivelazioni, eppure il Governo tedesco continua a non lasciarmi entrare in Germania”.
Una richiesta, quella di essere accolto, che il trentaduenne americano ha rivolto, trovando rifugio solo in Russia, a 21 nazioni (incluse Germania, Italia, Francia, Spagna, Irlanda, Polonia, Austria, Olanda e Finlandia).
Paradossale è che sia stato proprio il Parlamento Europeo ad avere esplicitamente invitato gli stati membri a fornire protezione a Snowden, riconoscendolo come un “informatore e difensore internazionale dei diritti umani”. Era il 29 ottobre 2015 e l’invito assomiglia sempre di più a una dichiarazione di circostanza, con cui l’UE ha voluto fingere di non considerare le vincolanti alleanze politico-militari tra Europa e Usa. Non solo, è molto emblematico il fatto che la posizione del Parlamento Europeo sia passata con uno scarto minimo di voti (285 favorevoli contro 281 contrari).
Mentre parla ai visitatori di re:publica 2016, Snowden sembra irrequieto, anche se assicura che non ci siano problemi con la sua permanenza in Russia. Comunque vada, quello che resta molto difficile è che Snowden possa ritornare negli Stati Uniti. Eppure, ripete lo stesso informatico, questo è proprio il suo desiderio più grande: tornare a casa.
Snowden si dice disposto ad affrontare un processo in piena regola, a patto di poter utilizzare apertamente tutti i dati che riguardano il proprio caso. Inutile immaginare quanto sarebbe complicato, per le autorità americane, accettare il ritorno dell’ex dipendente a queste condizioni. “Fino ad ora, la sola cosa che mi hanno promesso se torno” spiega Snowden “è che non mi tortureranno”.
Continuano gli applausi della platea berlinese allo schermo, Snowden sorride ai suoi simpatizzanti molto virtuali. L’ex contractor della NSA risponde poi a una domanda sullo strapotere delle corporation internet, sottolineando che una realtà come Facebook non possa ancora metterti in prigione “perché hai violato la sua policy”. Questa rimane una sostanziale differenza tra grandi aziende e stati nazionali. “Almeno per ora”, aggiunge subito Snowden, suggerendo che gli scenari che abbiamo di fronte siano drasticamente aperti.
Ironico, sarcastico e talvolta infastidito, Snowden è sempre di più un volto condannato a uno schermo, oltre che una pedina consapevole su uno scacchiere internazionale inedito e complesso.
A settembre 2016, intanto, uscirà il film che Oliver Stone ha girato proprio sul suo caso. Ancora più persone conosceranno la storia del ragazzo talentuoso che, d’un tratto, ha deciso di scoperchiare lo spionaggio segreto e capillare dello Stato per cui lui stesso lavorava.
La radicale attualità della vicenda, oltre alla stessa biografia di Snowden, sembrano garantire il successo della pellicola. Bisognerà però vedere se il tritacarne dello spettacolo cinematografico non finirà per consumare quello che è l’obiettivo primario di Edward Snowden. Quale obiettivo? Che tutti i cittadini prendano coscienza di quanto la loro privacy sia un valore vitale.
Anche questa volta, durante il suo intervento alla conferenza tedesca sulle culture digitali, l’ex analista americano ripete come un mantra quanto ritenga sbagliato il ragionamento per cui “chi non ha nulla da nascondere non ha nulla da temere”.
La privacy è un diritto solo quando è garantito a tutti, al pari della libertà di espressione, questa è la posizione di Snowden.
Qualsiasi cosa se ne pensi, la conoscenza delle forme e delle dimensioni del controllo tecnologico e la consapevolezza dell’uso politico ed economico dei nostri dati costituiscono una questione che riguarda tutti noi.
Il suo intervento è già concluso, Snowden saluta le persone che lo guardano da Berlino.
Poi scompare dallo schermo, in un frammento di secondo.
FOTO di copertina / Cover image: Gage Skidmore, Edward Snowden speaking at the 2015 International Students for Liberty Conference at the Marriott Wardman Park Hotel in Washington, D.C., fonte http://bit.ly/1OchakR
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