Geopolitica
E dopo l’Ucraina la Transnistria
La corda si stringe intorno al collo dell’Ucraina, le forze russe stanno mettendo sotto assedio tutte le città importanti vicine alla Russia e alla Crimea. L’avanzata delle truppe di Putin sembra lenta a chi si aspettava una guerra lampo, ma è passata soltanto una settimana dall’inizio dell’invasione e va ricordato che l’Ucraina è grande il doppio dell’Italia.
Il Cremlino spera ancora in una capitolazione del governo di Zelenskiy, che gli farebbe comodo, consentendogli di dichiarare vittoria dopo un numero limitato di perdite, gli darebbe una patente di legittimità e eviterebbe di mandare a lungo sui telegiornali di tutto il mondo scene cruente che avevamo visto trasmesse dalla Cecenia e dalla Siria, ma che pensavamo inconcepibili nell’Europa del XXI secolo. Soprattutto gli permetterebbe di non far mai arrivare queste immagini ai telespettatori russi, a cui la guerra viene presentata come una specie di operazione di polizia. La stessa parola guerra in Russia è tabù, ma non potrebbe restarlo per sempre, se tornassero a casa tanti soldati nei body bag.
È difficile stimare quanto potrà resistere l’esercito di Kyiv, la durata della guerra potrà verosimilmente dipendere soprattutto dalle considerazioni sulle sofferenze della popolazione civile.
I Russi per ora hanno evitato di infierire, ma potrebbero togliere agli assediati elettricità e acqua, impedire l’arrivo di cibo e medicinali e non si farebbero remore nel radere al suolo le case, una per una. Gli Ucraini sembrano disposti a vendere cara la pelle, ma potrebbero essere costretti ad arrendersi per evitare un genocidio.
“Il morbo infuria, il pan ci manca, sul ponte sventola bandiera bianca”
Per ora la parte occidentale del Paese sembra risparmiata dai combattimenti terrestri, anche se potrebbe essere facilmente invasa a partire dalla Bielorussia. Forse fa comodo a Putin lasciarla, per ora, come via di fuga per i profughi. A sud invece è evidente l’avanzata dalla Crimea sia verso est in direzione del Donbas, sia verso ovest in direzione di Odessa, che è la terza città dell’Ucraina dopo la capitale e Charkiv. Giunti a Odessa i Russi si troverebbero a poche decine di chilometri dal confine con la ex Repubblica sovietica della Moldavia e dall’autoproclamata repubblica filorussa di Transnistria.
Uno spoiler da parte del dittatore bielorusso Lukashenko ci ha già fatto sapere che la ciliegina sulla torta di Putin sarà l’annessione della Transnistria. Si tratta di un territorio grande circa come la Val d’Aosta, ma con la popolazione di Bologna, di fatto separatosi dalla Moldavia da più di trent’anni. Il fiume Dnestr fa da confine naturale fra le due zone e la popolazione è divisa in modo netto: Russi e Ucraini a est, Moldavi che parlano rumeno a ovest. Dobbiamo augurarci che Putin non voglia sottomettere l’intera Moldavia, che non fa parte della NATO e non ha un particolare valore strategico. Sarebbe solo una dimostrazione gratuita di forza, un attacco proditorio verso terre sicuramente non russe, che urterebbe profondamente la Romania e potrebbe essere una scintilla incendiaria.
Se Putin si accontenterà della Transnistria sarà bene che il governo di Chisinau divorzi volentieri da una parte di territorio che non controlla da decenni e può essere solo fonte di guai. Sarebbe meglio ancora se, dopo un divorzio “consensuale”, la Moldavia si unisse alla Romania, entrando contemporaneamente nella UE e nella NATO.
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