Geopolitica

Due secoli dal Congresso di Vienna, con Henry Kissinger

22 Ottobre 2015

In occasione del bicentenario del Congresso di Vienna ( che cade in questa settimana ) un gruppo di molto autorevoli centri-studi internazionali hanno fatto convergere su Vienna alcuni dei più rilevanti studiosi del Congresso celebrato.  Tra di essi avrebbe dovuto esserci Henry Kissinger che aveva dedicato proprio ai principali protagonisti  di quel Congresso un suo fondamentale lavoro ( A World Restored ) pubblicato nel 1957 e rilevante soprattutto sulla figura di Metternich.

Ma Kissinger non ha potuto partecipare alla celebrazione del bicentenario perché il medico gli aveva sconsigliato di prendere l’aereo data l’età ormai avanzata (novantadue anni!) dell’illustre studioso e politico che aveva fatto della dimensione geopolitica l’asse portante dei suoi studi e della molto nota attività politica culminata con il conferimento del Nobel per la Pace soprattutto per il suo fondamentale lavoro di Segretario di Stato  negli anni settanta.

Ma Kissinger non ha voluto perdere la straordinaria occasione e in una rilevantissima intervista al Wall Street Journal ha affrontato la questione del rapporto tra l’avversione ad Assad e la guerra all’Isis affermando che in politica estera deve sempre esservi una gerarchia tra i nemici.

Realismo dunque nella valutazione degli esiti del Congresso di Vienna del 1815 in riferimento per tanto all’ordine “restaurato”, e realismo oggi in riferimento al nuovo ordine mondiale alla cui comprensioni Kissinger ha dedicato il suo ultimo studio per l’appunto titolato “World Order”. Questa sostanziale continuità di pensiero consente infatti a Kissinger di collocare i più rilevanti fatti caratterizzanti la  relazioni politiche internazionali in un contesto geopolitico letto alla luce dell’interesse nazionale di volta in volta considerato.

Ed è proprio il realismo la cifra fondamentale del  Kissinger studioso e del Kissinger politico, come risulta dal recentissimo primo volume di Niall Ferguson ,dedicato appunto alla ricostruzione della personalità di Henry Kissinger. Questo realismo costituisce l’elemento fondamentale della sua personalità di studioso che aveva per oltre dieci anni insegnato ad Harvard portandovi una straordinaria capacità di analisi dei principali fatti internazionali anche e soprattutto alla luce delle connessioni – troppo spesso sottovalutate – tra strategia militare e politica estera.

Lo ricordo infatti nelle sue lezioni degli anni sessanta centrate sulla crisi della Nato da lui ritenuta parte essenziale del’ordine mondiale nato dalla seconda guerra mondiale. Ordine mondiale non facilmente accettato proprio dalla Francia gollista. Ed era proprio in quel contesto che Kissinger vedeva la connessione  tra struttura militare e politica estera, al tempo nuovo della minaccia nucleare. Erano pertanto molto solide culturalmente le ragioni che indussero Kissinger a ritenere essenziale la radicale riforma dell’organizzazione della difesa voluta da McNamara , neoministro della difesa nominato significativamente all’inizio della presidenza di John .F. Kennedy.

Quella riforma, infatti, era basata proprio sulla necessità di una visione complessiva della struttura militare anche in funzione della politica estera del Presidente, rispetto alla quale finiva di conseguenza ad essere in qualche modo  separata ma complementare. E saranno state probabilmente anche queste le ragioni che indussero Kissinger a ritenere il mio paper ( scritto sotto la sua direzione ) ad essere ritenuto un”honor paper” e come tale conservato conservato  nella “collezione speciale” della Law School.

Un bicentenario commemorativo del Congresso di Vienna del 1815 e peranto ancora una volta una grande occasione di valutare il nuovo ordine mondiale oggi caratterizzato dalla sostituzione dell’equilibrio del terrore imperniato sulla guerra fredda ad un nuovo equilibrio che vede nuovi protagonisti ai quali Kissinger ha ancora una volta dedicato la sua attenzione a partire dalla Cina ma non fermandosi mai ad essa.

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