
Geopolitica
Dalle spiaggie di Tripoli alle pianure dell’Ucraina: l’ombrello economico USA
Nel 1805 un contingente di marines occupò la città di Derna. Questa vittoria segnò un momento decisivo per la giovane potenza americana, dimostrando la sua determinazione nel proteggere i propri interessi senza cedere a pressioni esterne…sarà il modello per l’Ucraina
Nel 1784, gli Stati Uniti d’America stipularono un accordo con il bey di Tripoli per garantire la sicurezza delle loro navi mercantili nel Mediterraneo, accettando di pagare un tributo annuale di circa un milione di dollari. Questo pagamento rientrava in una prassi consolidata: molte potenze straniere preferivano versare somme ai regnanti nordafricani per evitare che i pirati barbareschi attaccassero le loro imbarcazioni. Tuttavia, nel 1801, il bey di Tripoli aumentò la somma richiesta, ritenendo che la crescita economica statunitense giustificasse un tributo più alto.
La reazione del presidente Thomas Jefferson fu immediata e decisa. Anziché cedere al ricatto, Jefferson inviò una squadra navale nel Mediterraneo per difendere i traffici commerciali statunitensi. Le tensioni culminarono con la cattura della USS Philadelphia e del suo equipaggio da parte delle forze tripoline. Questo evento accese le ostilità tra gli Stati Uniti e il dominio libico, dando inizio alla prima delle Guerre barbaresche.
Nel 1804, la marina statunitense impose un blocco navale a Tripoli per indebolirne l’economia e costringere il bey alla resa. Dopo quattro mesi di assedio, nel 1805 un contingente di marines, supportato da alleati locali, occupò la città di Derna, forzando il governatore ottomano a cedere. Questa vittoria segnò un momento decisivo per la giovane potenza americana, dimostrando la sua determinazione nel proteggere i propri interessi senza cedere a pressioni esterne.
Ma le minacce nel Mediterraneo non erano finite. Nel 1812, durante la presidenza di James Madison, il bey di Algeri sequestrò un equipaggio statunitense con il pretesto del mancato pagamento di un tributo. Ancora una volta, la risposta americana fu risoluta: nel 1815, al termine della Guerra anglo-americana, una potente flotta statunitense fu inviata a incrociare nelle acque di Algeri. La pressione militare americana costrinse il bey a trattare, e il 3 luglio 1815 venne siglato un accordo che garantì la liberazione dei prigionieri statunitensi e l’abolizione definitiva del tributo.
Questi eventi rappresentarono una svolta nella politica estera americana, segnando l’inizio di un approccio più assertivo nella difesa dei propri interessi economici e commerciali. Le Guerre barbaresche dimostrarono come la presenza militare e il controllo strategico delle rotte commerciali fossero strumenti fondamentali per garantire la sicurezza nazionale e consolidare l’influenza americana nel mondo.
Oggi, sebbene il contesto geopolitico sia profondamente mutato, emergono interessanti analogie con la situazione dell’Ucraina. Recentemente, il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha descritto come “ottima” una telefonata con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, sottolineando l’importanza di rafforzare la difesa aerea di Kiev e garantire la sicurezza delle sue infrastrutture energetiche.
Uno degli aspetti più rilevanti degli incontri tra USA ed Ucraina è caratterizzato dalla volonta di espansione di investimenti e aziende statunitensi sul territorio.
L’interesse degli Stati Uniti per l’Ucraina non è solo strategico e militare, ma anche economico. Le terre rare, risorse cruciali per la tecnologia avanzata, e il controllo delle centrali energetiche ucraine rappresentano un’opportunità significativa per Washington. L’espansione delle imprese americane in Ucraina non solo porta benefici economici alla regione, ma crea un vincolo diretto tra Kiev e gli interessi americani
La presenza economica statunitense in Ucraina, oltre ai vantaggi commerciali, potrebbe rivelarsi un efficace deterrente contro nuovi attacchi. Un coinvolgimento massiccio degli Stati Uniti in settori chiave renderebbe l’Ucraina un’estensione economica degli USA , proteggendola di fatto da eventuali aggressioni. Proprio come accadde durante le Guerre barbaresche, dove la tutela delle rotte commerciali spinse gli Stati Uniti a intervenire militarmente, oggi la protezione degli investimenti americani in Ucraina potrebbe costituire un elemento chiave per la sicurezza della regione.
Se aziende e capitali statunitensi diventassero parte integrante del tessuto economico ucraino, un attacco alla nazione non sarebbe più soltanto una questione regionale, ma un’aggressione diretta agli interessi americani che farebbe scattare anche il ricorso alle armi.
Questo scenario potrebbe anche influenzare le scelte della Russia. Se l’Ucraina si trasformasse in un centro economico legato agli Stati Uniti e all’Europa, Mosca potrebbe trovarsi davanti a un bivio: continuare una politica di confronto o, al contrario, cercare di trarre vantaggio dalla situazione investendo nel paese. In questo secondo scenario, la Russia potrebbe progressivamente sganciarsi dall’influenza cinese, un’alleanza che in molti ambienti viene vista come più vincolante che vantaggiosa per Mosca.
In conclusione, la storia ci insegna che la protezione degli interessi economici può essere uno strumento potente per consolidare la sicurezza e l’influenza geopolitica. Gli Stati Uniti, come già avvenuto in passato con le Guerre barbaresche, potrebbero adottare una strategia simile con l’Ucraina: investire economicamente nel paese non solo per motivi di profitto, ma anche per garantire stabilità e protezione.
Se questo approccio dovesse concretizzarsi, l’Ucraina non sarebbe più solo un campo di battaglia geopolitico, ma diventerebbe un bastione economico e strategico degli USA , riducendo il rischio di nuovi conflitti e rafforzando la sua posizione nel panorama internazionale.
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