Geopolitica
Crisi in Romania e Corea del Sud: il ripetersi del “Grande Gioco”
Le crisi istituzionali che stanno colpendo Romania e Corea del Sud si inseriscono in un contesto geopolitico complesso, dove il tempo gioca un ruolo cruciale per l’attuazione di strategie internazionali
Le crisi istituzionali che stanno colpendo Romania e Corea del Sud si inseriscono in un contesto geopolitico complesso, dove il tempo gioca un ruolo cruciale per l’attuazione di strategie internazionali. La teoria secondo cui queste instabilità siano funzionali all’attesa dell’insediamento di Donald Trump nel gennaio 2025 per attuare un piano diplomatico volto a disinnescare la guerra in Ucraina solleva interrogativi su chi realmente tragga vantaggio da queste situazioni.
Il tempo come elemento strategico
La messa in pratica della “dottrina Trump” per l’Ucraina, che punta su un cessate il fuoco basato sulle linee di battaglia attuali, l’esclusione dell’Ucraina dalla NATO e una risoluzione diplomatica “onorevole” per entrambe le parti, richiede un elemento chiave: il tempo. L’insediamento di Trump rappresenterebbe il punto di svolta per trasformare queste idee in azioni.
Nel frattempo, le crisi politiche di due attori strategici come Romania e Corea del Sud potrebbe rallentare le dinamiche del conflitto ucraino e congelare temporaneamente il sostegno militare e logistico a Kiev. Questo darebbe margine alla futura Amministrazione Trump per intervenire come mediatore, rivendicando un ruolo centrale nel processo di pace.
Romania: un bastione NATO messo in discussione
La crisi istituzionale in Romania, provocata dall’annullamento delle elezioni presidenziali, mina la stabilità di un Paese cruciale per la sicurezza del fianco orientale della NATO. La Romania è un pilastro del supporto logistico e militare all’Ucraina, fungendo da hub per la distribuzione di armi e aiuti.
Un governo instabile o provvisorio rischia di rallentare il flusso di supporto all’Ucraina e di indebolire la pressione sulla Russia. Questo, di fatto, permette a Mosca di guadagnare tempo sul campo e di riorganizzarsi in attesa di un eventuale cambiamento nella leadership americana.
Corea del Sud: il potenziale alleato asiatico dell’Ucraina in bilico
In Asia, la Corea del Sud si era recentemente impegnata a fornire aiuti militari significativi all’Ucraina, marcando un cambio di postura rispetto al passato. Tuttavia, l’instabilità politica interna, con il rischio di nuove elezioni presidenziali, potrebbe rallentare o addirittura bloccare questo contributo.
La Corea del Sud rappresenta non solo un importante alleato militare e tecnologico per l’Ucraina, ma anche un contrappeso all’influenza cinese e russa in Asia. La sua neutralizzazione temporanea attraverso una crisi politica serve a ridurre la pressione su Mosca e a consolidare il vantaggio del tempo per un eventuale accordo di pace mediato da Trump.
A chi giovano queste crisi?
All’amministrazione Trump: Le crisi in Romania e Corea del Sud, insieme alle difficoltà che attraversano Francia e Germania, sembrano funzionali al disegno di una nuova politica americana che punti a una de-escalation militare. La messa fuori gioco temporaneamente dalla scena due attori strategici come Romania e Corea del Sud permette di allentare il sostegno immediato all’Ucraina, preparando il terreno per una mediazione che Trump potrebbe presentare come una vittoria personale.
Queste temporanee crisi servono a sganciarsi dall’approccio militarista e interventista dell’amministrazione Biden. Dopo chiunque vinca non importa agli USA, serve al momento congelare la situazione impedendo l’ascesa di una classe di politici legati ancora alla “dottrina Biden” .
Alla Russia: Mosca beneficia direttamente di ogni rallentamento nella fornitura di aiuti militari all’Ucraina. La crisi romena e quella sudcoreana congelano temporaneamente il sostegno esterno a Kiev, dando a Putin l’opportunità di consolidare le posizioni territoriali già acquisite e di rafforzare la sua posizione negoziale.
Alla Cina: Anche Pechino potrebbe trarre vantaggio da una Corea del Sud politicamente indebolita, riducendo la capacità di Seoul di intervenire in questioni regionali come Taiwan.
Le ripercussioni per l’Europa
La grande sconfitta in questo scenario è l’Europa. Francia e Germania, già alle prese con difficoltà interne, mostrano un’inadeguatezza a guidare il continente in una fase di crisi prolungata. La Romania, come bastione orientale della NATO, e la Corea del Sud, come alleato asiatico, evidenziano l’assenza di una guida europea capace di reagire in modo coeso.
L’Europa, frammentata e priva di una visione strategica unitaria, rischia di essere relegata al ruolo di mera “espressione geografica”, come sottolineato da questa analisi. La dipendenza dalle politiche statunitensi, sia sotto Biden che sotto Trump, evidenzia la mancanza di un’autonomia strategica europea.
L’Europa, per affrontare le proprie crisi, continua a fare affidamento sugli Stati Uniti, trovando spesso maggiore sintonia con le amministrazioni repubblicane rispetto a quelle democratiche. Le politiche repubblicane, orientate a una maggiore assertività in ambito economico e militare, sembrano offrire risposte più rapide e dirette alle sfide globali che coinvolgono l’Europa. Questa dinamica mette in luce la difficoltà dell’Europa nel gestire autonomamente le proprie crisi, rafforzando la percezione di una dipendenza strutturale dal supporto americano in momenti cruciali.
La crisi istituzionale in Romania e Corea del Sud possono inserirsi in un piano geopolitico più ampio che sfrutta il tempo come variabile chiave. Per l’amministrazione Trump, queste instabilità offrono l’opportunità di posizionarsi come attore risolutivo nel conflitto ucraino, proponendo una soluzione diplomatica che ridimensioni le aspirazioni europee e riaffermi il primato americano.
Nel breve termine, queste crisi giovano anche alla Russia, che può consolidare le sue posizioni e guadagnare margine negoziale. L’Europa, invece, rischia di essere l’agnello sacrificale di questa strategia, incapace di affermarsi come protagonista autonomo.
Se queste crisi siano orchestrate o semplicemente sfruttate rimane una domanda aperta. Tuttavia, il loro effetto combinato sembra favorire una strategia che pone il tempo e l’instabilità al centro della diplomazia internazionale, lasciando l’Europa in una posizione di debolezza e dipendenza strategica.
L’ unico attore veramente in grado di salavarsi è l’On Giorgia Meloni. La Presidente Meloni dimostra saggezza nel navigare tra due amministrazioni americane profondamente diverse, rappresentate da Biden e Trump. Con Biden, privilegia un dialogo multilaterale e la collaborazione su temi globali come ambiente e sicurezza. Con Trump, valorizza il pragmatismo su commercio e geopolitica, costruendo un rapporto diretto basato su interessi concreti. Questa capacità di equilibrio consente a Meloni di mantenere relazioni strategiche con gli Stati Uniti, adattandosi ai cambiamenti politici e salvaguardando gli interessi italiani sullo scenario internazionale.
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