Geopolitica
Crack Toshiba: la fine del mito nipponico
In Occidente crediamo in un Giappone efficiente, ordinato, innovativo, accogliente, aperto, figlio di una tradizione basata su un rigido codice d’onore e un genuino spirito di servizio – i creatori del concetto della corporate identity. Ebbene, questo quadro di paese di formichine laboriose e felici è morto con i capolavori di Haruki Murakani, e gli effetti sono oggi sotto gli occhi di tutti: la crisi del gruppo Toshiba, uno dei giganti industriali e commerciali dell’economia globale del Dopoguerra, ha scatenato reazioni di incredulità, rabbia, isteria, disperazione tra i giapponesi, i dipendenti, gli operatori finanziari[1].
Il New York Times lo aveva già scritto nel lontano 1988: l’articolo riguarda lo scandalo della Recruit Corporation, estremamente imbarazzante per l’allora Primo Ministro Kakuei Tanaka, che venne condannato per aver accettato tangenti dalla Lockheed Corporation nell’ambito “di una lotta segreta e costosa da parte di una giovane azienda ambiziosa e del suo fondatore per ottenere influenza politica e trattamento privilegiato, principalmente spargendo denaro e azioni in una cerchia ristretta di club di decisori aziendali e governativi giapponesi”[2]. Più avanti nel testo: “lo scandalo ha offerto rari scorci di come vengono conclusi gli accordi in Giappone, sollevando dubbi sul fatto che la spinta nipponica verso l’internazionalizzazione – il suo sforzo di integrare il suo comportamento economico con quello del resto del mondo – abbia potuto sconfiggere il modo opaco e corrotto di fare affari”[3].
Il mondo trasecola: ”Recruit ricorda che in Giappone c’è ancora una generale accettazione dei pagamenti – al confine tra doni e gentilezza – con una sorta di vaghe aspettative di aiuto in futuro”, nonostante non ci fosse dubbio le regalie legate alla Recruit fossero “andati oltre il tipo di donazione e scambio di favori che hanno a lungo unto le ruote della società giapponese”, con pagamenti a singoli uomini politici che, nel corso dell’indagine, hanno portato alla luce il fatto che circa ventimila managers nipponici versavano contributi annuali a un fondo nero politico[4]: qualcosa di lontanissimo dall’immagine di noi occidentali sul paese dei Samurai.
Un anno prima dello scandalo Recruit, Toshiba era stato preso con le mani nel sacco: la Toshiba Machine, una società di proprietà di Toshiba Corporation al 50,8%[5], vende all’Unione Sovietica, in violazione degli accordi presi in sede CoCom, una serie di macchine (corredate dell’hardware di controllo e del software di gestione della norvegese Kongsberg) destinate alla fresatura di eliche più silenziose per i sottomarini al fine di evitarne il tracciamento[6]. Uno scandalo che non ha avuto alcuna conseguenza, né a livello politico, né a livello giudiziario[7]: “Il 15 maggio 1987, poco dopo che il Primo Ministro giapponese Yasuhiro Nakasone era venuto a conoscenza dell’incidente, due alti dirigenti di Toshiba Corporation. si sono dimessi a causa dell’imbarazzo per la vendita di tecnologia sensibile all’Unione Sovietica. Inoltre, il presidente e altri tre dirigenti di Toshiba Machine si sono dimessi e due dipendenti dell’azienda sono stati arrestati dopo la divulgazione delle vendite”.
Il vertice di Toshiba finge di non aver saputo nulla della faccenda: “Fin dall’inizio dell’incidente, Toshiba Corporation ha sostenuto che pochi dipendenti di Toshiba Machine erano a conoscenza della reale potenza o dell’uso delle apparecchiature spedite in Unione Sovietica e che i funzionari della casa madre erano completamente all’oscuro della transazione”[8]. Una bugia evidente, dato che Toshiba ha potuto procedere alla vendita solo dopo aver cercato ed ottenuto l’approvazione dal Ministero del Commercio Internazionale e dell’Industria (MITI), che sapeva bene del coinvolgimento di Tekmashimport, un’azienda sovietica collegata al KGB[9]. A Toshiba Machine è stato proibito di esportare nei Paesi comunisti per un anno, una sanzione da oltre 100 milioni di dollari (il 12% delle esportazioni dell’azienda all’epoca)[10].
Storia di un colosso dai piedi di argilla
Dal lontano maggio 1987 le cose sono continuate in modo usuale: il fatturato cresce grazie ad acquisizioni finanziate dalle banche, per cui cresce a dismisura l’indebitamento complessivo – un debito cui far fronte con la sistematica corruzione di politici e pubblici funzionari, allo scopo di vincere gare d’appalto statali e di continuare ad operare nonostante la sostanza industriale sia stata oramai superata dai debiti. Questi vengono nascosti con la reiterazione di irregolarità contabili e da un’omertà assoluta tra i dipendenti, dovuto al clima di rigida obbedienza richiesta a tutti i quadri aziendali, pena non solo il licenziamento, ma la pubblica umiliazione di tutta la sua famiglia. Un sistema che va avanti fin dalla fondazione, nel 1875, e che è il vero quadro distintivo della rivoluzione industriale giapponese[12].
Finché, il 12 novembre 2021, la Reuters annuncia: “La Toshiba Corporation si dividerà in tre società nel tentativo di placare gli investitori che chiedono una revisione radicale dopo anni di scandali. Il conglomerato è martoriato da scandali contabili, da massicce svalutazioni per le sue attività nucleari, dalla vendita della sua preziosa unità di chip e dalla scoperta di collusioni per impedire agli investitori stranieri di acquisire influenza nell’assemblea degli azionisti”[13].
La caduta libera di Toshiba è iniziata nel 2015, e da allora è irreversibile[14]. Nel preparare i conti per l’assemblea degli azionisti, i contabili si accorgono di un buco inesplicabile di 230 miliardi di Yen (2 miliardi di dollari), perché i dati delle singole società del gruppo hanno considerato definitivi i dati precedenti al pagamento delle tasse – ed in quel modo hanno fatto apparire utili inesistenti. Per riempire il buco, Toshiba acquista (con prestiti bancari) una società di costruzione di centrali nucleari che, come si scopre un anno più tardi, ha debiti per miliardi di dollari – nessuno sa quanti. Nel marzo 2017 questa società, Westinghouse Electric, annuncia la bancarotta per 6 miliardi di dollari, coperti vendendo una delle società di maggior successo del gruppo Toshiba, la fabbrica di chip di computer Toshiba Memory (rinominata in Kioxia) a un consorzio guidato dal gruppo finanziario Bain Capital per 18 miliardi di dollari[15].
Siccome i dati borsistici si sono rivelati falsi per due anni di seguito, la Borsa di Tokyo chiede di ritirare le azioni Toshiba dal listino. Il management reagisce vendendo quote per 5,4 miliardi di dollari ad oltre 30 investitori esteri, tra cui gruppi potentissimi come Elliott Management, Third Point e Farallon. Per tacitare gli azionisti storici (le grandi famiglie di industriali giapponesi) il management nomina ad amministratore delegato Nobuaki Kurumatani, che viene dal Sumitomo Mitsui Financial Group, ovvero il principale creditore di Toshiba. Non basta: i nuovi azionisti obbligano il gruppo a nominare quattro amministratori non giapponesi nel suo consiglio di amministrazione. Costoro, dopo poche settimane, scoprono nuove irregolarità contabili e nuovi debiti inesplicabili[16]. Il vecchio management giapponese si oppone ad un’inchiesta interna e blocca la candidatura di cinque esperti di governance proposti dai soci stranieri, ma poi si scopre che, per ottenere questo risultato, il management ha falsificato il risultato del voto assembleare, ed a settembre viene reso noto che la società di revisione, oramai da quasi vent’anni, fallisce nel tentativo di contare i voti assembleari, e fornisce cifre concordate con il management[17].
Nel marzo del 2021 l’inchiesta viene aperta, e si scoprono perdite multimiliardarie mai dichiarate. CVC Capital Partners presenta un’offerta di 21 miliardi di dollari per acquisire Toshiba – offerta rifiutata, ma che costringe Kurumatani alle dimissioni, poco prima che vengano resi noti i primi risultati dell’inchiesta: Toshiba, in collusione con il ministero del Commercio giapponese, da anni falsifica tutta la contabilità allo scopo di impedire a investitori stranieri di comprare il gruppo al netto dei suoi debiti. Il 25 giugno 2021 si dimette anche il successore di Kurumatani, ed il 12 novembre gli azionisti giapponesi tirano fuori un coniglio dal cappello: Toshiba verrà divisa in tre società distinte – una che si occupa di energia, una di infrastrutture ed una, che manterrà il nome Toshiba, gestirà la sua partecipazione di minoranza in Kioxia, che è l’unico asset con delle prospettive future che sia rimasto al gruppo[18]. Il gigante dai piedi di argilla possiede decine di aziende nel settore dei semiconduttori, dell’elettronica, dell’edilizia, degli elettrodomestici e delle apparecchiature mediche, ha un fatturato (2020) di oltre 3,38 trilioni di Yen (31 miliardi di dollari[19]) e dà lavoro a 125’000 persone in tutto il mondo[20].
Dal 2015 non sono ancora passati sette anni, durante i quali un’industria, orgoglio del paese, è in ginocchio. Le inchieste penali riguardano l’attività di tre differenti CEO, e su ciascuno dicono lo stesso: non hanno incaricato espressamente i propri dipendenti di falsificare la contabilità, ma hanno esercitato una pressione fortissima affinché i risultati aziendali sembrassero positivi, “attendendo che la cultura aziendale producesse i risultati desiderati”[22]. Fin dal primo rapporto del 2015 emergono prove dirette di pratiche contabili fantasiose, di profitti sopravvalutati nelle consociate che producono televisori, computer e semiconduttori[23].
La cattiva condotta contabile è iniziata sotto il CEO Atsutoshi Nishida nel 2008, nel mezzo della crisi finanziaria globale, che ha tagliato profondamente la redditività di Toshiba, per poi continuare sotto la guida di Norio Sasaki, culminando nello scandalo dei tempi di Tanaka. Le tecniche sono molteplici: messa a bilancio anticipata di profitti futuri, cancellazione di perdite e di addebiti, fatturazioni falsificate al ribasso per ridurre i debiti o al rialzo per aumentare le entrate[24]. Il management invia ai vari comparti gli obiettivi trimestrali solo alla fine del trimestre, quando non c’è più tempo per influenzare la performance e, in base ad una cultura aziendale che richiede indiscussa obbedienza e successo a qualsiasi costo e con qualunque mezzo, ad ogni livello della catena gerarchica, l’unico rimedio possibile è la falsificazione[25].
Il rapporto del 2015 include raccomandazioni specifiche per prevenire il ripetersi del disastro: l’eliminazione del sistema Challenge di ottimizzazione del profitto, il ripristino dei controlli interni, la creazione di un solido sistema di consulenti interni cui i dipendenti possano rivolgersi senza timore di ritorsioni[26] e, naturalmente, l’obbligo di comunicare gli obiettivi trimestrali tempestivamente[27]. Nel rapporto del 2020 emerge che queste raccomandazioni sono state ignorate, e che nei cinque anni trascorsi dal primo rapporto interno, ciò che è cambiato, è che fosse necessario fingere di aver esercitato i controlli proposti dal rapporto dl 2015, soprattutto allo scopo di non far arrabbiare gli azionisti stranieri, falsificando il voto assembleare quando necessario[28]. Il fatto nuovo emerso è che i dirigenti di Toshiba hanno operato di comune accordo con il Ministero del Commercio giapponese[29].
Siccome Toshiba, per migliorare il proprio risultato, ha ricevuto da quel ministero una serie imponente di incarichi (specie nel comparto nucleare), ed ha ottenuto 5,4 miliardi di dollari di liquidità da ben 60 investitori stranieri (per evitare il delisting[30]), il fallimento di Toshiba, con effetto domino, significa anche il fallimento del Ministero – sia politico che finanziario – come sostenuto il 23 settembre 2020 dall’azionista Effissimo Capital Management di Singapore, che si era accorta delle truffa assembleare del 31 luglio 2020[31] ed ha chiesto l’elezione di un nuovo consiglio di amministrazione che escludesse i colpevoli della malagestione precedente[32].
Il rapporto del 2020 mostra[33] che i dirigenti di Toshiba non solo erano collusi con gli alti funzionari del Ministero del Commercio giapponese (METI) ma che la cosa si era spinta sino al punto da portare quei funzionari ad esercitare pressione sugli azionisti: “si ritiene che Toshiba abbia messo a punto un piano per impedire agli azionisti di esercitare il diritto di proposta e il diritto di voto all’assemblea generale, esercitando un’influenza indebita sugli azionisti Effissimo, 3D e HMC”[34]. Un modo di lavorare che, implicitamente, è stato applicato dal METI nei confronti di tutte le grandi industrie giapponesi, e che lascia presagire la possibilità di altri disastri futuri[35].
Il collasso del sistema tradizionale ed ottocentesco di guidare l’azienda è avvenuto anche sotto la spinta di avvenimenti internazionali traumatici, a partire dalla crisi globale delle banche del 2008, per poi acuirsi con l’incidente di Fukushima e, più recentemente, con la pandemia e la guerra in Ucraina. La cattiva gestione e la congiuntura internazionale sfavorevole hanno cancellato il vantaggio che l’industria nipponica aveva avuto negli anni del boom economico (prodotti di alta tecnologia a prezzi bassi), il che ha annientato la capacità di guadagnare denaro (il cosiddetto earning power[37]) del gruppo[38].
La strategia del management di Toshiba è stata di procedere a continue acquisizioni, finanziate dal debito bancario, garantito dal METI, sperando che le aziende acquistate aumentassero il fatturato – con risultati tragici. Il 14 febbraio 2017 il gruppo ha reso noto di avere un buco di 6,3 miliardi di dollari prodotto dal settore nucleare negli Stati Uniti (appena acquistato) per il 2016, e che quel buco ha generato una voragine di quasi 900 miliardi di Yen (3,5 miliardi di dollari) anche nel semestre successivo, con una previsione di ulteriori perdite per almeno 170 miliardi di Yen[39]. Non c’è solo il buco: dopo questo disastro, il valore delle azioni della Westinghouse Electric è pari a zero, e non può essere rivenduta – non la vuole nessuno[40]. Per coprire il buco, il management propone di vendere Kioxia, l’azienda di semiconduttori che costituisce l’unico asset Toshiba che stia veramente guadagnando molto, con il risultato di compromettere non solo i conti del 2017, ma quelli di tutti gli anni successivi, con una caduta a spirale come quella di un aereo colpito in volo[41].
I giapponesi danno la colpa ai manager americani di CB&I Stone & Webster, l’azienda appena acquisita e poi rivelatasi una trappola. Nemmeno una parola sull’errore di chi ha comprato quell’azienda a scatola chiusa, senza controllarne pregi e difetti, ma solo l’annuncio che, per colpa degli yankees, Toshiba avrebbe rinunciato al progetto di costruzione di 45 reattori nucleari[42]. Quelli di Greenpeace mettono il dito sulla piaga: “la situazione drammatica in cui è precipitata Toshiba dipende interamente da una irresponsabile scommessa sul nucleare anche nel post-Fukushima”, criticando il governo di Shinzō Abe “per essersi posto come obiettivo l’export di tecnologie nucleari”[43]. Come abbiamo già detto, la soluzione è stata vendere azioni Toshiba ad aziende straniere, che si sono subito messe a lottare per ottenere la trasparenza all’interno del gruppo[44]. Per questo, il governo ha immediatamente prodotto una contromossa: “il Giappone ha approvato una nuova normativa che limita le possibilità di investimento straniere in alcune imprese strategiche. E Toshiba è attiva, tra l’altro, nell’industria nucleare”[45].
Il METI non copre solo le malefatte di Toshiba. Il 15 settembre del 2020 il Financial Times lamenta il fatto che Hiro Mizuno, ex capo degli investimenti del Government Pension Investment Fund e membro del consiglio di amministrazione di Tesla, Hiro Mizuno, è intervenuto personalmente per influenzare il Fondo di Dotazione dell’Università di Harvard e quindi il voto di un’azionista di Toshiba, Narv Narvekar, amministratore delegato di Harvard Management Company[46], che deteneva il 4,5 delle azioni di Toshiba[47]. Un’operazione coronata da successo, visto che Narvekar, nell’assemblea degli azionisti, si è astenuto dal votare[48].
L’orrore infinito di Fukushima
Non possono essere taciute le accuse mosse a Toshiba in relazione agli standard di sicurezza: tutte questioni emerse rapidamente subito dopo il tragico incidente le cui drammatiche conseguenze sono state imputate alla multinazionale nipponica[50], come confermato da un dirigente dell’Agenzia internazionale per il controllo dell’energia nucleare (AIEA): “Ho visitato l’impianto di Fukushima Daiichi pochi mesi dopo l’incidente e ho visto di persona l’impatto distruttivo dello tsunami” [51].
Una visita che lo ha sconcertato: “Un fattore importante che ha contribuito all’incidente è stata la convinzione diffusa in Giappone che le centrali nucleari siano così sicure da rendere impensabile un incidente di questa portata. Questo assunto è stato accettato dagli operatori delle centrali nucleari e non è stato messo in discussione dal governo. Di conseguenza, il Giappone non era sufficientemente preparato ad affrontare un grave incidente nucleare. L’incidente di Fukushima Daiichi ha messo in luce alcune debolezze del quadro normativo giapponese. Le responsabilità sono suddivise tra diversi enti e non è sempre chiaro quale sia l’autorità competente. Si sono riscontrate anche alcune carenze nella progettazione dell’impianto, nei dispositivi di preparazione e risposta alle emergenze e nella pianificazione della gestione di un incidente grave. Non è stata presa in considerazione la possibilità che diversi reattori dello stesso impianto subiscano una crisi nello stesso momento. Inoltre, non si è tenuto conto della possibilità che un incidente nucleare si verifichi in concomitanza con una grave catastrofe naturale”[52].
Il colpo di grazia al mito del nucleare sicuro nipponico lo dà l’ex direttore della centrale di Fukushima, Masao Yoshida[53], con una testimonianza tenuta a lungo segreta dal governo[54]: “la centrale nucleare aveva perso potenza e aveva bisogno di molte batterie per ripartire dopo il devastante terremoto/tsunami, ma la Tepco aveva fornito batterie con tensione insufficiente e troppo grandi per essere trasportate facilmente. L’NHK[55] scrive che «i rapporti investigativi dicono che la maggior parte delle batterie non sono state utilizzate». Yoshida sostiene che la sede centrale della Tepco ha inviato le batterie senza informare la centrale nucleare delle loro specifiche. I “liquidatori” di Fukushima Daiichi sono stati così costretti ad esaminare le batterie una per una. Yoshida ha anche fatto riferimento ad un arresto delle forniture di generatori e altre attrezzature per la centrale nucleare dopo che i livelli di radiazione sono aumentati in tutto il sito. Secondo lui, «la maggior parte delle forniture hanno raggiunto un deposito a 50 chilometri dalla centrale, dove i lavoratori dovevano andarle a prendere”[56].
La questione è delicatissima, poiché Toshiba e METI hanno un’alleanza sul nucleare che è esistenziale per entrambi: ancora nel marzo 2017, aveva decine di reattori in servizio, che devono essere mantenuti e riforniti di parti e combustibile[57]. In modo da evitare che stranieri si impiccino troppo nelle questioni del disastro, la bonifica della centrale di Fukushima viene assegnata a Toshiba, dal METI, per 8 trilioni di Yen (circa 71 miliardi di dollari) – una cifra considerata immediatamente ridicola, e che sarebbe bastata solo per lo smantellamento dell’impianto, mentre i tempi previsti per la completa bonifica parlano di circa un secolo – cento anni in cui Toshiba si garantisce un’entrata multimiliardaria sicura[58]. Cui va aggiunta la manutenzione di venti altri reattori che, seppur spenti, costituiscono decenni di introiti garantiti – specie se nessuno controlla se i lavori siano stati veramente eseguiti[59].
Almeno, fino al giorno in cui gli azionisti stranieri non cominciano a fare domande imbarazzanti… Il METI corre ai ripari, e propone la fusione tra i tre fornitori principali dell’industria nucleare giapponese: Westinghouse Electric (Toshiba), Mitsubishi Heavy Industries (MHI) e Hitachi[60], nonostante le tre aziende usino sistemi e tecnologie differenti tra loro[61]. Ma i registi di questo piano sono gli stessi manager che hanno sbagliato tutti i calcoli sulle acquisizioni di Toshiba, valutando aumenti di fatturato principeschi che non si sono mai avverati e, infatti, per questa nuova holding, che sarebbe dovuta nascere in un momento in cui il governo ha deciso di chiudere le centrali nucleari, calcolano un aumento annuo del fatturato intorno all’8%, nonostante sia ormai chiaro che il Giappone debba investire in energia rinnovabile: il 74% dell’energia viene realizzata da prodotti petroliferi stranieri[62].
La guerra in Ucraina salva l’idea alla base di questo progetto assurdo[64]: sono impazziti i prezzi delle materie prime, tra cui anche quelli del gas naturale liquefatto, di cui il Giappone è il secondo importatore al mondo, e l’aumento dei prezzi si è riflesso sui prezzi dell’elettricità. Oggi, la bolletta per l’elettricità è aumentata del 400% rispetto ad un anno fa, con tutte le conseguenze che questo comporta sui prezzi al dettaglio e sul PIL, già gravato dal deprezzamento dello Yen nei confronti del dollaro – un fatto che aumenta ancora i costi dell’energia[65]. In Giappone, infatti, l’industria dell’energia è privata, ed il governo non ha modo di calmierare i prezzi[66], sicché la questione della sicurezza delle centrali nucleari, secondo il governo, diventa irrilevante[67] di fronte al rischio di un blackout nazionale[68].
Gli esperti reagiscono con un monito chiaro: “se l’Autorità di regolamentazione nucleare approva il riavvio dei reattori nucleari basandosi rigorosamente su risultati scientifici e non su decisioni politiche, il ritmo attuale non cambierà presto”[69]. Ciò nonostante, la NRA Nuclear Regulation Authority sta incontrando enormi problemi di sicurezza nel tentare di riavviare i reattori già spenti[70]. La reazione del METI: chiedere di consegnare l’intero procedimento e le garanzie di sicurezza e manutenzione a Toshiba[71]. Il piano, sviluppato da Tepco, consiste nel costruire (entro il 2023) un tunnel sottomarino che sputi i rifiuti nell’oceano[72]. Con le immaginabili conseguenze sull’industria della pesca[73].
La Cina, ovviamente, insorge, specie dopo le rivelazioni di un giornalista giapponese, Tomohiko Suzuki, che, munito di una fotocamera nascosta, ha operato per un mese nel cuore dell’impianto di Fukushima Daiichi sotto le mentite spoglie di un operaio: il suo servizio racconta di condizioni di lavoro inaccettabili, nessuna protezione dalle radiazioni, di assenza di verifiche, di battibecchi tra Toshiba e Hitachi, di informazioni negative insabbiate[74]. L’acqua contaminata dal raffreddamento del reattore continua ad accumularsi nei serbatoi ed anche ciò che è stato dato per bonificato è, in gran parte, ancora nella situazione del giorno dopo il disastro[75]: “Tutte informazioni tenute nascoste ai giapponesi sulla gravità del disastro (…). Tepco, per risparmiare, rifiuta qualsiasi proposta. Si tratta più di un’operazione di cosmesi che di un’operazione di messa in sicurezza. Nel frattempo prega gli imprenditori di inviare uomini a cui non importa di morire”[76].
Dietro questa follia si intravede l’ombra di un altro fattore determinante dell’industria tradizionale giapponese – la presenza dell’interesse mafioso della Yakuza: “la mafia giapponese, secondo Suzuki, si è occupata del reclutamento degli operai da impiegare nelle imprese edili impegnate nella ricostruzione. Almeno il 10% dei lavoratori proverrebbe dall’intervento della mafia, che beneficia, ovviamente, di una parte dello stipendio. Se si considera che Tomohiko Suzuki è stato pagato come operaio tra i 147 € e 197 € al giorno o tra i 735 € a i 985 € a settimana per 5 giorni, si capisce quanto la Yakuza abbia da guadagnare da quest’operazione (…). Gli intrallazzi tra i gangster giapponesi e l’industria nucleare erano noti anche prima dell’incidente, (…), ed è per questo che l’organizzazione criminale ha inviato, subito dopo il disastro, 70 camion carichi di acqua, generi alimentari, coperte e beni di prima necessità ai centri d’evacuazione della devastata regione settentrionale, per un valore complessivo di 350’000: probabilmente già si preparava ad assoldare per la Tepco l’esercito di disperati ‘a cui non importa di morire’”[77].
I fatti sono incontrovertibili: Toshiba non ha ancora effettuato le bonifiche promesse, ma ha ricevuto molto più dei 35 miliardi di dollari inizialmente previsti, una parte consistente dei quali è andata a 773 società, che hanno dato un lavoro interinale ad oltre 10’000 persone (ufficialmente), molte delle quali reclutate senza alcun controllo e senza alcuna misura di sicurezza tra i senzatetto[78]. In un’intervista realizzata ad un affiliato alla Yakuza, costui ha raccontato che la mafia si sarebbe infiltrata nella rete di appalti governativi utilizzando la società Obayashi, una delle principali imprese edili del paese[79]. Le cifre dell’operazione danno le vertigini: “Oltre 21 mila miliardi di Yen (circa 170 miliardi di euro): è questa la stima più recente del costo totale dei lavori di bonifica e smantellamento della centrale nucleare di Fukushima Daiichi”[80]: un fiume di danaro pubblico di cui non si sa né come sia stato usato, né da chi. Anche per questo i cinesi sono preoccupatissimi: “Il Giappone si appresta a riavviare 9 reattori nucleari entro il prossimo inverno“[81]. Chi saranno gli operai che lavoreranno in queste centrali nucleari? Chi li sceglierà?
La recessione e lo scorporo di Toshiba
Alla fine del 2021, il Governo Kishida ha presentato un pacchetto di riforme fiscali, in linea con il progetto del vecchio governo Abe: aumento del credito d’imposta concesso alle imprese che aumentano i salari e investono nella formazione dei lavoratori stabili, in uno scenario che vede il PIL giapponese in calo nel 2021 di oltre il 3%[83]. L’aumento dei salari è l’obiettivo principale: già prima della guerra in Ucraina c’è stato un calo dei consumi interni (-1,3%) e degli investimenti (-2,3%), due dati che hanno contribuito ad un decremento della produzione industriale del 4,1%, cui si accompagna la mancata crescita della domanda estera[84], che per due decenni aveva nascosto gli effetti di una sostanziale stagnazione del mercato interno[85].
Date le frontiere chiuse al turismo, nemmeno l’anno olimpico ha potuto contribuire al rilancio dell’economia, così come è stato sostanzialmente nullo l’effetto della cosiddetta Sayonara Tax, o il pacchetto di incentivi per il turismo Go To Travel[86]. La bilancia commerciale con l’estero è negativa: 25,6 miliardi di euro nel solo 2020, tendenza stabile[87], colpa soprattutto dell’importazione di prodotti petroliferi[88].
La somma di tutto ciò che abbiamo spiegato è la decisione di scorporo di Toshiba, decisa nel novembre del 2021 in tre comparti: quello delle infrastrutture, che avrebbero compreso anche la centrali elettriche, quello dei dispositivi elettronici e quello delle memorie a semiconduttori[89]. Il piano prevede che il business principale, quello legato alla maggiore redditività, rimanga all’interno della controllante Kioxia Holdings, un produttore di chip di memoria che era stato scorporato dalla Toshiba e, per mesi, era stato sull’orlo di essere venduto per ripianare una parte delle perdite[90]: “Lo scorporo creerà due società distinte con caratteristiche di business uniche che guideranno i rispettivi settori nella realizzazione della carbon neutrality e della resilienza delle infrastrutture. La separazione consente a ciascuna azienda di facilitare un processo decisionale più agile con strutture di costo più snelle. Pertanto, entrambe le società saranno in una posizione molto migliore per capitalizzare sulle loro distinte posizioni di mercato, priorità e driver di crescita per fornire una crescita redditizia sostenibile e un maggiore valore per gli azionisti. Allo stesso tempo, Toshiba intende monetizzare le azioni di Kioxia massimizzando il valore per gli azionisti e restituire integralmente i proventi netti agli azionisti”[91].
Il motivo dello scorporo è racchiuso nella chiosa finale: “restituire integralmente i proventi netti agli azionisti non appena possibile”: in altri termini, il piano è, almeno in parte, finalizzato a incoraggiare gli azionisti stranieri a vendere[92]. Parafrasando Tomasi di Lampedusa, “se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi”. Il 7 febbraio 2022 arriva un colpo di scena: “Toshiba non si fa più in tre, lo scorporo in due società entro il 2023”: i piani di scissione, diffusi il 12 novembre 2021, sono già cambiati – due società, di cui una focalizzata sulle infrastrutture e l’altra sui dispositivi[93]. Toshiba vuole vendere la sua quota in Toshiba Carrier al gruppo Carrier per 877 milioni di dollari, e vuole vendere Toshiba Elevator & Building Systems, e Toshiba Lighting & Technology, per fare cassa e concentrarsi sulle attività più redditizie: una proposta che è soggetta all’approvazione degli azionisti e dello Stato[94].
Visti i maneggi tipici di Toshiba, la cosa non è passata inosservata, e viene valutata come un tentativo di disinnescare l’opposizione di quegli azionisti, in primis i fondi stranieri, che avevano accolto la precedente proposta con scarso favore e rendere credibile la promessa di restituire agli azionisti 2,6 miliardi di dollari in due anni[95]. Un tentativo di compromesso tra l’imprenditoria tradizionale giapponese e le esigenze degli investitori stranieri[96]. Un tentativo fallito: il 24 marzo 2022 l’assemblea degli azionisti ha fatto saltare il piano, votando contro[97]. Da quel momento in poi è sceso il silenzio, si attendono nuove chiarificazioni, ma è ovvio che le trattative vanno avanti[98] allo scopo di risolvere la questione quanto prima: se non si fa nulla esiste il pericolo concreto che Toshiba finisca in bancarotta. Tant’è vero che il titolo Toshiba, alla borsa di Tokyo, dopo l’assemblea di marzo è sceso del 5% circa[99].
Il dibattito sul presente ed il futuro delle economie uscite vincitrici dal Dopoguerra rimane aperto: la loro finta modernità, la loro corruzione, la loro dipendenza dalle prebende statali, la loro necessità di sfruttare la popolazione per salvare decrescenti profitti, i deficit del management politico, economico, finanziario ed industriale, sono tutte formule che, nascoste finora dalla propaganda, vengono sbugiardate dall’evidenza del fallimento. Il Giappone e le democrazie occidentali hanno però un asso nella manica: per convincere la popolazione non hanno bisogno della cieca violenza delle dittature, ma possono trovare il coraggio, se vogliono, di costruire una strada solidale e condivisa per uscire dalle crisi.
[1] https://www.reuters.com/technology/toshibas-lurch-crisis-crisis-since-2015-2021-11-11/
[2] https://www.nytimes.com/1988/12/27/business/seamy-side-of-business-in-japan-is-uncovered-in-a-stock-scandal.html
[3] https://www.nytimes.com/1988/12/27/business/seamy-side-of-business-in-japan-is-uncovered-in-a-stock-scandal.html
[4] https://www.nytimes.com/1988/12/27/business/seamy-side-of-business-in-japan-is-uncovered-in-a-stock-scandal.html
[5] https://www.kcl.ac.uk/news/the-toshiba-kongsberg-case
[6] https://digitalcommons.wcl.american.edu/cgi/viewcontent.cgi?referer=&httpsredir=1&article=1673&context=auilr;
Wrubel, Wende A. “The Toshiba-Kongsberg Incident: Shortcomings of Cocom, and Recommendations for Increased Effectiveness of Export Controls to the East Bloc.” American University International Law Review 4, no. 1 (1989), pages 241-273
[7] Wrubel, Wende A. “The Toshiba-Kongsberg Incident: Shortcomings of Cocom, and Recommendation for Increased Effectiveness of Export Controls to the East Bloc.” American University International Law Review 4, no. 1 (1989): pages 241-273.
https://digitalcommons.wcl.american.edu/cgi/viewcontent.cgi?referer=&httpsredir=1&article=1673&context=auilr
[8] Wrubel, Wende A. “The Toshiba-Kongsberg Incident: Shortcomings of Cocom, and Recommendations for Increased Effectiveness of Export Controls to the East Bloc.” American University International Law Review 4, no.1 (1989): pages 259-261
https://digitalcommons.wcl.american.edu/cgi/viewcontent.cgi?referer=&httpsredir=1&article=1673&context=auilr
[9] https://www.kcl.ac.uk/news/the-toshiba-kongsberg-case
[10] https://www.kcl.ac.uk/news/the-toshiba-kongsberg-case
[11] https://www.nippon.com/en/currents/d00296/
[12] George Cyril Allen, “A short economic history of modern Japan”, Allen & Unwin, London 1972
[13] https://www.euronews.com/next/2021/11/12/toshiba-results-timeline ; https://www.ft.com/content/ebc2e719-8b0a-4834-bc0a-46e8485862ab
[14] https://www.euronews.com/next/2021/11/12/toshiba-results-timeline
[15] https://www.euronews.com/next/2021/11/12/toshiba-results-timeline
[16] https://www.euronews.com/next/2021/11/12/toshiba-results-timeline
[17] https://www.euronews.com/next/2021/11/12/toshiba-results-timeline
[18] https://www.euronews.com/next/2021/11/12/toshiba-results-timeline
[19]https://www.global.toshiba/content/dam/toshiba/migration/corp/irAssets/about/ir/en/finance/ar/ar2020/tfr2020e.pdf?utm_source=www&utm_medium=web&utm_campaign=since202203CorpIr ; https://www.investopedia.com/articles/investing/081315/toshibas-accounting-scandal-how-it-happened.asp
[20] https://www.investopedia.com/articles/investing/081315/toshibas-accounting-scandal-how-it-happened.asp
[21] https://www.power-technology.com/news/ukraine-energoatom-westinghouse/
[22]https://www.global.toshiba/content/dam/toshiba/migration/corp/irAssets/about/ir/en/news/20151208_2.pdf?utm_source=www&utm_medium=web&utm_campaign=since202203CorpIr
[23]https://www.global.toshiba/content/dam/toshiba/migration/corp/irAssets/about/ir/en/news/20151208_2.pdf?utm_source=www&utm_medium=web&utm_campaign=since202203CorpIr
[24]https://www.global.toshiba/content/dam/toshiba/migration/corp/irAssets/about/ir/en/news/20151208_2.pdf?utm_source=www&utm_medium=web&utm_campaign=since202203CorpIr
[25]https://www.global.toshiba/content/dam/toshiba/migration/corp/irAssets/about/ir/en/news/20151208_2.pdf?utm_source=www&utm_medium=web&utm_campaign=since202203CorpIr
[26]https://www.global.toshiba/content/dam/toshiba/migration/corp/irAssets/about/ir/en/news/20151208_2.pdf?utm_source=www&utm_medium=web&utm_campaign=since202203CorpIr
[27]https://www.global.toshiba/content/dam/toshiba/migration/corp/irAssets/about/ir/en/news/20150729_1.pdf?utm_source=www&utm_medium=web&utm_campaign=since202203CorpIr
[28] https://www.law.ox.ac.uk/business-law-blog/blog/2021/09/toshiba-incident-and-its-implications
[29] https://www.law.ox.ac.uk/business-law-blog/blog/2021/09/toshiba-incident-and-its-implications
[30] https://www.reuters.com/technology/toshiba-set-announce-split-into-three-firms-shareholder-reaction-focus-2021-11-12/
[31] https://www.law.ox.ac.uk/business-law-blog/blog/2021/09/toshiba-incident-and-its-implications
[32] https://wipolex-res.wipo.int/edocs/lexdocs/laws/en/jp/jp187en.pdf
[33] “Investigation Report” , Translation, June 10, 2021, Page4 https://www.global.toshiba/content/dam/toshiba/migration/corp/irAssets/about/ir/en/news/20210610_1.pdf#page66 ; https://www.ft.com/content/ebc2e719-8b0a-4834-bc0a-46e8485862ab
[34] “Investigation Report” , Translation, June 10, 2021, Page 138-139https://www.global.toshiba/content/dam/toshiba/migration/corp/irAssets/about/ir/en/news/20210610_1.pdf#page66 ; https://www.ft.com/content/ebc2e719-8b0a-4834-bc0a-46e8485862ab
[35] https://www.reuters.com/technology/toshiba-set-announce-split-into-three-firms-shareholder-reaction-focus-2021-11-12/ ; https://www.law.ox.ac.uk/business-law-blog/blog/2021/09/toshiba-incident-and-its-implications
[36] https://asia.nikkei.com/Opinion/Toshiba-activist-Effissimo-fails-to-convince-with-board-seat-demands
[37] Earnings Power Value is a valuation technique popularized by Bruce Greenwald of Columbia University. It is a better methodology for analysing the value of a company than financial models, which are predominantly based on uncertain growth assumptions due to the need to project flows over very long-time horizons. The basic concept of EPV is to base the value of a company on the current cash flow and not on future projections that may not even materialise. This valuation technique excludes the growth potential that the company might experience in order to analyse it separately. Since future growth is excluded, only the investments necessary for the maintenance and upkeep of the facilities are considered. The aforementioned amount of investments is deducted from the operating incomehttps://cdn.fiscoetasse.com/upload/Epv-Luxottica-Group-spa-allegato.pdf
[38] https://papers.ssrn.com/sol3/papers.cfm?abstract_id=3856185
[39] https://www.ilsole24ore.com/art/toshiba-sull-orlo-crack-svalutazioni-63-miliardi-dollari-si-dimette-presidente-AEOrHhV?refresh_ce=1
[40] https://www.ilsole24ore.com/art/toshiba-sull-orlo-crack-svalutazioni-63-miliardi-dollari-si-dimette-presidente-AEOrHhV?refresh_ce=1
[41] https://www.ilsole24ore.com/art/toshiba-sull-orlo-crack-svalutazioni-63-miliardi-dollari-si-dimette-presidente-AEOrHhV?refresh_ce=1
[42] https://www.ilsole24ore.com/art/toshiba-sull-orlo-crack-svalutazioni-63-miliardi-dollari-si-dimette-presidente-AEOrHhV?refresh_ce=1
[43] https://www.ilsole24ore.com/art/toshiba-sull-orlo-crack-svalutazioni-63-miliardi-dollari-si-dimette-presidente-AEOrHhV?refresh_ce=1
[44] https://www.askanews.it/economia-estera/2022/05/26/toshiba-apre-a-rappresentanti-fondi-contestatri-nel-board-pn_20220526_00160/
[45] https://www.askanews.it/economia-estera/2022/06/07/toshiba-a-d-shimada-vendere-solo-per-rendere-grande-compagnia-pn_20220607_00207/
[46] https://www.ft.com/content/bdfff63b-93a4-451c-a98f-a22548106327
[47] https://www.ft.com/content/bdfff63b-93a4-451c-a98f-a22548106327
[48] https://www.ft.com/content/bdfff63b-93a4-451c-a98f-a22548106327
[49] https://www.theguardian.com/world/2011/nov/29/fukushima-daiichi-operator-tsunami-warning
[50] https://st.ilsole24ore.com/art/notizie/2014-03-17/dopo-fukushima-mondo-e-piu-sicuro-101104.shtml?uuid=ABijOY3
[51] “The Fukushima Daiichi accident”— Vienna: International Atomic Energy Agency, 2015. Foreword by Yukiya Amano Director General https://www-pub.iaea.org/mtcd/publications/pdf/pub1710-reportbythedg-web.pdf
[52] “The Fukushima Daiichi accident”— Vienna: International Atomic Energy Agency, 2015. Foreword by Yukiya Amano Director General https://www-pub.iaea.org/mtcd/publications/pdf/pub1710-reportbythedg-web.pdf
[53] http://www.asahi.com/special/yoshida_report/en/
[54] http://www.asahi.com/shimbun/20140912english.pdf https://greenreport.it/news/energia/fukushima-dopo-3-anni-arriva-verita-disastro-centrale-atomica/
[55] NHK is the State owned TV channel
[56] https://greenreport.it/news/energia/fukushima-dopo-3-anni-arriva-verita-disastro-centrale-atomica/
[57] https://www.reuters.com/article/us-toshiba-nuclear-idUSKBN17211S
[58] https://www.reuters.com/article/us-toshiba-nuclear-idUSKBN17211S
[59] https://www.reuters.com/article/us-toshiba-nuclear-idUSKBN17211S
[60] https://www.reuters.com/article/us-toshiba-nuclear-idUSKBN17211S ; https://www.nihonjapangiappone.com/pages/geostoria/geo/energia.php
[61] https://www.reuters.com/article/us-toshiba-nuclear-idUSKBN17211S
[62] https://www.asianews.it/notizie-it/Nucleare:-Kishida-vuole-riaccendere-le-centrali-giapponesi–55751.html
[63] https://www.bbc.com/news/business-29041403
[64] https://www.asianews.it/notizie-it/Nucleare:-Kishida-vuole-riaccendere-le-centrali-giapponesi–55751.html
[65] https://www.asianews.it/notizie-it/Nucleare:-Kishida-vuole-riaccendere-le-centrali-giapponesi–55751.html ; https://www.asahi.com/ajw/articles/14598206 ; https://www.bloomberg.com/news/articles/2022-04-06/nuclear-power-s-growing-fan-base-in-japan-faces-a-reality-check
[66] https://www.japantimes.co.jp/news/2022/04/13/national/kishida-nuclear-hints/
[67] https://www.bloomberg.com/news/articles/2022-04-27/nuclear-power-is-crucial-amid-pricey-fuel-crisis-japan-pm-says
[68] https://www.reuters.com/world/asia-pacific/kishida-support-edges-up-post-election-hurdles-linger-agenda-2022-07-13/
[69] https://www.bloomberg.com/news/articles/2022-04-06/nuclear-power-s-growing-fan-base-in-japan-faces-a-reality-check
[70] https://www.bloomberg.com/news/articles/2022-04-06/nuclear-power-s-growing-fan-base-in-japan-faces-a-reality-check
[71] https://www.bloomberg.com/news/articles/2022-04-06/nuclear-power-s-growing-fan-base-in-japan-faces-a-reality-check
[72] https://www.tvsvizzera.it/tvs/fukushima–autorità-nucleare-giapponese-approva-piano-tepco/47775296?utm_campaign=teaser-in-querylist&utm_source=tvsvizzerait&utm_medium=display&utm_content=o
[73] https://www.tvsvizzera.it/tvs/fukushima–autorità-nucleare-giapponese-approva-piano-tepco/47775296?utm_campaign=teaser-in-querylist&utm_source=tvsvizzerait&utm_medium=display&utm_content=o ; https://www.nytimes.com/2022/05/04/world/asia/japan-nuclear-power.html
[74] https://www.greenme.it/ambiente/fukushima-giornalista-spia/
[75] https://www.greenme.it/ambiente/fukushima-giornalista-spia/
[76] https://www.greenme.it/ambiente/fukushima-giornalista-spia/
[77] https://www.greenme.it/ambiente/fukushima-giornalista-spia/
[78] https://www.avvenire.it/mondo/pagine/la-yakuzza-arruola-i-senzatetto
[79] http://mascheraaztecaeildottornebbia.blogspot.com/2014/01/la-yakuza-e-la-bonifica-di-fukushima.html
[80] https://www.ilfattoquotidiano.it/2017/03/11/fukushima-sei-anni-dopo-bonifiche-a-rilento-e-lombra-dello-sfruttamento-di-lavoratori-senzatetto-e-stranieri/3444772/
[81] https://www.rainews.it/articoli/2022/07/il-giappone-pronto-al-riavvio-di-9-reattori-nucleari-per-contenere-i-blackout-energetici-ed9d9ea0-e888-4632-8a94-ba62aa7a2665.html
[82] https://blog.migrosbank.ch/it/quanto-ci-vorra-perche-il-giappone-esca-dalla-crisi/
[83] https://www.ilsole24ore.com/radiocor/nRC_15.02.2022_08.00_9110091?refresh_ce=1 ; https://www.fiscooggi.it/rubrica/dal-mondo/articolo/giappone-punta-sul-bonus-salari-rilanciare-consumi-ed-economia
[84] https://www.fiscooggi.it/rubrica/dal-mondo/articolo/giappone-punta-sul-bonus-salari-rilanciare-consumi-ed-economia
[85] https://it.investing.com/analysis/crolla-pil-in-giappone-sulla-contrazione-della-domanda-interna-17274
[86] https://www.fiscooggi.it/rubrica/dal-mondo/articolo/giappone-punta-sul-bonus-salari-rilanciare-consumi-ed-economia
[87] https://www.infomercatiesteri.it/quadro_macroeconomico.php?id_paesi=126#
[88] https://www.infomercatiesteri.it/quadro_macroeconomico.php?id_paesi=126#
[89] https://www.ansa.it/sito/notizie/economia/criptovalute/2021/11/12/toshiba-annuncia-scorporo-in-tre-divisioni-autonome_c0b66316-2c44-40b6-9576-2cf65b2edb50.html ; https://www.corrierecomunicazioni.it/digital-economy/toshiba-e-ufficiale-via-allo-scorporo-in-tre-societa-distinte/
[90] https://www.ansa.it/sito/notizie/economia/criptovalute/2021/11/12/toshiba-annuncia-scorporo-in-tre-divisioni-autonome_c0b66316-2c44-40b6-9576-2cf65b2edb50.html ; https://www.corrierecomunicazioni.it/digital-economy/toshiba-e-ufficiale-via-allo-scorporo-in-tre-societa-distinte/
[91] https://www.corrierecomunicazioni.it/digital-economy/toshiba-e-ufficiale-via-allo-scorporo-in-tre-societa-distinte/
[92] https://www.corrierecomunicazioni.it/digital-economy/toshiba-e-ufficiale-via-allo-scorporo-in-tre-societa-distinte/
[93] https://www.affaritaliani.it/economia/toshiba-non-si-fa-piu-in-tre-lo-scorporo-in-due-societa-entro-il-2023-778858.html
[94] https://www.affaritaliani.it/economia/toshiba-non-si-fa-piu-in-tre-lo-scorporo-in-due-societa-entro-il-2023-778858.html
[95] https://www.affaritaliani.it/economia/toshiba-non-si-fa-piu-in-tre-lo-scorporo-in-due-societa-entro-il-2023-778858.html
[96] https://www.affaritaliani.it/economia/toshiba-non-si-fa-piu-in-tre-lo-scorporo-in-due-societa-entro-il-2023-778858.html
[97] https://www.corrierecomunicazioni.it/digital-economy/toshiba-tutto-da-rifare-gli-azionisti-bocciano-lo-spezzatino/
[98] https://www.corrierecomunicazioni.it/digital-economy/toshiba-tutto-da-rifare-gli-azionisti-bocciano-lo-spezzatino/
[99] https://www.corrierecomunicazioni.it/digital-economy/toshiba-tutto-da-rifare-gli-azionisti-bocciano-lo-spezzatino/
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