Geopolitica
Confindustria, dalla Russia con amore
In una intervista a Libero il Presidente di Confindustria Russia ha pubblicamente attaccato l’Europa e gli Stati Uniti, in particolare il governo italiano, rei di avere imposto sanzioni e ritorsioni diplomatiche che costano e sono costate “decine di miliardi” di mancato fatturato per le imprese italiane nonché la erosione delle quote di mercato delle stesse sul mercato russo. Tralascio ogni considerazione sulla inopportunità un po’ megalomane dell’intervista utile più a Salvini che alle imprese e provo a fare in due conti quello che con raffinata dottrina e con ben altre capacità verrebbe definito Fact Checking.
Il quotidiano Sole24Ore nella edizione del 15 Febbraio 2018 in un articolo dedicato all’eccellente trend delle esportazioni italiane indica in un +19,3% l’incremento delle esportazioni verso la Russia parlando di un vero boom, articolo forse sfuggito alla filiale di Mosca dell’azionista del giornale e che già chiuderebbe il ragionamento.
Ma un approfondimento è d’obbligo anche sulle cifre assolute perché sono quelle che contano e queste ci dicono che nonostante il rublo svalutato e l’economia in forte sofferenza l’export italiano verso Mosca cresce anche se vale un po’ meno di 8 miliardi di euro rendendo problematico sostenere che a causa delle sanzioni ne abbiamo “persi decine”. Aggiungerei che l’Italia è il 6° paese per quota di mercato import russo e concluderei con la considerazione che la Russia rappresenta per noi il 13° paese per export, cioè a circa metà classifica (dati MISE). Esistono possibilità di crescita? Immagino di sì. Sono considerabili “strategiche” come volumi? Direi di no (semmai lo sono le nostre importazioni energetiche) alla luce del fatto che l’economia “del più grande paese al mondo” (cito l’intervista) è per dimensioni inferiore alla nostra, cosa che lascia sempre un po’ stupefatti quelli che non guardano i numeri, e che quindi ha potenziali piuttosto contenuti rispetto ad altri paesi.
Quali, ad esempio? Se io fossi Confindustria, oltre a mettere ordine nelle mie filiali, ragionerei ad esempio sulla Cina che sempre nel citato articolo del Sole24Ore fa un +22% ma si ferma a circa 10mld di export (pochini) con una quota italiana sull’import cinese pari al 19° posto (non buona). O Giappone, o India paesi per i quali non intendo tediare coi numeri.
Quale è dunque la sostanza dell’intervista di Libero? Squisitamente politica, stop. Ma ad una considerazione finale non ci si può sottrarre: Io capisco tutto ma non si era mai visto che la crisi di ruolo e politica delle associazioni sindacali portasse una filiale estera di una importante (ma l’interrogativo è ormai d’obbligo) associazione di imprenditori italiani ad attaccare frontalmente non solo il governo italiano ma il sistema di alleanze internazionali del quale l’Italia è parte dal 1946 in avanti e che è esattamente il mondo che permette all’Italia di avere oggi una ripresa economica tutta export oriented. Bisognerebbe ricordare a Confindustria Mosca e a Viale dell’Astronomia (se qualcuno se lo ricorda ancora è l’indirizzo romano) che 10 dei 12 paesi che precedono la Russia nel ranking delle nostre esportazioni fanno parte di quel mondo che le sanzioni le ha messe e che è molto, molto più importante e cruciale politicamente ed economicamente per le nostre aziende stare attaccati a quelli piuttosto che inseguire le fantasie di chi dopo Bardonecchia avrebbe per ritorsione ritirato nostri diplomatici da Parigi.
La campagna elettorale è finita, è ora di scendere dal fico e far di conto.
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