Geopolitica
Claudia Fusani: “E se Meloni davvero decidesse di far saltare il banco?”
Incontro Claudia Fusani, giornalista freelance e opinionista su La7, in Stazione Centrale a Milano, il giorno dopo l’attentato a Trump e qualche settimana dopo l’inchiesta di FanPage su Gioventù Nazionale, parte così la nostra chiacchierata, un’occasione per chiederle anche un commento sul nuovo Parlamento Europeo e sulla condizione della Rai di oggi.
Scrivi sia per la carta stampata sia per testate online, fai l’opinionista in tv, sei una scrittrice: fra tutte queste esperienze, cosa ti piace di più?
Probabilmente l’online perché se ho una notizia la veicolo con la velocità che contraddistingue il mezzo. Se invece devo fare un pezzo di analisi, mi piace scriverlo per la carta, con dettagli, dilungandomi. Anche il ruolo di opinionista televisiva mi piace, non potrei farne a meno. Sono una freelance, non è facile trovare lavoro: essere un volto un po’ conosciuto aiuta, lo dico con molta sincerità. Peraltro, se non cercassi le notizie per scriverle non saprei cosa dire in televisione. Trovare una notizia, capirla, elaborarla, scriverla è un processo che consolida i fatti: se li conosci bene, ti puoi sedere accanto a chiunque per discuterne.
Secondo l’ultimo report UE “Monitoraggio del pluralismo dell’informazione nell’era digitale” le condizioni della Rai sono a un “livello di rischio” del 71 per cento (rischio alto) a causa dell’influenza che la maggioranza esercita sull’ente radiotelevisivo. La pluralità di informazione è in pericolo?
Se lo è, non è certamente solo per colpa della Rai, visto che storicamente tutti i partiti di governo hanno occupato, chi più chi meno, la tv di Stato. Di certo, oggi assistiamo a un’occupazione quasi totale. Il problema dell’informazione, credo, è che a gran parte dei cittadini non importa essere correttamente informati, s’accontentano di leggere un titolo o guardare un video su TikTok. Purtroppo, i social hanno fatto danni enormi, una notizia va approfondita, un articolo va letto fino in fondo, non ci si può affidare al titolo o alle prime righe. Poi c’è la crisi dei giornali, peraltro da sempre schierati, da una parte o dall’altra. Per la televisione vale un po’ lo stesso discorso, il rischio è la pigrizia dell’utente, non basta lasciare il televisore acceso per capire una notizia. L’offerta di informazione è tanta e facilmente fruibile. Per esempio, il web, per il quale faccio soprattutto news analysis: non è vero che fornisce un’informazione superficiale, ti dà la stringa della notizia, poi ti propone le analisi.
Qual è il futuro del giornalismo?
La sfida del giornalismo sarà saper gestire l’enorme massa di news che tutti i giorni ci arriva addosso. Il futuro dell’informazione dei giornali di carta sarà sempre più di opinione, sarà necessario organizzare le notizie, metterle in fila e poi analizzarle. Assistiamo però a una progressiva diminuzione delle edicole. Anche nei luoghi di transito come le stazioni, i giornali si trovano in mezzo ai giocattoli, ad articoli di qualsiasi genere, a prodotti di profumeria. Fa tristezza.
Dopo il no di Mattarella al premierato, anche Meloni sembra essere più titubante, cosa succederà?
I grandi appuntamenti elettorali in Italia per il momento sono terminati, fatto salvo qualche consultazione locale. Il momento di maggiore calma coincide con il momento di maggiore fibrillazione, la maggioranza che ci governa è un cartello elettorale e non politico, una somma di forze che politicamente non condividono quasi nulla. Prendi il decreto sanità, dove Fratelli d’Italia voleva centralizzare le richieste e le prenotazioni delle visite, mentre la Lega con l’autonomia differenziata fa esattamente il contrario. Ancora, sul nuovo decreto Nordio sulle carceri i due sottosegretari di Lega e Fratelli d’Italia impediscono qualunque cosa che possa vagamente essere assimilata a uno svuota-carceri, mentre Forza Italia ci prova ma viene fermata. Insomma, una moltitudine di bracci di ferro all’interno dei partiti della coalizione. Vedremo poi cosa succederà in Europa e in America, due passaggi fondamentali; il terzo sarà la legge di bilancio, non ci sono soldi, qualcuno dice che la premier potrebbe addirittura far saltare il banco, perché pare non ne possa più di questi soci di maggioranza turbolenti e rivendicativi, soprattutto la Lega di Salvini. Se andrà male la trattativa in Europa, avremo dei problemi; non stiamo utilizzando al meglio i fondi del Pnrr, ne abbiamo investiti finora 50 miliardi su 113 incassati, non ci verranno concesse deroghe, ci servirebbe un commissario di peso. Consideravo pazzo fino a poco tempo fa chi sosteneva che Meloni potesse far saltare il banco, ora inizio a credere che potrebbe essere non impossibile.
Un commento sull’inchiesta di Fanpage su Gioventù Nazionale, sia dal punto di vista giornalistico sia da quello politico
Sono stati bravissimi, hanno fatto un’ottima inchiesta, ho invidiato, nel senso buono, la collega di Fanpage, mi auguro che il suo nome spifferato da qualche solerte politico di destra sia un nickname. L’inchiesta ha toccato nel vivo, politicamente parlando, Fratelli d’Italia, perché è un partito di destra-destra che mantiene la fiamma all’interno del simbolo, che non taglia ogni ponte con il fascismo e il neofascismo. Non amo e non credo a chi fa campagne sul ritorno del fascismo in Italia, però nei militanti del partito c’è un fondo di violenza fascista. Quell’inchiesta ha acceso i riflettori, ha un valore giornalistico e politico enorme. Giorgia Meloni è stata costretta a prendere provvedimenti. È a un bivio anche per questo: sarà in grado di rinunciare a questa parte di elettorato? Io non ho nulla contro la destra, che ha diritto di cittadinanza quanto la sinistra, ma servirebbe una destra contemporanea, moderna, loro sono arrivati al potere in modo tumultuoso, non hanno una classe dirigente all’altezza. Sono tutti amici e amici degli amici, mica solo i cognati ministri: in Europa è diventata vicepresidente del parlamento Antonella Sberna, moglie del capogruppo di Fratelli d’Italia della regione Lazio.
Orban promuove la creazione di un nuovo gruppo di estrema destra al Parlamento Europeo chiamato “Patrioti per l’Europa” e Sberna votata vicepresidente a Strasburgo, ma Le Pen perde in Francia e in Inghilterra i Tories cedono al laburisti. L’Unione Europea ha scongiurato un’ondata delle destre populiste oppure no?
Sì, ma l’Europa non è al sicuro. Bisognerebbe diventasse un soggetto politico vero, il che vuol dire Stati Uniti d’Europa e non una somma di staterelli, si dovrebbe far partire subito il nuovo consiglio e la nuova commissione con due obiettivi primari: togliere il potere di veto, le decisioni devono rispettare una maggioranza, ci sono 27 membri, se ne aggiungeranno presto altri e sarà necessario mettere mano ai trattati; aggredire il problema dell’immigrazione, perché un conto è salvare, un altro è accogliere. Altra cosa fondamentale è il dumping fiscale, sarà necessaria l’omogeneità. Infine, vista la situazione geopolitica e soprattutto quello che succederà in America, vorrei un’Europa più forte, con una difesa comune, con un esercito europeo, un Ministro della Difesa e uno degli Esteri veri. Vorrebbe dire cedere un po’ di sovranità, mettendo le spese per la difesa non fuori dal patto di stabilità, come dice il ministro Crosetto, ma in un fondo comune europeo.
Trump dopo l’attentato ha già vinto?
Si voterà il 5 novembre, oggi è il 18 di luglio. Sì, Trump sembra inattaccabile. Però in tre mesi può succedere di tutto.
Secondo te oggi qual è il diritto che più rischiamo di perdere?
Mi piacerebbe che tutti partissimo dalla stessa linea, dalle stesse condizioni, sarebbe importante garantire i diritti fondamentali a tutti. Nei paesi occidentali, nelle nostre democrazie, non dobbiamo perdere di vista il fatto che in partenza si debba avere le stesse garanzie: istruzione, sanità e condizioni minime di sopravvivenza, cosa che però anche da noi in Italia, non solo al sud, non sono garantite. Direi che negli ultimi anni la situazione è molto peggiorata.
Chi è Irene Brin, la protagonista del tuo libro?
Irene Brin è un personaggio fantastico, una formidabile giornalista dimenticata. Morì nel ’68, una data di passaggio dal vecchio al nuovo mondo. Su di lei ho scritto la mia tesi di laurea e poi un libro, grazie a molto materiale inedito. Fu la giornalista che inventò un nuovo modo di scrivere, aiutata da Leo Longanesi che le passava i pezzi. Una donna di grande cultura, madre austriaca e padre italiano, parlava quattro lingue, che negli anni ’20 voleva dire molto, leggeva i classici europei in lingua originale. Una donna scomoda non era di destra né di sinistra, non era la cattolica osservante, una protofemminista mentre il maschilismo imperava. Era una gallerista d’arte, ma soprattutto un’imprenditrice, fu lei a portare per la prima volta il Made in Italy oltreoceano, scrivendo per Harper’s Bazaar. Raccontando la sua storia, spero di aver restituito alla sua memoria quello che merita. Il mio sogno è quello di fare una fiction su di lei.
Hai in programma di scrivere un altro libro?
Vorrei scrivere un libro sul mio lavoro, ma mi manca ancora il finale. Un libro che invece scriverò presto è sul tennis.
Il tennis, una tua passione…
Sul canale Supertennis conduco una trasmissione, Tie Book, dove parlo di libri di tennis, non solo biografie, ma anche romanzi, talvolta scritti da giocatori. Il tennis è la mia cura, sentire il rumore della palla sulle corde è gioia allo stato puro. Da piccola giocavo, ma con scarsi risultati, perché mancavo di concentrazione, ho ripreso intorno ai 22 anni, quando è morto mio padre, e ho sempre giocato per aiutarmi a trovare fiducia e controllo di me. Il tennis è un gioco mentale.
Il match insolito fra due politici al quale vorresti assistere e perché?
Meloni-Schlein, non è insolito, ma vorrei mediarlo io, facendo io le domande e senza condividerle prima. Un match ormai impossibile, che però mi sarebbe piaciuto tantissimo è Renzi-Berlusconi, sarebbe stato un faccia a faccia strepitoso.Mi piacerebbe anche un duello Renzi-Schlein, anche questo open, senza domande concordate.
La prima cosa che fa Claudia Fusani al mattino?
Bevo il caffè, accendo la tv e mi guardo una rassegna stampa, poi passo al computer e inizio a leggere i giornali, prendo un blocknotes e mi segno le notizie più importanti, do un’occhiata in generale ai pezzi, appunto quelli da rileggere. I fondi e i pezzi di analisi hanno la precedenza rispetto alla cronaca, ma per prime leggo le interviste.
Che consiglio daresti a un o una giovane che volesse iniziare la professione di giornalista?
Di leggere molto, di imparare bene le lingue, di specializzarsi su un tema, perché il giornalismo tuttologo è un nostro limite, noi siamo cresciuti in un’epoca dove si doveva sapere un po’ di tutto rischiando di non sapere bene niente. Il futuro del giornalismo non può prescindere da un’informazione di qualità e questa la si ottiene specializzandosi.
L’intervista completa a Claudia Fusani sarà pubblicata nella seconda metà del 2025 in un libro intitolato “Giornaliste Italiane” un progetto nato con l’editore Luca Sossella e che comprende già un primo volume “Giornalisti Italiani” nelle librerie in questi giorni. L’idea è quella di proseguire il viaggio, iniziato con i giornalisti, attraverso la storia del giornalismo italiano e del nostro Paese, dagli anni ’70 a oggi. Come già successo per le interviste ai giornalisti, anche per questo secondo volume, alcune parti delle interviste alle giornaliste, soprattutto quelle che riguardano argomenti di attualità, saranno pubblicate in anteprima su GliStatiGenerali.
Devi fare login per commentare
Accedi