Geopolitica
Chi starà con chi, nel nuovo bipolarismo USA-Cina?
Con l’avviarsi della guerra in Ucraina verso quella che sembra essere una fase conclusiva, si stanno già facendo varie congetture sul futuro assetto dell’ordine mondiale. Quella più gettonata è che si verranno a creare due poli, uno intorno agli Stati Uniti uno più o meno intorno alla Cina, e che questi saranno sempre più in competizione tra loro, gettando nel caos la globalizzazione.
E’ una tesi suggestiva specie per chi adora le semplificazioni. Ma come tutte le semplificazioni non tiene conto della realtà e complessità dei rapporti internazionali che chi frequenta un po’ il mondo conosce bene.
Cominciamo col dire infatti che non è nemmeno chiaro chi, e a quali condizioni, farà parte di questi due “campi”. A parte il Giappone e quel pezzo di Europa che si ritrova sempre, incondizionatamente, a fianco degli USA (Italia, Regno Unito, Polonia, Paesi nordici), non è chiaro se il resto della UE sia veramente “acquisito” a questo campo. La Francia per esempio? E ne farà parte la Turchia che pur essendo nella NATO mantiene rapporti commerciali normali con la Russia ospitando pure gli yacht degli oligarchi in fuga? E che succede se arriva un nuovo Trump?
Se poi andiamo a guardare a quello che dovrebbe essere il campo “opposto”, l’incertezza sui partecipanti diventa ancora più grande. Siamo sicuri che una Russia ferita e in difficoltà per molti anni a venire trovi lo spazio necessario alla sua economia chiudendosi in Asia? I segnali iniziali non sono tutti incoraggianti: il Sud-Est asiatico per esempio non ha adottato il pacchetto sanzioni ma è opinione di molti osservatori che la questione Ucraina abbiadanneggiato il “pivot” che la Russia stava facendo in quest’area. E’ vero che l’India è stato il primo paese dell’area a creare un sistema di scambio di merci con la Russia che aggiri le sanzioni, ma è anche vero che la Russia non può pensare di contare solo su questo paese che ha sempre fatto strettamente l’interesse nazionalesenza “allinearsi”. E che dire dei recenti segnali provenienti dalla Cina, le cui banche (a cominciare da quella simbolo della Belt and Road, l’AIIB) hanno smesso di fare finanziamenti o aprire lettere di credito sulla Russia? La Cina semmai è molto più interessata a tenere nel “suo” campo il Sud-Est Asiatico dove ha una presenza economica (ed etnica) storicamente più forte.
Per non parlare poi del resto del mondo che dimentichiamo sempre, specie Medio Oriente e Africa. Tutto un mondo che, come ha dimostrato votando all’ONU, non è assolutamente chiaro in quale “campo” starebbe.
Ma a fianco a questa narrativa che vede un duopolio Cina-USA, con tutte le tensioni che questo può portare, se ne affianca anche un’altra che invece desidererebbe vedere nascere un terzo polo, che possa bilanciare il duopolio e smussare le tensioni suggerendo compromessi. Ci sarebbe, effettivamente, un gran bisogno di questo terzo polo.
Fino al 24 febbraio il candidato naturale sembrava essere la UE, ma temo che non lo sia più, per vari motivi legati anche allo scarso coraggio delle leadership a Bruxelles. L’Europa del post-guerra si ritroverà infatti una nuova divisione all’interno del continente intorno al confine con la Russia che le darà continuo disturbo e che minaccia di tenerla più lontana fisicamente anchedai mercati con la crescita più promettente (Asia orientale), dove invece l’America è ben presente. L’Europa poi vivrà una nuova crisi migratoria dalle zone del mondo danneggiate dalla guerra ed una energetica difficile da risolvere nel breve periodo. Infine,nonostante i vari proclami sull’ “esercito europeo” di cui si parla dagli anni 50, sarà ancora più dipendente di un anno fa dall’ombrello difensivo USA.
In che modo un soggetto che ha una “ever stronger partnership” (cit. Von Der Leyen) con gli USA potrà mai essere percepito come terzo? Semmai sarà percepito come un’ appendice del duopolistaatlantico, un po’ lenta ed esasperante nelle decisioni, ma che alla fine, magari con mille distinguo interni, si “allinea”.
Dove andiamo a trovare quindi il “terzo” necessario a riequilibrare il duopolio? Nei prossimi anni non se ne vede l’ombra, per cui continueremo a vivere con le regole che ci siamo dati 30 anni fa per un mondo ormai andato dominato da un solo monopolista (gli USA) ma in una realtà che avrà vari centri di potere e di influenza diffusi nel mondo. Difficile da navigare ma tutto sommato anche molto interessante per chi riesce a muoversi bene e bilanciare la presenza nelle varie “zone”. E cioè, come sempre, per le multinazionali alle quali le uniche aree vietate – vedrete – saranno poche, e per non molto tempo.
A bordo campo scalda i motori però un paese che abbiamo sottovalutato e che sarebbe più adatto dell’ “Europa atlantizzata” a fare il terzo polo: l’India. Basta vedere l’atteggiamento indipendente su tutte le questioni di politica internazionale preso negli ultimi anni per capire perché. Per far questo però l’India deve consolidare le tendenze tecnocratiche degli ultimi governi, proseguendo sul cammino di riforme molto pragmatiche della sua economia, come ha fatto il suo vicino più ingombrante prima di lei.
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