Geopolitica
Cento anni dopo: Sarajevo brucia ancora
L’Europa è in una crisi profonda. Esattamente come un secolo fa, Sarajevo potrebbe essere il palcoscenico su cui viene scoccata la scintilla che porta alla guerra mondiale. È una scintilla piccola, per ora, un conflitto locale fra tre etnie da sempre in guerra tra loro, ma in un secolo le cose non sono veramente cambiate: sotto la cenere di quel conflitto arde ancora la brace, ed è pronta a contagiare l’Europa intera – una volta ancora. Eppure, a Bruxelles come a Washington, nessuno sembra mostrare l’attenzione necessaria. Per l’ennesima volta, negli ultimi 120 anni, ogni iniziativa diplomatica esterna sembra peggiorare la situazione, invece che migliorarla.
Noi l’abbiamo già dimenticato da tempo, ma la guerra civile che, negli anni ’90, ha portato alla disintegrazione della Jugoslavia è iniziata nella piccola città di Banja Luka – il capoluogo di una provincia a maggioranza serba nella regione della Bosnia Erzegovina, divisa in tre aree: quella cattolica serba (dove vive poco più del 15% della popolazione), la più piccola, quella ortodossa bosniaca (ma dove vive il 30% della popolazione, insediata nel paese mezzo millennio fa) e la maggioranza musulmana (oltre il 50% della popolazione) che, anche negli anni di esistenza della Jugoslavia, era considerata una casta inferiore e senza diritti[1].
Alla morte del Maresciallo Tito è stata la minoranza cattolica di Banja Luka a scatenare la guerra contro tutte le comunità etniche e religiose della federazione jugoslava, ottenendo l’implosione e lo sgretolamento dell’unità nazionale ed una guerra civile barbara e sanguinosa[2], che ha trasformato la capitale della Bosnia, Sarajevo, in un cimitero in fiamme[3]. Il nuovo Stato multietnico della Bosnia Erzegovina è il risultato di anni di trattative, concluse con la stipula del Trattato di Dayton, nel novembre del 1995, che riconosce per la maggior parte i confini nati dagli scontri della guerra civile[4].
Da quando è stata raggiunta l’indipendenza, nel 1992, le elezioni della Bosnia-Erzegovina si tengono la prima domenica di ottobre, e l’infuocata campagna elettorale, piena di intrighi, minacce e disordini, si snoda durante tutta l’estate. Il risultato, anche quest’anno, è stato il consueto: Milorad Dodik, il cattolico serbo al potere dal 2009, ha deciso di candidarsi alla presidenza della Repubblica Serba, una delle tre componenti della Federazione Bosniaca[5], nonostante l’opposizione continui a gridare all’imbroglio (Dodik avrebbe ottenuto circa il 48% dei consensi[6]), e da questa posizione svolge un sabotaggio delle attività del governo federale a Sarajevo.
Il suo mandato inizia il 16 novembre[7], nonostante i partiti serbi di opposizione, guidati dal Movimento per il Cambiamento Democratico (PDP) e dalla sua leader, Jelena Trivić[8], rivendichino la vittoria, ottenuta in un paese frantumato e rifiutino di accettare il risultato[9]. Nella città di Banja Luka, che, da quando Dodik è al potere, e diventata de facto la capitale della Repubblica Serba di Bosnia ed Erzegovina, decine di migliaia di persone sono scese in piazza per chiede lo stop del riconteggio delle schede, accusando la commissione centrale elettorale di tentare di sovvertire la volontà del popolo di etnia serba[10].
Subito dopo la chiusura dei seggi, l’Alto rappresentante – figura diplomatica istituita dagli Accordi di Dayton e a loro garanzia – Christian Schmidt (che non è riconosciuto né da Banja Luka né da Mosca, ma è riconosciuto dall’UE e dagli USA[11]), ha imposto una modifica della legge elettorale bosniaca e della costituzione[12]. Si tratta di una riforma in discussione da sei anni, ma rimetterla sul tavolo oggi si è dimostrato un errore gravissimo: Dodik rivendica il trionfo elettorale e sottolinea che il caos dei risultati sia la conseguenza delle nuove regole imposte da Schmidt[13].
Prima del cambiamento, Dodik, serbo ultranazionalista, era il membro serbo della presidenza tripartita del Paese, insieme a Šefik Džaferović[14] (bosniaco musulmano) e Željko Komšić[15] (croato)[16]. Ora sarà Dodik sarà, da solo, a capo della Republica Srpska istituita con l’accordo di pace di Dayton, che ha posto fine alla guerra in Bosnia – un accordo negoziato da Slobodan Milošević, l’allora presidente della Serbia, il presidente croato Franjo Tuđman e Alija Izetbegović, presidente della Bosnia-Erzegovina[17]. Oltre agli aspetti di natura militare e di definizione dei confini, il trattato di Dayton conteneva la nuova Costituzione della Bosnia-Erzegovina e un accordo che avrebbe dovuto consentire il ritorno di tutti i rifugiati e gli sfollati nelle proprie case[18].
La parabola politica di Dodik
Milorad Dodik è nato il 12 marzo del 1959 a Banja Luka, dove si è diplomato in agraria per poi laurearsi dalla Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Belgrado[20]. Da giovane funzionario del partito unico ha rivestito una serie di importanti funzioni ufficiali nel Comune di Laktaši (1986-1990), tra cui l’ufficio del presidente del Consiglio esecutivo comunale. Nel 1990 è stato eletto al Parlamento della Bosnia ed Erzegovina come candidato dell’Alleanza delle forze riformatrici, e da qui è iniziata la sua ascesa politica[21].
Fonda il Club dei Rappresentanti Parlamentari Indipendenti e diventa il suo Presidente – il Club che, nel 1996, diventa la base per la creazione dell’Alleanza dei Socialdemocratici Indipendenti. Nel 1997 è rieletto nell’Assemblea del Popolo della Republica Srpska, e l’anno successivo viene eletto primo ministro della Republica Srpska di Bosnia. Ricopre questa carica fino al gennaio 2001[22]. Viene rieletto nel 2006, e nel novembre del 2014 diventa per la seconda volta primo ministro. Nel novembre del 2018 entra di nuovo nel governo come il Membro serbo della Presidenza della Bosnia ed Erzegovina. E ora inizia il suo terzo mandato come il Presidente della Repubblica[23].
Malgrado trent’anni fa fosse politicamente vicino al riformista Ante Marković, l’ultimo primo ministro della Jugoslavia[24], Dodik ha compiuto una giravolta di 360 gradi, manifestando chiaramente l’intenzione di ricostituire un esercito serbo-bosniaco e trasferire le competenze esclusive di Sarajevo a Banja Luka[25]. In questa città Dodik vuole concentrare alcune delle già scarse competenze esclusive dello Stato centrale: tra queste l’agenzia del farmaco, organismo importante in tempi di pandemia. Parallelamente propone una riforma del sistema fiscale e della giustizia, il tutto condito da esercitazioni intimidatorie della polizia e dell’esercito serbo-bosniaco nei pressi di Sarajevo che fanno temere il ritorno del regime di Tito[26].
All’epoca dei negoziati di Dayton Milorad Dodik viene elogiato, dall’allora Segretario di Stato americano Madeleine Albright, come una “boccata d’aria fresca”[27]. Da allora molto è cambiato. Nel 1998, Dodik era sostenuto dai funzionari delle truppe internazionali presenti in Bosnia. Meno di dieci anni dopo, nel 2006, il suo ritorno alla carica di primo ministro ha segnato l’inizio di una nuova era di duro nazionalismo separatista[28]: Dodik si dimostra un fervente nazionalista, che aspira alla secessione della Republika Srpska a maggioranza serba, oltre ad un’unità amministrativa autonoma, il distretto di Brcko, dal resto della Bosnia[29].
Gli accordi di Dayton prevedono invece una collaborazione fra le tre etnie, rappresentate da tre Presidenti, ciascuno dei quali può opporre un veto qualora rilevi una potenziale discriminazione per il gruppo etnico che rappresenta[30]. La consultazione elettorale del 2022 ha scelto tre futuri presidenti: Denis Becirovic (bosniaco), Zeljko Komsic (croato) e Zeljka Cvijanovic (serbo)[31]. L’ennesima nomina di Dodik a capo del governo mette in discussione questo accordo e questo risultato elettorale, che propone la separazione degli eserciti, degli organi giudiziari e dell’amministrazione fiscale: nei fatti, la secessione[32].
Nell’ottobre del 2021 l’Assemblea nazionale della Republika Srpska ha votato con una maggioranza risicatissima la costituzione di un’Agenzia per i medicinali dell’entità, ritirando così il proprio sostegno all’Agenzia nazionale bosniaca per i medicinali[34], e l’opposizione non ha votato per protestare contro Dodik. L’8 novembre del 2021 Dodik ha annunciato il ritiro dei soldati serbi dalle Forze armate bosniache: “Non permetteremo che le Forze armate diventino un esercito musulmano”, dice: “È un bene per la Bosnia-Erzegovina essere smilitarizzata, questa era la nostra proposta fin dall’inizio”[35]. Diviene quindi un’assoluta rarità: un leader politico il cui obiettivo è cancellare l’esistenza del Paese che presiede[36], contando non sul proprio elettorato, ma sull’esplicito sostegno di Russia, Serbia e Ungheria – gli alleati di Putin nell’area dell’Unione Europea[37].
Dodik minaccia la secessione della Repubblica serba e chiede uno “scioglimento pacifico” della Federazione di Bosnia ed Erzegovina – e per questo motivo, fin dal 2017, è stato sottoposto a sanzioni economiche statunitensi “per aver ostacolato attivamente gli sforzi per l’attuazione degli accordi di Dayton del 1995” [38]. Nel gennaio del 2022, il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti ha sanzionato di nuovo Dodik[39] per aver tolto competenze statali, trasferendole alla Republika Srpska[40]. Le sanzioni coinvolgono anche Alternativna Televizija doo Banja Luka, società controllata da Dodik, e alcune sue attività definite “corrotte” e “aperte minacce alla stabilità e all’integrità territoriale della Bosnia-Erzegovina”[41]. Il Regno Unito ha seguito l’esempio americano nell’aprile del 2022[42].
Paradossalmente, il processo secessionista è stato bloccato dall’invasione dell’Ucraina, anche se Dodik sostiene che la guerra ha solo rimandato i suoi piani[43]. E questa volta non si è candidato alla massima carica nella presidenza Bosniaca, ma ha concentrato le sue energie nel preservare il suo potere nella Republica Srpska[44]. La sua candidata alla presidenza tripartita federale, Zeljka Cvijanovic, è stata eletta a grande maggioranza (la prima donna a diventare presidente nella Bosnia indipendente dal 1996 ad oggi[45]): prima del voto lei era il primo ministro della Republica Srpska[46]. In questo modo Dodik mantiene il proprio potere sulla Republica Srpska e influenzare Sarajevo attraverso la signora Cvijanovic, anche lei colpita dalle sanzioni britanniche[47].
Ora l’intero paese è preda della confusione, ma quando si saranno calmate le acque si capirà quale sia l’influenza di Dodik sulle istituzioni e sulla politica estera della Bosnia, una scelta che dipende dalla scelta di entrare in un governo di coalizione federale o no. Lui ha già dichiarato che la Republika Srpska vuole il posto di ministro degli Esteri della Bosnia. Se il suo partito riuscisse ad ottenere il posto, ciò significherebbe quattro anni di emorragia della reputazione internazionale della Bosnia e, probabilmente, una sua nuova collocazione a fianco della Russia, e non più dell’Unione Europea[48].
L’influenza russa ed il contrappeso europeo
Con le sanzioni britanniche e statunitensi, l’avvicinamente di Dodik alla Russia era prevedibile. Dodik ha aperto un ufficio di rappresentanza della Republica Srpska a Mosca nel tentativo di perseguire una politica estera alternativa a quella ufficiale di Sarajevo[50]. Negli ultimi dieci anni ha visitato la Russia in diverse occasioni e dal 2014 ha più volte incontrato Vladimir Putin[51], l’ultima delle quali poco prima del voto[52]. Dodik offre alla Russia un nuovo appoggio nei Balcani occidentali e nel Mediterraneo.
Dodik si schiera al fianco di Putin nella guerra d’Ucraina[53], a differenza degli altri membri della presidenza bosniaca[54]: “Per quanto riguarda le nostre relazioni politiche in Bosnia Erzegovina, la posizione russa è legata dal sostegno del testo dell’accordo di Dayton. L’Accordo che l’Occidente ha cercato di smantellare. Mosca è rimasta impegnata invece nell’intesa e per questo resta un alleato di tutto rispetto”[55]. Per cui Dodik sostiene la legittimità dei referendum russi nell’Ucraina orientale, e li ritiene un modello per smembrare la Bosnia[56], al contrario di Belgrado, che li considera un pretesto per gli scopi secessionisti dei nazionalisti[57]. Dodik ha nuovamente incontrato Putin a giugno e a settembre[58].
Il 9 settembre 2022, la Federazione calcistica della Bosnia-Erzegovina ha annunciato che la nazionale di calcio avrebbe giocato una partita amichevole con la Russia a San Pietroburgo il 19 novembre. La notizia ha provocato l’ira della gente, ed i giocatori più famosi, Edin Dzeko e Miralem Pjanic, hanno criticato fortemente la decisione, annunciando che non avrebbero giocato. Il capo della federazione calcistica della Bosnia è Vico Zeljkovic, 34 anni, nipote di Milorad Dodik[59]. Quanto al prosieguo dell’invasione in Ucraina, Dodik ha dichiarato che “gli eventi hanno dimostrato che è stata una buona decisione per la Bosnia-Erzegovina non entrare nella NATO”, e che il Paese non avrebbe sostenuto le sanzioni[60]. In questo modo Banja Luka è una via d’uscita per Belgrado, che ha disperato bisogno di Bruxelles ma, al contempo, non vuole alienare le simpatie del governo di Mosca[61].
Al centro della controversia c’è la richiesta della Bosnia Erzegovina di aderire alla NATO, che ha svolto un ruolo chiave nell’attuazione dell’Accordo di Dayton grazie a nove anni di presenza militare, dal dicembre 1995 al dicembre 2004. La Bosnia-Erzegovina ha aderito al programma Partnership for Peace (PfP) nel 2006, è stata invitata ad aderire al Membership Action Plan nel 2010 e ha presentato il suo primo programma di riforma nel 2019[62]. Per facilitare la cooperazione il Paese ha una missione diplomatica presso il generale della NATO e la NATO mantiene un quartier generale militare a Sarajevo[63].
Nel Settembre 2020 Dodik e i suoi colleghi di presidenza hanno dichiarato che lo status di candidato all’UE per la Bosnia-Erzegovina è possibile nel 2021 se il Paese “implementa riforme di successo”[64]. Ma già l’anno dopo, a settembre 2021, Dodik si è recato a Budapest per partecipare al “vertice demografico”, dove ha criticato l’Unione europea, la comunità LGBT e la gestione della crisi europea dei migranti[65]. In un’intervista rilasciata al settimanale tedesco Der Spiegel, Dodik ha affermato che “i Balcani occidentali non sono mai stati così lontani dall’adesione all’Unione europea come lo sono oggi”[66].
Un recente sondaggio dell’Istituto Repubblicano Internazionale ha rilevato che il 58% dei bosniaci e il 52% dei croati sono favorevoli a una politica pro Unione Europea. L’adesione del Paese alla NATO è sostenuta dal 69% dei bosniaci e dal 77% dei croati, ma solo dall’8% dei serbi di Bosnia[68]. Molti analisti sottolineano che, oltre ad opporsi all’integrazione della Bosnia nelle istituzioni occidentali, sia Dodik che Putin mirano ad ostacolare gli sforzi per rafforzare lo Stato bosniaco: “la Russia ha sempre agito da guastafeste in Bosnia a basso costo”[69].
La Russia non accetta i verdetti di genocidio emessi dai tribunali internazionali contro i capi militari serbi ed è contraria all’adesione della Bosnia alla NATO. Mosca sostiene sia Dodik che il leader croato bosniaco Dragan Čović (sotto accusa per frode fiscale[70], appropriazione indebita[71] e abuso d’ufficio[72]). Anche Milorad Dodik è stato accusato dell’uso illegittimo di fondi statali e l’acquisto di appartamenti per gli alleati ed amici. L’ex ministro delle Finanze della Republica Srpska, Novak Kondić è stato accusato insieme a Dodik, ma entrambi sono stati assolti nell’ottobre 2005 per mancanza di prove[73]. Dodik e Čović, mantenendo la Bosnia disfunzionale, cercano di impedire al Paese di soddisfare i criteri per l’adesione alla NATO[74].
La convergenza di interessi della Russia con i due leader separatisti in Bosnia assicura che l’espansione della NATO verso i Balcani sia messa in pausa. Per la Russia si tratta di un’impresa a basso costo, che tiene la NATO fuori da quest’area in cui l’Occidente ha investito molto dopo gli accordi di Dayton. Senza un’ancora salda nell’Alleanza Atlantica, i Balcani rimangono la polveriera d’Europa. In mezzo a tensioni crescenti, a fine ottobre 2022 migliaia di soldati da 20 paesi NATO hanno condotto un’esercitazione militare su larga scala. Così l’Unione europea ha deciso di rafforzare la sua presenza militare in Bosnia e “sostenere la sovranità, l’unità e l’integrità territoriale del Paese”[75].
Per il resto, Bruxelles difende una verità storica: fondata sul più grande crimine compiuto sul suolo europeo dopo la Seconda guerra mondiale, la Republika Srpska sarà ricordata per il fatto che praticamente tutti i suoi ideatori sono stati condannati a lunghe pene detentive per crimini di guerra e contro l’umanità[76]. Ciò nonostante, Bruxelles non può nulla contro le smanie serbo-bosniache, visto che eventuali sanzioni non verrebbero condivise da Slovenia e Ungheria. C’è poi la questione dell’ingresso nell’Unione. La Bosnia-Erzegovina ha ricevuto lo status di “candidato” solo nell’ottobre del 2022[77][78].
Ma se le riforme proposte da Dodik dovrebbero sostituirsi alle 14 priorità indicate nel 2019 dalla Commissione europea, lo scenario cambierebbe radicalmente: “Il problema è che la Bosnia-Erzegovina, con la fine della guerra e gli accordi di Dayton, ha ricevuto una struttura amministrativa che rallenta non solo l’amministrazione interna, ma anche le decisioni in politica estera”. Visto che la presidenza del Paese è composta da tre membri, ciascuno per uno dei tre popoli costitutivi – la Bosnia Erzegovina ha circa 140 ministeri, ed è un sistema molto complicato e lento[79].
I dubbi dell’Unione europea sull’allargamento sono spesso stati ricondotti al timore di avere migrazioni o comunque spostamenti di popolazione di origine musulmana: “Il presidente Emmanuel Macron due anni fa disse che ‘la Bosnia è una bomba a orologeria’, riferendosi appunto al pericolo rappresentato dalla sua popolazione musulmana. È un’espressione chiaramente esagerata e che non riflette la realtà, ma che è indicativa delle resistenze europee a includere questo Paese nell’Unione”[81].
L’Europa apre le porte alla Bosnia-Erzegovina, ma tutto dipenderà da una serie di riforme economiche, giuridiche e sociali, dalla lotta alla corruzione e da un percorso di riconciliazione sociale che non è mai decollato. Anzi: dopo le elezioni del 2 ottobre si sono aumentate le tensioni fra le tre etnie: Trzcna Krajna, la piazza centrale di Banja Luka, è diventata il cuore delle proteste contro Milorad Dodik[82]. Il timore è che le formazioni paramilitari prendano le armi per difendere Dodik e spingere per la secessione da Sarajevo. I croati, che reclamano più poteri amministrativi e politici, minacciano di boicottare le già fragili istituzioni democratiche, ed il paese è sull’orlo di una crisi simile a quella del 1992[83].
Il 5 novembre i rappresentanti della minoranza serba si sono dimessi in blocco: un ministro, dieci parlamentari, i dirigenti delle amministrazioni locali, i funzionari della polizia del Kossovo – più di 300 agenti sui 994 in servizio (in un’azione sostenuta anche dal presidente serbo Aleksandar Vučić[84]). Il motivo: le targhe stradali – il governo di Pristina ha imposto l’adozione di targhe del Kossovo, e la minoranza vuole mantenere quelle serbe e accusa il governo di discriminazione nei loro confronti[85]. Anche i kossovari scendono in piazza e Belgrado rafforza la difesa delle frontiere, specie dopo aver avvistato droni militari.
Perché la crisi della Bosnia stravolge anche gli equilibri a Belgrado: basta una scintilla e il paese andrà in fiamme. La Russia è lì che soffia sul fuoco, e le preghiere di mantenere la calma sono inutili[86]. Gli aiuti europei (165 milioni di Euro offerti da Ursula von der Leyen) per sostenere l’aumento dei prezzi di energia hanno un costo molto alto: Belgrado deve decidere se vuole stare con la Russia o con l’Europa[87]. Il 23 novembre Milorad Dodik ha dichiarato che la Republika Srpska svilupperà la cooperazione con la Russia, la Cina e gli Stati Uniti e continuerà il suo percorso verso l’Unione Europea, ma senza aderire alla NATO[88]. Un messaggio forte e chiaro.
La situazione economica e sociale della Bosnia
Fin dall’indipendenza la Bosnia-Erzegovina lotta contro un’economia instabile, una corruzione sistematica e contro investimenti che si sono dimostrati solo sperpero di soldi. La crescita, nell’ultimo decennio, è dipesa dalla svendita delle risorse migliori del Paese, ovvero degli immobili e dei terreni[90] a uomini d’affari mediorientali, soprattutto a Sarajevo. A guadagnare sono solo alcuni politici, i principali oligarchi e i notai. Il sistema burocratico statale, sovradimensionato e inetto, in ritardo sulle riforme effettive, non fa che peggiorare la situazione. La mancanza di trasparenza, il fiorire di società fittizie e la corruzione danno il colpo di grazia[91].
Il paese va verso lo stallo, paralizzando l’attività politica, con l’inflazione sopra il 17% ed un aumento costante della criminalità. Secondo il Corruption Perceptions Index, la Bosnia è il Paese peggiore in Europa e si trova al 110° posto nel mondo su 180 paesi rilevati. Ciò esaspera gli animi tra i diversi gruppi etnici[92]. La crescita non si è tradotta in posti di lavoro e la disoccupazione è una delle principali preoccupazioni, specialmente tra i giovani e le donne – anche a causa del basso livello del sistema educativo[93].
La Bosnia registra un calo demografico da record: si stima che entro il 2050 possa perdere il 20-30% della propria popolazione[94]. Un terzo dei bosniaci vive all’estero, e migliaia di persone se ne vanno ogni anno, in cerca di una qualità di vita migliore (lavoro, un’istruzione, assistenza sanitaria, servizi pubblici migliori e un ambiente più pulito). La popolazione rimanente invecchia velocemente e la natalità bassa insieme comportano una lista di conseguenze importanti e costosi per l’economia, un rallentamento del processo di adesione all’UE e un ambiente sfavorevole per le imprese e gli investimenti locali ed esteri[95].
La disoccupazione è il problema principale per il 60% della popolazione, e quasi 45% degli abitanti prevede che la propria condizione economica peggiorerà in futuro – un altro motivo per abbandonare il Paese. L’inefficiente sistema di protezione sociale (assistenza sociale, indennità di disoccupazione, indennità di maternità, assicurazione sanitaria) scoraggia la gente: l’alta percentuale di persone non attive nel mercato di lavoro (63 persone su 100 né lavorano, né cercano un lavoro, e solo 7 sono alla ricerca di un lavoro che non trovano) causa un’enorme perdita di produttività di tutto il Paese[96].
Nel deserto di prospettive, gli investimenti e l’interscambio con l’UE (di gran lunga il principale partner commerciale del Paese) non bastano a risollevare un’economia in recessione a causa della pandemia, del calo dei consumi e degli investimenti[98]. L’UE nel 2020 ha investito 228 milioni di Euro – nulla di simile arriva dagli altri Paesi[99]: “L’influenza economica di altri Paesi è molto limitata: non ci sono potenze straniere che coltivano interessi così grandi al di là dei Paesi membri dell’Ue in Bosnia-Erzegovina … Sicuramente non Mosca: la Russia è un Paese povero. Gli investimenti in crescita – ma ancora marginali – sono quelli della Turchia e delle monarchie del Golfo, in particolare gli Emirati… l’intervento della Turchia si basa sull’eredità storica dell’Impero ottomano: è un legame di tipo culturale e religioso, più funzionale ad Ankara che a Sarajevo. Questo perché il presidente Erdoğan cerca, ormai da qualche anno, di promuoversi come il leader della comunità sunnita a livello globale”[100], spiega l’agenzia italiana ISPI[101]. I turchi stanno costruendo una città in mezzo alle montagne, Osenik, a 30 km da Sarajevo, che sarà un resort per i ricchi del Golfo Persico[102].
Secondo la Banca Mondiale, la sfida principale della Bosnia è proprio lo squilibrio del suo modello economico: gli incentivi sono orientati verso il settore pubblico invece che verso quello privato; verso i consumi invece che verso gli investimenti; verso le importazioni invece che verso le esportazioni[103]. Dopo un’accelerazione del 7,5% nel 2021, la crescita del PIL reale dovrebbe rallentare al 4,0% nel 2022. L’inflazione è salita al 16,7% (luglio 2022), spinta dai prezzi di cibo ed energia, creando il rischio crescente della miseria (specialmente nelle zone rurali, dove vive 52% della popolazione[104]). Si prevede che l’inflazione annuale raggiunga l’11% nel 2022, sperando che alcune riforme strutturali introdotte quest’anno (2022) possano sortire effetti positivi nel prossimo semestre[105].
La nuova costituzione antidemocratica
La Bosnia ha il regime costituzionale più decentralizzato e complesso del mondo, frutto degli Accordi di Dayton, che funge da costituzione del Paese, e ha sicuramente bisogno di riforme. Quasi tutte le posizioni elettive e amministrative dell’apparato governativo sono occupate secondo una rigida chiave etnica, il cui prodotto principale è il crollo della governance. Il sistema è anche palesemente discriminatorio, secondo otto importanti sentenze della Corte costituzionale bosniaca e della Corte europea dei diritti dell’uomo, perché concede diritti di rappresentanza quasi esclusivamente su base etnica e spesso esclude coloro che non si identificano come tali o che si trovano nella parte “sbagliata” del Paese (cioè dove la comunità etnica presunta non ha la maggioranza assoluta)[107].
Gli Stati Uniti, nel 2021, hanno nominato un inviato per la riforma elettorale, ma sono riusciti a ottenere solo una tempesta di polemiche. Il fallimento è peggiorato con il tentativo dell’Alto rappresentante Christian Schmidt (osteggiato da Russia e Cina[108]), che ha provato a cambiare le leggi elettorali a campagna elettorale già iniziata, provocando una nuova crisi e sollevando l’indignazione popolare[109]. Il 10 dicembre 2021, il Parlamento della Republika Srpska ha votato una serie di misure per la secessione. Milorad Dodik vuole abolire tutte le riforme e tornare alla costituzione del 1995, in cui tutti i poteri appartenevano alle regioni[110].
La nuova costituzione, proposta da Dodik, dovrebbe restituire all’autonomia serba quelli che lui considera diritti illegalmente sottratti dalle autorità della Bosnia-Erzegovina[111]. In particolare, la Republica Srpska dovrebbe riacquistare i poteri in materia di sicurezza, tra cui la ricostituzione di un proprio esercito, di un proprio servizio di intelligence e di un’agenzia di sicurezza. Secondo Dodik, le forze armate della Bosnia-Erzegovina stanno gradualmente diventando una “forza musulmana”, a causa della riluttanza di serbi e croati a entrare nell’esercito. Si prevede inoltre di separare la magistratura e l’ufficio del procuratore, nonché di assumere il potere di riscuotere le imposte indirette, compresi i dazi e le accise, dal centro[112]. Nei fatti: la secessione.
L’Unione Europea va avanti con la proceduta di adesione della Bosnia, come se nulla stia accadendo. I media internazionali, dopo alcuni giorni di interesse spasmodico, hanno spento le luci. Nessuno si occupa delle ceneri che calano sulla Bosnia, e tantomeno delle braci che ardono non viste. Un altro passo, l’ennesimo di questi anni, nella direzione completamente sbagliata.
[1] https://web.archive.org/web/20160630144751/http://www.popis2013.ba/popis2013/doc/Popis2013prvoIzdanje.pdf
[2] https://it.euronews.com/2022/01/09/come-trent-anni-fa-i-serbi-di-bosnia-rivogliono-la-secessione
[3] https://web.archive.org/web/20140302163248/http://www.ess.uwe.ac.uk/comexpert/ANX/VI-01.htm ; https://web.archive.org/web/20111213022305/http://www.helsinki.org.rs/tjgenocide_t01.html
[4] https://www.britannica.com/event/Dayton-Accords
[5] https://ilpiccolo.gelocal.it/speciale/il-piccolo-balcani/2022/10/31/news/vittoria_confermata_per_dodik_in_bosnia-12210914/ ; https://www.predsjednikrs.net/en/biography/
[6] https://ilpiccolo.gelocal.it/speciale/il-piccolo-balcani/2022/10/31/news/vittoria_confermata_per_dodik_in_bosnia-12210914/
[7] https://www.agenzianova.com/a/637854aa0a6077.04521439/4139755/2022-11-15/bosnia-oggi-la-prima-seduta-del-nuovo-parlamento-della-repubblica-srpska ; https://www.klix.ba/vijesti/bih/predsjednik-i-potpredsjednici-rs-a-polozili-zakletvu-dodik-opet-izazvao-skandal/221115120
[8] https://sot.com.al/english/rajoni/nje-serbe-qe-do-te-vriste-per-kosoven-kush-eshte-jelena-trivic-kundershta-i540516
[9] https://www.agenzianova.com/news/bosnia-il-2022-si-apre-tra-i-piani-di-dodik-e-lo-spettro-della-secessione/ ; https://www.avvenire.it/mondo/pagine/bosnia-escalation
[10] https://www.lindipendente.online/2022/10/26/bosnia-decine-di-migliaia-in-piazza-in-sostegno-a-dodik/#
[11] https://eadaily.com/ru/news/2022/11/08/bosniya-i-gercegovina-snova-treshchit-po-deytonskim-shvam
[12] https://ba.n1info.com/english/news/international-peace-envoy-in-bosnia-imposed-election-law-changes-on-election-day/ ; https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/bosnia-il-sussulto-dei-riformisti-e-limboscata-dellalto-rappresentante-36354
[13] https://it.euronews.com/2022/10/03/repubblica-serba-di-bosnia-ed-erzegovina-il-nazionalista-dodik-rivendica-la-vittoria
[14] https://www.parlament.ba/representative/detail/203 ; https://srebrenica.org.uk/memorial-day/messages-of-support/his-excellency-president-sefik-dzaferovic
[15] https://www.parlament.ba/representative/detail/219?lang=en
[16] https://it.euronews.com/2022/09/29/bosnia-erzegovina-domenica-si-vota-per-la-nuova-presidenza-tripartita
[17] https://www.balcanicaucaso.org/Dossier/Vent-anni-dopo-Dayton
[18] Full test: https://www.osce.org/files/f/documents/e/0/126173.pdf
[19] https://ilpiccolo.gelocal.it/speciale/il-piccolo-balcani/2022/09/21/news/dodik_in_visita_a_mosca_incassa_gli_auguri_di_putinimportante_averedegli_amici_come_voi-9091487/
[20] https://web.archive.org/web/20140714132935/http://database.cin.ba/baza/biography.php?id=59
[21] https://www.predsjednikrs.net/en/biography/
[22] https://www.predsjednikrs.net/en/biography/
[23] https://www.predsjednikrs.net/en/biography/
[24] https://www.balcanicaucaso.org/aree/Balcani/Ante-Markovic-addio-all-ultimo-premier-jugoslavo-108299
[25] https://www.terzogiornale.it/2022/03/07/in-bosnia-erzegovina-il-nazionalismo-serbo-verso-la-secessione/
[26] https://www.terzogiornale.it/2022/03/07/in-bosnia-erzegovina-il-nazionalismo-serbo-verso-la-secessione/
[27] https://balkaninsight.com/2018/04/06/milorad-dodik-from-albright-s-pet-to-putin-s-friend-03-28-2018/
[28] https://foreignpolicy.com/2022/10/07/bosnia-elections-milorad-dodik-putin-russia/
[29] https://foreignpolicy.com/2022/10/07/bosnia-elections-milorad-dodik-putin-russia/
[30] https://ilbolive.unipd.it/it/news/elezioni-bosnia-vince-moderazione
[31] https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/bosnia-il-sussulto-dei-riformisti-e-limboscata-dellalto-rappresentante-36354
[32] https://www.rferl.org/a/dodik-moscow-putin-elections-republika-srpska/32043995.html
[33] https://www.balcanicaucaso.org/Dossier/Vent-anni-dopo-Dayton
[34] https://www.klix.ba/vijesti/bih/narodna-skupstina-rs-a-izglasala-formiranje-entitetske-agencije-za-lijekove/211020140
[35] https://www.klix.ba/vijesti/bih/dodik-najavio-daljnje-povlacenje-iz-oruzanih-snaga-necemo-dopustiti-da-ta-vojska-postane-muslimanska/211108085
[36] https://foreignpolicy.com/2022/10/07/bosnia-elections-milorad-dodik-putin-russia/ ; https://www.balcanicaucaso.org/aree/Bosnia-Erzegovina/Republika-Srpska-l-autocrazia-di-Dodik-191882
[37] https://ilbolive.unipd.it/it/news/elezioni-bosnia-vince-moderazione
[38] https://www.reuters.com/article/us-usa-sanctions-bosnia-dodik-idUSKBN1512WI
[39] https://home.treasury.gov/news/press-releases/jy0549 ; https://home.treasury.gov/policy-issues/financial-sanctions/recent-actions/20220105
[40] https://foreignpolicy.com/2022/10/07/bosnia-elections-milorad-dodik-putin-russia/
[41] https://www.repubblica.it/esteri/2022/01/05/news/bosnia_erzegovina_gli_usa_sanzionano_dodik_per_corruzione_e_minacce_alla_stabilita_-332763599/
[42] https://www.gov.uk/government/news/uk-announces-sanctions-under-bosnia-and-herzegovina-sanctions-regime-11-april-2021
[43] https://www.rferl.org/a/dodik-moscow-putin-elections-republika-srpska/32043995.html
[44] https://foreignpolicy.com/2022/10/07/bosnia-elections-milorad-dodik-putin-russia/
[45] https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/bosnia-il-sussulto-dei-riformisti-e-limboscata-dellalto-rappresentante-36354
[46] https://roscongress.org/en/speakers/tsviyanovich-zhelka/biography/
[47] https://www.rferl.org/a/bosnia-dodik-cvijanovic-uk-sanctions/31797542.html
[48] https://foreignpolicy.com/2022/10/07/bosnia-elections-milorad-dodik-putin-russia/
[49] https://foreignpolicy.com/2022/10/07/bosnia-elections-milorad-dodik-putin-russia/
[50] Official web-site: https://www.rsmoscowoffice.ru/
[51] https://www.rferl.org/a/dodik-moscow-putin-elections-republika-srpska/32043995.html
[52] https://ilpiccolo.gelocal.it/speciale/il-piccolo-balcani/2022/09/21/news/dodik_in_visita_a_mosca_incassa_gli_auguri_di_putinimportante_averedegli_amici_come_voi-9091487/
[53] https://ba.n1info.com/english/news/dodik-supports-pro-russia-referenda-in-ukraine-says-he-would-send-observers/
[54] https://www.euractiv.com/section/politics/short_news/bih-tripartite-presidency-deeply-divided-on-ukraine-russia-crisis/
[55] https://it.euronews.com/2022/09/29/bosnia-erzegovina-domenica-si-vota-per-la-nuova-presidenza-tripartita
[56] https://it.euronews.com/2022/10/03/repubblica-serba-di-bosnia-ed-erzegovina-il-nazionalista-dodik-rivendica-la-vittoria ; https://ba.n1info.com/english/news/dodik-supports-pro-russia-referenda-in-ukraine-says-he-would-send-observers/
[57] https://it.euronews.com/2022/09/29/bosnia-erzegovina-domenica-si-vota-per-la-nuova-presidenza-tripartita
[58] https://foreignpolicy.com/2022/10/07/bosnia-elections-milorad-dodik-putin-russia/
[59] https://www.transfermarkt.it/vico-zeljkovic/profil/trainer/90671
[60] https://europeanwesternbalkans.com/2022/02/24/russian-attack-on-ukraine-serbia-and-republika-srpska-yet-to-take-a-position/
[61] https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/bosnia-il-sussulto-dei-riformisti-e-limboscata-dellalto-rappresentante-36354
[62] https://www.nato.int/cps/en/natohq/topics_49127.htm
[63] https://www.nato.int/cps/en/natohq/topics_49127.htm
[64] https://www.slobodnaevropa.org/a/30866617.html
[65] https://ba.n1info.com/vijesti/dodikove-izjave-u-budimpesti-izazvale-burne-reakcije/
[66] https://www.klix.ba/vijesti/bih/dodik-za-spiegel-zapadni-balkan-nikada-nije-bio-dalje-od-evropske-unije/211023077
[67] https://balkaninsight.com/2021/12/21/orban-hungary-gives-e100-million-support-to-bosnian-serbs/
[68] https://foreignpolicy.com/2022/10/07/bosnia-elections-milorad-dodik-putin-russia/
[69] https://foreignpolicy.com/2022/10/07/bosnia-elections-milorad-dodik-putin-russia/
[70] https://web.archive.org/web/20150919034516/https://www.cin.ba/en/nestali-dokazi-iz-predmeta-covic-lijanovici/ ; https://www.balcanicaucaso.org/aree/Bosnia-Erzegovina/Bosnia-giudici-internazionali-sotto-esame-89568
[71] https://www.balcanicaucaso.org/aree/Bosnia-Erzegovina/Bosnia-giudici-internazionali-sotto-esame-89568
[72] https://www.balcanicaucaso.org/aree/Bosnia-Erzegovina/Bosnia-giudici-internazionali-sotto-esame-89568
[73] https://web.archive.org/web/20150919034516/https://www.cin.ba/en/nestali-dokazi-iz-predmeta-covic-lijanovici/
[74] https://foreignpolicy.com/2022/10/07/bosnia-elections-milorad-dodik-putin-russia/
[75] https://it.euronews.com/2022/10/25/bosnia-unione-europea-esercitazione-militare-congiunta-su-larga-scala
[76] https://www.balcanicaucaso.org/aree/Bosnia-Erzegovina/Republika-Srpska-l-autocrazia-di-Dodik-191882
[77] https://www.repubblica.it/esteri/2022/10/13/news/bosnia_unione_europea-369852103/?ref=search
[78] https://www.terzogiornale.it/2022/03/07/in-bosnia-erzegovina-il-nazionalismo-serbo-verso-la-secessione/ ; https://www.huffingtonpost.it/entry/sarajevo-sola-e-in-trappola-lontana-dalleuropa-non-e-un-posto-per-giovani_it_61607c5be4b0c1ab4bb43b82/
[79] https://www.huffingtonpost.it/entry/sarajevo-sola-e-in-trappola-lontana-dalleuropa-non-e-un-posto-per-giovani_it_61607c5be4b0c1ab4bb43b82/
[80] https://seenews.com/news/thousands-in-banja-luka-demand-end-to-unsolved-murders-in-bosnia-609954
[81] https://www.huffingtonpost.it/entry/sarajevo-sola-e-in-trappola-lontana-dalleuropa-non-e-un-posto-per-giovani_it_61607c5be4b0c1ab4bb43b82/
[82] https://www.repubblica.it/esteri/2022/10/13/news/bosnia_unione_europea-369852103/?ref=search
[83] https://www.repubblica.it/esteri/2022/10/13/news/bosnia_unione_europea-369852103/?ref=search
[84] https://www.repubblica.it/esteri/2022/11/07/news/kosovo_tensione_secessione_serbia-373347043/?ref=search
[85] https://www.repubblica.it/esteri/2022/11/07/news/kosovo_tensione_secessione_serbia-373347043/?ref=search
[86] https://www.repubblica.it/esteri/2022/11/06/news/mosca_aizza_lo_scontro_nel_kosovo-373173613/?ref=search ; https://www.repubblica.it/esteri/2022/11/07/news/kosovo_tensione_secessione_serbia-373347043/?ref=search
[87] https://www.repubblica.it/esteri/2022/11/06/news/mosca_aizza_lo_scontro_nel_kosovo-373173613/?ref=search
[88] https://eadaily.com/ru/news/2022/11/23/prezident-respubliki-serbskoy-vstuplenie-strany-v-nato-ne-planiruetsya
[89] Bosnia and Herzegovina, Systematic Country Diagnostic Update. World Bank Group, 2020. https://documents1.worldbank.org/curated/en/211081591353275875/pdf/Bosnia-and-Herzegovina-Systematic-Country-Diagnostic-Update.pdf , pag. 25
[90] https://balkans.aljazeera.net/teme/2016/8/25/sta-je-prodato-arapima-na-vrelu-bosne
[91] https://www.balcanicaucaso.org/eng/Areas/Bosnia-Herzegovina/Bosnia-Herzegovina-for-sale-174968
[92] https://ilbolive.unipd.it/it/news/elezioni-bosnia-vince-moderazione
[93] Bosnia and Herzegovina, Systematic Country Diagnostic Update. World Bank Group, 2020. https://documents1.worldbank.org/curated/en/211081591353275875/pdf/Bosnia-and-Herzegovina-Systematic-Country-Diagnostic-Update.pdf , pag. 9
[94] https://www.huffingtonpost.it/entry/sarajevo-sola-e-in-trappola-lontana-dalleuropa-non-e-un-posto-per-giovani_it_61607c5be4b0c1ab4bb43b82/
[95] Bosnia and Herzegovina, Systematic Country Diagnostic Update. World Bank Group, 2020. https://documents1.worldbank.org/curated/en/211081591353275875/pdf/Bosnia-and-Herzegovina-Systematic-Country-Diagnostic-Update.pdf , pag. 9
[96] Bosnia and Herzegovina, Systematic Country Diagnostic Update. World Bank Group, 2020. https://documents1.worldbank.org/curated/en/211081591353275875/pdf/Bosnia-and-Herzegovina-Systematic-Country-Diagnostic-Update.pdf , pag. 33
[97] Bosnia and Herzegovina, Systematic Country Diagnostic Update. World Bank Group, 2020. https://documents1.worldbank.org/curated/en/211081591353275875/pdf/Bosnia-and-Herzegovina-Systematic-Country-Diagnostic-Update.pdf , pag. 33
[98] https://www.worldbank.org/en/news/press-release/2021/04/27/subdued-recovery-expected-in-bosnia-and-herzegovina-following-historic-recession-says-new-world-bank-report
[99] https://www.huffingtonpost.it/entry/sarajevo-sola-e-in-trappola-lontana-dalleuropa-non-e-un-posto-per-giovani_it_61607c5be4b0c1ab4bb43b82/
[100] https://www.huffingtonpost.it/entry/sarajevo-sola-e-in-trappola-lontana-dalleuropa-non-e-un-posto-per-giovani_it_61607c5be4b0c1ab4bb43b82/
[101] https://www.ispionline.it/it/bio/giorgio-fruscione
[102] https://www.balcanicaucaso.org/eng/Areas/Bosnia-Herzegovina/Bosnia-Herzegovina-for-sale-174968
[103] https://www.worldbank.org/en/country/bosniaandherzegovina/overview#1
[104] Bosnia and Herzegovina, Systematic Country Diagnostic Update. World Bank Group, 2020. https://documents1.worldbank.org/curated/en/211081591353275875/pdf/Bosnia-and-Herzegovina-Systematic-Country-Diagnostic-Update.pdf , pag. 36
[105] https://www.worldbank.org/en/country/bosniaandherzegovina/overview#5
[106] https://www.focus.it/cultura/storia/attentato-sarajevo-che-scatena-grande-guerra
[107] https://www.justsecurity.org/82803/rebooting-bosnias-constitutional-reform-process/
[108] https://www.eurointegration.com.ua/rus/news/2021/12/13/7131515/
[109] https://www.justsecurity.org/82803/rebooting-bosnias-constitutional-reform-process/
[110] https://www.dw.com/ru/bosnijskie-serby-sdelali-pervyj-shag-k-raskolu-bosnii-i-gercegoviny/a-60088118
[111] https://eadaily.com/ru/news/2022/10/10/milorad-dodik-potreboval-nezavisimosti-dlya-respubliki-serbskoy
[112] https://www.eurointegration.com.ua/rus/news/2021/12/13/7131515/
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