Geopolitica
Carceri in Russia, un drammatico viaggio tra torture ed abusi
Il 16 febbraio 2024 Alexei Navalny, uno dei più famosi ed importanti oppositori politici di Vladimir Putin, muore all’interno della colonia penale siberiana denominata IK-3, nota anche col nome di “Lupo Polare”, una struttura correttiva di massima sicurezza situata nel centro abitato di Kharp, nel circondario autonomo di Yamalo-Nenets, una zona remota del circolo polare artico a poco meno di 2.000 chilometri da Mosca.
Le prime informazioni fornite dalla struttura carceraria sulle dinamiche della sua morte indicano che “si è sentito male dopo una passeggiata, perdendo quasi immediatamente conoscenza”. Ai familiari, informati della morte ed accorsi nella struttura, viene fornita una diagnosi di sindrome della morte improvvisa, un termine molto vago che sta ad indicare una morte causata da arresto cardiaco ma che non ne specifica le cause. Alcune fonti riferiscono di una morte causata da un coagulo di sangue, informazione poco credibile poiché per accertarla necessiterebbe di un esame autoptico che, all’epoca dei fatti, non poteva ancora essere stato realizzato.
Secondo il giornale Novaya Gazeta il corpo, trasferito all’obitorio dell’ospedale clinico distrettuale di Salekhard, mostra segni di contusioni compatibili con una sorta di convulsione e tracce di tentativi di massaggio cardiaco. Una squadra speciale di investigatori promette di indagare mentre alla famiglia viene negata la restituzione delle spoglie.
Il 22 febbraio, Lyudmila Navalnaya, mamma di Navalny, afferma che gli investigatori le hanno permesso di vedere il corpo di suo figlio e che le fanno firmare un certificato di morte in cui si dichiara che suo figlio è morto per cause naturali[1].
Il corpo verrà finalmente restituito ed i funerali si terranno il 1° marzo dopo numerose difficoltà nel trovare un luogo che accetti di svolgere le esequie. I presenti saranno migliaia e formeranno lunghe code sotto la stretta sorveglianza di centinaia di agenti. Oltre un centinaio di persone verranno arrestate durante le commemorazioni in onore di Navalny in almeno diciannove città[2].
A Parigi viene allestita una riproduzione della cella in cui è stato rinchiuso Navalny nei suoi ultimi giorni di vita[3]
Un prigioniero racconta che, la sera prima della morte dell’oppositore, nella colonia penale esplode una “strana confusione” con le guardie carcerarie che intensificano i controlli e rafforzano le disposizioni di sicurezza. La mattina successiva viene avviata una operazione di “requisizione totale” nelle baracche, con la confisca di cellulari ed altri oggetti personali ai detenuti; poco dopo arriva un comitato dell’ufficio centrale del servizio penitenziario federale e, verso le 8:00, la notizia della morte di Navalny si diffonde tra i detenuti.
Dopo una persecuzione politica durata anni – dal 2012 è stato oggetto di uno stillicidio di arresti, processi, detenzioni brevi e pene sospese, nel 2016 e nel 2017 viene picchiato e cosparso di zelyonka, un disinfettante dal colore verde, difficilmente lavabile, usato per “marchiare” i traditori – Navalny viene arrestato nel 17 gennaio 2021 durante il ritorno dalla Germania, dopo essersi curato da un avvelenamento di novichok. L’attivista sa che il tribunale di Mosca lo sta aspettando, ma sceglie deliberatamente di andare incontro al proprio destino. Nel processo del 2 febbraio riceve la prima condanna a due anni e mezzo per aver violato la libertà condizionale e viene rinchiuso nella colonia penale IK-2 nella provincia di Pokrov, a circa due ore di macchina ad est di Mosca, poi trasferito nel giugno del 2023 nella struttura IK-6 di Melekhovo, nella regione di Vladimir[4].
Ma il regime carcerario riservato al dissidente dovrà essere ancora più duro e nel dicembre del 2023 viene condotto in segreto nella struttura a regime speciale IK-3, dopo tre settimane di viaggio durante il quale non si ha alcuna notizia di lui – da Vladimir a Mosca, poi Chelyabinsk, Ekaterinburg, Kirov, Vorkuta, Kharp, un viaggio disumano in uno strano percorso come riferirà lui stesso, una prassi riservata ai detenuti ritenuti particolarmente pericolosi[5].
Nella cella di Kharp Navalny dovrà scontare 19 anni per violazione della libertà vigilata, appropriazione indebita, oltraggio alla corte, motivazioni che hanno il sapore della beffa: il vero motivo della detenzione è ovviamente politico. Nel 2023, difatti, altri venti anni verranno aggiunti per “terrorismo” ed “estremismo”.
Ma nemmeno in cella Navalny placa la sua opposizione al regime, malgrado nei suoi confronti viene applicato un sistema carcerario durissimo. L’attivista accuserà le autorità russe di praticare la tortura: viene svegliato di continuo durante la notte, viene spedito nella cella di rigore tre volte in due mesi dopo averla subita già ben 24 volte nella struttura penitenziaria precedente (su 1.126 giorni ne passa 295 in uno shtrafnoy izolyator, o shizo, una fredda cella di 2 metri per 2,5 con un buco a terra come latrina e un letto che alle 6 del mattino deve essere ripiegato contro il muro, cosicché il detenuto è costretto tutto il giorno a stare in piedi[6]), è sorvegliato da una telecamera 24 ore su 24, è costretto a uscite esterne la mattina presto subendo le temperature gelide che arrivano anche a -45° C, gli vengono concessi soltanto 10 minuti per consumare i pasti, viene quasi completamente isolato dagli affetti non potendo avere contatti con l’esterno né ricevere pacchi, gli vengono negate le cure mediche[7].
Distanze siderali dalle terre natie: l’arma psicologica
L’interno di uno dei vagoni blindati, chiamati “Stolypins”, usato per trasferire i carcerati in condizioni disumane[8]
La legislazione russa stabilisce che i detenuti debbano scontare la pena vicino la loro casa per facilitare la riabilitazione, eppure la maggior parte di loro viene allontanata migliaia di chilometri dalle proprie famiglie. Le località sperdute nelle quali sono seminate le colonie penali rendono estremamente difficili le visite dei familiari. Poiché solo 46 dei 760 istituti penali russi accolgono donne, sono queste ultime le maggiori vittime delle tradotte disumane.
La pratica di mandare i prigionieri in esilio in parti lontane del paese è una tradizione che risale a secoli prima del periodo sovietico, divenendo una cultura penale unica in Russia che combina la prigionia con l’esilio. Molti dei 760 istituti penitenziari appartenenti al sistema sovietico Gulag ed ereditati dal Servizio Penitenziario Federale Russo (FSIN), si trovano in ex campi di lavoro in parti remote e scarsamente popolate del paese. Per raggiungerle, i prigionieri sono costretti a viaggi lunghi che durano spesso più di un mese, svolti in condizioni disumane, attraversando anche 6.000 km[9].
Heather McGill, una ricercatrice che lavora per Amnesty International, racconta di carrozze speciali agganciate ai normali convogli, con cabine di 3,5 metri quadrati nelle quali vengono stipati fino a 12 prigionieri quando al massimo potrebbero contenerne quattro. Gli stessi prigionieri devono poi portare con loro le proprie cose, non è previsto un convoglio bagagli, il che riduce ancora di più lo spazio utile. Gli scompartimenti non hanno finestre, solo una grata che dà sul corridoio del treno[10]. Non viene loro fornita biancheria di ricambio, per giorni non viene data la possibilità di lavarsi, l’acqua in genere scarseggia e in quegli ambienti la temperatura può raggiungere i 40°C. La toilette può essere usata ogni 6 ore, al punto che i detenuti preferiscono non mangiare e bere: un ex prigioniero afferma: “Se l’avessi saputo il giorno prima avrei smesso di bere: meglio avere sete che soffrire sul treno”[11].
Aleksei Sokolov del Gruppo per i diritti umani degli Urali, riferisce che “la distanza è uno dei modi per indebolire psicologicamente i prigionieri. Sono molto lontani dal sostegno e dall’aiuto”. Durante il transito i prigionieri diventano invisibili, non si ha alcuna notizia di loro per decine di giorni, come nel caso di Ildar Dadin, dissidente politico scomparso nel dicembre 2016 dopo aver affermato di aver subito torture e ricomparso un mese dopo in una colonia carceraria vicino al Kazakistan, a 3.000 chilometri di distanza dalla sua precedente prigione[12]. Stessa sorte per Navalny.
Il sistema penitenziario, eredità dei Gulag
Fuggire da questi luoghi è praticamente impossibile e, se vi si riesce, si va incontro a morte certa: alti recinti sorvegliati costantemente da guardie dotate di cani, intorno solo desolazione e condizioni ambientali ostili, con il centro abitato più vicino che può distare anche diverse centinaia di chilometri.
La colonia penale che vede la morte di Navalny è uno dei luoghi di detenzione più infernali. Costruita nell’agosto del 1961 e denominata YATs-34/3 (anche conosciuto col nome Podgornaya) sul sito del 501° gulag, la struttura diviene un campo per prigionieri coinvolti nella costruzione, oltre che del villaggio, anche della ferrovia – secondo la classica applicazione del metodo stalinista -, cantieri in cui muoiono per stenti, percosse ed incidenti decine di migliaia di detenuti[14]. Rinominato nel 1999 “Istituzione OG-98/3”, il campo viene trasformato per ospitare criminali particolarmente pericolosi e recidivi e, dal 2011, prende il nome di “FKU IK No. 3 UFSIN della Russia per l’Okrug autonomo dello Yamal-Nenets”[15].
Il suo limite di occupazione è di 1.100 detenuti, ed è situato alla periferia del villaggio di Kharp, a 45 km a nord-est di Salechard. È un’area geografica chiamata Urali Polari, a 1920 Km di distanza da Mosca, circondata dalle montagne, sulle rive del fiume Sob ed è all’interno del circolo polare artico, le condizioni climatiche sono quindi particolarmente dure.
A leggere le informazioni sul campo IK-3 nel Portale Penitenziario, verrebbe quasi voglia di andarci a passare le vacanze, i detenuti hanno tutto: svago, lavoro, retribuzione da utilizzare come si vuole, istruzione e formazione professionale di alto livello con rilascio di diploma, ottimo cibo, conforto religioso, spazi per passeggiate e punti di incontro, luoghi incantevoli, giornate a “porte aperte” in cui si ricevono parenti e rappresentanti dei media; l’unica attenzione richiesta è attenersi alle regole, dopotutto è un carcere a regime speciale, la disciplina è al primo posto quindi può capitare che qualcuno venga picchiato ma, “devi capire”, è perché se l’è cercata[16].
Peccato però che la propaganda di regime non basta a coprire le numerose denunce che, negli anni, emergono e che accendono i fari sulle reali condizioni di detenzione nei luoghi di pena che spesso travalicano le frontiere della tortura più feroce. Anche grazie a Navalny ed ai suoi avvocati che fanno da ponte per rendere pubbliche le informazioni, i video, i dettagli di quel luogo infernale anche pagando personalmente[17], il mondo torna a parlare di una realtà mai abbastanza conosciuta.
Emerge che il lavoro è concepito alla stregua dei gulag stalinisti, ovvero in schiavitù: 12 ore al giorno che facilmente divengono 16/18 ore per un corrispettivo di 300 rubli mensili, ovvero circa 3,2 dollari, mentre una paga regolare di un operaio è oltre i 19 mila rubli[18]. I pasti sono scarni e di pessima qualità, soprattutto dal punto di vista nutrizionale, frutta e verdura sono un lusso: ciò che consente ai detenuti di sopravvivere è la possibilità di acquistare cibo o di farselo inviare anche se con grandi limitazioni, cosa però non possibile quando si è in punizione[19].
Gli ambienti sono angusti e sovraffollati, si vive in camere dense di letti a castello con 60 uomini per stanza e vige un rigido regime che impone compiti umili e irrazionali, come pulire e stare sull’attenti per ore. Andrei Pivovarov, rinchiuso per quattro anni per reati politici, è costretto a pulire la sua cella d’isolamento per diverse ore al giorno e ascoltare di continuo una registrazione dei regolamenti carcerari. Ma non può fermarsi per riposare, per le guardie che lo controllano attraverso le telecamere è una infrazione delle regole che deve essere punita. Nei primi due anni riesce ad ottenere un solo incontro di un’ora e mezza con sua madre e qualche telefonata[21].
L’assistenza sanitaria è quasi inesistente e la disponibilità dei farmaci di base è praticamente nulla. Le guardie carcerarie, per definizione, credono che il detenuto che denuncia problemi di salute lo faccia per ottenere qualche tipo di privilegio e quindi non lo ascoltano[22].
La nota campionessa statunitense di basket, due volte medaglia d’oro olimpica e nove volte All-Star WNBA Brittney Griner, viene arrestata il 17 febbraio 2022 all’aeroporto internazionale Sheremetyevo di Khimki, dopo che le autorità le trovano un contenitore con olio di cannabis nel suo bagaglio. Condannata a nove anni di carcere, viene trasferita nella colonia penale IK-2 in Mordovia ad oltre 300 miglia da Mosca. L’8 dicembre 2022, grazie ad un accordo di scambio di prigionieri, viene rilascia in cambio del trafficante d’armi russo Viktor Bout.
Brittney Griner racconterà le terribili condizioni a cui è stata sottoposta durante i dieci mesi di detenzione: le condizioni igieniche sono precarie, un rotolo di carta igienica deve durare un mese, il tubetto del dentifricio è scaduto 15 anni prima. Le viene consegnato un materasso con su una grossa macchia di sangue, ha con sé soltanto due lenzuola, il clima è gelido e la cella è popolata di ragni. Taglia tessuti per le uniformi militari e lavora in condizioni brutali per molte ore e senza possibilità di riposare[24].
Zoya Svetova, giornalista e sostenitrice dei diritti dei prigionieri, spiega che tali condizioni sono rese possibili poiché, sebbene le carceri siano tecnicamente supervisionate da commissioni che effettuano ispezioni e difendono i detenuti, i loro membri negli ultimi anni sono stati sostituiti da lealisti del governo[25].
Nelle carceri la tortura è prassi diffusa e nota a tutti
In Russia è facile finire in galera: il tasso di carcerazione attualmente è di 300 persone ogni 100 mila, in forte diminuzione rispetto agli anni passati – nel 2018 era 416 – ma rimane comunque un dato elevato, si pensi che lo stato europeo col più alto tasso di carcerazione è la Polonia con 197 persone ogni 100 mila[27]. Inoltre sempre in Russia le condanne medie sono, rispetto ai paesi europei, quattro volte superiori[28]. Una particolare menzione merita la detenzione per motivi politici o religiosi: il gruppo per i diritti umani Memorial indica 628 persone condannate per reati politici, tra cui più di 400 perseguitati per la loro religione[29]. Secondo OVD-Info, in Russia sono in carcere per motivi politici 1.132 persone[30].
Secondo i dati ufficiali, la popolazione carceraria è in netta diminuzione: la Russia si mostra orgogliosa per aver dimezzato la sua popolazione carceraria negli ultimi vent’anni, passando da oltre un milione all’inizio del secolo a 433.000 al 1 ° gennaio 2023. Peccato che i dati siano diramati dalla stessa FSIN che ha il compito di mostrare al mondo una direzione verso un sistema carcerario più umano, e gli stessi dati sono facilmente manipolabili e di conseguenza poco credibili[31]. Inoltre tra i motivi della drastica diminuzione vi sarebbe l’arruolamento di circa 100 mila detenuti nella guerra in Ucraina[32], ma quanti di loro siano stati reclutati da Wagner, ad esempio, è un dato che deve rimanere segreto[33]: si stima siano decine di migliaia, forse 50 mila, inviati nei combattimenti più sanguinosi[34], ai detenuti viene promessa l’amnistia, la fedina penale pulita e la possibilità di tornare a casa dopo almeno sei mesi di combattimenti, anche se si sono macchiati di crimini violenti come l’omicidio oppure lo stupro[35].
In diversi casi però, giunti dal fronte e liberati, i detenuti sono tornati a commettere gli stessi crimini per i quali erano stati condannati. Grazie alle polemiche scaturite, nel settembre del 2023 Putin emana un decreto che muta drasticamente gli accordi inasprendoli: il “contratto” stipulato con l’esercito ora prevede una durata di un anno, ma in realtà se la guerra non sarà finita si andrà alla proroga automatica. Con le nuove regole, un detenuto potrà ottenere la riabilitazione soltanto se otterrà una decorazione, una inabilità, se raggiungerà il limite di età oppure se la guerra finirà[36].
Ciò che più caratterizza le carceri sovietiche è il mancato rispetto delle condizioni minime di garanzia: il regime all’interno delle celle è spesso duro, disumanizzante e sconfina con troppa facilità nelle pratiche della tortura. Oleg Kozlovksy, ricercatore di Amnesty International, afferma che, pur essendo in fase di riforma, le carceri russe “conservano più o meno ancora la spina dorsale del sistema sovietico”[37]. Lo stesso FSIN dichiara che nell’ambiente carcerario si verificano tra i 1.400 e i 2.000 decessi all’anno, la causa principale è attribuita a problemi cardiaci, diagnosi che sta bene un po’su tutto e che viene utilizzata anche per coprire omicidi e suicidi[38].
Il primo grande scandalo sulle condizioni carcerarie scoppia nel 2018: Novaya Gazeta rende pubblico un video di 10 minuti ricevuto dalla ONG Public Verdict in cui vengono documentati diversi atti di tortura nei confronti di detenuti – tra cui Yevgeny Makarov, Ivan Nepomnyashchikh e Ruslan Vakhapov – da parte delle guardie carcerarie. I detenuti, immobilizzati, vengono ripetutamente colpiti con dei manganelli alle gambe e sui talloni tra pianti, urla e suppliche[39].
La tortura, utilizzata contro i prigionieri in custodia e condannati alla reclusione sia da parte dei compagni di cella che da parte di funzionari e dipendenti del Servizio penitenziario federale della Federazione Russa, è una prassi nota a tutti e lo Stato, nelle intenzioni, si mostra interessato ad occuparsi del problema.
Nello stesso anno la Procura Generale apre 20 procedimenti penali contro dipendenti del servizio penitenziario federale in merito all’utilizzo “di metodi illegali” come quello della forza e di “mezzi speciali, l’ipotesi di reato è l’abuso di ufficio. Lo stesso Procuratore invia due risoluzioni al capo del FSIN Gennady Kornienko, condannando l’aumento del numero di violazioni dei diritti dell’individuo, della sottrazione dei fondi stanziati per il miglioramento degli istituti penali e di altri abusi, e promette indagini anche nei confronti di funzionari, investigatori e inquirenti collusi[40].
Sulla scia del problema, il Consiglio presieduto dalla Federazione Russa per lo sviluppo della società civile e dei diritti umani prepara le sue raccomandazioni da indirizzare ad alcuni dipartimenti competenti, in particolare al Ministero della Giustizia, al Servizio penitenziario federale, al Ministero dell’Interno Affari, Ministero della Salute e Ministero del Lavoro[42]. Le risposte dei dipartimenti non si fanno attendere: va bene accogliere suggerimenti sull’adozione di piccole modifiche, come l’abolizione delle restrizioni sulle conversazioni telefoniche, mentre sulle risoluzioni più impegnative il rifiuto è netto. La motivazione riferita è l’eccessivo impegno economico necessario per l’attuazione, 5 miliardi di rubli, considerato insostenibile[43]. In pratica non viene fatto nulla.
Intanto le denunce si susseguono e provengono praticamente da tutti i penitenziari.
Sergey Savelyev, 32 anni, bielorusso, condannato nel 2013 a sette anni e mezzo per traffico di droga, viene rinchiuso nell’Ospedale penitenziario n.1 della colonia penale di Saratov, 800 chilometri a sud-est di Mosca. Scarcerato nel 2021, consegna a Gulagu.net, il gruppo russo per i diritti umani[45] fondato dall’attivista Vladimir Osechkin, un supporto informatico contenente un corposo materiale tra cui centinaia di video che documentano torture e abusi, soprattutto sessuali, sui detenuti: riesce a procurarsi i files lavorando all’interno del carcere come addetto alla manutenzione informatica[46].
L’incredibile quantità di materiale fornito documenta in modo inequivocabile la sistematicità dell’utilizzo della tortura. Inserito dal governo nella lista dei ricercati per “divulgazione di segreti di Stato” e minacciato di morte, Savelyev è costretto a fuggire dalla Russia ed a rifugiarsi in una località segreta in Francia[47]. Racconta la sua storia: “Mi hanno picchiato, torturato per mesi, con l’acqua e l’elettricità. Ho desiderato morire”. A torturare i detenuti sono spesso altri detenuti su ordine degli agenti che rimangono così impuniti: “Formano squadre di reclusi che obbediscono a tutto, molti hanno subito torture e umiliazioni e si sono disumanizzati, sono anche loro vittime del sistema. Ci sono tanti casi di suicidio”[48].
Secondo le numerose testimonianze il sistema carcerario è ideato per spezzare lo spirito umano, punta all’isolamento psicologico e costringe i detenuti a far dipendere la propria sopravvivenza dall’obbedienza totale e incondizionata alla volontà delle guardie carcerarie, unico riferimento possibile anche se subdolo: la tua vita è letteralmente nelle loro mani, possono salvartela come togliertela, oppure rendertela atrocemente complicata.
Il Regno Unito, subito dopo la morte di Navalny, sanziona sei responsabili della colonia penale artica dove è stato detenuto e ucciso il leader dell’opposizione russa: verranno banditi dal Regno Unito e vedranno i loro beni congelati secondo quanto dichiarato dal ministro degli Esteri. Tra le persone sanzionate figura Vadim Konstantinovich Kalinin, colui che supervisionava il carcere IK-3. Gli altri ad essere sanzionati sono: il tenente colonnello Sergey Nikolaevich Korzhov, il tenente colonnello Vasily Alexandrovich Vydrin, il tenente colonnello Vladimir Ivanovich Pilipchik, il tenente colonnello Aleksandr Vladimirovich Golyakov ed il colonnello Aleksandr Valerievich Obraztsov, tutti vice capi all’interno della struttura IK-3[49].
Ma le condanne occidentali sono destinate a rimanere semplici dichiarazioni di intenti, poiché poco o nulla può essere fatto contro una cultura dispotica e irrispettosa dei diritti umani che permea l’attuale regime.
[1] https://abc7news.com/how-did-alexey-navalny-die-death-certificate-mother-lyudmila-navalnaya/14457068/
[2] https://www.france24.com/en/live-news/20240302-navalny-s-mother-visits-son-s-grave-after-funeral-draws-thousands
[3] https://timesofmalta.com/article/like-animal-replica-navalnys-cell-set-paris.1019304
[4] https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/07/02/alexei-navalny-racconta-su-twitter-la-sua-routine-in-carcere-ore-su-una-panca-di-legno-a-fissare-il-ritratto-di-putin/6647594/
[5] https://www.amnesty.org/en/latest/press-release/2017/10/russia-prisoner-transport-conditions-evoke-gulag-era-legacy/
[6] https://www.sbs.com.au/news/article/punishment-cells-freezing-conditions-and-torture-alexei-navalnys-harrowing-time-in-jail/zbo4patx0 ; https://www.theguardian.com/world/2024/feb/23/the-last-days-of-alexei-navalny-russia-prison
[7] https://www.gov.uk/government/news/uk-sanctions-heads-of-arctic-penal-colony-where-alexei-navalny-was-killed
[8] https://www.amnesty.org/en/latest/press-release/2017/10/russia-prisoner-transport-conditions-evoke-gulag-era-legacy/
[9] https://www.penalreform.org/blog/prisoner-transportation-in-russia-travelling-into-the-unknown/
[10] https://www.penalreform.org/blog/prisoner-transportation-in-russia-travelling-into-the-unknown/
[11] https://www.amnesty.org/en/latest/press-release/2017/10/russia-prisoner-transport-conditions-evoke-gulag-era-legacy/
[12] https://www.amnesty.org/en/latest/press-release/2016/11/russia-shocking-new-torture-allegations-by-prisoner-of-conscience-must-be-investigated/
[13] https://www.theguardian.com/world/2024/feb/23/the-last-days-of-alexei-navalny-russia-prison
[14] https://prisonlife.ru/mesta-lishenya-svobodi/1207-ispravitelnaya-koloniya-3-pos.-harp-yamalo-neneckiy-avtonomnyy-okrug.html
[15] https://ria.ru/20051014/41776152.html
[16] https://prisonlife.ru/mesta-lishenya-svobodi/1207-ispravitelnaya-koloniya-3-pos.-harp-yamalo-neneckiy-avtonomnyy-okrug.html
[17] https://apnews.com/article/russia-crackdown-kremlin-prison-navalny-1917e46e12ad2619d96c7aac06b20e24
[18] https://apnews.com/article/russia-crackdown-prison-navalny-karamurza-putin-3e5b9f5d3cfde3256819fbde5e405067
[19] https://apnews.com/article/russia-crackdown-prison-navalny-karamurza-putin-3e5b9f5d3cfde3256819fbde5e405067
[20] https://www.bbc.com/news/world-europe-68322113
[21] https://www.rferl.org/a/russia-pivovarov-penal-colony-disappearance/32279318.html
[22] https://apnews.com/article/russia-crackdown-prison-navalny-karamurza-putin-3e5b9f5d3cfde3256819fbde5e405067
[23] https://www.dw.com/en/alexei-navalny-describes-harsh-conditions-in-russian-penal-colony/a-56910497
[24] https://eu.usatoday.com/story/sports/wnba/2024/05/01/brittney-griner-conditions-russian-prison-penal-colony/73527381007/
[25] https://apnews.com/article/russia-crackdown-prison-navalny-karamurza-putin-3e5b9f5d3cfde3256819fbde5e405067
[26] https://www.ibtimes.sg/putins-horrifying-new-prison-torture-videos-show-how-inmates-are-raped-mutilated-photos-61239
[27] https://worldpopulationreview.com/country-rankings/incarceration-rates-by-country
[28] https://lespresso.it/c/mondo/2022/9/11/le-carceri-russe-di-oggi-sono-come-i-gulag-ecco-linferno-in-cui-e-rinchiuso-alexei-navalny/25115
[29] https://memopzk.org/list-persecuted/spisok-politzaklyuchyonnyh-bez-presleduemyh-za-religiyu/
[30] https://en.ovdinfo.org/data-politically-motivated-criminal-prosecutions-russia
[31] https://ridl.io/lies-damn-lies-and-statistics-how-many-prisoners-has-wagner-really-recruited/
[32] https://www.washingtonpost.com/world/2023/10/26/russia-prison-population-convicts-war/
[33] https://ridl.io/lies-damn-lies-and-statistics-how-many-prisoners-has-wagner-really-recruited/
[34] https://www.rferl.org/a/russia-prison-system-interview-olga-romanova/32614416.html
[35] https://www.bbc.com/news/world-europe-68140873
[36] https://www.bbc.com/news/world-europe-68140873
[37] https://apnews.com/article/russia-crackdown-prison-navalny-karamurza-putin-3e5b9f5d3cfde3256819fbde5e405067
[38] https://www.bbc.com/news/world-europe-68322113
[39] https://www.ibtimes.sg/putins-horrifying-new-prison-torture-videos-show-how-inmates-are-raped-mutilated-photos-61239
[40] https://www.interfax.ru/russia/631470
[41] https://www.youtube.com/watch?v=Q6QYXvbkkws&rco=1
[42] http://www.president-sovet.ru/files/46/cd/46cd0515cc4b6320f23943011bbcbe50.pdf
[43] https://www.advo24.ru/publication/pytki-v-tyurmakh-poyavitsya-li-statya-v-uk-rf.html
[44] https://en.odfoundation.eu/a/8048,the-case-of-vitaliy-buntov-a-prisoner-who-won-his-case-against-russia-at-the-echr-continues-to-be-subjected-to-torture/
[45] https://gulagu.net/
[46] https://www.theguardian.com/world/2021/nov/08/i-was-always-scared-inmate-who-exposed-systemic-russian-prisoner-abuse
[47] https://today.rtl.lu/news/world/a/1806287.html
[48] https://www.theguardian.com/world/2021/nov/08/i-was-always-scared-inmate-who-exposed-systemic-russian-prisoner-abuse
[49] https://www.gov.uk/government/news/uk-sanctions-heads-of-arctic-penal-colony-where-alexei-navalny-was-killed
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