Geopolitica
L’Austria tra estrema destra e imbroglioni incapaci?
La Corte Costituzionale austriaca ha deciso che il ballottaggio delle presidenziali andrà ripetuto a causa di irregolarità. Non è una questione da poco. Proprio per niente, è la prima volta che in Austria vengano annullate delle elezioni. Significa che le irregolarità erano davvero così disseminate da dover far tornare al voto milioni di persone.
A dire il vero, era già interessante guardare la cartina dei risultati che avevo inserito nell’articolo pubblicato un mese fa su Gli Stati Generali (vedi l’immagine di sopra, il blu rappresenta una maggioranza del FPÖ, partito di estrema destra, sconfitto al ballottaggio). Certo, c’erano i fantomatici 700 mila e passa voti per posta, ma pare che, soprattutto per questi, lo spoglio non sia stato fatto nel pieno rispetto delle regole.
Guardando l’immagine avevo pensato che il candidato dei Verdi dovesse aver fatto percentuali davvero bulgare nei pochi seggi in cui aveva vinto. Ma è davvero sorprendente che qualcuno possa essere arrivato a quelle che c’è anche chi ha addirittura definito forme di brogli, seppur avvenuti su scala locale, casuale e assolutamente disorganizzata, come risultato di un mix imbarazzante di inaccuratezza, incompetenza e faciloneria.
O, piuttosto, le irregolarità sono state semplicemente fisiologiche e hanno indirettamente aiutato entrambi i candidati. In questo caso, il risultato del primo ballottaggio verrà forse sostanzialmente replicato nelle nuove elezioni. Sarebbe un bene per la democrazia austriaca e per il futuro dell’Austria.
La Corte Costituzionale avrebbe infatti parlato unicamente di irregolarità, non andando così a influenzare attivamente la reputazione dei due candidati e lasciando completamente aperta la possibilità democratica delle prossime elezioni.
Ma come già detto, queste irregolarità dovevano essere davvero disseminate, visto che si è giunti ad annullare completamente le elezioni. Da sempre, di fronte alle vittorie minimali, il candidato perdente presenta ricorso. Quasi mai, però, un intero paese viene richiamato a votare. Inutile nascondere, inoltre, che il ricorso sia stato presentato e vinto dalla FPÖ e che uno dei punti cruciali del ricorso riguardi proprio i voti per posta, quelli che hanno consegnato la vittoria al fotofinish ad Alexander Van der Bellen.
Ora si riparte dal ballottaggio tra Norbert Hofer della FPÖ – Partito della Libertà Austriaco (estrema destra) e il verde Van der Bellen (centro-sinistra). Si voterà probabilmente tra settembre e ottobre, durante quello che sembra destinato a diventare l’autunno caldo europeo.
Forse il verde Alexander Van der Bellen potrà approfittare dello spavento post Brexit per vincere qualche voto in più, ma a nessun elettore piace chi abbia indirettamente beneficiato di irregolarità, anche quando non ha alcuna responsabilità per quanto avvenuto.
Le elezioni austriache diventano nuovamente un banco di prova per l’Europa, ancora più di prima.
L’Europa sta correndo nella Storia, ma inceppata tra le divampanti regressioni nazionaliste e le letali ottusità dei tecnocrati. Questo è il momento in cui ciascuno che ne sia in grado dovrà cercare nuovi sentieri di libertà.
Non è una ricerca facile, per niente, sarà il corso stesso degli eventi a rivelarsi decisivo.
A proposito, ai fan italiani dell’estrema destra austriaca va ricordato che il FPÖ vorrebbe indietro l’Alto Adige.
Stay tuned.
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Rimando al primo articolo sulle elezioni del 25 maggio, che già cercava di indagare la problematica di un paese spaccato a metà e sballottato da una manciata di voti:
C’È POCO DA ESULTARE PER I RISULTATI ELETTORALI IN AUSTRIA
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