Geopolitica
Artisti proiettano un enorme Erdoğan+Hitler sull’Ambasciata turca di Berlino
Se Recep Tayyip Erdoğan sperava di troncare le critiche tedesche nei suoi confronti con l’azione giudiziaria contro il comico Jan Böhmermann, sembra che stia sortendo l’effetto contrario. Continuano a spuntare proteste sempre più estreme contro il Presidente turco.
Di poche sere fa è l’ultima e molto discussa iniziativa. Il gruppo di artisti PixelHELPER ha proiettato sulle pareti esterne dell’Ambasciata Turca di Berlino delle enormi immagini che affiancano il volto di Erdoğan a quello di Hitler, creando anche una versione dei due volti fusi in uno solo.
Un’azione che ha ricevuto supporto ma anche molte critiche, per le modalità apertamente provocatorie e per l’accostamento che, secondo alcuni, sarebbe irrispettoso della tragedia della Shoah.
PixelHELPER, di cui uno dei principali animatori è l’artista Oliver Bienkowski, non è però nuova a iniziative del genere. In molti ricordano un’azione simile in occasione dello scandalo NSA, con la scritta “United Stasi of America”, che collegava ironicamente gli USA al celebre servizio di sicurezza e spionaggio della ex DDR. Quest’estate, invece, in occasione dell’inizio della cosiddetta crisi dei migranti, il gruppo aveva proiettato sull’edificio della sezione ministeriale per le Migrazioni e i Rifugiati la scritta “Außer Betrieb“-“Fuori Servizio”. Insomma, da tempo il gruppo mostra una certa capacità di essere sempre “sul pezzo” del dibattito pubblico.
Il titolo dell’azione all’Ambasciata turca è stato “Er ist wieder da. O geri döndü.“, vale a dire “Lui è tornato (Lui è di nuovo qui)” in lingua tedesca e turca.
Il testo con cui il gruppo ha spiegato l’azione è partito dalle radici della colpa tedesca di fronte alla storia:
“A scuola gli insegnanti ci hanno sempre avvisato del pericolo di quel piccolo uomo con i baffetti che, prima, giunse al potere democraticamente, poi iniziò ad arrestare gli oppositori, poi cambiò la Costituzione per perseguitare le minoranze religiose – A quei tempi, tutti gli stati confinanti hanno continuato a trattare con questo signore, perché, pensavano, con certi demagoghi si possono fare affari. Vabbè… per fortuna qualcosa del genere oggi non succederebbe mai. PER FORTUNA! Oggi abbiamo tutti imparato dalla storia, e con i despoti NESSUNO fa più accordi…”
Il riferimento all’attualità è chiaramente indirizzato ad Angela Merkel e ai suoi accordi con il Presidente turco nella gestione della cosiddetta crisi dei migranti. Secondo gli artisti, a causa della propria storia la Germania dovrebbe avere una sensibilità particolare nei rapporti con governi che non rispettano la libertà d’espressione.
Ai non pochi che hanno criticato vivacemente l’azione troppo offensiva e il paragone con Hitler, il gruppo ha risposto che la loro iniziativa vuole apertamente disturbare e, soprattutto, che si tratta di una manifestazione in solidarietà di Can Dündar e Erdem Guel, i due giornalisti turchi appena condannati a 5 anni di carcere in patria, con l’accusa di aver rivelato segreti di Stato.
Come se non bastasse, in occasione della protesta PixelHELPER ha anche proiettato sull’Ambasciata turca l’intera, celebre e radicalmente oscena poesia “Schmähkritik” di Jan Böhmermann.
La provocatoria poesia di Böhmermann continua quindi a essere il nucleo di quello che sta diventando uno scontro disseminato e sempre più aspro.
Da sottolineare come, ad oggi, l’azione di PixelHELPER non abbia ricevuto molta copertura mediatica, ad esclusione di canali minori, siti di attivisti e di un articolo sul Morgenpost berlinese.
Il motivo può essere una scelta dei media di non gettare più benzina sul fuoco, oltre che un’istintiva sensibilità tedesca nei casi di uso dell’immagine di Adolf Hitler.
Nel frattempo, il Tribunale di Colonia ha rifiutato una nuova richiesta dei legali di Erdoğan, che volevano che la Corte emettesse un’ingiunzione che impedisse a Mathias Döpfner, CEO del colosso media Axel Springer, di esprimere solidarietà allo stesso Jan Böhmermann.
Pochi giorni dopo la lettura della poesia sulla rete ZDFneo, Döpfner aveva dichiarato apertamente il proprio sostegno al comico, con una lettera aperta. Secondo Erdoğan, anche questo stesso sostegno sarebbe un attacco personale, che dev’essere quindi vietato poter ripetere. Ma il Tribunale di Colonia, appunto, non ha fatto partire il procedimento, in nome del diritto costituzionale di Döpfner di difendere la libertà di espressione in quello che viene, comunque, definito dalla Corte un “dibattito controverso”.
Al di là dei dettagli delle singole azioni di attivismo artistico, il fatto che nella disputa sia ora direttamente coinvolto il CEO del maggiore e più importante gruppo media tedesco, dimostra come le varie scaramucce delle ultime settimane si sviluppino in uno scenario di aperto scontro di due concezioni della governance dell’informazione e della politica.
Due concezioni che, ancora prima che dagli ideali, sembrano sempre più destinate a essere caratterizzate dai rapporti di forza e dagli equilibri geopolitici.
Immagini/Pictures: Pagina facebook di PixelHELPER, Fotografo: Richard Hebstreit (rhebs.de)
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