Geopolitica
Appello di naviganti al Capo dello Stato per il soccorso in mare
Nel giorno di Pasqua 2024, i naviganti Giovanni Soldini, Vittorio Malingri, l’Ammiraglio Vittorio Alessandro, Marco Francesco Morosini e altri hanno iniziato la raccolta di firme di un anno (31.3.2024-2025) per un migliore soccorso in mare
Egregio Presidente della Repubblica
Signor Sergio Mattarella
Nel giorno di Pasqua 2024, noi, gruppo di naviganti accorati italiani, ci rivolgiamo a Lei, indignati da un ulteriore mancato soccorso dello Stato nello Stretto di Sicilia, questa volta al gommone di Zaouia, con un bilancio spaventoso di 60 morti di lenta agonia.
Le rinnoviamo l’appello del 3 marzo 2023 (ora con 340 firme) che le rivolgemmo in seguito al mancato soccorso di Stato e ai più di cento morti davanti o sulla spiaggia di Steccato di Cutro. Da allora quasi 3000 persone sono perite nel mare a Sud dell’Italia senza soccorsi di Stato. Per questo riteniamo sempre più urgenti le tre azioni che evocammo dopo la strage di Steccato di Cutro. Con stima e rispetto, torniamo a chiederLe di stimolare una riflessione nel Paese sulla opportunità di tre iniziative per un migliore soccorso in mare:
1) Modifica
della “legge dei porti lontani” e delle crudeli norme attinenti (Gazzetta Ufficiale N. 52, 2.3.2023) indegne della tradizione marinara italiana e della memoria del Comandante Todaro, Salvatore di nome e di fatto.
2) Due inchieste
una parlamentare e l’altra giudiziaria, su ognuno dei due mancati soccorsi: a Steccato di Cutro, il 26 febbraio 2023, e nello Stretto di Sicilia, il 13 marzo 2024
3) Riparazione
nei media internazionali dei danni alla reputazione della marineria italiana e dello Stato, causati dall’omissione di soccorso e dalle parole dei governanti, a volte violente (“Adesso affondiamo la Sea Watch!”) e impietose (“taxi di carne umana”, “carico residuale”, “io non partirei se fossi disperato”).
Dal giorno del mancato soccorso a Steccato di Cutro (26.3.2023), la marineria italiana e lo Stato subiscono ingiustamente il discredito nell’opinione e nei media del mondo. Chi, se non il Capo dello Stato, può difendere il nostro onore di marinai e di Italiani?
Alle navi umanitarie che salvano naufraghi a Sud dell’Italia lo Stato italiano non ordini più di raggiungere “porti lontani” più di mille chilometri e molte giornate di navigazione (es. La Spezia)!
Anche le navi umanitarie siano autorizzate a sbarcare i naufraghi “nel porto sicuro più vicino”, come dettano le norme internazionali e la coscienza marinara, e come fanno le navi dello Stato meritoriamente!
In ipotesi di reato, le navi umanitarie siano eventualmente perseguite – non perseguitate, come ora !
8 anni e 3 milioni di euro sperperati contro la nave Juventa
Le navi umanitarie non siano più bloccate, sequestrate, processate, multate ingiustamente con accuse che nei tribunali si rivelano infondate (v. le navi Ocean Viking, Sea Watch, Humanity e altre). Il processo-scandalo Juventa, in cui la quale la stessa accusa ha richiesto l’archiviazione il 28 febbraio 2024, è costato allo Stato 8 anni di udienze, 30 000 pagine, 3 milioni di euro, il sequestro e la rovina della nave – e soprattutto la perdita di più di 2000 giornate-nave di soccorso. Quante vite si sarebbero salvate con quelle 2000 giornate in soccorso e quei 3 milioni di euro?
La lenta agonia nello Stretto di Sicilia dei 60 naufraghi del gommone di Zaouia
Ci appelliamo a Lei, Signor Presidente, colpiti dalla orribile e negletta strage del gommone di Zaouia tra il 7 e il 13 di marzo: 60 persone, tra le quali molte donne e un bambino, sono morte di sete, fame e ustioni in lenta agonia, senza l’intervento di alcun marinaio dello Stato italiano. Possiamo noi, marinai e italiani, tacere ?
I soli 25 superstiti di questo naufragio sono stati raccolti in gravissime condizioni il 13 marzo nello Stretto di Sicilia dalla nave Ocean Viking di SOS Mediterranee in collaborazione con la Federazione Internazionale della Croce e Mezzaluna Rossa (FIRC). A questa nave lo Stato ha ordinato di navigare fino ad Ancona, distante più di mille chilometri. Solo dopo insistenze, il contrordine: 23 superstiti sono stati sbarcati a Catania, ma con proibizione di attracco. Dei due giovani evacuati dalla Ocean Viking in gravissime condizioni, uno è morto in ospedale. Eppure, alla Ocean Viking lo Stato ha di nuovo ordinato di portare gli altri 336 superstiti raccolti in salvataggi multipli (molti in condizioni gravi, 32 i minori non accompagnati) fino alla lontanissima Ancona, raggiunta il 18 marzo. Così la nave è stata sottratta al soccorso per una decina di giorni.
Il 9 marzo il servizio Alarmphone ( +334 86 51 71 61 ) aveva avvisato le autorità del paventato naufragio del gommone di Zaouia. Secondo testimonianze, i naufraghi chiesero aiuto, alcune unità navali e aeree e diverse autorità statuali probabilmente lin percepirono. Ma nessun marinaio dello Stato è intervenuto. Possiamo noi tacere?
La “politica dei porti lontani” e l‘accanimento dello Stato contro le navi umanitarie hanno sottratto al soccorso in mare più di 300 giorni-nave in un solo anno. Quante vite è costata questa politica disumana?
Signor Presidente, Le chiediamo rispettosamente di stimolare la riflessione sulla necessità di porre fine a questa “politica dei porti lontani” e alla persecuzione delle navi umanitarie.
Questa condotta dello Stato danneggia gravemente non solo le persone in mare ma anche la reputazione internazionale della marineria italiana e dello Repubblica. La memoria dell’eroico capitano Todaro, Salvatore di nome e di fatto, e la buona nomea di “Italiani brava gente“ ne sono sfregiate.
In guerra, la marineria italiana trattò i nemici come esseri umani.
In pace, lo Stato italiano non tratti gli esseri umani come nemici.
La ringraziamo per la Sua attenzione, e La salutiamo con stima e affetto
I naviganti accorati (che invitano a firmare qui ):
– Giovanni Soldini, Vittorio Malingri, Ambrogio Beccaria, Antonio Solero, navigatori
– Ammiraglio Vittorio Alessandro, ex portavoce della Guardia costiera
– Gregorio De Falco, ex Senatore
– Giuseppe Notarbartolo di Sciara, oceanografo
– Pietro Riso, armatore di pesca a Lampedusa
– Marco Diena, cardiochirurgo e navigatore
– Marco Francesco Morosini, docente e navigatore
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