Geopolitica

Antisemitismo di ritorno o nuovo antisemitismo laico?

19 Aprile 2024

Quello che qui mi accingo a fare in punta di piedi è addentrarmi in un territorio molto delicato cercando di far chiarezza sull’antisemitismo di ritorno, sempre che sia mai scomparso quello delle origini, che imperversa in Italia e all’estero anche in ambito universitario.

Poiché ciò che più agevola il perpetuarsi delle incomprensioni ed il permanere delle conflittualità più perniciose è da sempre la mancanza di conoscenza, ho cercato, con riferimento allo scontro in atto in Medio Oriente, di inquadrarne le origini perché il sentimento antisemita, spesso espressione di vero e proprio odio, è stato ciò che nei tempi passati ha eletto Israele tutto a capro espiatorio socio- politico- economico- culturale per antonomasia.

L’ho fatto cercando in primis di fare chiarezza anche sulla terminologia dove si usano in modo confuso, quasi fossero  sinonimi,  termini come antigiudaismo, antiebraismo, antisemitismo, antisionismo, antiisrsele che sinonimi, invece, non  sono affatto.

“Certo è”, come altrove ha scritto la dott.ssa Paola Bergamo, “che ciò che accade in Medio Oriente, la grave recrudescenza d’odio, è inacettabile! Se i giovani e del resto chiunque ha diritto di manifestare il proprio pensiero, tuttavia serve riflettere  sui fatti accaduti nella storia e quindi incasellare meglio i fatti contemporanei, alla luce della complessa partita geopolitica e geoeconomica  mondiale”.

“Nessuno”, continua la Bergamo, “dovrebbe dimenticare che lo Stato di Israele è nato come speranza per un popolo  perseguitato e che è nato come risarcimento esistenziale per un popolo che ha subito l’Olocausto.  Appena insediatosi in quella terra vi è subito stato il grande rifiuto arabo”. Un rifiuto manifestato con indubbia violenza, violenza avallata degli allora occupanti Inglesi che ben poco favorevolmente hanno accolto la presenza ebraica salvo promuoverla all’atto della loro fuoriuscita di scena da quella regione con il recondito secondo fine consistente nel desiderio di lasciarsi alle spalle volutamente una distrazione di instabilità foriera, magari in un prossimo futuro di un rientro magari nelle vesti di… “paciere” designato da qualche organismo internazionale.

In un tale contesto la tribolata nascita dello stato ebraico ha fatto sì che fin da subito lo stesso abbia dovuto fronteggiare tutto un complesso di problematiche non previste, cui vanno aggiunte tutte quelle determinate dal sovrapporsi in loco degli interessi delle due Superpotenze dell’epoca: quell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche e quegli Stati Uniti il cui affatto disinteressato supporto agli Arabi, il primo, e ad Israele, i secondi, che hanno operato in questo scacchiere per i propri esclusivi interessi strategici di matrice economica (il Medio Oriente è da sempre una regione strategicamente importante da un punto di vista energetico) e politici essendo entrambi i promotori e perpetuatori di quello stato di perenne belligeranza passato alla storia –con riferimento all’epoca– con l’appellativo di Guerra Fredda (par loro) e Calda per i malcapitati, obtorto collo, alleati.

Ad inasprire la controversia ha contribuito non poco in Occidente quanto accaduto dal ’68 in poi a causa, questo in Occidente, del diffondersi del peggio dell’ideologia marxista veicolato in Paesi come la Francia e l’Italia da forti movimenti politici della Sinistra particolarmente agguerriti che hanno in qualche modo favorito la laicizzazione dell’antisemitismo storico di matrice religiosa.

È ovvio che questo stato di cose di cui nessuno ama parlare abbiano fatto da sfondo a e premessa a quanto qui accaduto ed ora sta accadendo.

Così stando le cose se è vero, come ha scritto la dott.ssa Bergamo, “I governi spesso sbagliano approcci, creano loro stessi situazioni che scappano di mano, adottano risposte che portano distruzione e morte fallendo gli obiettivi che si erano preposti” ed in questo senso “Grandi  quindi sono le responsabilità anche  di Netanyahu e tale e’ anche agli occhi del suo popolo che quotidianamente lo  contesta aspramente” non va dimenticato che “Israele è comunque un Paese che ha subito un vile e cruento attacco il 7 Ottobre 2023 da parte di milizie di Hamas che sapevano cosa avrebbero innescato e che sono la longa manus di formazioni che hanno  Statuti  che si fissano come obiettivo la eliminazione di Israele”, cosicché “(…) indipendentemente dalla questione Palestinese che necessita di soluzione, ci si dovrebbe chiedere, e se lo dovrebbero chiedere anche chi manifesta, come sia possibile sorvolare sul fatto  che vi siano Stati e formazioni politiche che possano avere come obiettivi costituzionali la distruzione di in popolo e di uno stato vicino”.

Decreto della Ahlambra 31 Marzo 1942[1]
In questo senso “se vi è una questione palestinese da risolvere,  vi è una grande responsabilità della comunità internazionale che non ha vigilato  affinché  i fondi e finanziamenti andassero a favore della popolazione civile che invece vive in condizioni grame e tragiche, usata pure come scudo umano, mentre le ingenti risorse sono state usate a favore dei miliziani, per la costruzione di cunicoli dove vengono nascosti armamenti, da dove partono raid, attacchi, e vengono tenuti segregati da 7 mesi gli ostaggi. Se fossero stati subito rilasciati, forse non saremmo costretti ad assistere al dramma odierno e al rischio di escalation che porta con se immane pericolosità”

In questo senso, ed in aggiunta a questo, anche se critico nei confronti dell’attuale politica dello Stato di Israele devo purtroppo notare con estremo rammarico che quello che sta accadendo più o meno ovunque nel mondo risulta decisamente inaccettabile in quanto stiamo assistendo ad una alquanto pericolosa rinascita dell’antisemitismo ovvero del consolidarsi e diffondersi di un forte antisemitismo civile che di civiltà non ha neppure la benché parvenza: una rinascita voluta, perseguita e promossa per svariate ragioni che nulla hanno a che vedere con il legittimo diritto di critica delle scelte strategiche dell’attuale establishment israeliano, critica che nessuno è legittimato ad usare quale pretesto per rinverdire ed alimentare assurdi ed indegni odi che di volta in volta sono stati utilizzati dagli establishment politici dei più svariati Paesi e nelle più disparate epoche per mettere in ombra proprie responsabilità e/o vere e proprie colpe.

Si pensi solo a quanto avvenne in Germania all’indomani della pesante sconfitta militare patita ai tempi della Prima Guerra Mondiale al solo scopo di allontanare le responsabilità di quel conflitto dalla casata Imperiale e dalla casta militare prussiana, ovvero in Francia dove il caso Dreyfus fu montato ad arte dopo la sconfitta patita nel 1870 ed ancora in precedenza a quanto avvenne nella Spagna del XV sec., ai tempi della Unificazione dei Regni di Castiglia e di Aragona, dopo la cacciata dei Mori a seguito di una guerra che aveva lasciato vuote le casse del nuovo Stato che vennero rimpolpate depredando gli Ebrei Sefarditi là dimoranti da secoli, Ebrei che furono per somma cacciati incolpandoli di presunte connivenze con i dominatori Arabi…

La cacciata degli Ebrei Sefarditi dalla Spagna nel 1492[2]
Purtroppo il “perfido Giudeo” è tornato fin troppo utile capro espiatorio in molte occasioni per dirottare altrove l’attenzione delle masse allorché vi è stata la necessità di farlo e tutto sommato anche negli Stati Uniti dei nostri giorni credo vi sia chi trova utile la campagna di discredito degli Ebrei per poter, poi, a tempo debito, imputare alla potente lobby ebraica scelte, anche economiche e non solo politiche, foriere di pesanti conseguenze socioeconomiche ed etiche di cui una parte dei… “gentili” locali non intende assumersi la responsabilità preferendo che la stessa sia addossata ad altri, o per meglio dire ai “soliti” altri spariti di scena che sono i “comunisti”, resi indisponibili i gay, i neri e le minoranze varie in ossequio al solito politically correct, nonché troppo vago e ben poco spendibile il non meglio sin qui definito mitico “Deep State” tanto caro ai complottisti di ogni credo e tendenza.

Di fatto speculare sui termini, dare una dignità di parola e di pensiero a chi si definisce antisionista perché critico nei confronti della politica di Netanyahu è di fatto un modo per rispolverare ad arte la carta dell’odio verso gli Ebrei che a quanto pare è rimasta nel cassetto pronta all’uso alla prima occasione perché questa è una carta utile per molti usi.

Detto per inciso, non mi stupirei se alla fine, con il fatto che il Presidente Zelenskyy è Ebreo ed ha avuto a più riprese parole di plauso per Netanyahu qualcuno rinverdisse la tesi trita e ritrita della “congiura ebraica mondiale” di cui a lungo in passato si parlò allorché vennero resi pubblici “I Protocolli dei Savi di Sion”, il falso storico frutto dei servizi segreti zaristi per alimentare, stimolare e soprattutto “orientare” opportunamente il risentimento popolare per la condizione di pesante disagio in cui si trovavano i Russi a causa di un potere politico arretrato e feudale quale quello rappresentato ed esercitato dalla nobiltà russa dell’epoca.

In questo senso certe prese di posizione anche accademiche nostrane –e non solo– nei confronti degli Israeliani con la denuncia dei rapporti di collaborazione in ambito magari pure tecnico e scientifico con studiosi e ricercatori provenienti dallo Stato di Israele, ovvero con istituzioni universitarie prestigiose solo perché queste sono basate nello Stato Ebraico, mi pare semplicemente non solo assurdo, ma decisamente vergognoso, indegno –quando a farsene promotori sono studenti e soprattutto docenti universitari– nonché oltremodo preoccupante.

Tralascio quindi qui volutamente di entrare nel merito del prosieguo dell’azione portata avanti dall’IDF fatta eccezione per una sola cosa che riguarda la doverosa sottolineatura di come sia oltremodo semplicistico attribuirne la responsabilità al solo Governo Israeliano visto che mi pare piuttosto evidente che la rimozione della comunità palestinese da Gaza sia qualcosa che trova il fattivo appoggio anche presso molti Stati Arabi e, devo dire, pure presso Teheran: quella Teheran che si è ben guardata dal presentare il proprio recente attacco ad Israele come una conseguenza della Guerra in corso nella Striscia di Gaza allorché ha invocato il proprio diritto a reagire ad un attacco portato da Israele ad una sua Istituzione diplomatica in Siria: una cosa questa che non mi pare sia stata adeguatamente rilevata e sottolineata per evidenti motivi che nulla hanno a che vedere con l’attuale conflitto in Medio Oriente.

In questo senso vorrei —in ossequio al principio per il quale se è pur vero che “non si cambiano le cose cambiando loro il nome” (cosicché se chiamassimo la mela pera e la pera mela, a chi mi chiedesse una pera porterei una mela), ma avendo ben presente il potere creativo della parola— porre in evidenza la non spendibilitá con soverchia leggerezza ed ignoranza tutta una serie di termini che vedo da tempo fin troppo usati come se fossero dei sinonimi senza rendersi conto del danno che un tale comportamento arreca a tutti noi e sinceramente mi duole dover rilevare come nessun analista, giornalista o docente universitario basi sia posto sin qui il problema.

Come anticipato binomio apertura i termini su cui voglio attirare l’attenzione sono i seguenti e lo faccio affinché siano usati in modo appropriato, una buona volta.

ANTIGIUDAISMO: esso nasce nei confronti della religione giudaica e, più, dalla negazione del Cristo come Messia. Essa parte da Roma antica, si perfeziona con Costantino e prosegue nella chiesa cristiana fino a tempi recenti se non in alcuni casi contemporanei.

ANTISEMITISMO: esso è un frutto più tardo dell’antigiudaismo che non lega l’individuo alla specifica professione religiosa, ma all’appartenenza ad una realtà di usi, costumi, lingua, tradizioni che caratterizza un popolo, nella fattispecie “appartenere al popolo ebraico” e nella attuale interpretazione si sovrappone al precedente.

ANTISIONISMO: esso è riferito in senso lato ad un movimento in primis culturale sorto a fine ‘800 ed avente il precipuo scopo di promuovere l’integrazione delle comunità ebraiche dimoranti nei diversi Paesi superando l’ostracismo patito nei secoli precedenti. Solo successivamente dal nucleo base del movimento prese forma, distinguendosi da esso, il Movimento Revisionista Sionista che si diede come primo obiettivo quello di trovare finalmente una “Sion” per il popolo ebraico ed è da esso che prese origine la prima migrazione in Palestina di famiglie ebree. In molti casi il movimento venne avversato anche da una consistente parte della comunità ebraica tanto per le differenti convinzioni politiche quanto per talune diversità interpretative della comune fede religiosa.

ANTI–ISRAELIANO: in fin troppi casi il termine viene usato, a mio avviso in maniera alquanto fuorviante, come sinonimo dell’antisionismo (di quale sionismo non è dato capire), in altri con interpretazione religiosa (vedasi il caso degli Ebrei ortodossi), in altri casi è legato a quanto messo in atto dalla politica israeliana negli ultimi decenni con riferimento al mancati rispetto degli accordi firmati, ovvero del mancato rispetto delle Risoluzioni dell’ONU, o ancora con riferimento all’occupazione dei West Banks, al mancato rispetto della minoranza Palestinese e/o dei diritti umani.
Ovviamente la ‘spiegazione’ proposta non può apparire alquanto semplicistica, ma ritengo che sia necessaria per interpretare la particolare situazione in cui sembra che tutti vogliano confondere i termini.

Per esempio la Germania fino al 1939 fu antisemita ma non antisionista, anzi ci furono contatti tra il Movimento Revisionista Sionista e la struttura Nazista per favorire la migrazione verso la Palestina…in quel periodo al Reich bastava che gli ebrei lasciassero la Germania o il territorio del Reich…
Altro esempio ci è fornito dal ben noto Moni Ovadia, classe 1964, nato a Plovdiv in Bulgaria da una famiglia ebraico sefardita, ma da una vita residente a Milano, autore teatrale, scrittore, attore e cantante da sempre impegnato in una vasta opera di recupero e di rielaborazione del patrimonio artistico degli ebrei dell’Europa orientale, non può certamente essere considerati un antisemita e men che mai un antisionista, ma critica ferocemente Israele..

Come già detto, pur senza pretesa alcuna di esaustivitá, ritengo che queste poche note siano bastevoli per comprendere tanto la foto che fa da corredo a questo breve scritto, quanto  i rischi che l’uso improprio di questi termini fa correre a tutti noi, per non parlare dell’ignoranza che induce a fare di ogni erba un fascio in ossequio a vecchi pregiudizi che paradossalmente fanno il gioco di quanti con certe azioni si pretende di voler contrastare: in questo senso ho ritenuto di stigmatizzare coloro che hanno plaudito non poco alla cancellazione delle collaborazioni universitarie con le istituzioni paritetiche israeliane solo in quanto tali.

Detto per inciso, a conferma di questa lettura, ritengo doveroso sottolineare come nella foto sui manifesti campeggi il link di un sito alquanto significativo poiché www.nkusa.org fa riferimento esplicito al Neturei Karta International[3] (NKI), ossia ad un gruppo di attivisti che rappresenta molti che si battono per quello che loro ritengono essere il vero ebraismo promuovendo l’ebraismo tradizionale in opposizione alla filosofia del sionismo.

In particolare, come è possibile e merita leggere aprendo la menzionata pagina web, questo gruppo è giunto persino al punto di opporsi all’esistenza stessa dello Stato di Israele e condanna l’occupazione sionista della Palestina, oltre a condannare le “continue atrocità commesse contro il suo popolo[4]”.

Ed ancora “L’ebraismo è la fede del popolo ebraico, che si basa/radica sulla fede nell’Onnipotente e sulla pratica dei suoi comandamenti. Per migliaia di anni, il popolo ebraico è stato definito dalla sua religione, l’ebraismo, che insegnava a servire Dio con dedizione, a credere nei principi della fede ebraica, a credere nell’Onnipotente e a rispettare i comandamenti della Torah. Il movimento del sionismo è stato formato da ebrei non praticanti con l’obiettivo di trasformare l’ebraismo da religione a nazionalismo e di sostituire l’adempimento della Torah con la fedeltà a un movimento politico come qualità distintiva di un ebreo.  Si tratta di uno sradicamento generale dell’ebraismo. In particolare, uno dei fondamenti dell’ebraismo è che siamo un popolo in esilio per decreto divino e che dobbiamo essere cittadini leali, non ribellarci o fare guerre, Il nostro esilio dalla Terra Santa è stato un decreto divino e finirà miracolosamente nel momento in cui tutta l’umanità si unirà nel servizio fraterno del Creatore. Pertanto l’ideologia del sionismo, un’innovazione recente, che cerca di forzare la fine dell’esilio, è contraria al credo ebraico e a millenni di tradizione ebraica ben accettata. Inoltre, i sionisti hanno raggiunto il loro obiettivo di statualità uccidendo e rubando, privando così gli abitanti indigeni della terra, i Palestinesi, dei loro diritti, vietati dalla Torah[5].”

La conclusione è a dir poco sconcertante non tanto per il contenuto, che non ritengo di commentare poiché ciò esula dagli scopi del presente articolo, quanto piuttosto perché conferma che la critica alla politica israeliana va distinta dalla stigmatizzazione dell’appartenenza allo Stato di Israele: ché se quello è legittimo, questo s’apparenta all’antisemitismo, sia pure inconsapevolmente, più retrivo.

A maggior ragione quando ci si imbatte in considerazioni quale quella seguente che va adeguatamente meditata: “Quando queste azioni immorali/ingiuste/criminali antiebraiche vengono compiute in nome della religione ebraica, si tratta di una profanazione della religione e quando vengono compiute in nome di tutti gli ebrei, si esaspera l’odio verso gli ebrei in tutto il mondo[6]”, che in altri termini ci fa notare come certe posizioni pregiudiziali alla lunga fanno proprio, nella fattispecie, il gioco di Netanyahu.

 

 

 

[1] https://www.ilditonellocchio.it/31-marzo-1492-decreto-dell-ahlambra-cacciata-degli-ebrei-dalla-spagna/
[2] https://www.asteriscoduepuntozero.it/blogzine/2019/02/26/granada-1492-e-un-ordine-gli-ebrei-siano-cacciati/
[3] Il gruppo è stato fondato nel 1938 a Gerusalemme da ebrei che da molte generazioni vivevano in Palestina, per lo più discendenti da ebrei ungheresi che si erano trasferiti in Palestina all’inizio del XIX secolo e da ebrei lituani che erano lì anche da più tempo. Il gruppo nasce dalla scissione da un altro movimento di ebrei ortodossi, fondato nel 1912 da Agudas Israel, che aveva anch’esso come scopo la lotta al sionismo, ma che col passare degli anni aveva ridotto la propria azione. L’attività dei Neturei Karta si è poi estesa al di fuori della Palestina, in diversi casi per l’abbandono volontario, lamentando di aver subito violenze, imprigionamenti, torture e pressioni di ogni tipo da parte dei sionisti, e comunque per il rifiuto di vivere in uno Stato che si rifiutavano di riconoscere come legittimo. Oggi il movimento consta di diverse migliaia di famiglie, con un elevato numero di simpatizzanti difficilmente quantificabile, presente oltre che a Gerusalemme anche negli Stati Uniti d’America, in Belgio, nel Regno Unito e in Austria.
[4] http://www.nkusa.org
[5] http://www.nkusa.org
[6] http://www.nkusa.org

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