Geopolitica

Ankara convoca l’ambasciatore tedesco

2 Marzo 2017

Ankara ha convocato stasera l’ambasciatore tedesco Martin Erdmann dopo che due comizi per il referendum di riforma costituzionale che dovrebbe dare maggiori poteri al Presidente turco Recep Tayyip Erdogan programmati in Germania sono sati annullati dalle autorità comunali.

 
Il ministro della giustizia turco Bekir Bozdag avrebbe dovuto comparire oggi a Gaggenau nel Baden-Württemberg ma le autorità locali hanno cancellato la manifestazione intravvedendovi dei rischi per la sicurezza perché non era stata preannunciata la partecipazione del Ministro e la sala prevista avrebbe potuto contenere solo 500 persone. Bekir Bozdag in segno di disappunto ha annullato un incontro con il suo omologo tedesco Heiko Maas.

 
Con motivazioni non molto diverse è stato anche cancellato un comizio che il ministro dell’economia turco Nihat Zeybekci avrebbe dovuto svolgere domenica a Colonia. Le autorità hanno dichiarato che la richiesta era stata inoltrata nell’agosto 2016 dal movimento UETD (Unione Europea dei Turchi Democratici) ma che quest’ultimo solo mercoledì la aveva rinnovata chiarendo che vi avrebbe dovuto prendere parte il Ministro, cogliendo impreparata l’amministrazione a garantire la sicurezza del raduno. Nihat Zeybekci parteciperà tuttavia domenica ad un raduno dell’organizzazione religiosa Ditib nella vicina Leverkusen. Ad esso è prevista una coda nella sala comunale “Forum Leverkusen”. La manifestazione è stata segnalata solo come incontro culturale in omaggio ad un cantante deceduto -riporta la tedesca ZdF- e non è noto se il Ministro si impegnerà in un discorso politico.

 
Molti politici tedeschi di tutte le forze politiche si sono espressi contro lo svolgimento di propaganda in Germania per il referendum costituzionale turco del 16 aprile che dovrebbe ampliare i poteri del presidente Erdogan. Alla consultazione sono chiamati a votare anche circa 1,4 milioni di turchi residenti in Germania, dei complessivamente quasi 3 milioni presenti nel Paese.

 
La riforma presidenzialista ambita dal Erdogan porrebbe, secondo analisi unanimi della stampa nazionale tedesca, seri rischi per la democrazia. Essa prevede che il Presidente diventerebbe anche Capo del Governo, designando la scomparsa dell’ufficio del Primo Ministro. Il Presidente dovrebbe appartenere obbligatoriamente ad un partito ed avrebbe pieno potere di nomina e sostituzione del vicepresidente e dei ministri. Potrebbe legiferare per decreti con valore di legge i quali entrerebbero in vigore subito dopo la loro pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale. Decadrebbe invece la necessità della loro approvazione da parte del Parlamento. I decreti presidenziali decadrebbero solo se quest’ultimo emettesse una propria legge; tuttavia il Presidente potrebbe sempre liberarsi anche dei Ministri solamente per decreto.

 
Parlamento e Presidente verrebbero eletti dal popolo lo stesso giorno per 5 anni. Se passasse la riforma la prima elezione cadrebbe il 3 novembre 2019, evidenzia la tedesca ARD. Con la contestualità delle due elezioni aumenterebbero le probabilità per il Presidente di godere di una maggioranza di suo gradimento nel Parlamento. Quest’ultimo da 550 ingrasserebbe a 600 membri, essi peraltro potrebbero presentare interrogazioni solo in forma scritta ed unicamente al Vicepresidente ed ai Ministri, sottolinea la stessa fonte.

 
Il Presidente oltre che prerogative del potere esecutivo concentrerebbe nelle sue mani anche maggiori poteri oggi in capo al solo potere giudiziario potendo decidere 4 componenti del Consiglio superiore della magistratura, mentre il Parlamento ne potrebbe nominare solo 3. Attualmente i magistrati sono i soli a poter eleggere i 22 componenti del consiglio che è competente tra l’altro della nomina e promozione di giudici e pubblici ministeri. Nel futuro Consiglio ne potrebbero invece nominare solo meno della metà, perché i componenti scenderebbero a 13.
L’unica cosa che resterebbe immutata è il limite per il Presidente a concorrere a soli due periodi di carica.

 
Da informazioni della tedesca ARD la presidentessa del partito Die Linke Katja Kipping è arrivata a lanciare la proposta di un boicottaggio turistico della Turchia per protestare contro la campagna di arresti in larga scala lanciata dal Governo di Ankara dopo il fallito golpe del 15 luglio 2016 che costò la vita a circa 300 persone.

 
Le relazioni tra la Germania e la Turchia si sono decisamente raffreddate anche per l’arresto convalidato il 28 febbraio del corrispondente della Die Welt Deniz Yücel, fermato il 4 febbraio con l’accusa di aver fatto propaganda terroristica intervistando un rappresentante del partito curdo PKK.

 
Pur avendone richiesto apertamente il rilascio, la posizione ufficiale del Governo tedesco è tuttavia che se in futuro lo stesso Erdogan dovesse voler tenere un comizio in Germania non gli verrebbe vietata la tribuna. Recentemente in circa 10.000 d’altronde hanno potuto già ascoltare il 18 febbraio ad Oberhausen il Primo Ministro turco Binali Yildirim perorare la riforma costituzionale che pure cancellerebbe la sua carica istituzionale, anche se parallelamente circa 800 manifestanti hanno protestato contro la sua presenza.

 
Erdogan ha già tenuto a Colonia nel 2008 e nel 2014 dei comizi affollatissimi presentandosi come cittadino privato nell’esercizio del suo diritto di espressione del pensiero. Stante che la Turchia è membro della NATO e l’Europa ha bisogno del suo sostegno per fermare gli accessi dei profughi è ben difficile che Berlino, alla resa dei conti, potrebbe vietare un suo comizio.

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