
Commercio globale
“Oltre” i dazi di Trump e i conflitti con “i volonterosi” e ritorno tedesco anche verso una Cina più vicina?
Contro i dazi e a favore del commercio globale come leva di pace la Lezione di Mattarella illumina sul buio italico
Solo l’annuncio dei dazi crea danni con investitori (e consumatori) che rimangono in stand by prigionieri dell’incertezza perché il commercio mondiale è un complesso sistema di vasi comunicanti “contenuti” da interdipendenze globali. Queste ultime tendenzialmente orientate a generare una somma positiva di tipo win-win se collaborative e nell’equità. Perché quando la somma è negativa si prova a cambiare “virando” verso altri vasi per controbilanciare effetti svantaggiosi da un lato con effetti vantaggiosi da un altro, purché le condizioni politiche ed economiche multilaterali lo consentano. Per la semplice legge fisica che enormi masse di capacità di lavoro e di merci, di energia e di “impegni politici e morali” non possono essere fermate (o deviate) con un tocco di bacchetta magica tariffaria e a favore solo di qualcuno ma nel medio-lungo termine orientano verso equilibri win-win dinamici che stabilizzano e fanno avanzare il sistema nel suo complesso per assorbire o re-distribuire forze “contrarie e destabilizzanti”. Un esempio per tutti deriva dal monitoraggio dei prezzi petroliferi (in decrescita dopo Biden) e i volumi (in crescita con Trump) regolati dal rubinetto arabo di MBS che è utile per capire la pressione sulla Russia per bloccare la guerra in Ucraina da una lato e sull’Iran dall’altro con la sanguinosa manovra su Gaza di Netanyahu per smobilitare le falangi terroristiche del regime sciita (Hamas, Hezbollah, Houthi o dell’Asse della Resistenza), nemico secolare dei wahabiti e convergenti (via “Accordi di Abramo”) nel bloccare il piano nucleare di Teheran. Una traiettoria di interdipendenze globali dunque “fibrillate” dai dazi di Trump che si ritrova nel discorso di Mattarella agli agricoltori contro le barriere tariffarie e le emergenti linee autarchiche di politica industriale che frenano la crescita del commercio globale. E’ quanto osserviamo solo con le minacce dei dazi di Trump e lo spostamento di attenzione e azione dell’Europa verso India e Cina provando a de-comporre il conflitto potenziale tra “via indiana” (USA, Israele, Arabia Saudita, Russia) verso il Mediterraneo a saldatura dei tre grandi produttori petroliferi globali (purchè ciò possa risolvere i due conflitti in Ucraina e in Medio Oriente) e “via cinese” (della seta). Con un disegno trumpista neo imperiale per costruire il nuovo motore globale fossile attorno a potere (militare, molto), onore identitario (un po’ e a corrente alternata) e greggio (a fiumi). Paradossalmente le chiusure tariffarie e l’apertura di Trump verso la Russia (premendo via MBS anche con introiti petroliferi in discesa) ha iniettato spinte di destabilizzazione nel sistema (con le borse che crollano tornando ai livelli del 2020 in era Covid-19). Squilibri che devono essere ribilanciati con gli sforzi dell’Europa di tornare nei grandi teatri globali guardando anche ad est e in Asia (Cina , India e Asia Centrale) per esplorare nuove soluzioni commerciali ma anche energetiche e geo-politiche globali (come per il Mercosur) non solo urgenti ma necessarie. Sia per trovare sbocchi commerciali alternativi “compensativi” al mercato USA (de-regolato e ri-regolato) e sia per esplorare soluzioni al conflitto in Ucraina con un coinvolgimento diretto della Cina (e/o India?) come attore geo-strategico e di peacekeeping passando per un ONU “riformato”. Dunque, un contesto globale da affrontare con coraggio e con uno sguardo strategico UE a 360 gradi che faccia da stabilizzatore degli squilibri innescati dalle “guerre politico-commerciali” che puntano ad indebolire il “vecchio continente” (fermando il mondo) non essendo più l’America l’alleato affidabile e protettivo che è stato dalla fine della Seconda Guerra Mondiale con l’Alleanza Atlantica e la Nato che anzi sembra diventata “ostile”. Confermato dalle gravi accuse di JD Vance all’Europa definita “parassita” e confermate da Trump ma dal sen sfuggite e addirittura scivolate in chat come “dilettanti allo sbaraglio” parlando di informazioni inerenti la sicurezza nazionale e di attacchi militari imminenti. Effetto paradossale dell’obiettivo di “rigenerazione” della Russia per separarla dall’abbraccio cinese che spinge l’Europa verso nuovi alleati globali e in primo luogo proprio verso la Cina e – “accanto” – per counterbalance l’India nel teatro ribollente dell’Indo-Pacifico. Riorientamento geo-strategico utile anche per “guadagnare tempo” nell’avvio di politiche di difesa acconce condividendo acquisti intra-europei e politiche industriali di ri-armamento verso aziende e filiere europee con la spinta al riarmo tedesco anche per far ripartire Germania ed Europa insieme sotto l’ombrello nucleare coordinato di Francia e UK (combaciando equilibrio intra-Ue e intra-Nato). Contemporaneamente, allargare il “campo dei volonterosi” globali di contrasto alla guerra in Ucraina per fermarla con una tregua e governare il processo di pace così come il conflitto innescato dal tragico 7 ottobre 2023 e con una over-reaction che sembra non aver fine a Gaza. Perché all’Europa tocca l’urgente impegno a riempire il vuoto strategico innescato dal proteiforme uomo di Mar-a-Lago. Guardando dunque agli inestricabili intrecci tra guerre commerciali, geostrategiche e militari. Ecco allora che il Dragone sembra risvegliarsi dal “torpore” per contribuire ad una “stabilizzazione” dei conflitti globali di cui esso stesso necessita per far ripartire la crescita del Pil accrescendo la fiducia e riducendo l’insicurezza. Lo potrà fare con la “squadra dei volonterosi” e di peacekeeping con al centro l’Europa o continuerà a chiudersi in una asimmetrica “neutralità”? Potrebbe se Xi Jinping non si allineasse alla nuova “legge della forza” che il ritorno all’orrore delle aree di influenza (da Jalta del 1945) che Trump e Putin vorrebbero per dare lo Xanax (di bastone e carota si intende) al mondo nel solo (loro) interesse neo-imperiale e tornando ad un puro esercizio della potenza di fuoco. La Cina ha ora l’opportunità di dire al mondo da che parte sta della civiltà e se vuole partecipare alla “regolazione globale” con intelligente saggezza e perseverante impegno distensivo o se preferisce allinearsi ai potenti di Washington e Mosca. Certo se lo vorrà fare anche con l’Europa (e non solo con Trump e Putin) sarebbe un bel segnale per il futuro della Terra occupandosi delle sue tante piaghe e diseguaglianze per tornare su un sentiero di pace “giusta” e di progresso condivisi. Perché l’Italia con l’Europa, se non sono intorno al tavolo rischiano di essere nel menu – come sembra stia succedendo – ma non possiamo accettarlo né permetterlo. Visto che l’Europa è il più grande esperimento moderno della Civiltà che è stato di libertà e di pace nel progresso e dovrebbe essere attorno a quel tavolo per cambiarlo e aprirlo al resto del mondo offrendo ciò che l’ha portata ad essere una grande speranza per la Terra tutta e i suoi popoli riavviando anche le Riforme dell’ONU con il “Patto per il Futuro” verso un nuovo multilateralismo e che vorremmo rivedere attivo nei due teatri ora insanguinati in caso di tregua. Perchè quei popoli ci guardano e attendono un nostro segnale, una nostra parola, un nostro gesto per continuare ad esplorare il sogno condiviso di una convivenza pacifica e di progresso. Innanzitutto in Ucraina e in Medio Oriente a Gaza, e anche nella (quasi) “frattura turca”. E non potrà essere nè la spartizione Ucraina in cambio di terre rare senza garanzie per il suo futuro da un parte, nè la ricolonizzazione di Gaza dall’altra con scellerati piani immobiliari che escludono i palestinesi (e che se “espulsi” avremmo l’apogeo di una “tragedia nella tragedia”), essendo in entrambi i casi “saltati” i piani di “cessate il fuoco”. Nè peraltro potremo permettere che l’unico oppositore di Erdogan quasi all’inizio della campagna elettorale venga incarcerato con accuse pretestuose e assurde. Qui potremo (dovremo) “misurare” il ruolo dell’Europa (se c’è) soprattutto rimanendo unita attorno ai volonterosi (Macron, Scholz- Merz, Starmer, UVdL- Costa e altri paesi non UE e non Nato disponibili) ripartendo da un nuovo asse franco-tedesco “rinforzato e allargato”, perché non potremo (né dovremo) più girare lo sguardo, per non assistere alla sua fine e al mondo liberale e democratico di un Occidente del Progresso che conosciamo condannando anche gli ultimi della Terra ad esserlo per l’eternità. Riaffermando che, da una parte, qualunque potere conquistato con il voto ha sempre sopra di sé la legge costituzionale e – dall’altra – che la separazione dei poteri di Montesquieu continua ad essere l’unica garanzia di libertà e antidoto contro tutte le tirannie. Da qui il senso di missioni comuni di difesa della libertà europea con il Fondo Safe convergendo i 27 tra scudo aereo e missilistico, rete di droni, difesa satellitare o cyber-sicurezza finanziando in comune – con Eurobond – un bene comune come la difesa per la sicurezza e per la nostra area di valori condivisi. Evitando così le trappole dell'”azzardo morale” da redistribuzione del debito comune che si era posto con il Next-Generation-EU. Allora non basterà a Meloni farsi “ascoltare” da Trump-Musk in questo caos globale per “lucrare” qualche liretta da protettorato riservato, perché in solitudine siamo destinati alla scomparsa dai radar della Civiltà. Perché in questo “caos incompetente” di Mar-a-Lago forse non c’è un metodo (nessun metodo), visto che da un lato Putin (non collabora e “tira dritto”) continua a bombardare l’Ucraina e – dall’altro – Netanyahu (rompendo l’accordo con Hamas con la benedizione di Trump) riprende a martellare Gaza anche per coprire le proprie difficoltà interne compresa la corruzione di suoi collaboratori (pagati dal Qatar?). I “volonterosi” devono allora vestire le buone intenzioni con piani credibili di coordinamento di un comando di difesa integrato connettendosi e governando anche il rapporto con una Nato non più a trazione Americana per direzionare l’Europa verso un obiettivo comune nella gestione del “dopo tregua” dialogando anche con Cina e India ripristinando un sano “multilateralismo aperto” con il supporto del diritto internazionale. Innanzitutto, imparando dagli errori passati e certo non scambiando uno stop alle sanzioni russe prima di un’interruzione delle violazioni dei confini sovrani dell’Ucraina con le concessioni che questo martoriato paese riterrà utili o necessarie. Quindi abbandonando i doppi o tripli standard morali. L’Italia vorrà essere dentro questo “gruppo europeo emergente di comando” della barca (con Starmer a bordo tra i comandanti con altri paesi non europei e non Nato) di un “programma comune” o vorrà rimanerne fuori marginalizzandosi (galleggiando nell’Atlantico con il rischio di inabissarsi) visto che nessun “ponte” si può costruire tra l’Europa e Trump perché non interessato? La risposta nella Lezione di Mattarella che illumina il “buio” italico e anche alcune fragilità di Bruxelles che ne frenano l’unità di intenti ma richiamando tutti alla responsabilità verso una umanità inquieta, insicura e impaurita.
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