Cina

Insabbiamento, panico social, iperefficienza: la Cina spiegata dal virus Wuhan

25 Gennaio 2020

Del virus che ha cominciato a diffondersi nella città di Wuhan sappiamo che è forse arrivato da un ospite non umano facendo quel “salto” di specie avvenuto già in passato e non solo in Cina. Si parla di un serpente o un pipistrello, ma per ora non c’è alcuna conferma. Cosa ci facessero comunque un serpente e un pipistrello in nel Huanan “Seafood” Market, chiuso poi dalle autorità all’inizio del mese, non è cosa ardua da comprendere per chi ha frequentato i mercati di alcune zone dell’Asia in cui vengono venduti animali meno comuni di quelli che troviamo sulle nostre tavole (la carne di serpente per esempio si trova nel menu di alcune zone della Cina).

Da cosa e come sia avvenuto questo salto è qualcosa che si saprà solo dopo che gli scienziati avranno raggiunto le loro conclusioni. Anche per la SARS nel 2003 ci volle qualche mese, lo ricordo bene in quanto vissi tutto il periodo dal suo apparire alla sua scomparsa ad Hong Kong, che ne era uno degli epicentri.

La reazione del governo cinese ci dice però molto sulla differenza tra Cina e il resto del mondo, soprattutto quello occidentale, e ci offre una linea di comprensione di una realtà con la quale conviviamo, commerciamo e facciamo scambi proficui ed importanti sia di carattere economico e culturale che turistico.

La reazione può essere descritta come segue, in ordine temporale:

1. Tentativo iniziale di insabbiamento o “minimizzare” a livello locale.

2. Denunce sempre più forti da parte della comunità medica e dei pazienti e quindi riconoscimento lento della realtà, con, a volte, esagerazione del rischio.

3. Panico sui social con un proliferare di fake news che peggiorano la situazione; intervento della censura.

4. Reazione immediata e draconiana imposta dal governo centralecon misure assolutamente impensabili ed irrealizzabili in una democrazia occidentale.  Misure che però ad oggi costituiscono l’unica speranza di risoluzione del problema. Come dimostrò appunto la SARS.

La natura del sistema politico cinese spiega ognuno degli step sopra:

1. L’insabbiamento è dovuto al fatto che, pur non essendo “accountable” verso chi li elegge, in quanto non vengono formalmente “eletti”, i dirigenti politici cinesi locali sono”accountable” verso i loro superiori nel Partito, vogliono essere riconfermati e quindi tendono a sottovalutare se non proprio a negare l’esistenza di problemi nelle città amministrate per timore che il problema diventi una loro colpa; la speranza è che si risolva da solo.  In una democrazia occidentale, un sindaco probabilmente coglierebbe l’occasione per dare la colpa di quanto avvenuto al suo “predecessore” o alla regione o alla provincia specie se controllata da un partito politico diverso, che “non ha fatto i controlli” , “non ci ha dato le competenze” “non ci ha dato le risorse” etc.  Questa forma di scaricabarile in Cina è impossibilevisto che il partito è unico.  In un mondo ideale dove i dirigenti locali avessero veramente a cuore gli interessi della popolazione e non la propria rielezione/riconferma, il sistema funzionerebbe anche con un partito unico, ma la natura umana evidentementenon lo consente.

2. Le denunce dimostrano che il potere politico cinese specie a livello locale non riesce ad avere controllo su tutto, come si può pensare in Occidente.  La stragrande maggioranza della popolazione non è disposta a mentire o accettare spiegazioni troppo facili soprattutto davanti ad una realtà che sembra diversa. A questo si aggiunge il fatto che la comunità medica cinese è comunque in contatto con quella di altri paesi e le notizie passano comunque. Messi davanti all’evidenza, i dirigenti locali cedono e la loro prospettiva si ribalta, perché temono di essere defenestrati proprio per aver agito male. A quel punto, la trasparenza diventa un obbligo soprattutto quando il leader dice, come ha fatto Xi Jinping che “il partito ed il governo a tutti i livelli devono mettere al primo posto la salute e la vita delle persone”, cioè prima della loro carriera.

3. Il riconoscimento della realtà arriva improvviso; a quel punto, dall’interno del mondo medico cominciano ad affiorare vari esperti che fanno dichiarazioni a volte roboanti sull’entità del problema. Si passa quindi da qualche centinaio a qualche migliaio o a decine di migliaia. Provenendo da persone dentro il sistema diventa difficile capire a chi dar retta.

4. La reazione scomposta dei social è una conseguenza di quanto sopra ma è tipica di un paese dove l’informazione ufficiale (radio, televisione, stampa) è comunque sotto il controllo partitico, con poche eccezioni che vengono lasciate operare in maniera più o meno indipendente (per esempio Caixin) purché non oltrepassino certe linee rosse.   Non fidandosi delle informazioni ufficiali per i motivi di cui sopra, i 500 milioni e passa di utenti di Weibo si scatenano dando origine a informazioni e teorie spesso fantasiose.A questo punto, il governo di solito interviene con la censura nei casi in cui notizie infondate possono destare il panico, ma la scomparsa delle stesse dopo che qualcuno è riuscito a vederle rende le persone ancor più sospettose.  Questa fase di solito dura qualche settimana, finché la gente non ha l’impressione che il governo sia riuscito a rientrare in controllo della situazione.

5. Nel mezzo, arriva la reazione muscolare.  In questo caso il potere politico cinese dimostra tutta la sua capacità di imporre decisioni anche drastiche sul territorio, che vengono di solito accettate dalla popolazione. Nessuno, probabilmente, in Italia o in Francia o in Spagna riuscirebbe in pochi giorni a mettere sotto quarantena una intera città di 11 milioni di abitanti (anche perché non esistono) come successo a Wuhan; soprattutto non riuscirebbe a contenere i moti di protesta che ne nascerebbero (immaginiamo Parigi, Roma o Barcellona) e i tentativi di fuggire si moltiplicherebbero tanto da costringere all’uso della forza, con conseguenze drammatiche. Anche durante il periodo della SARS, con fino a 10 morti al giorno durante il “picco” , Hong Kong non pensò di essere in grado di imporre un isolamento della città: l’idea di chiudere l’aeroporto balenò nella mente del governo per meno di 24 ore e fu subito scartata.  In Cina, siamo ad oggi alla decima città o cittadina isolata dal resto del paese attraverso la sospensione dei trasporti da e per la città e i posti di blocco sulle autostrade.

 

Eppure, isolamento, quarantena e rigorosa applicazione delle misure sanitarie da parte della popolazione, ovunque, furono gli ingredienti che riuscirono a sconfiggere la SARS; si spera che gli stessi ingredienti facciano lo stesso con il nuovo Coronavirus.  L’autoritarismo confuciano, dotato di grande capacità organizzativa e di tecnologie all’avanguardia alla fine diventa l’unica speranza di contenere e sconfiggere, prima che arrivi un vaccino (su cui americani e cinesi stanno lavorando insieme alacremente), un piccolo mostriciattolo che proprio lo stesso autoritarismo ha impedito di distruggere nel secondo in cui ha fatto capolino al mondo.

 

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