Cina

Oms, mettere la Cina all’angolo è davvero una buona idea?

14 Maggio 2021

Quando cade un aereo, non smettiamo di volare, ma miglioriamo gli aerei. Quando c’è uno tsunami non smettiamo di costruire vicino alle coste ma facciamo edifici più resistenti e protezioni migliori. Quando c’è il buco nell’ozono ci attiviamo per chiuderlo. Lo stesso approccio diventa indispensabile per le pandemie.

Il nuovo rapporto indipendente sulla gestione della pandemia da Covid-19, commissionato dall’OMS e pubblicato qualche giorno fa è forse il più importante strumento di comprensione di cosa poteva essere fatto meglio a livello globale, ma soprattutto che cosa abbiamo imparato per evitare simili pandemie future.

La prima parte del rapporto identifica cosa è andato male: il mancato coordinamento tra paesi, l’allarme pandemia globale lanciato troppo tardi dall’OMS, le indicazioni confuse che sono seguite (mascherina sì mascherina no), la sostanziale inazione di Europa e USA a febbraio 2020 che pensavano che il virus potesse restare isolato in una sola area del mondo, la decisione troppo tardiva sulle restrizioni ai voli internazionali ed infine alcune mancanze sconcertanti nel sistema sanitario di molti paesi nonostante i vari “piani pandemici” approvati.

Ma quello che importa di più sono, appunto, le raccomandazioni per il futuro perché sarebbe veramente imperdonabile se la prossima ci trovasse di nuovo impreparati.

Tra queste:
1. La creazione di un consiglio per le minacce globali che possa sanzionare i paesi che non rispettano certi protocolli.
2. La creazione di un sistema di sorveglianza su nuove malattie che emergono nel mondo che possa dare informazioni senza il consenso del paese coinvolto.
3. La classificazione dei vaccini come beni comuni e la creazione di un fondo per l’acquisto di vaccini per i paesi in via di sviluppo appena diventano disponibili
4. Nel breve termine, poi, i paesi del G7 sono invitati a contribuire almeno 2 miliardi di dollari al programma Covax per i vaccini ai paesi poveri

Il report, firmato da un team capeggiato da due ex primi ministri, suggerisce anche varie modifiche ai protocolli OMS: per esempio, andrebbe presunto che ogni malattia respiratoria sia trasmissibile da uomo a uomo fino a prova contraria. Ora è invece esattamente l’opposto, ed il ritardo nel capire o comunicare la trasmissibilità del Covid-19 è stato un fattore di ritardo nella risposta.

Le raccomandazioni sono tutte importanti in quanto rimettono al centro di tutto l’OMS, l’unica organizzazione che, se ben strutturata gestita e finanziata, può contribuire ad affrontare per tempo e con efficacia pandemie nascenti future. I tempi sarebbero propizi per una riforma dell’OMS: gli USA sono rientrati e in Europa c’è stato un forte sostengo all’azione dell’OMS anche durante il periodo di assenza trumpiana. In molti paesi poveri poi, l’OMS è un attore importante e con il programma Covax forse l’unico fornitore internazionale di vaccini Covid.

Ma il mondo, si sa, non è fatto ormai solo di USA e Europa: ci sono altri grandi paesi che contano sempre di più, a partire dalla Cina passando per la Russia per finire all’India. Finché si tratta di contribuire fondi e riformare la governance dell’OMS, l’accordo si troverà facilmente. Ma in che modo questi paesi reagiranno alla proposta più dirompente di tutte? Parlo del sistema di sorveglianza che potrà dare informazioni su una nuova malattia identificata in un certo paese anche senza il consenso del paese stesso: si tratta di una limitazione della sovranità notevole, ma essenziale per il benessere del mondo intero e per il nostro futuro.

Ammesso che negli USA i globalisti continuino a stare al governo e che quindi gli USA dicano di sì (non è affatto scontato…), che dire della Cina per esempio? Siamo sicuri che in un momento in cui la Cina si sente sotto attacco da molteplici direzioni e soprattutto dai paesi “occidentali”, con politologi di destra che vaneggiano di guerra fredda, con navi da guerra americane a un centinaio di miglia dalle coste cinesi (non ce ne sono di cinesi invece a pochi passi da quelle americane), con i dazi dichiarati illegali dal WTO sulle merci cinesi, con l’attacco frontale ad alcune aziende tecnologiche durante l’epoca Trump che adesso vede l’Europa accodarsi, con la campagna dei media occidentali sul Xinjiang (vicenda che dura da anni ma sembra abbiamo scoperto solo dopo la pandemia) fino ad arrivare alle accuse assurde di “colonizzazione”; siamo sicuri che con tutto questo la Cina sia disposta ad accettare questa limitazione fondamentale di sovranità da parte di una organizzazione con sede a Ginevra?  E se la Cina non l’accetta che speranze ci sono che l’accettino la Russia (quella che secondo Biden è governata da un “assassino”) o l’India di Modi? Per non parlare di altri paesi che si sentirebbero autorizzati dal “no” cinese a resistere questa proposta. Sto pensando al Brasile di Bolsonaro o al Vietnam, ma non solo.

Eppure, se c’è un discorso da affrontare veramente con le nuove grandi potenze e quindi con Pechino, se c’è qualcosa su cui le diplomazie dovrebbero veramente spendersi e mettere sul piatto, è proprio questa riforma dell’OMS e la concessione dei poteri suggeriti dal rapporto. Invece si continua a battere su temi sui quali il paese non si muoverà un millimetro: perché sono quelli più sensibili per l’opinione pubblica cinese che per la prima volta in 30 anni si comincia a sentire direttamente “sotto attacco” dall’America e qualche suo alleato; non era mai successo prima. E diciamocelo, tutti i temi che iniziano con il concetto di “contenimento” sono solo utili a giochi di potere ed influenza internazionali se non addirittura a segnare qualche punto politico a casa propria (vedi il caso Italia o Australia), frutto di una miopia politica che lascia stupefatti.  Mentre la trasparenza su questioni che impattano direttamente sulla loro salute è un tema che sta a cuore di tutti i cittadini del mondo, inclusi russi, americani o cinesi.

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