Asia
L’ultimo respiro del sole
Finire di leggere L’ultimo respiro del sole di Silvia Grossi ti fa sentire più ricco di conoscenza, di tolleranza, di consapevolezza nei confronti del genere umano.
Il pregio di questo libro è riuscire a parlare dei sentimenti umani e, forse, in certi tratti, anche dei massimi sistemi senza mai appesantire chi si trova dall’altro lato della pagina o salire in cattedra.
L’autrice scrive, in prima persona, il racconto autobiografico di un’antropologa occidentale che si è trovata, durante le sue ricerche sul campo, alle prese con un disastro ambientale e le sue conseguenze.
La sensazione, piacevole, è quella di avere un doppio schermo, su uno scorrono le immagini (come riprese da una go pro) di quello che gli occhi vedono, e nell’altro si può leggere la descrizione delle sensazioni del cuore e dello spirito di chi scrive.
Si è accompagnati per per mano, con un tono deciso e molto “pulito”, attraverso l’alluvione che colpì il Sultanato del Kelatan in Malesia tra il 2014 e il 2015.
Il disastro non è solo naturale, non è solo colpa dei cambiamenti climatici dovuti all’inquinamento, ma è più profondo e coinvolge gli uomini e la loro anima.
L’ambizione per il potere, la corruzione, l’avidità sono ben descritti nelle figure di coloro che hanno svenduto il territorio affinché fosse disboscato e coltivato con le palme da olio per l’industria occidentale o per altre colture intensive. Costoro, senza, sembra, rendersene nemmeno conto, sono stati capaci di colpire le regole di convivenza secolare tra comunità molto differenti tra loro dal punto di vista culturale, etnico, religioso.
A essi, fanno da contraltare, la forza d’animo, la saggezza e la fierezza delle popolazioni indigene della foresta attraversata dal fiume che, dopo l’alluvione, si sono trovate senza sostentamento. Pescatori, coltivatori di riso, ristoratori abituati a vivere con quanto la natura dava loro, senza il bisogno di sfruttarla, senza il bisogno dell’extra profitto, si sono ritrovati con un territorio completamente diverso, fatto solo di acqua e fango. Un territorio che negandogli la rassicurante routine quotidiana si è trasformato in un inferno umido e freddo.
Le contraddizioni emergono con forza tra gli avidi, appunto, e coloro che soccorrono, aiutano, o con beni di prima necessità e materiali o con le parole per far conoscere quanto l’ecosistema, umano e naturale, fosse stato messo in discussione.
Il libro di Silvia Grossi ha sempre al centro l’uomo e la sua capacità di riscatto o di espiazione di fronte alle difficoltà della vita e, soprattutto, permette di rendersi di conto di come sia fondamentale prendersi cura della terra che abbiamo sotto i piedi e di come dobbiamo rispettare gli altri esseri umani. Quelli vicini e quelli distanti.
La sofferenza è presente così come il pericolo, però sappiamo che c’è sempre una via d’uscita, fosse anche una sollecitazione dei nostri cinque sensi: tutti li ritroviamo coinvolti nella narrazione, si passa dalla puzza delle fogne al profumo di zenzero del tè o delle tisane; dall’acqua a catinelle ,che ti bagna fin nelle ossa, al sole che ti screpola la pelle; dal rumore degli spari a quelli della foresta; dal cibo razionato a quello della festa.
Leggerlo è un’esperienza, un viaggio -vero e originale (e non salgariano)- e quando si arriva alla fine, come in ogni buon romanzo, ogni tessera va al suo posto. Sia quelle della storia sia quelle della nostra mente.
In entrambi i “luoghi” la parola che si accende, come la luce al neon dei cinema negli anni sessanta, è RISPETTO
Silvia Grossi
L’ultimo respiro del sole
Laurana editore
pp. 292
€ 16,90
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