Asia
Le Filippine votano il ritorno al potere dei Marcos
In queste ore, il popolo filippino sta eleggendo il nuovo presidente. Secondo tutti sondaggi, il vincitore dovrebbe essere Bongbong Marcos – figlio del sanguinario dittatore Ferdinand Edralin Marcos, morto di vecchiaia nel 1989, tre anni dopo la rivoluzione che aveva ripristinato la democrazia. Morto alle isole Hawaii, protetto dal governo americano, che ne aveva apertamente sostenuto la dittatura, con accanto la moglie Imelda, famosa perché acquistava centinaia di paia di scarpe, uno schiaffo alla miseria del suo popolo.
Ebbene, 36 anni dopo la rivoluzione, le Filippine vogliono tornare al punto di partenza: un paese dominato dagli Stati Uniti, in cui le basi militari e le infrastrutture della Westinghouse producevano un bottino miliardario che Marcos divideva con le famiglie più potenti del paese, in modo da assicurarsi la continuità del suo potere. Un paese diviso etnicamente, con un’eterna lotta tra l’egemonia cristiana ed i ribelli musulmani, ed in cui gli ultimi anni hanno accentuato la sfiducia nelle istituzioni e, quindi, agevolato la candidatura di un uomo che, in un paese occidentale, avrebbe probabilmente la strada sbarrata dall’ingombrante passato familiare.
Ma non è più così. Corazon Aquino, l’eroina della lotta per la libertà, è morta nel 2009. Suo marito Ninoy, ultimo grande oppositore di Marcos, è stato ammazzato non appena sceso dall’aereo che lo riportava in patria (nella foto principale dell’articolo), dopo aver siglato un accordo di Pace con il dittatore – un accordo non rispettato. La signora Aquino, sull’onda dell’entusiasmo popolare, è divenuta il primo presidente delle Filippine dopo la riguadagnata democrazia.
Una delle sue prime decisioni è stata quella di creare una commissione di inchiesta (la PCGG Presidential Commission on Good Government), che aveva il compito di rintracciare i miliardi di dollari trafugati dalla dittatura e trasferiti all’estero. Alla fine, dopo anni di lavoro, la commissione ha recuperato 171 miliardi di pesos (circa 9 miliardi di dollari), ovvero una cifra che costituiva meno di un terzo di quanto Marcos aveva fatto sparire – secondo i risultati delle inchieste della magistratura filippina, che certamente non hanno scoperto tutto.
Questo significa che Bongobong ed i suoi sostenitori (che sono le stesse famiglie dell’aristocrazia filippina che sostennero il regime del padre) hanno a disposizione una cifra che potrebbe sfiorare i 20 miliardi di dollari – in un paese in cui lo stipendio mensile medio non raggiunge i 300 dollari. Ma la gente che lo acclama per le strade e che lo ha votato è nata dopo il 1986, e non ha nessuna percezione degli anni della dittatura, visto che l’età media dei suoi cittadini non raggiunge i 40 anni. Con un impegno propagandistico costoso ed imponente, la famiglia Marcos ha fatto passare un messaggio chiarissimo: ai tempi di Ferdinand Marcos le Filippine erano un paese ricco e potente, e suo figlio riporterà le lancette dell’orologio della storia a quell’epoca meravigliosa.
Ho avuto l’onore, grazie alla fiducia ed all’amicizia degli avvocati Sergio e Niccolò Salvioni, di partecipare alla caccia dei soldi rubati dai Marcos. Ne abbiamo trovati molti di più di quanti ne siano poi stati sequestrati, ma queste sono le sconfitte che, nella vita, bisogna imparare ad accettare. Una parte importante del suo patrimonio è stato trasferito alla sua amante tedesca, che ora è una miliardaria australiana, l’ex top model Evelin Hegyesi, ed alla loro comune figlia, Analisa Josefa, che è una star del jet-set australiano. Il resto è stato fatto passare per una società di Losanna, la Padis SA, e da lì è stato distribuito secondo un criterio sconosciuto: ognuna delle famiglie che ne ha beneficiato aveva ricevuto una lettera greca, per poter capire chi avesse ricevuto cosa, ed i soldi sono finiti in Svizzera, in Liechtenstein, negli Stati Uniti, a Panama, ad Hong-Kong, in tutti i paesi dell’Unione Europea – e persino nella Germania Est, dove sono stati investiti ina fabbrica di macchine per cifrari, poi acquistata dagli americani dopo la caduta del Muro.
Il responsabile degli investimenti europei era un amico personale di Marcos, Herminio Disini, che nel 2021 è stato condannato da un tribunale americano a pagare 1 miliardo di pesos (circa 300 milioni di dollari) per il suo ruolo nel sistema di corruzione legato alla costruzione della centrale nucleare di Bataan, costruita dalla Westinghouse – una centrale costruita su un terreno fangoso che è ancora oggi, nonostante non sia mai entrata in funzione, l’incubo dei filippini che abitano nelle sue vicinanze.
Disini, che si è trasferito a Vienna ed ha cambiato il suo nome in Hermann Decker, era il cittadino Omega – il più importante dopo Marcos, che era il cittadino Alfa. Disini, ormai vecchio pensionato di lusso, è tra i sostenitori della campagna elettorale di Bongbong. Dalla sua presidenza ci si può aspettare di tutto, perché il personaggio ha la fama di essere uno scapestrato. Ma si dice anche che abbia rispetto e paura per la madre, che nonostante l’età dovrebbe essere l’eminenza grigia della sua presidenza. Con un’informazione aggiuntiva importante: Ferdinand Marcos era un uomo d’origine cinese, in un tempo in cui questo veniva considerato un handicap importante.
Ora, suo figlio, amico dei cinesi, si trova in una situazione completamente differente. È un altro segno di questo nostro mondo che sta cambiando in modo preoccupante, perché continua a distruggere spazi democratici – e lo fa democraticamente, con un voto di popoli che odiano la responsabilità ed il coinvolgimento, e si lasciano guidare dalle campagne pubblicitarie dei social networks. Chi, come me, ha combattuto dall’altra parte, è oramai un dinosauro.
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