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Collateral murder, il caso più scottante di Wikileaks
Questa mattina a Londra è iniziato il processo sulla richiesta di estradizione verso gli USA di Julian Assange. È un momento molto importante perché dopo quasi 10 anni il fondatore di Wikileaks rischia di essere consegnato agli Stati Uniti dalla cui giustizia è sempre riuscito a sottrarsi. Assange è incolpato di aver pubblicato online contenuti estremamente riservati dell’esercito e di altre istituzioni soprattutto riguardo a zone di guerra come i conflitti in Iraq e Afghanistan.
Nelle ultime settimane sono state diverse le proteste e le manifestazioni a favore di Assange, si è parlato soprattutto delle sue condizioni di salute in carcere a Londra dove sarebbe tenuto in modalità restrittive che avrebbero già minato la sua tenuta psicologica.
Il fondatore di Wikileaks potrebbe essere condannato per 17 diversi capi d’accusa e rispettivi 175 anni di reclusione, una pena che, secondo i suoi legali, equivarrebbe ad una condanna a morte. L’accusa principale è quella di cospirazione, assieme a Chelsea Manning, per aver ottenuto illegalmente informazioni riservate. Il primo ciclo di udienze terminerà il 28 febbraio ma si dovrà attendere maggio per una prima sentenza e settembre per un eventuale appello.
Chi è Chelsea Manning?
Il nome della “prima vita” di Chelsea Manning è Bradley, ex analista militare, nel 2010 aveva fornito a Wikileaks migliaia di documenti segreti svelando comunicazioni che avevano messo in imbarazzo CIA e Casa Bianca. Nel 2013 Manning ha scoperto di non riconoscersi più nel genere maschile ed ha scelto di cambiare il suo nome iniziando anche un percorso di transizione assieme ad un trattamento ormonale utile per effettuare il cambio di genere.
La sua storia, all’interno del caso Wikileaks, inizia nel 2010 quando Adrian Lamo, un hacker confidente con Manning, rivela che l’analista avrebbe ceduto ad Assange una serie di documenti estremamente riservati tra cui il video poi denominato “Collateral murder”, che documenta un attacco militare avvenuto a Baghdad in cui vengono uccisi 18 civili disarmati.
Dopo una prima detenzione in Kuwait, Manning viene reclusa a Quantico e poi a Fort Leavenworth mentre le associazioni umanitarie iniziano a protestare per le condizioni di detenzione, trattamenti disumani e degradanti. David House, informatico e ricercatore, va a trovarla 2 volte al mese e rivela che l’ex analista viene tenuta in isolamento per 23 ore al giorno, dorme con le luci accese ed è controllata ogni 5 minuti. Inoltre, è costretta a dormire indossando solo un paio di pantaloncini e viene svegliata dalle guardie se non è interamente visibile. Le viene concesso di camminare in circolo per un’ora al giorno e viene incatenata durante le volte in cui può ricevere visite. Il 21 agosto 2013 è condannata a 35 anni di reclusione, ma viene assolta dal capo di imputazione più grave, quello di connivenza con il nemico anche se viene riconosciuta colpevole dei reati connessi alla diffusione di notizie coperte da segreto e al possesso di software non autorizzati.
Dopo 7 anni di reclusione, la sua pena viene ridotta dal presidente degli Stati Uniti Barack Obama, lo scorso maggio però si rifiuta di testimoniare in un processo su Wikileaks e torna in carcere, con l’aggravante di oltraggio alla corte, rischiando di pagare anche una multa altissima.
Il caso “Collateral murder”
Nell’aprile del 2010 Wikileaks ha messo online il video dell’omicidio di civili da parte di un’unità dell’esercito americano, avvenuto durante una confusa azione militare avvenuta a Baghdad il 12 luglio 2007.
Durante un’operazione di ricognizione, due elicotteri militari statunitensi aprono il fuoco su 18 civili, di cui 2 giornalisti che portavano con sé una telecamera scambiata per lanciarazzi. Dopo aver aperto il fuoco una prima volta, gli elicotteri sparano di nuovo quando un minivan si avvicina ai civili per prestare i primi soccorsi. In questo caso, oltre alla gravità dei fatti, al numero delle vittime e alla brutalità con cui viene condotta l’operazione, l’opinione pubblica rimane interdetta dalla totale mancanza di requisiti che avevano i militari nell’inquadrare i bersagli, senza contare i loro dialoghi di compiacimento una volta uccisi gli obiettivi.
I dettagli
Ad aprire il fuoco sono due elicotteri Apache. I militari osservano alcuni uomini radunarsi in un quartiere di Baghdad, una zona attraverso cui sarebbe dovuto passare un contingente di truppe statunitensi. Nel video si possono ascoltare i dialoghi radio tra i militari che stimano una presenza di 20 uomini (solo in seguito si scoprirà che tra loro vi sono anche Namir Noor-Elden e Saeed Chmagh, due collaboratori dell’agenzia Reuters).
Ad un certo punto un militare richiede l’autorizzazione di fare fuoco osservando che 5 o 6 uomini si stavano dirigendo in direzione delle truppe americana, in particolare viene osservato Noor-Elden che tiene in mano un enorme teleobiettivo, scambiato per lanciarazzi, e subito viene chiesto il permesso di intervenire. In realtà si scoprirà che il soldato aveva solo visto l’ombra del teleobiettivo e l’aveva scambiato per un RPG. A questo punto l’elicottero si muove intorno al gruppo di uomini e fa fuoco uccidendo 7 obiettivi, dopodiché informa le truppe di terra dell’operazione e fornisce le coordinate per raggiungere il luogo e liberare l’area.
Mentre le truppe di terra avanzano, Chmagh è ferito e sta cercando di mettersi al riparo quando sopraggiunge un furgone che non aveva alcun segno riconducibile ad un mezzo di soccorso e tenta di recuperare il ferito. A questo punto l’equipaggio dell’Apache chiede nuovamente il permesso di intervenire prima dell’arrivo dei militari da terra poiché aveva intravisto il pericolo che gli uomini del furgone stessero recuperando corpi e armi dalla scena dell’attacco. Vengono così uccisi Chmagh e altri tre uomini, mentre 2 bambini che erano a bordo del van vengono feriti gravemente. Una volta incendiato il furgone arrivano le truppe di terra che riescono a mettere in salvo in bambini rimasti chiusi a bordo.
Le truppe di terra vengono poi attaccate con armi leggere da edifici vicini cui rispondono in un lasso di tempo di circa 20 minuti che però non viene documentato dal rapporto di Wikileaks. La scena riprende con l’inquadratura di un uomo che cammina e poi entra in un edificio che viene identificato come ostile e fonte del fuoco delle truppe di terra. A questo punto viene nuovamente chiesta l’autorizzazione di sparare e un elicottero apre fuoco al piano terra mentre si vedono alcuni civili entrare e uscire dall’edificio, altri missili vengono poi sparati ai piani superiori.
I media
Sulla prima parte dell’operazione ci sono subito stati dei pareri discordanti, Fox News ha dichiarato che nel filmato pubblicato da Wikileaks sembra essere stato effettuato un editing che si focalizza su alcuni fotogrammi – soprattutto quelli utili ad identificare i due fotoreporter – cercando di rendere meno visibili quelli in cui, effettivamente, si vede un uomo che trasporta realmente un’arma d’assalto. Anche il Guardian ha sottolineato la mancanza di sicurezza nell’identificazione di Noor-Eldeen come reporter, mentre Glenn Greenwald di Salon ha affermato che era chiaramente visibile come la stragrande maggioranza degli uomini fosse disarmata e di come, oggettivamente, gli Stati Uniti sono stati soliti incappare in situazioni del genere in Iraq e Afghanistan.
Joan Smith, per Indipendent ha sostenuto l’approccio quasi ludico da parte dell’equipaggio dell’elicottero nel gestire la situazione, evidenziando come, una volta colpito il van, e ferito un bambino, il pilota dica “è colpa loro portare i bambini in una battaglia”. “Alcuni combattenti trovano eccitante la guerra – scrive Smith -. Dal 1945, la natura dei conflitti è cambiata radicalmente; negli ultimi anni, soldati britannici e statunitensi sono stati schierati per periodi prolungati in alcune parti del mondo dove non è sempre facile distinguere i civili dagli insorti. Negli Stati Uniti, ci sono quasi due milioni di veterani dei conflitti in Iraq e Afghanistan. Un rapporto indipendente pubblicato la scorsa settimana conferma che hanno alti livelli di problemi di salute mentale. Questi veterani differiscono notevolmente dai sopravvissuti alle guerre precedenti: sono più anziani, hanno maggiori probabilità di avere mogli e figli, e alcuni di loro sono tornati con devastanti lesioni fisiche. Il rapporto cita almeno 40.000 casi di PTSD, insieme a depressione, suicidio, abuso di sostanze, violenza domestica, problemi coniugali e maltrattamenti nei confronti dei bambini”.
Le reazioni della Reuters
L’agenzia internazionale Reuters ha svolto delle indagini per capire meglio la situazione che ha visto caduti sul campo due dei suoi uomini: Saeed Chmagh (40 anni), autista, e Namir Noor-Eldeen (22 anni) fotografo. La polizia locale ha definito l’attacco americano come un casuale bombardamento americano.
“La nostra indagine preliminare solleva reali domande sul fatto che ci fossero combattimenti quando i due uomini furono uccisi”, ha affermato David Schlesinger, caporedattore di Reuters. “Per il bene della loro memoria e per il bene di tutti i giornalisti in Iraq abbiamo bisogno di un’indagine approfondita e obiettiva che aiuterà noi e i militari a imparare lezioni che miglioreranno la sicurezza dei giornalisti in futuro”.
I residenti e i testimoni intervistati da Reuters hanno dichiarato di non aver visto uomini armati nelle immediate vicinanze in cui Noor-Eldeen e Chmagh sono stati uccisi nel quartiere di Baghdad al-Amin al-Thaniyah. Dissero di non essere a conoscenza di alcun conflitto nella zona che portò all’attacco con l’elicottero Apache intorno alle 10.30 ora locale. Noor-Eldeen e Chmagh erano andati nella zona dopo aver sentito di un attacco aereo statunitense su un edificio verso l’alba quel giorno. Domenica, tre giorni dopo l’attacco, le forze armate statunitensi hanno restituito a Reuters due fotocamere digitali appartenenti a Noor-Eldeen che sono state prese dai soldati americani dal luogo dell’agguato. Nessuna foto scattata da Noor-Eldeen il 12 luglio mostra scontri tra militanti e forze statunitensi. Le immagini non mostrano uomini armati, né residenti in cerca di copertura. L’esercito americano ha dichiarato invece di aver chiamato un “rinforzo dell’aviazione di attacco” dopo essere stato colpito da armi leggere e granate a propulsione.
In un articolo del 7 giugno 2010 su The New Yorker, Raffi Khatchadourian ha affrontato diverse questioni legate alla determinazione della legalità degli attacchi, tra cui “proporzionalità”, “identificazione positiva” (“ragionevole certezza” che il bersaglio ha intenzioni ostili) e “il trattamento delle vittime durante un’operazione militare in corso”. Mark Taylor, un esperto di diritto internazionale e direttore del Fafo Institute for International Studies in Norvegia, ha detto ad Al Jazeera che “potrebbe essere stato commesso un crimine di guerra”.
Le fotografie di Noor-Eldeen
Un’immagine sulla fotocamera con obiettivo grandangolare di Noor-Eldeen è stata scattata da dietro una finestra in cui è presente un foro di proiettile. Due donne anziane vestite di nero stanno camminando verso la finestra. Altre immagini sulla fotocamera mostrano ciò che sembra essere il risultato di un precedente incidente. Quella che sembra essere l’ultima foto scattata mentre Noor-Eldeen era in vita risale a circa 10 minuti dopo aver fotografato le due donne. L’immagine mostra la parte superiore della testa di qualcuno che sembra cadere a terra o accovacciarsi mentre la polvere si sparge dalla cima di un muro. Circa 20 minuti dopo, diversi scatti sulla fotocamera con obiettivo grandangolare mostrano la parte inferiore delle gambe di un soldato americano e l’ombra di un altro soldato. Sembra che la telecamera sia trasportata e urtata da una gamba. Più di tre ore dopo, sono state scattate altre due foto: mostrano un soldato americano leggermente sfocato seduto in quella che sembra essere una caserma.
Le versioni del video
Wikileaks ha pubblicato due versioni del video, una da 17 minuti in cui vengono mostrati i primi 2 incidenti e una da 39 minuti contenente anche il terzo. Nella prima versione sono evidenziati Noor-Eldeen con la sua macchina fotografica e Cmagh che parla al telefono. La versione più conosciuta è quella più breve ed è stata intitolata “Collateral murder” (omicidio collaterale). “Dal video si può notare che i militari hanno deliberatamente preso di mira Saeed quando era ferito a terra sebbene le regole di ingaggio non lo permettessero. Quando viene salvato dal furgone, viene nuovamente preso di mira e le restanti persone separate, per questo l’operazione diventa dichiaratamente un omicidio”.
“Nel primo caso, quando viene fatto fuoco la prima volta, si può parlare di incompetenza – scrive Assange -, ma nel secondo caso no, si tratta con certezza di un omicidio”.
Wikileaks ha affermato di non essere in grado di confermare se l’allora analista d’intelligence Bradley Manning fosse o meno la fonte del video, ma nel caso lo fosse, scrive l’organizzazione anonima, dovrebbe essere un eroe nazionale a cui verrà dato protezione e difesa legale.
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