America
Usa 2016, Lawrence Lessig è il ‘Referendum President’
L’impresa è simbolica, per non dire impossibile. Mentre si susseguono i dibattiti televisivi, qualcuno si ritira (il repubblicano Rick Perry), Donald Trump dà spettacolo e scalda la platea in attesa che la competizione si faccia seria e la favoritissima Hillary Clinton comincia a temere sul serio la concorrenza di Bernie Sanders, la notizia della discesa in campo tra i democratici di Lawrence Lessig è passata un po’ in sordina, probabilmente più del dovuto.
Già perché Lessig non è un personaggio qualsiasi, uno dei tanti che si tuffa nell’agone politico più che altro per esibizionismo: fondatore, mentore e amministratore delegato di Creative Commons, è a lui che si deve il concetto di copyleft: il contrario del copyright, un sistema di licenze che consente di copiare, utilizzare e addirittura modificare un’opera nel rispetto comunque di alcune condizioni.
È dal 2007, tuttavia, che Lessig ha abbandonato il campo del diritto d’autore per concentrarsi su un’altra tematica: la corruzione del sistema politico statunitense. Nel 2014 ha creato il Pac (Comitato di Azione Politica), con l’obiettivo di far eleggere al Congresso degli Stati Uniti quei candidati che si battano per una riforma delle leggi sul finanziamento ai candidati e ai partiti, in modo da limitare l’influenza delle lobby sulla politica statunitense. Lo scorso mese di agosto, infine, Lessig aveva annunciato la propria intenzione di partecipare alle primarie dei Democratici, ma solo nel caso fosse riuscito a raccogliere un milione di euro (tanto ritiene possa servirgli per la campagna elettorale) nel giro di un mese. La faccenda si è fatta subito seria, i canali si sono attivati, in molti ci hanno creduto davvero. In Italia, per esempio, a sostenere Lessig c’è il radicale Mario Staderini, che aveva lanciato un appello ai cittadini americani residenti nel Belpaese.
L’obiettivo è stato raggiunto e superato in maniera piuttosto agile e così, dalla settimana scorsa, Lessig si può considerare ufficialmente in partita. In realtà, però, il suo obiettivo non è quello di farsi eleggere per governare, ma quello di diventare un ‘Referendum President’. Che vuol dire? Obiettivo dell’elezioni a presidente degli Stati Uniti sarebbe l’istituzione di un Citizen Equality Act, una serie di riforme per modificare l’assetto istituzionale del paese. Secondo Lessig, negli Usa, il problema principale riguarda il diritto di voto, che lui ritiene violato. Le soluzioni sono tre, da mettere in fila: registrazione automatica dei votanti con il giorno delle votazioni che diventerebbe una festa nazionale, uguaglianza della rappresentatività con il ridisegno dei collegi elettorali e finanziamento delle elezioni direttamente da parte dei cittadini. Stop, fine del programma. Per questo Lessig sostiene di voler essere un tipo di presidente «diverso», ma diverso davvero: alla Casa Bianca lui ci resterebbe soltanto «per portare a compimento il fondamentale cambiamento di cui la nostra democrazia ha disperato bisogno. Una volta passata questa riforma mi dimetterei e il vice diventerebbe presidente». Insomma, la sua candidatura non guasterebbe i piani né di Hillary Clinton né di Bernie Sanders, che entrerebbero in carica automaticamente dopo le sue dimissioni. Dovrebbero soltanto aspettare qualche mese.
Qualche problema, è evidente, in realtà c’è: il ragionamento di Lessig è più da studioso che da politico. Nel senso, in linea di principio il discorso fila, ma nella pratica potrebbero esserci intoppi insormontabili: il Congresso potrebbe mettersi di traverso e bloccare tutto, e il leader di Creative Commons, senza un partito alle spalle, non avrebbe certo la forza per cercare di vincere il braccio di ferro. Inoltre, non serve essere sondaggisti per capire che difficilmente Lessig riuscirà a vincere le primarie democratiche. Poi, nell’eventualità, ci sarebbero anche le elezioni presidenziali propriamente dette, non una passeggiata.
La campagna, comunque, è cominciata, e il primo endorsement non è da buttare via: a guidare la comunicazione ci sarà Jimmy Wales, il fondatore di Wikipedia, non uno spin doctor qualunque. «La corsa di Larry come presidente è diversa – ha detto –, per la sua campagna sta facendo crowfunding invece di andare a caccia di ricchi donatori: sta dimostrando che si cambiare da dentro un sistema elettorale che consideriamo truccato». Lessig ha risposto entusiasta: «Entrambi crediamo nel potere della gente per poter combattere contro interessi particolari. È un giocatore importante in questa lotta per porre fine al ruolo corruttore del denaro in politica una volta per tutte».
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