America
USA 2016, Jim Webb si ritira dalla corsa democratica
Fuori uno! L’ex senatore della Virginia, Jim Webb, ha annunciato il proprio ritiro dalla corsa per la nomination democratica. Una notizia che alla fin fine non può certo definirsi sensazionale. E questo non soltanto a causa della pallida performance tenuta in occasione del dibattito televisivo di Las Vegas (dove, insieme a O’ Malley e Chefee, è apparso come il nulla personificato). Ma anche per ragioni più profonde, che vanno ben oltre la sola questione comunicativa.
Eh sì, perché alla fine il problema di Webb è sempre stato di natura politica: un autentico pesce fuor d’acqua all’interno di un partito – quello democratico – ideologicamente sempre più distante dalle sue posizioni articolate e – sotto molti aspetti – ambigue. A livello programmatico, nel corso degli anni Jim ha difatti combinato elementi eterogenei, che – anziché risultare attrattivi per quote elettorali trasversali – hanno finito col cucirgli addosso un alone di stramberia e – in certi casi – di inaffidabilità.
Grande esperto di politica internazionale, si è storicamente distinto per una strenua opposizione alla guerra in Iraq. Questo non gli ha però impedito di mantenere posizioni bellicose e muscolari su diverse altre problematiche geopolitiche, soprattutto nelle relazioni con la Russia. Altro elemento rilevante è stata poi la sua collocazione sul tema energetico, che lo ha accomunato non poco alle proposte dei candidati repubblicani. Senza poi contare i temi eticamente sensibili, in cui si è reso protagonista di alcune recenti piroette programmatiche.
Un personaggio strano, dunque, che – come ha lui stesso ammesso – è rimasto letteralmente schiacciato tra i socialisti e gli estremisti. Ed è proprio qui il grande fallimento di Webb. Proprio nell’ambito di una corsa elettorale in cui fondamentalmente tutti i candidati principali (da Hillary Clinton a Bernie Sanders) inseguivano (e inseguono) le ali radicali in salsa Warren, Webb avrebbe potuto proporsi come il rappresentante di quel centro moderato, ad oggi senza effettivi portavoce in seno all’Asinello. Ma non ci è riuscito. Scarsa capacità organizzativa, inettitudine nella raccolta fondi, assenza di appoggi significativi, comunicazione soporifera: un miscuglio letale, che lo ha letteralmente distrutto.
E così Jim se ne esce (un po’ polemicamente) dalla corsa democratica. Un addio? Non proprio, visto che potrebbe presentarsi come indipendente. Un elemento interessante ma anche stavolta non inatteso: già il New York Times aveva suggerito quest’estate una simile ipotesi. Ma non è affatto chiaro che cosa gli faccia concretamente sperare di farcela contro il potere economico dei Clinton, la retorica infervorata di Sanders e gli appoggi politici di un probabile Biden.
Perché, in definitiva, è questa la domanda. Che cosa vuole effettivamente rappresentare JimWebb? Qual è la sua idea di America? La sua concezione di società? La novità della sua offerta rispetto a quella dei rivali? A queste domande dovrebbe cominciare a rispondere. Proprio così. Perché alla fine il dubbio è che voglia rappresentare null’altro che sé stesso.
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