America
USA 2016, George Pataki lascia la corsa repubblicana
E’ il quinto a ritirarsi. Dopo Rick Perry, Scott Walker, Bobby Jindal e Lindsey Graham, ieri l’ex governatore del New York, George Pataki, ha annunciato in un breve spot la propria uscita di scena dalla corsa per la nomination repubblicana: un discorso accompagnato da un stilettata contro l’attuale front runner del partito, Donald Trump. Pataki ha difatti sostenuto che se veramente si vuole far tornare l’America ad essere grande, c’è bisogno di un presidente inclusivo, che unisca, al di là di parcellizzazioni e settarismi.
Sceso in campo a maggio, ha subito cercato di presentarsi come il candidato ideale dell’elettorato moderato. Sennonché le sue posizioni molto a sinistra (è un fiero avversario del climate change, nonché vicino all’universo pro-choiche) hanno finito con l’alienargli la simpatia dello stesso centro repubblicano, che gli sta preferendo altre figure: moderate, ma comunque non estranee ai capisaldi dell’ideologia conservatrice (si pensi al governatore del New Jersey, Chris Christie, ad esempio).
Lo stesso New Hampshire, dove Pataki avrebbe voluto costruire la sua base elettorale, per avviare la scalata al GOP, non ha mai mostrato di apprezzarlo. Per quanto difatti il Granite State sembri stia diventando in questi giorni riserva di caccia per i candidati centristi (è non a caso nelle ultime settimane teatro di scontro tra Chris Christie, Jeb Bush, John Kasich e Marco Rubio), i sondaggi in questo Stato sono sempre risultati duramente inclementi per l’ex governatore del New York: inchiodandolo ripetutamente intorno allo 0,1%. La stessa strategia di attaccare costantemente Donald Trump per accreditarsi come leader dei moderati non lo ha portato da nessuna parte. E al di là dei consensi disastrosi, non è nemmeno riuscito a raccogliere il becco di un quattrino in termini di fondi.
Vista l’assenza di seguito, non è ben chiaro se il ritiro di questo maverick (ideologicamente epigono di Rudolph Giuliani), possa determinare qualche conseguenza rilevante per i dodici contendenti rimasti nella corsa repubblicana. Un dato è però importante: ad oggi gli outsider resistono nella competizione, laddove i candidati finiti sinora fuori gioco risultano tutti politici di esperienza: governatori (come Perry, Jindal, Walker e lo stesso Pataki) o senatori di lungo corso (come Graham). E intanto l’elefantino vede l’incubo di Trump ingigantirsi.
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