America

USA 2016, Chris Christie scende in campo

30 Giugno 2015

Stati Uniti. Il governatore del New Jersey, Chris Christie, ha annunciato poche ore fa la propria discesa in campo nella competizione elettorale per la conquista della nomination repubblicana: allargando così ulteriormente la già nutrita pletora di rissosi candidati.

Facendo energicamente appello alla sua vigorosa abilità oratoria e ad una capacità non indifferente di tenere il palcoscenico, Christie ha tenuto un discorso duro e preciso, costellato di pochi ma chiari punti su cui costruire una campagna che non si preannuncia facile (sia per i sondaggi ad oggi irrisori sia per la sua attuale difficoltà nel reperimento di fondi).

Rispolverando il suo antico cavallo di battaglia dell’authenticy (quella franchezza, un po’ rude che in passato tanta gloria gli conferì all’interno dell’Elefantino), Christie ha sostenuto la necessità di una leadership forte: una leadership che sappia guidare il GOP fuori dal pantano in cui si è cacciato in questi anni. Una leadership decisa, concreta e assertiva , scevra da complessi di inferiorità e sensi di colpa. Una leadership chiara che se ne infischi letteralmente del politically correct e che sappia guardare avanti con coraggio e determinazione.

Una leadership quindi che si innesti in quei programmi politici che Christie, da governatore, ha in questi anni portato avanti nel suo New Jersey, altalenando tra la gloria dei successi e la vergogna degli scandali: colpe che secondo non pochi analisti lo metterebbero automaticamente fuori gioco nell’attuale corsa per la nomination. Colpe al cui ricordo non si è voluto comunque oggi sottrarre, asserendo di essere un uomo e di aver dunque anche sbagliato nella sua vita.

Nonostante questo, è tuttavia interessante notare come le sue posizioni politiche si distanzino notevolmente da quelle di larga parte degli attuali competitor repubblicani (Ted Cruz e Rick Perry in primis). Christie ha difatti generalmente optato per soluzioni di tipo centrista su uno svariato numero di problematiche (dall’immigrazione al same sex marriage), che di certo lo separano dalle frange più conservatrici del partito. In tal senso, sotto non pochi aspetti il governatore del New Jersey risulta particolarmente simile a Jeb Bush, anch’egli noto per il suo moderatismo, lontano dagli estremismi populistici tanto del Tea Party quanto della religious right.

E proprio da Jeb, Christie sa di doversi guardare. Non solo per questa sorta di “sovrapposizione programmatica” ma anche perché egli – lo sa bene – non può neanche minimamente sperare di competere con la potenza in termini di fondi di cui oggi l’ex governatore della Florida dispone. In tal senso, la strategia di Chris è già chiara da questo discorso: presentare sé stesso come una sorta di self-made man, cresciuto in una famiglia umile e dunque senza un’opulenta dinastia alle spalle. Un modo per smarcarsi da quel Jeb che – a suo dire – preda di mille interessi lobbistici appare costretto a barcamenarsi tra complicatissimi equilibrismi, mentre lui – uomo libero – può permettersi di “dire quello che pensa”.

Certo, la strada non è in discesa e Christie questo lo sa. Dovrà sudare parecchio per cercare di guadagnarsi la nomination e pare stia già progettando una capillare campagna elettorale in vista delle primarie del New Hampshire (primarie aperte, cui la sua vulcanica e risoluta figura potrebbe attirare voti trasversali).

Indubbiamente le incognite restano molte: dai problemi organizzativi alla suddetta questione degli scandali trascorsi, passando per la sua obesità: un fattore che – secondo alcuni analisti – potrebbe nuocergli in termini di immagine. Come che sia, bisognerà vedere.

Christie al momento si presenta come una sorta di outsider e – a quanto sembra – potrebbe risultare essere veramente in grado di sparigliare efficacemente le carte all’interno della compagine repubblicana. Per quanto irruento e vagamente eccentrico (nella schiettezza della sua retorica), Christie può difatti vantare un’esperienza politica e amministrativa di assoluto rilievo, non potendo pertanto essere assimilato ad alcuni suoi competitor senza dubbio più folkloristici e meno credibili (come Donald Trump, per esempio).

La candidatura di Christie è una notizia ambivalente per il GOP. Da una parte non appare di certo positiva, ingrossando ulteriormente una folla tumultuosa di concorrenti che si trasforma ogni giorno di più in un caravanserraglio. Dall’altra però ha indubbiamente il merito di ampliare la rappresentatività di quella corrente moderata, da troppo tempo soggetta alla prepotenza dell’ultraconservatorismo.

I giochi sono dunque aperti. E d’altronde si sa: un candidato che non ha troppo da perdere – come nel caso di Christie – può rivelarsi infintamente pericoloso.

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