America
USA 2016, Bobby Jindal si ritira dalla corsa repubblicana
E’ il terzo candidato (dopo Rick Perry e Scott Walker) ad abbandonare la corsa per la nomination repubblicana. E d’altronde il passo indietro era nell’aria. Il governatore della Louisiana, Bobby Jindal, ha annunciato ieri il proprio ritiro dalla competizione elettorale, dopo una campagna mai decollata e severamente condannata dai sondaggi (che non lo hanno mai visto sopra il 2% dei consensi).
Sceso in campo a fine giugno, ha impostato tutta la propria strategia comunicativa sul presentarsi come un conservatore duro e puro, vicino alle istanze del Tea Party e – in particolare – della religious right. Sennonché, in seno a una corsa elettorale sovrabbondante di candidati legati alla destra radicale, il suo nome ha finito con l’affogare nella rissosa pletora dei rivali: letteralmente fagocitato dai campioni dell’anti-politica e del populismo anti-sistema (Donald Trump in testa). E a nulla gli è valso cercare di rinverdire i fasti dei suoi passati trionfi, quando ancora era considerato una sorta di astro nascente del Partito Repubblicano (nel 2008, giovanissimo, vinse le elezioni in Louisiana e nel 2012 addirittura circolarono voci di una sua candidatura a presidente, per contrastare Barack Obama). Niente da fare: il momento magico era ormai trascorso e Jindal se ne è uscito con le pive nel sacco. Ha atteso troppo e non ha saputo effettivamente distinguersi dai suoi chiassosi contender. E d’altronde è stato lui stesso in un certo senso ad ammetterlo ieri, durante il discorso d’addio, affermando: “This is not my time“. Inutili anche i guizzi degli ultimi giorni, soprattutto nelle sue sterili polemiche contro Chris Christie, da lui un po’ banalmente tacciato di essere un liberal travestito da conservatore.
L’uscita di scena del governatore della Louisiana avvantaggerà probabilmente i candidati più destrorsi e maggiormente interessati a un voto radicale come quello dell’Iowa (stato verso cui Jindal aveva inutilmente riposto grandi speranze). E’ possibile che quindi verranno a spolparsi la sua (pur magra) eredità figure come Donald Trump e Ben Carson. Senza dimenticare Ted Cruz. Il giovane senatore ultraconservatore del Texas è rapidamente asceso nel gradimento elettorale in queste settimane. E Politico proprio oggi riporta come dal suo staff si guardi con particolare attenzione alla possibilità di accattivarsi le simpatie di quanti hanno sinora sostenuto il governatore indiano.
La tigre della Louisiana ci è rimasta secca. Di candidati alla nomination repubblicana ne restano quattordici. E la mattanza è appena cominciata.
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