America

E se il vero anti-Trump fosse Sanders?

6 Febbraio 2020

Mentre scriviamo non si sa ancora chi la spunterà in Iowa, primo Stato interessato dalle primarie democratiche per la corsa verso la Casa Bianca. Sappiamo, però, chi di sicuro ha perso: Joe Biden. Spesso durante la sua campagna ha usato tre coppie in antitesi: la speranza contro la paura, la verità contro le bugie e l’unità contro la divisione.

L’ex vicepresidente era visto infatti da molti come l’unico in grado di poter battere davvero Trump alle elezioni presidenziali e porre rimedio alla grande polarizzazione politica prodotta dalla sua presidenza. Non è un caso che siano stati diffusi dei sondaggi che, in un ipotetico voto tra loro due, lo davano in vantaggio in Pennsylvania, 52% a 43%, nel Wisconsin di cinque punti percentuali e nel Michigan di ben sette punti.

Joe Biden punta molto sul suo profilo moderato in grado di unire un Paese lacerato e, soprattutto, sulla sua esperienza. In un tweet scrive: “il prossimo presidente erediterà un Paese diviso e un mondo in disordine. Non c’è tempo per esercitarsi. Abbiamo bisogno di un presidente che sia pronto il primo giorno”. Di chi parla Biden? Chi ha un profilo moderato, evidenzia anche egli la necessità di riunire un Paese lacerato a più livelli e sta emergendo nel dibattito politico?

L’identikit non può che condurre a Pete Buttigieg, ex sindaco di South Bend, città di oltre 100mila abitanti dell’Indiana. Ne parla apertamente lo stesso Biden in un tweet.  “Al sindaco Pete piace chiamarmi parte della vecchia Washington fallita. È stato un fallimento quando ho aiutato a far passare l’Obamacare, l’accordo di Parigi, la legge contro la violenza sulle donne o il divieto delle armi d’assalto? Ho un solido record di approvazione di norme progressiste, un record maggiore di qualunque altro candidato”.

Ma perché Biden critica Buttigieg? Perché dai risultati dell’Iowa emerge forte il suo nome. Lo spoglio è andato a rilento ma man mano che arrivavano i risultati, Joe Biden è scivolato al quarto posto, dietro Elizabeth Warren e alla coppia Bernie Sanders e Pete Buttigieg.

Mentre scriviamo, il New York Times riporta che lo spoglio è arrivato al 97%, e i risultati parlano di un testa a testa Sanders e Buttigieg al 26% circa. Ogni distretto elettorale assegna dei delegati statali ai candidati in corsa per la nomination presidenziale democratica, in proporzione alla loro percentuale di voti. Il candidato vincitore dei caucus in Iowa è colui che ottiene il maggior numero di delegati. Per il New York Times alla fine sarà il senatore del Vermont a spuntarla.

Biden risulta essere il grande sconfitto dello stato del Midwest a maggioranza bianca. Sanders quello che, nonostante l’età e il fatto di non essere esattamente il candidato preferito dal suo partito, rischia di cambiare la direzione delle primarie. Le battaglie di Sanders sono le stesse da sempre. “Unendoti al nostro movimento, ti unisci a una lotta per la solidarietà umana. Sei contrario a tutte le forme di razzismo e discriminazione. Stai lavorando alla riforma della giustizia penale, a un sistema di immigrazione umano e ai diritti pe le persone con disabilità”, scrive in un tweet. “Possiamo diventare una nazione in cui ogni persona ha un salario per vivere, vive in una casa dignitosa e può ottenere l’assistenza sanitaria di cui ha bisogno. Insieme, questa è la nazione che costruiremo”, ribadisce. E poi il grande appello ai giovani affinché votino in massa, per lui, che compensa l’età con l’entusiasmo di Ilhan Omar, di Alexandria Ocasio-Cortez e di tutti quelli che stanno accompagnando la sua corsa.

Che Trump debba temere proprio Sanders, quando tutti ipotizzavano una sfida con Joe Biden? Intanto, da quando è alla Casa Bianca il tycoon non aveva mai raggiunto un valore così elevato nell’indice di gradimento del suo operato. Ad attestarlo c’è Gallup, con un sondaggio condotto tra il 16 e il 29 gennaio. Per il 49% degli americani Trump sta facendo un buon lavoro. C’è un Paese diviso praticamente in due, non solo, c’è una polarizzazione politica molto accentuata. Più di nove persone su dieci, tra quelle che votano per i repubblicani, approvano le politiche di Trump, mentre accade solo per il 7% di chi afferma di essere vicino al partito democratico. Se Sanders vincerà le primarie, e non solo quelle in Iowa, dovrà riunire attorno a sé non solo il suo partito ma un’intera nazione.

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