America
Ted Cruz è eleggibile alla presidenza USA?
C’è poco da fare. Donald Trump sarà anche un candidato caotico, folle, divisivo, impresentabile e politicamente scorretto. Ma è un genio: soprattutto per la sua abilità nel ribaltare le innumerevoli situazioni avverse in cui si è trovato nel corso di questa campagna elettorale. E difatti, ancora una volta, ci risiamo.
Dopo aver mantenuto saldamento la posizione di front runner in Iowa per tutto l’autunno, improvvisamente da metà dicembre è iniziata in questo Stato la progressiva ascesa del senatore texano Ted Cruz, il quale ha scalzato sostanzialmente il miliardario. Non era la prima volta che Trump abdicasse al primo posto: già l’ex neurochirurgo Ben Carson, qualche tempo prima, era riuscito a sorpassarlo. Ma sin da subito si era capito che in quel caso si trattasse di una meteora, destinata a sciogliersi nel giro di pochi giorni. Discorso differente per Cruz: scaltrissimo stratega, il senatore del Texas si è da subito segnalato come avversario temibile, proprio in forza della sua abilità nel condurre la campagna elettorale. Tanto che lo stesso Trump a un certo punto ha dovuto riconoscere la propria retrocessione in Iowa: uno smacco non di poco conto per uno abituato a strombazzare quotidianamente e ovunque i propri trionfi sondaggistici.
Sennonché il fulvo magnate ha rialzato la testa. E non lo ha fatto soltanto schierandosi prontamente con la lobby dell’etanolo, che ha dichiarato guerra al senatore, cercando di impedirgli di imporsi nel caucus dell’Hawkeye State. No: Trump si è spinto oltre e ha messo in questione la stessa eleggibilità di Cruz alla presidenza degli Stati Uniti d’America. Ted Cruz è difatti nato a Calgary (in Canada), dunque fuori dal territorio statunitense: ragion per cui la Costituzione gli vieterebbe di assumere la carica di presidente. E d’altronde il miliardario non è nuovo a certe prese di posizione: già nel 2011 si mise difatti alla testa del movimento dei birthers, secondo cui Barack Obama sarebbe in realtà nato in Kenya e dunque insediatosi incostituzionalmente alla Casa Bianca.
Cruz, dal canto suo, non ha replicato direttamente a Trump, limitandosi a qualche battuta e a un po’ di humor. Strategia consolidata, che ha sempre portato il senatore ad evitare lo scontro con il magnate, per scongiurare il rischio di alienarsi le simpatie dei suoi sostenitori. Il problema però è il polverone che Trump è riuscito abilmente a sollevare in queste ore: polverone che, anche finisse col rivelarsi inconsistente, non è detto che non possa comunque danneggiare Cruz a tre settimane dal voto in Iowa.
Un rischio che il senatore di certo non ignora. E difatti, qualcuno ha pensato di richiamarsi a un precedente: quello di John McCain, che fu candidato repubblicano alla Casa Bianca nel 2008, pur essendo nato in una base militare a Panama nel 1936. Sennonché, in quel caso, ci fu un voto bipartisan del Senato che riconobbe a McCain lo status di eleggibilità. Un riconoscimento che ben difficilmente Cruz potrebbe ottenere dalla camera alta, visti i suoi rapporti non propriamente idilliaci non solo con i democratici ma anche con l’establishment del suo stesso partito. E difatti in una recente intervista, proprio McCain ha rifiutato di esprimersi chiaramente sull’eleggibilità di Cruz: il quale ha risposto piccato, sostenendo che il vecchio senatore dell’Arizona starebbe cercando di boicottarlo per favorire il rivale, Marco Rubio.
Ma alla fine, che cosa dice esattamente la Costituzione? I requisiti per l’eleggibilità alla presidenza sono tre: il candidato deve avere minimo 35 anni di età, risiedere sul suolo statunitense da almeno 14 anni ed essere un “natural born citizen“. Ed è proprio sulla definizione di “natural born citizen” che sorge la controversia giuridica. Per alcuni implicherebbe la nascita sul suolo americano. Per altri basterebbe invece nascere da genitori con cittadinanza statunitense: questo potrebbe essere il caso di Cruz, essendo sua madre cittadina americana. E comunque quest’ultima interpretazione sembrerebbe essere quella tacitamente accettata dalla giurisprudenza sino ad oggi: sia sotto il profilo teorico che pratico. Sotto il profilo teorico, perché alcuni giuristi si sono richiamati al Naturalization Act del 1790, che sembrerebbe andare in questa direzione. Sotto il profilo pratico, perché nessuno ha mai messo in questione l’eleggibilità di Barry Goldwater (nato in Arizona prima che diventasse Stato dell’Unione e candidato alla Casa Bianca nel 1964) nè quella di George Romney (nato in Messico e candidatosi alle primarie repubblicane nel 1968). Sennonché il problema giuridico alla fine resta, anche perché la Corte Suprema non si è ancora espressa chiaramente al riguardo.
E ora Ted Cruz deve guardarsi da questa nuova tegola. Mentre il suo primato in Iowa sembra farsi ogni giorno più traballante: proprio oggi Politico ha pubblicato un sondaggio, secondo cui il 59% degli elettori repubblicani non crede che il senatore possa realmente vincere nell’Hawkeye State. E Trump intanto spera nel colpaccio. Ma anche Marco Rubio potrebbe non essere poi tanto dispiaciuto.
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