America
“Stragi? Armiamo gli insegnanti!”
Succede che una sparatoria insanguina gli Stati Uniti. L’ennesima.
Succede che un diciottenne armato di due fucili d’assalto – regolarmente posseduti – entri in una scuola a Uvalde, in Texas, un complesso che ospita circa 600 studenti noto come Robb Elementary School e apra il fuoco, uccidendo 19 studenti e 2 insegnanti.
Succede che il procuratore generale dello Stato in cui è avvenuta la tragedia commenti il tutto dicendo:
“Non possiamo evitare che i cattivi facciano cose brutte. Possiamo però armare e preparare gli insegnanti a rispondere rapidamente. Secondo me questa è la risposta migliore.”
È il 2022 e succedono queste cose, dall’altra parte dell’Atlantico.
La strage
Tutto è avvenuto martedì 24 aprile, intorno alle 12 ora locale. Salvador Ramos, 18 anni appena compiuti, dopo aver sparato alla nonna si dirige nella sezione elementare dell’istituto comprensivo che frequenta, armato di due fucili d’assalto acquistati personalmente, al raggiungimento della maggiore età. Siamo a metà strada tra San Antonio e il confine con il Messico, in una terra dove sono stati girati numerosi film di cowboys. In quelli però i bianchi armati erano i buoni, gli eroi. Nella realtà, sono assassini che sparano sui bambini a scuola.
La violenza sarà fermata soltanto dalla polizia, nel momento in cui ucciderà Ramos. Prima di riuscire a farlo, però, resteranno a terra 21 persone. Gli studenti uccisi frequentavano tutti la stessa classe.
La strage ha ricevuto, come al solito, denunce e condanne dal presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, dalla sua vice, Kamala Harris, dall’allenatore dei Golden State Warriors – una delle più forti squadre di pallacanestro della lega NBA – Steve Kerr, e da qualche centinaia di migliaia di utenti dei social network.
A parte queste condanne, però, difficilmente cambierà qualcosa. Il copione lo conosciamo e lo vediamo ripetersi, senza sosta, da anni. Questa volta però, ci si è addirittura superati.
Dichiarazioni di… spessore
Il titolo del paragrafo è satirico. Le dichiarazioni cui ci si riferisce sono infatti quelle di Ken Paxton, repubblicano trumpiano di ferro che è il procuratore generale del Texas dopo aver sconfitto l’altro repubblicano George P. Bush, ultimo erede politico della famiglia che ha dato agli USA due presidenti.
Secondo Paxton, la soluzione al problema delle armi negli States sarebbe introdurre più armi negli States. E non solo. Il procuratore del Texas vorrebbe farlo nelle scuole, nelle comunità educative dove i più giovani dovrebbero trovare esempi e modelli da seguire.
L’intervento si commenta da solo, eppure dobbiamo fare attenzione a sorriderne, perché difficilmente Paxton sarà l’unico tra i suoi connazionali a pensarla in questo modo.
Devi fare login per commentare
Login