America
Social, delirio e stato di diritto
Si getteranno fiumi di inchiostro su quanto è accaduto ieri sera a Washington, quando il Campidoglio è stato preso d’assalto da orde di sconsiderati aizzati dalla propaganda antidemocratica, populista, e negazionista (anche in senso psichiatrico) delle forme sostanziali dello Stato di diritto, dei principi fondamentali del vivere civile, ma prima ancora, della stessa realtà fattuale.
Ma alla fine di tutto questo tempo, occorrerà anche prendere in considerazione i motivi che hanno permesso a un fenomeno come Donald Trump di acquisire tanto potere, tanta visibilità, al punto da far succedere l’imprevedibile e inammissibile, cioè la caduta di uno dei simboli della democrazia mondiale.
Mi riferisco soprattutto alla responsabilità dei social media, come Twitter e Facebook, Telegram e Instagram, in cui lui e gente come lui hanno sguazzato per anni, e hanno propalato fake news credendovi come verità di fatto, e fondando su di esse tutto il loro bagaglio di convinzioni, nutrito da una profonda ignoranza tanto della complessità del reale quanto della necessità di limiti alla propria immaginazione.
Oggi Twitter ha bloccato per un giorno l’account del presidente degli Stati Uniti, dopo aver negli ultimi due mesi ripetutamente segnalato come illegittimi alcuni suoi twitt; forse è un po’ troppo tardi, forse qualcuno dovrà assumersi la responsabilità di aver fatto crescere questo fenomeno, da circa 6- 7 anni, quando cioè questo bizzarro riccastro americano ha iniziato a sparare bordate incuranti del buon senso e miranti alla pancia di un elettorato in profonda crisi di fronte alla situazione economica, nel difficoltà concrete che si stava vivendo. Come non ricordare la crisi del 2008, e le profonde ingiustizie della società americana, certo anche questo ha contribuito a far crescere il fenomeno Trump (che risulta iscritto Twitter dal 2009), e in generale i populismi un po’ dappertutto nel mondo contemporaneo; ma scambiare i social per la democrazia è stato l’errore più grande. E questo punto dovrà essere analizzato da sociologi, giuristi, filosofi, gente comune, insegnanti, e tutte le persone di buona volontà che hanno a cuore il nostro futuro democratico. Possiamo anche ricordare la Brexit, che è stata in gran parte favorita dal concorso distruttivo delle fake news propalate attraverso i social. I social hanno anche grandi meriti certamente, ma in questo momento è opportuno segnalare anche i grandi demeriti e le grandi criticità ad essi connesse. Occorrerà quindi una profonda revisione dei metodi di accesso, e delle procedure di verificazione delle verità di fronte alle quali ognuno dovrà essere responsabile di quello che dice, di come lo dice e di coloro i quali lo seguono, specialmente se questo qualcuno ha un ruolo importante all’interno della società e della politica. Quello che abbiamo visto ieri sera speriamo sia la punta dell’iceberg tragica e inaudita di questa deriva falsificazionista e negazionista che abbiamo constatato nell’ultimo decennio. Speriamo che non ci siano ulteriori fenomeni in tal senso. Augurandoci che un grande paese come gli Stati Uniti riprendano il loro corso democratico, e che oggi lezione di Biden sia validata legalmente, saremmo contenti di continuare a preoccuparci soltanto, noi italiani, di questo combattimento del virus, della accelerazione delle procedure per la vaccinazione collettiva, e della responsabilizzazione della nostra classe dirigente.
Ma soprattutto che ognuno torni a fare quello che sa fare, lo diceva Platone nella Repubblica, ed è il fondamento della giustizia, che sola rende uno stato degno di questo nome.
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