America

Se l’America si guasta

7 Gennaio 2021

Ora, dopo i fatti di ieri, la democrazia americana da esportazione, al pari di una qualsiasi merce commerciale, presenta anomalie e degenerazioni tali da comprometterne il mercato. Il “guasto” che ha rovinato negli ingranaggi di un “modello democratico”, all’interno del quale non si è mai ignorato e fatto a meno di un’estetica del comportamento che ha sempre coinciso con la stessa “etica di stato”, lo ha procurato, nella cornice di un enorme paradosso, il 45emo presidente in carica, il miliardario Donald Trump. Questi, nella sua proverbiale dissennatezza, adottando un campionario di esternazioni da “saloon” ha incitato i suoi scalmanati a fare irruzione nel congresso che si pensava fosse il più inviolabile del mondo.

Va da sé che l’America rischia di apparire agli occhi del mondo come un colossale bluff. Probabilmente, non potrà più sedersi a un tavolo di politica internazionale come se si trattasse di un tavolo da poker. Sia ben chiaro, nessuno l’accusa di aver truccato le carte, ma la sua abilità nel far credere di avere perennemente tra le mani una scala reale è stata messa a nudo dal politico più mediocre della sua storia. Eh, sì, l’America ha finito di giocare alla politica di marketing presentandosi per quella che non è. Ieri, tutto il pianeta ha visto come una banda di neonazisti, irriducibili antisemiti e fanatici di ogni sorta possano scoprirne le debolezze, le contraddizioni, la decadenza. L’America resta, tuttavia, una notevole potenza militare. Nulla di più. D’ora in poi le sue strategie diplomatiche, volte a relazionarsi per il mondo determinandone i risvolti, potrebbero non avere più il medesimo effetto. L’America, l’invulnerabile e inarrivabile America, proprio ieri, è apparsa come uno staterello terzomondista di una qualsiasi area periferica del globo terrestre. Un personaggio inimitabile divenuto presidente degli USA, che fa della gag il suo stato naturale, che usa disinvoltamente tutto il suo arsenale dinamitardo, fatto di parole fumanti e giudizi crepitanti, che sfida qualsiasi cosa si frapponga tra sé e il potere, fino a farsi beffe del comune senso della decenza, ha attentato al mito stesso del “sogno americano”.

Trump è la dimostrazione che chiunque, se abbondantemente ricco, può concorrere ai più alti livelli della politica, permettendosi il lusso di assumere atteggiamenti mentali di evidente sconvenienza. Fino a ieri, l’America era il luogo dove chiunque, dotato di talento e volontà, poteva aspirare nel rispetto del prossimo a sognare in grande, fino a diventare Presidente degli Stati Uniti. Ci si chiede, come abbiano fatto gli americani, a deviare così tanto dalla loro storia. Nell’esercizio del giudizio della penosa e drammatica cronaca di ieri, proviamo a immaginare, solo per un attimo, una commissione di saggi formata esclusivamente da coloro, che, dal 1789 a oggi, hanno guidato quella nazione. Chi, da George Washington a Thomas Jefferson, per passare da Abraham Lincoln a Benjamin Harrison, finendo con Theodore Roosevelt e John Fitzgerald Kennedy, avrebbe visto di buon occhio la presidenza di un bifolco danaroso come Donald Trump? Eppure, un epilogo come quello andato in scena al Congresso di Washington, non era del tutto imprevedibile. I presupposti, non semplici presentimenti, vi erano tutti. Ma, nessuno se n’è preoccupato più di tanto. Non è, forse, vero che il luminare della psicologia Dan P. McAdams, chiarissimo professore alla Northwestern University, era venuto a capo della personalità di Donald Trump, indicandone preoccupanti scompensi? Defezioni mentali confermate da altri professionisti del settore, che, studiando il comportamento di pirotecnico presidente ne avevano evidenziato disturbi di ordine narcisistico non indifferenti. Chi è veramente Trump? Cosa si nasconde dietro la sua buffa maschera? “Posso discernervi davvero poco che vada oltre le sue motivazioni narcisistiche e la narrativa personale del vincere a ogni costo”, osservò l’esperto. E, ancora: “È sempre Donald Trump che recita Donald Trump. In lotta per vincere, ma senza mai sapere perché”. Ma, ben al di là di una intelligenza disturbata, arrivata a sedersi sul trono politico più importante del mondo, tutti bobbiamo essere consapevoli del fatto che, oggi, scoprire un’America così piccola, non rende grande nessun altro paese d’occidente.

 

 

Commenti

Devi fare login per commentare

Accedi

Gli Stati Generali è un progetto di giornalismo partecipativo

Vuoi diventare un brain?

Newsletter

Ti sei registrato con successo alla newsletter de Gli Stati Generali, controlla la tua mail per completare la registrazione.