America
Se certa stampa confonde l’ignoranza con la stupidità
Quotidianamente l’Italia si sveglia con due certezze: il sole che sorge e il Buongiorno di Massimo Gramellini. Certo, leggere i suoi brevi soliloqui su La Stampa può essere considerata un’attività edulcorante, ma è altrettanto triste constatare che una volta il ruolo dell’intellettuale era quello di problematizzare, provocando l’interlocutore a permanere sul piano del ragionamento. Oggi siamo costretti nostro malgrado a subire monologhi degni di un’operetta radical chic, dai contenuti tanto sornioni e sibillini quanto perfidi e classisti. Fino ad arrivare a ripudiare quella che è considerata la più grande conquista del mondo civilizzato moderno, cioè il suffragio universale. L’aveva già fatto senza mezzi termini Fabrizio Rondolino in un suo tweet e non ha ceduto alla tentazione Gramellini, sulla falsariga dei media americani che almeno hanno l’accortezza di essere eleganti ed iconici. Che gli elettori possano scegliere chi pare e piace a loro non è più una conquista di libertà, ma un’arma pericolosa. E non ci si ferma a questa considerazione: se ti azzardi a scegliere il candidato sbagliato vieni bollato come ignorante. Poco importa se l’analisi è ben più complessa, ma cosa pretendi quando l’obiettivo è acchiappare like.
Le analisi che tentano di sviscerare le motivazioni della vittoria di Trump si sprecano, ma è utile tenere fermi due punti: il primo è che, se guardiamo all’elettorato globale è vero che quello con un’istruzione superiore (college grad or more) ha scelto la Clinton (+9%), d’altro canto gli stessi dati rivelano che, se consideriamo solo i bianchi, Trump ha prevalso sia su quello meno (+39% sulla Clinton) che su quello più istruito (+4%), in linea con una tendenza che dura già da diverse tornate elettorali. In secondo luogo, sempre seguendo un trend consolidato, l’elettorato bianco ha preferito The Donald (+21%) in totale disaccordo con le altre etnie, tra le cui fila Hillary ha raggiunto percentuali da plebiscito.
Se così stanno le cose ciò che emerge è semmai la nascita di una sorta di cultura WASP 2.0 (l’acronimo sta per White Anglo-Saxon Protestant), in cui l’America del gret again trumpiano è bianca, conservatrice, isolazionista, protezionista.
Ma l’errore di fondo di chi sbrigativamente classifica l’elettorato di Trump è confondere l’ignoranza con la stupidità, arrogandosi il diritto di distribuire patenti di dignità elettorale. E pensare che l’avevano capito anche Aldo, Giovanni e Giacomo: una cosa è essere ignorante nel senso che ignori, un’altra essere imbecille nel senso che imbelli. Si scherza ovviamente, ma solo fino ad un certo punto.
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