America
Punto di non ritorno: DiCaprio, le elezioni USA e il cambiamento climatico
Quando nel settembre del 2014 Leonardo DiCaprio fu nominato messaggero di pace dalle Nazioni Unite con una particolare attenzione al tema del cambiamento climatico, molte voci critiche si sollevarono. In particolare i negazionisti climatici che negli Stati Uniti occupano stabilmente le tribune di molti canali televisivi non persero l’occasione per irridere la scelta di Ban Ki Moon. Il calcolo del segretario generale dell’ONU, oggi ormai a fine mandato, era semplice: DiCaprio poteva portare larghe fette dell’opinione pubblica mondiale a un nuovo livello di consapevolezza sul tema dei cambiamenti climatici.
Del resto era già attiva da qualche tempo la Leonardo DiCaprio Foundation, nata per proteggere gli ecosistemi ancora incontaminati attraverso la raccolta di fondi a protezione della biodiversità, delle foreste e degli oceani.
Ma Leo è un vero secchione. Quando deve prepararsi per una parte non si risparmia. Allo stesso modo ha preso molto sul serio il suo ruolo di messaggero di pace e ha iniziato a girare il mondo per documentarsi sullo stato attuale del cambiamento climatico, sui rischi per il futuro e su quanto è urgente fare per ridurli al minimo. Per farlo ha portato con sé una troupe cinematografica e ha incontrato decine e decine di scienziati, attivisti e politici.
Il risultato di questa maratona di conoscenza è Before the flood (in italiano Punto di non ritorno) un film di un’ora e mezza che è disponibile in streaming gratuito fino al 6 novembre sui canali del National Geographic. Della squadra fa parte anche Martin Scorsese (uno dei produttori esecutivi) che insieme a DiCaprio è abituato da tempo a scandagliare gli abissi della abiezione umana.
Before the flood (sottotitolo The science is clear, the future is not) è chiaramente un prodotto americano per un pubblico americano. Non a caso è stato pubblicato nell’ultima settimana di campagna elettorale per il presidente, il senato e il congresso USA e si chiude con un appello ai comportamenti consapevoli, anche nella cabina elettorale: “vota per politici che lottano contro il cambiamento climatico”.
Per convincere gli elettori americani DiCaprio ci mostra lo scioglimento dei ghiacci nell’Artico e in Groenlandia, la strage delle foreste boreali in Canada (per l’estrazione di petrolio dalle sabbie bituminose) e di quelle equatoriali in Indonesia (per la produzione di Olio di Palma). Il film è stato realizzato mentre DiCaprio era impegnato nelle riprese di The Revenant che gli ha finalmente consentito di vincere il tanto agognato Oscar per attore protagonista. E durante le riprese il set di The Revenant deve spostarsi dal Canada alla terra del fuoco, in Patagonia, alla ricerca dei ghiacci perduti, testimoniando come il cambiamento climatico non sia una minaccia che incombe sul futuro, ma un fenomeno che già oggi ha conseguenze drammatiche.
Il punto più alto di Before the flood è forse il dialogo di DiCaprio con Sunita Narain, una scienziata, politica e attivista indiana che gli sbatte in faccia tutte le sue contraddizioni di consumatore statunitense.
DiCaprio arriva quindi alla conclusione più semplice e più terribile: tutto deve cambiare. Non solo le forniture energetiche, ma le abitazioni, il modo di spostarsi, persino la dieta. Ce la faremo?
Leonardo è assolutamente consapevole del proprio pessimismo cosmico, che interpreta attraverso il Trittico del giardino delle delizie di Hieronymus Bosch, un capolavoro che lo accompagna fin da bambino, con una particolare attenzione al pannello di destra che raffigura l’inferno musicale, apparente destino inevitabile del genere umano.
Ma per dare uno spiraglio di speranza DiCaprio incontra degli interlocutori più ottimisti di lui, come Elon Musk (fondatore di Tesla, che cerca di convincerlo di come una soluzione tecnologica ai nostri problemi sia a portata di mano) o Barack Obama, che crede che gli enormi passi avanti fatti dagli USA nella transizione verso una fornitura energetica sostenibile non saranno in pericolo se i cittadini (e gli elettori) continueranno ad acquisire consapevolezza su questi temi e a spingere i politici (che un altro interlocutore definisce “followers, non leaders”). Tutti sono però consapevoli che quanto finora fatto ancora non sia sufficiente.
Before the flood per chi è già informato dei fatti non aggiunge forse nulla, a parte delle meravigliose e terribili immagini. Ma speriamo possa contribuire ad aumentare la consapevolezza di un pubblico più vasto. Per quanto ci riguarda, bravo Leo!
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