America
Primarie democratiche: le mappe del voto in Iowa
I problemi e i ritardi dei caucus dell’Iowa hanno distratto l’opinione pubblica dai risultati effettivi. Dopo alcuni giorni, i dati di una sezione sono ancora assenti e probabilmente non sarà mai chiaro chi sia il vincitore delle assemblee del Partito Democratico nello stato del Midwest. La distanza tra il vecchio socialista di origine ebraica, Bernie Sanders, e il giovane centrista di origine maltese, Pete Buttigieg, appare risibile a fronte del lungo percorso. Al tempo stesso, è possibile trarre le prime evidenze.
In primis, si osserva la sconfitta dei due front runner. Joe Biden, l’ex vice di Barack Obama raccoglie un misero 15,8%, malgrado sia il candidato con la maggiore dotazione finanziaria grazie a ingenti donazioni delle lobby. Biden rivela tutta la sua debolezza causata dall’essere parte integrante di quell’establishment democratico percepito come distante dalla popolazione.
Elizabeth Warren, professoressa all’Università di Harvard, nemica della lobby finanziarie e vicina a Bernie Sanders nelle primarie 2016, candidata radicale e autorevole al tempo stesso, può ancora rappresentare l’ideale alternativa a Biden. Ma il 18% dei consensi in Iowa non è un risultato incoraggiante, segno di una campagna affaticata da proposte radicali che appaiono frenate da riferimenti centristi, forse troppo influenzata dalla sua stessa preparazione politica e economica.
Bernie Sanders e Pete Buttigieg, raccogliendo circa il 26% ciascuno, sembrano intercettare la necessità di superare la politica tradizionale, di riconnettersi con le masse, scavalcando filtri e formalismi. Il primo rappresenta la voce di una classe disagiata a cui ridare speranza, soprattutto di quei giovani consapevoli di vivere una vita peggiore rispetto a quella dei padri. Il secondo, muovendosi nel contesto neoliberista che ha plasmato gli Stati Uniti odierni, non cerca un cambiamento radicale, ma seduce l’elettorato con la freschezza di chi non ha partecipato ai disastri passati.
Le mappe del voto del New York Times (primarie 2020 e presidenziali 2016) forniscono ulteriori dettagli capaci di stravolgere le previsioni degli analisti. Difatti, le idee radicali di Sanders dovrebbero competere con Trump proprio in quegli stati del Midwest dove la classe operaia ha voltato le spalle ai democratici per seguire la rottura della globalizzazione promessa dall’attuale presidente. Al contrario, il bacino elettorale di Buttigieg dovrebbe essere simile a quello di Hillary Clinton.
Le mappe mostrano come le tre città dell’Iowa che superano i centomila abitanti (la capitale Des Moines, Davenport e Cedar Rapids) votano per Sanders come avevano supportato Clinton nel 2016. Le contee meno popolate, rappresentanti di quelle campagne che avevano consegnato gli Stati Uniti a Trump, sostengono convintamente Buttigieg. Rispetto a Clinton, Sanders risulta vittorioso anche a Sioux City, quarto centro maggiore dell’Iowa.
Grazie ai dati, si possono formulare un paio di scenari contrastanti. In primo luogo, il cambio radicale delle proposte innescato da Sanders potrebbe restare confinato nelle roccaforti liberal, ormai rappresentate dai centri urbani. Sicuramente Sanders suscita entusiasmo tra i giovani istruiti (infermieri, insegnanti, operai specializzati), i quali percepiscono la necessità di disegnare un nuovo futuro. Al contrario, le campagne sembrano voler mettere in discussione i vertici del partito ma non il modello economico.
Se così fosse, l’eventuale candidatura di Sanders aprirebbe la strada a Trump che avrebbe gioco facile a consolidare il suo elettorato scagliandosi contro l’uomo che vuole rendere gli Stati Uniti simili all’Unione Sovietica. In questo caso, la candidatura di Buttigieg sarebbe più solida, malgrado il minore entusiasmo suscitato.
Secondo il secondo scenario, il vantaggio di Buttigieg alle primarie potrebbe essere decretato dall’impossibilità di intercettare la massa di non iscritti alle liste elettorali dei partiti. Se gli elettori democratici delle zone rurali non mostrano dubbi sul modello economico di riferimento, gli indecisi e gli astenuti potrebbero ritrovare entusiasmo di fronte ad una svolta radicale. Questo vasto gruppo potrebbe consegnare la presidenza a Sanders ma rimanere a casa se la sfida fosse tra Buttigieg e Trump.
E’ difficile affermare quale scenario sia prevalente, ma dopo anni in cui abbiamo assistito a una sinistra che mancava di coraggio mentre la destra imperversava con idee folli, mi auguro decisamente la seconda alternativa.
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