America

Netflix racconta l’incredibile storia di Alexandria Ocasio-Cortez

27 Novembre 2019

Chi è Alexandria Ocasio-Cortez? Quando si parla di lei la si indica come l’astro nascente della politica americana, che in soli due anni è passata dall’essere una comune cameriera di un mar di Manhattan alla più giovane donna membro del Congresso nella storia degli Stati Uniti.

Netflix ha reso disponibile qualche mese fa un documentario che riporta fedelmente la sua campagna elettorale in vista delle primarie democratiche di metà mandato del 2018. Dietro la sua candidatura c’è la storia di una ragazza semplice che si è sentita in dovere di “cambiare le cose”, abbattendo le barriere (il titolo inglese è appunto Knock Down the House, abbattere la Camera) per dare una svolta più “left” al partito di cui fa parte.

A farle da contraltare vi è stato Joseph Crowley, più moderato, mentre Ocasio-Cortez non ha mai fatto segreto di collocarsi, come Bernie Sanders, nell’ala sinistra del partito, dichiarandosi socialista democratica. Lontana dai grandi contributi e dalle ingerenze di grandi aziende commerciali che avrebbero voluto supportarla economicamente nella sua corsa alla Camera, Cortez ha deciso di intraprendere una strada tutta sua, gestendo nel miglior modo possibile l’uso dei social e ottenendo fondi da piccoli sostenitori che le hanno fornito piccole somme (in totale 194mila dollari) contro gli oltre 3,4 milioni dell’avversario Crowley.

In 18 anni nessuno aveva osato sfidare il democratico newyorkese, su di lui il Partito Democratico contava per ottenere il titolo di speaker alla Camera, quindi possiamo dire che era realmente un pezzo da novanta all’interno dello schieramento che sostenne due anni prima la candidatura di Hillary Clinton.

Rachel Lears, film-maker ha seguito Alexandria ed altre 3 candidate alle primarie alle prese con la loro esperienza nei relativi collegi elettorali. All’interno del documentario incontriamo Paula Jean Swearengin, mamma single e figlia di un minatore della Virginia, Cori Bush, un’infermiera afroamericana di St. Louis, Amy Vilela, ex CFO di Las Vegas e Alexandria Ocasio-Cortez, che molti di quelli che hanno seguito la sua campagna elettorale e la sua esperienza sui social media hanno imparato a definire semplicemente con AOC.

Ad accomunare le 4 donne vi è stato il fatto di essere state reclutate e sostenuta da Brand New Congress Justice Democrats, due organizzazioni che si occupano di trovare nuovi candidati più a sinistra e meno legati ai tradizionali sistemi di finanziamento. Lo scopo era quello di spostare il baricentro del partito ma soprattutto ridefinire il meccanismo di raccolta fondi, chiedendo aiuto direttamente ai cittadini e non a grandi gruppi di pressione o donatori imprenditoriali. Un po’ quanto successo ormai 10 anni fa per la campagna elettorale di Obama, dando vita a quello che oggi è formalmente conosciuto come un consolidato strumento di reperimento fondi dal basso.

Perseverare in una campagna elettorale in cui ti trovi a dover combattere con membro del congresso che occupa il suo posto da 20 anni non è semplice. AOC fino a poco tempo prima lavorava in una taqueria (pur essendosi laureata) del Bronx e da lì ha iniziato a mettersi in gioco entrando in prima persona nella pianificazione e nello svolgimento della campagna elettorale. Nel documentario la incontriamo per strada, ai comizi, negli incontri organizzati un po’ ovunque, anche in quelli in cui si ritrova da sola poiché Crowley aveva deciso di snobbare la richiesta di un confronto.
AOC è stata l’unica delle 4 candidate a riuscire nel suo intento. Ha gestito al meglio le proprie conoscenze e le proprie ambizioni, proponendosi come rappresentante della working class e come immancabile risorsa di un partito che necessitava di un profondo cambiamento.

 

Secondo Teen Vogue il documentario di Netflix “esplora come delle candidate alle midterm hanno usato l’identity politics per battersi per migliori condizioni materiali nelle loro comunità”. Nel film vediamo e ascoltiamo molto spesso dire dalla stessa AOC che lei ha imparato molto facendo la cameriera (e la vediamo mentre lavora all’interno del locale). A differenza di quanto abbiamo avuto modo di vedere qui in Italia però, spicca l’intenzione di voler comunicare l’idea che la formazione dei nuovi candidati come lei sia basata sulle competenze acquisite in ogni luogo di lavoro, insomma working class sì, ma anche preparazione culturale e tanta voglia di fare, lontana dall’autoreferenzialità del candidato con nessuna esperienza allo sbaraglio.

Quello che ti lascia dentro la storia di AOC è che davvero si possono cambiare le cose. Sembrerà un tantino troppo semplice ma una ragazza americana, del Bronx, che arriva e vince alle primarie del suo partito, è quanto meno di retorico si possa pensare. Ok, Alexandria è carina, è spigliata nel modo di comunicare, è giovane, ma ha dimostrato di saper utilizzare al meglio tutto quello che aveva per vincere. Netflix, per comprare i diritti del documentario ha speso 10 milioni di dollari. 50 volte tanto il costo della sua campagna elettorale.

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