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America
Nasce l’antidiplomazia. Trump bullizza e umilia Zelensky nell'”agguato” della Casa Bianca a favore di Putin
La diplomazia nello Studio Ovale è morta per mano di Trump e Vance intrappolando in una parodia l’esterefatto Zelensky sceso a Washington per negoziare lo scambio tra pace, territori e terre rare.
La diplomazia nello Studio Ovale è morta per mano di Trump e Vance intrappolando in una parodia l’esterefatto Zelensky sceso a Washington per negoziare lo scambio tra pace, territori e terre rare. Un agguato costruito, scritto e voluto a favore di telecamere globali per potere “giustificare” la rinuncia a qualsiasi aiuto all’Ucraina da parte degli USA e dunque consegnando l’Ucraina alle condizioni dell’autocrate di Mosca. Teatro macabro e realtà confuse ad arte? Di fatto “rompendo” solennemente la regola aurea di ogni accordo di una pace giusta e duratura per anteposizione di questa alle garanzie necessarie lasciate levitare nelle nuvole e alla mercè della legge del più forte. Abbiamo assistito ad una scena raccapricciante con “tecniche scenografiche da immobiliarista transazionalista” utili solo a costringere alla resa Zelesnky e lanciando un messaggio a Putin per fare capitolare l’Ucraina e che dunque può continuare a bombardare senza sosta una terra ormai dissanguata. Mettendo vergognosamente sullo stesso piano aggredito e aggressore. Una scena antica e nota che ci riporta all’ateniese Tucidite “cronista” del drammatico colloquio tra ateniesi e meli in “La Guerra del Peloponneso” ossia tra Atene e Melo migliaia di anni fa per fare capitolare i “nemici” dove il realismo porta ad accantonare la giustizia per considerare solo le utilità consigliando agli ateniesi vista la condizione di diseguaglianza di rispettare la loro neutralità per evitare ritorsioni di tutti i greci e di Sparta e dunque valutando bene l’esercizio della forza. Una strategia trumpista che legittima dunque Putin nel prosieguo dell’attacco e “costringere” (Trump e Vance) a chiedere o imporre a Zelensky “una pace alle condizioni russe” e cioè una resa, senza negoziato e senza condizioni. Ovviamente mimetizzandolo con un qualche accordo su terre rare e miniere che sarebbe potuto anche essere a fronte di garanzie di pace certe per il futuro ma deflagrato di fronte a questo linguaggio muscolare dell’anti-diplomazia che di futuro non vuole sentire parlare ma solo di passato e di “condizioni date”.
Un Trump che imputa a Zelensky con un “agguato scenografico e televisivo” di voler avviare la Terza Guerra Mondiale, mentre è proprio questa leadership americana a spingere irresponsabilmente il mondo sui bordi della guerra visto anche il voto all’ONU con la Russia e lo sfregio all’Europa esclusa da tutti i tavoli e costretta a negoziazioni bilaterali inutili e inefficaci come evidente con i colloqui con Macron e Starmer precedenti a quello con Zelensky. Con l’umiliazione di Zelensky lanciata da Trump che lo aveva definito solo alcuni giorni fa un “Presidente delegittimato” (dato che “non vuole elezioni” ma escluse dalla Costituzione Ucraina in tempo di guerra) e anche di essere “pessimo comico”. Di fatto provocando artificiosamente il casus belli per anticipare lo stop al supporto americano all’Ucraina provando a “regalare” l’Ucraina a Putin e – ovviamente – scagliandola contro l’Europa. Trump-Vance delegittimano Zelensky perché ne vogliono la sostituzione in perfetto allineamento a Putin che era l’obbiettivo mancato di tre anni fa entrando a Kiev e respinto al prezzo di centinaia di migliaia di morti da entrambe le parti ma con migliaia di vittime civili ucraine con la deportazione di migliaia di bambini finiti nell’oblio della gola profonda russa. Ma Trump e Putin sono d’accordo su quale eventuale sostituto?
Ciò nonostante Zelensky si difende con dignità, compostezza e rigore come qualsiasi leader sensato e responsabile nonostante il duro attacco costruito e sceneggiato nello Studio Ovale a favore di telecamere globali anche di fronte alla domanda provocatoria di un giornalista sul suo vestito, prova teatralizzata della evidente trappola architettata da Trump. Il Presidente Zelensky pur essendo stato trattato vergognosamente e cacciato dalla Casa Bianca come un paria accusato di “non essere pronto alla pace” dal tycoon – mai successo prima nella storia della più grande democrazia del pianeta e offuscandola nel fango di “giochi al massacro” in spregio di ogni dolore e sofferenza del popolo ucraino – mantiene una postura di leader globale a fronte di comparse teatranti in confusione totale e dimentichi del testo delle regole del diritto internazionali e di un Occidente liberale e giusto e in cui tutti i capi di stato europei si sono fortunatamente riconosciuti, da Macron a Scholz, da Tusk a Sanchez e tutti gli altri con pochissime “astensioni”. Ma la nostra Presidente Meloni dove stà e con chi? Ora serve il sostegno a Zelensky dell’Europa intera con una politica forte rispondendo con fermezza nella difesa della dignità dell’Ucraina e del suo popolo martoriato e del suo territorio devastato perché è una difesa della storia europea e dei suoi valori e in questo modo dell’Occidente libero nonostante le sue divisioni. Provando a costruire un esercito e una difesa Europei intanto e ad offrire garanzie di sicurezza di supporto all’Ucraina riprovando a convincere Trump (senza inseguirlo) che la direzione avviata di avvicinamento senza condizioni a Putin è sbagliata, pericolosa e rischiosa. In questo quadro il silenzio di Meloni significherebbe una torsione identitaria in contrasto con la natura della Civiltà Occidentale, contro cui si è oggi schierata tutta l’Amministrazione USA e che dovrebbe darne conto a tutti gli americani e non solo ai MAGA. Visto inoltre che con le manovre sui dazi “a pioggia” vuole fermare la crescita del Mondo oltre che USA per le spinte inflazionistiche e disoccupazione che ne deriveranno e aiutando di fatto la Cina e non contrastandola come si vorrebbe: politiche da “specchietto retrovisore” che rifiutano di guardare avanti e nel futuro con il supporto di tecno-feudatari anti-Stato e anti-mercato del “capitalismo (anti-cognitivo) della sorveglianza”. Quindi Meloni non potrà non scegliere di stare dalla parte dell’Ucraina.
Merz con Macron e Starmer dovranno provare a esplorare una nuova unità di guida per il Nuovo Occidente reso necessario dal bullo antidiplomatico insediato alla Casa Bianca e che (quasi)ritirandosi dal mondo ne vuole imporre un Ordine Nuovo ritornando alle aree di influenza dell’800 o magari con la seconda serie della disastrosa Yalta e che rischia tragicamente e irresponsabilmente di tingerla di “grigio” o – anzi – forse di “nero” quella casa di tutti i cittadini liberi e democratici del mondo. Libertà e diritti eretti e simboleggiati nella Statua della Libertà sull’Hudson nel 1886 a 100 anni dalla Dichiarazione di Indipendenza americana e annichiliti nello Studio Ovale contro una giovane democrazia e a favore di vecchi e nuovi autocrati uniti nell’antieuropeismo e al quale dovremo reagire con rigore perché quella statua continui a vivere nei secoli dei secoli.
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