America

L’FBI riapre l’indagine sulle mail di Hillary

28 Ottobre 2016

Hillary Clinton ripiomba nell’incubo. A meno di due settimane dalle elezioni, l’FBI ha annunciato che riaprirà l’inchiesta sull’uso del suo account email privato durante l’ incarico come segretario di Stato ai tempi della prima amministrazione Obama. Il cosiddetto scandalo Emailgate aveva iniziato a perseguitare l’ex first lady nei primi mesi del 2015, causandole un imbarazzo non di poco conto. Il Federal Bureau aveva quindi aperto un’indagine per verificare se fosse avvenuto uno scambio di email “classificate”: un’indagine che si era tuttavia conclusa con un nulla di fatto. La stessa Hillary, soprattutto negli ultimi tempi, si era anche scusata per il suo comportamento, tenendo a ribadire tuttavia di non aver violato la legge. Oggi, il direttore dell’FBI, James Comey, ha dichiarato che verrà aperta una nuova inchiesta, in quanto sarebbero state reperite mail “potenzialmente rilevanti”, che dovranno essere esaminate. Nessun rilievo penale al momento dunque: resta il fatto tuttavia che, in termini di immagine, una simile tegola a pochi giorni dalle elezioni potrebbe rappresentare una vera e propria catastrofe per la campagna elettorale dell’ex first lady.

Donald Trump gongola ed è andato subito all’attacco, rispolverando le sue consuete accuse ai danni dell’avversaria. “Non dobbiamo permettere che porti il suo schema criminale dentro lo Studio Ovale”, ha tuonato il miliardario, da giorni in difficoltà con i sondaggi. E lo stesso establishment repubblicano, da mesi in rotta di collisione col magnate, gli fa eco. Lo Speaker della Camera, Paul Ryan, ha commentato amaramente: “Sì, ancora una volta Hillary Clinton non può incolpare altri che sé stessa”. Sul fronte democratico la tensione è alle stelle. Il vice dell’ex first lady, Tim Kaine, non ha voluto commentare, mentre lo staff clintoniano si è chiuso nel riserbo, né la stessa Hillary è ancora intervenuta sulla questione. E adesso si teme il peggio per una campagna elettorale costantemente in difficoltà che – nonostante una potenza economico-politica notevole – non è in definitiva mai riuscita a decollare più di tanto.

Che cosa succederà ora? Difficile da prevedere. Un cambio di candidato è ormai da escludere, visto il pochissimo tempo rimasto. Bisognerà quindi vedere come l’ex first lady deciderà di reagire a questa notizia. Chiudersi in un ostinato silenzio le risulterebbe probabilmente fatale, per quanto una replica efficace allo stato attuale appare comunque abbastanza difficile. E’ dalle primarie del 2008 d’altronde che – a torto o a ragione – Hillary lotta contro l’immagine di candidata opaca e bugiarda, affibbiatale da parte dell’opinione pubblica (non soltanto repubblicana). E continuare a puntare esclusivamente sul fattore “presentabilità” contro l’istrionismo cialtronesco di Trump potrebbe non bastarle.

Certo, anche il rivale ha i suoi problemi e questo rende lo scenario futuro terribilmente complicato. Sia Hillary che Trump risultano tra i candidati più impopolari che la Storia statunitense ricordi: un fattore che esemplifica il clima di rancore, odio e divisione che serpeggia oggi tra l’elettorato americano. Un clima di frustrazione, rabbia e – soprattutto – sfiducia nelle istituzioni. Una sfiducia che la riapertura dell’inchiesta potrebbe rinfocolare, aiutando indirettamente un candidato anti-sistema e apocalittico come Donald Trump, che ha fatto della lotta all’establishment il suo cavallo di battaglia. Perché alla fine, al netto delle incongruenza e delle furbizie, è la percezione dell’elettore che conta. E quella percezione stasera si sarà fatta probabilmente ancora più negativa, cupa, pessimistica. Desiderosa, cioè, di assecondare i più duri istinti picconatori contro lo status quo e la classe politica attuale. Non sappiamo se questo basterà a far vincere Trump. Ma forse, a ben vedere, potrebbe aver ragione il regista Michael Moore, secondo cui un’eventuale vittoria del magnate “sarebbe il più grande vaffanculo della Storia umana”.

 

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