America

Le primarie più noiose della storia americana?

16 Gennaio 2024

Le primarie per scegliere il candidato repubblicano alle presidenziali americane sono iniziate nel modo più prevedibile. Nello stato dell’Iowa, i caucus del 15 gennaio hanno chiarito come nessun uomo politico possa fermare la corsa di Donald Trump nel contendere la presidenza di Joe Biden. Solo i giudici potrebbero fermare l’ex Presidente, arrestandolo per uno dei tanti capi d’accusa a suo carico.

Il voto in Iowa

Trump ha infatti dominato gli avversari in 98 delle 99 contee dell’Iowa. Nikki Haley ha primeggiato solo nella popolosa contea di Johnson, mentre il magnate newyorchese ha ottenuto un risultato al di sotto della media nella capitale Des Moines. Quando la densità abitativa aumenta, Trump sembra calare anche tra gli elettori repubblicani. Ma quando si confronta con l’elettorato della provincia rurale americana, non ce n’è per nessuno.

Soprattutto se i due contendenti principali non riescono ad attaccarlo. Sia il governatore della Florida Ron DeSantis che l’ex governatrice del South Carolina Nikki Haley si presentano come due estimatori del presidente uscente, limitandosi a criticarlo su alcuni punti. In particolare, affermano che avrebbero gestito meglio i conti pubblici, con argomentazioni davvero di scarsa rilevanza per l’elettore medio, non solo americano.

I due rivali si propongono come l’alternativa rispettabile a Donald Trump, che dalla pandemia spara panzane sempre più grosse. Ad esempio, nella campagna girovaga l’America chiamando gli immigrati “parassiti”. Alla retorica incendiaria, i due contrappongono la classica figura repubblicana che piace all’elettorato meno accanito contro gli immigrati e contro i governi alleati, sia militari che commerciali.

Nel frattempo, in Iowa, l’affluenza passa da circa 180.000 elettori nel 2016 a 120.000 nel 2024. Il dato non preoccupa di certo i repubblicani perché si è votato in mezzo a tempeste di neve per ottenere un risultato scontato. DeSantis ha strappato ad Haley il secondo posto per pochi voti, malgrado avesse battuto tutte le 99 contee dell’Iowa durante il suo tour elettorale.

Trump verso lo scontro con Biden

La strada di Donald Trump è quindi spianata. Ma sarebbe un errore pensare che questo faciliti la sua rielezione. Con le dovute differenze, queste primarie repubblicane potrebbero ricordare le primarie del PD del 2017, quando Matteo Renzi venne eletto segretario con il 70% dei voti per poi perdere rovinosamente le elezioni parlamentari del 2018.

Il Grand Old Party del 2024 potrebbe dimostrare gli stessi difetti del PD del 2017. Potrebbe essersi trasformato in un partito autoreferenziale, schiacciato su un leader che ha già dato prova della sua incapacità di governare il paese. Un partito formato dai fedelissimi, oltre a pochi dissidenti, che fa fuggire tutti gli altri.

La maggiore differenza tra i due partiti sta nel ruolo della minoranza interna. Nel 2017, i dissidenti del PD già si mostravano più scettici sulle capacità del proprio leader rispetto ai rivali di Trump. Al tempo stesso, Trump ha causato molti più danni di Renzi. Danni tanto tangibili che nelle ultime tornate elettorali i repubblicani non hanno sfruttato i benefici dell’opposizione.

L’America dopo Trump

Uno dei motivi potrebbe essere quello di aver creato una Corte suprema talmente spostata a destra da togliere le garanzie costituzionali al diritto di abortire. La storia di Kate Cox narrata da Cecilia Sala nell’episodio n. 462 di Stories è importante per comprendere com’è cambiato quello che un tempo era “il paese delle libertà”.

I dottori avevano diagnosticato una grave malattia genetica al terzo figlio che Kate Cox portava nel grembo. Nel migliore dei casi, il bambino avrebbe potuto vivere pochi mesi dopo il parto, tra atroci sofferenze e mettendo a rischio anche la vita della madre. Malgrado questo, i giudici hanno negato il diritto di abortire a Kate Cox, costretta a fuggire illegalmente dal Texas, per interrompere la gravidanza in un altro stato.

Joe Biden è ora considerato in svantaggio su Donald Trump. Ma può recuperare, vantando ottimi dati nell’economia e nella lotta al cambiamento climatico. E soprattutto ricordando agli americani cosa è il suo rivale.

I guai giudiziari

Dall’altro lato, i due contendenti repubblicani potrebbero farsi la guerra tra loro, perché il secondo posto potrebbe essere rilevante. Infatti, Donald Trump è accusato di svariati crimini, dalla blanda falsa rendicontazione delle spese elettorali, alla severa mancata consegna di documenti secretati, fino alla gravissima incitazione all’assalto del Congresso. Per non parlare dei procedimenti civili.

Se fosse condannato, si entrerebbe in un buco nero della giurisdizione americana. Infatti, la legge non chiarisce se un presidente può essere eletto dal carcere. Al tempo stesso, nessuno sa cosa si indichi veramente con il termine “insurrezione”, ovvero l’unico reato per cui chiaramente è possibile escludere un candidato.

A gennaio 2024 è plausibile, anche se non probabile, che Donald Trump arrivi a giurare sulla Costituzione con le manette allacciate a un polso, come Cetto La Qualunque. Gridando però slogan ben peggiori di “Più pilu per tutti”. Una probabilità remota che dovrebbe terrorizzare qualunque sincero democratico.

 

Foto dalla pagina Facebook di Nikki Haley

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