America
Le elezioni in Francia e Polonia
(SkypeEuropa Weekly, rubrica settimanale sull’Europa raccontata dai giornali internazionali: 21-26 giugno 2020. Marko Hromis, Federico Pompei, Luca Gatti)
In Francia e in Polonia sarà un weekend politicamente molto caldo . In Francia per le elezioni locali, termometro della politica del Presidente Macron, sempre più faro della nuova idea di Europa e che in settimana è volato ad Amsterdam per avvicinare il primo ministro Rutte alle posizioni franco-italo-tedesche sul Recovery Fund. Situazione che verrà replicata lunedì, questa volta con la visita del primo ministro Rutte in Germania, per incontrare Angela Merkel. L’obiettivo è sempre lo stesso: rassicurare i governi recalcitranti al Recovery, infondere la certezza che si tratterà di soldi spesi bene, per investimenti di cui tutti (in particolare l’Italia) hanno bisogno per superare l’emergenza, rafforzare l’Unione Europea e rimettersi in piedi una volta superata l’emergenza da distanziamento sociale.
Il secondo appuntamento riguarda invece la Polonia. Domenica si voterà per eleggere il Presidente della Repubblica. Al conservatore Andrzej Duda si opporrà il sindaco di Varsavia, Rafal Trzaskowski, astro nascente della politica polacca e candidato di Piattaforma Civica, un raggruppamento di forze moderate e liberali. Se su chi arriverà primo sembra non esserci dubbio, cioè Duda, tutt’altro scontata sembrerebbe la partita al secondo turno, nel caso, come si crede, Duda non raggiunga il 50 % + 1 dei voti. Al momento Politico.eu, il giornale europeo di Bruxelles, vede in forte ascesa Trzaskowski(29%), soprattutto in ottica secondo turno, ma ancora ben distaccato dal rivale Duda (43%). Staccato di molto è il volto nuovo di questa elezione, ben noto in realtà ai polacchi. Si tratta di un famoso conduttore televisivo, Szymon Holownia (11%), di idee politiche moderate e centriste. Saranno chiamati alle urne circa 30 milioni di polacchi, per un’elezione che si preannuncia tra le più interessanti e dove si prevede un’alta affluenza. Non è un caso che nei giorni scorsi il candidato Duda sia volato negli Stati Uniti per farsi riprendere insieme a Donald Trump, con cui c’è forte affinità e tanti punti d’incontro.
Questa settimana, intanto, sono usciti tre interessanti articoli di cui riportiamo degli estratti. Due di questi su Financial Times e uno su Politico.eu. Il primo è uscito il 23 Giugno sulle colonne del FT, a firma dei giornalisti Laura Pitel e Funja Guler, e ci incoraggia a credere che la gentilezza possa salvare vite, che i piccoli gesti possano fare la differenza, anche nel contesto di grandi città.
“Birol Suzer ha pensato di essere caduto vittima di uno scherzo quando due uomini sono entrati nel suo negozio di alimentari e si sono offerti di pagare alcuni dei debiti dei suoi clienti. Ma facevano sul serio. Hanno aderito all’iniziativa lanciata due mesi fa dal sindaco di Ankara, la capitale turca, volta ad alleviare le pene che la crisi del corona virus ha causato ai poveri della città. “Abbiamo chiamato i clienti e spiegato la situazione”, ha dichiarato Suzer. “Persino loro stentavano a crederci.” L’iniziativa, dal titolo “La gentilezza è contagiosa”, aiuta a spiegare perché il sindaco Mansur Yavas abbia un indice di gradimento così alto dopo poco più di un anno dall’aver strappato il governo della città al Partito del presidente Recep Tayyip Erdogan. […]
La Turchia ha vissuto un terremoto politico nella primavera dello scorso anno quando, dopo 25 anni di governo del partito Giustizia e sviluppo (AKP) di Erdogan e dei suoi predecessori politici, le città più importanti del paese hanno votato per l’opposizione.
Così come Erdogan ha goduto di buona popolarità nei primi mesi della pandemia, anche Yavas ed Ekrem Imamoglu, sindaco di Istanbul, sempre all’opposizione del Governo nazionale, hanno fatto altrettanto, secondo quanto riportato dai sondaggi di Metropoll. […] Alla richiesta del sondaggista di Area Research di valutare la risposta del comune di Ankara alla crisi del coronavirus, il 65% degli intervistati, inclusa la metà di tutti gli elettori dell’AKP, ha dichiarato che si è trattato di un successo.”( Laura Pitel e Funja Guler, 23 giugno2020, Financial Times)
Il Secondo articolo riguarda invece l’opinione di Donald Trump nei confronti dei leader europei, degli estratti carpiti dal libro del suo ex assistente alla Casa Bianca, John Robert Bolton:
“A Trump non piaceva né Trudeau né Macron, ma li tollerava. […] Durante i negoziati sull’accordo nucleare iraniano nel 2019, Bolton afferma che Trump gli ha detto: “Tutto ciò che tocca [Macron] si trasforma in merda.[…] L’opinione del Presidente sulla cancelliera tedesca sembra riflettere sia il rispetto per il paese che guida sia l’irritazione per la sua politica estera e di sicurezza. [E questo perché Trump] ha un grande rispetto per la cancelliera Merkel, sottolineando che suo padre era tedesco e sua madre scozzese, scrive Bolton in un capitolo del vertice NATO del 2017 a Bruxelles. [Parlando della Brexit invece emerge che ] l’attuazione del voto è stata disastrosamente mal gestita, minacciando così la stabilità politica nella stessa Gran Bretagna. Avremmo dovuto fare molto di più per aiutare i Brexiteers, e certamente ci ho provato. Sfortunatamente, a parte Trump e me stesso, quasi nessuno nell’amministrazione sembrava preoccuparsene. Che potenziale tragedia.”
(Jacopo Barigazzi, Florian Eder e Laurenz Gehrke, 23 giugno 2020, Politico.eu)
Il terzo articolo riguarda invece la situazione critica inglese e le difficoltà di Boris Johnson:
Gli strateghi politici molto spesso vogliono la guerra piuttosto che la vittoria. Invece di lavorare per far cambiare idea e creare consenso, i tattici politici cercano di dividere le linee attorno alla politica dell’identità, spingendo gli avversari in posizioni che alienano gli elettori. […] Con la sua battaglia elettorale sulla Brexit è facile che ci si dimentihi degli altri impegni di Mr Johnson: denaro per scuole, ospedali e polizia. Questi, insieme al concetto di attuazione della Brexit, erano i valori sottostanti a cui gli elettori hanno pensato eleggendolo. Quando lo giudicheranno di nuovo sarà sulla base delle loro prospettive, dello stato di forma delle loro scuole e dei loro ospedali e se potranno permettersi una casa. […] Come i dibattiti sulle statue, una guerra culturale guidata dai Tory, una distrazione da questi problemi fondamentali. Ma se il governo non ha una storia plausibile su questi punti, non può fare affidamento su una guerra al risveglio per salvarsi.”
( Robert Shrimsley, 23 giugno 2020, Financial Times)
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