America

La Presidenza Trump è l’essenza della democrazia, non dimenticatelo!

20 Gennaio 2017

Sembra strano a dirsi, ma l’impressione che si è avuta da quando Donald Trump ha vinto le elezioni presidenziali americane è quella di una america il cui sistema democratico sia stato un po’ contagiato da alcuni vizi molto comuni in Europa.

Mi spiego: da sempre ci si riferisce agli Stati Uniti d’America come alla più grande democrazia del mondo occidentale, e da sempre il sistema democratico americano è elogiato per la sua capacità di riservare esclusivamente alla campagna elettorale le contrapposizioni politiche più feroci, e molte volte sterili, per poi unirsi con grande spirito patriottico sotto la stessa bandiera, superare le diversità e fare squadra per raggiungere obbiettivi comuni. Non a caso, e chi si intende di vicende parlamentari statunitensi lo sa, tra Democratici e Repubblicani, sia al Senato che alla Camera dei Rappresentanti, il dialogo è molto proficuo e ben poco influenzato dalla contrapposizione ideologica e partitica che, molte volte, paralizza l’operato di certi parlamenti europei, come il nostro ad esempio : non è infatti inusuale che deputati Democratici supportino le istanze dei Repubblicani, e viceversa, spesso sotto l’influenza del Presidente in carica, che cerca continuamente di persuadere i deputati della bontà delle proposte care alla sua amministrazione.

Insomma, quale che fosse il Presidente eletto, la società americana ha quasi sempre mostrato una certa maturità, cercando di dare credito, almeno nella fase iniziale, all’amministrazione entrante, seppellendo la proverbiale ascia di guerra almeno per un pò di tempo. Ecco, questo non sembra essere successo con Trump.

A partire dall’atteggiamento, poco rispettoso a mio avviso, del mondo dello spettacolo statunitense che ha del tutto snobbato la cerimonia di inaugurazione di quello che è comunque il loro nuovo Presidente, e anzi ha pure organizzato contromanifestazioni di protesta verso l’insediamento di Trump, per arrivare ai continui tentativi di gettare discredito sulla nuova amministrazione da parte di certa stampa americana e dell’establishment, precedentemente schierato per Hillary, accusando prima lo stesso Trump di aver vinto grazie alle c.d. “fake news”, illazione tra l’altro smontata da uno studio della New York University (http://Social Media and Fake News in the 2016 Election), e poi diffondendo alcune notizie provenienti dall’intelligence secondo cui gli hacker russi avrebbero influenzato in modo decisivo le elezioni presidenziali, pur non rivelando però le prove a sostegno di questa tesi. Insomma questa volta il mondo dei media e della società “che conta” sembra non voler accettare il fatto che la vittoria di Trump non mina in alcun modo il sistema democratico, ma invece ne è l’essenza fondamentale.

E’ proprio questo che si intende quando si parla di sogno americano. Un paese dove chiunque, anche un Donald Trump, può diventare presidente. Dove c’è un’opportunità per tutti, nonostante tutto. E’ la ricerca della felicità, è la speranza di migliorare le proprie condizioni di vita, che ha reso grande l’America e il suo sogno. Questo ce lo siamo scordato, ma il popolo americano evidentemente no. E allora, anche se Trump può avere molti difetti e non ci va a genio,non si può fare due pesi e due misure e dire che se viene eletto un outsider come Obama è una grande vittoria della democrazia mentre se vince Trump è la sua sconfitta. L’America, che è stata un faro delle democrazie occidentali negli ultimi due secoli, è fondata su questo principio.

Dopo aver vinto una durissima, forse la più dura di sempre, campagna elettorale e dopo aver sconfitto la super favorita Hillary Clinton, riuscendo a portare alle urne milioni di americani che da tempo non votavano, penso che Trump meriti un po’ di rispetto anche da chi non ne condivide le idee e non ha votato per lui.

La democrazia americana è sempre stata capace di suscitare invidie negli stati europei per il suo funzionamento e per quella proverbiale grandezza di cui molto si parla, e per questo sono convinto che saprà superare questo momento di divisione “anomala”.

Date tempo a Trump ed al suo Governo, e poi, se sarà il caso, criticatelo, ma per ora riservategli almeno il rispetto che si deve ad un Presidente degli Stati Uniti.

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