America
La difficoltà di analizzare i sondaggi in una società polarizzata
Lo scrutinio delle schede delle elezioni presidenziali americane ha fatto saltare i nervi a molti analisti. Joe Biden ha vinto, ma le modalità e i margini rimangono incerti. Per Trump è vitale ridurre il proprio ritardo in modo da contestare il risultato e rimanere aggrappato alla Presidenza. Per gli analisti è invece essenziale scandagliare i risultati per attaccare quei sondaggi che non hanno dato loro la possibilità di comprendere cosa stava accadendo.
I sondaggi sarebbero rei di non comprendere la situazione reale del paese, incapaci di individuare i campioni significativi della popolazione. A uno sguardo più attento, i sondaggisti appaiono come un capro espiatorio per quegli analisti che hanno dimenticato di analizzare i singoli stati. In realtà, Politico.com aveva già previsto l’importanza del voto in Pennsylvania, in particolare della contea operaia di Erie, cruciale termometro strappato da Biden per un soffio. Anche le proiezioni effettuate da fivethirtyeight.com del guru Nate Silver risultano sostanzialmente corrette. Tutti gli stati assegnati con una certa probabilità ai due candidati sono stati rispettivamente vinti. Gli stati in bilico sono stati invece spartiti tra i due contendenti.
Secondo il sito di previsione, Donald Trump risultava vittorioso in stati come Iowa, Ohio e Texas. Tra gli stati in bilico, la sola Florida è stata assegnata a Donald Trump senza particolari sforzi. Qui gli esuli cubani hanno favorito la vittoria del Presidente, il quale ha perso nella contea Miami-Dade con l’onore delle armi, mentre la sua popolarità crollava in tutte le grandi città americane. Questa vittoria iniziale, la cui portata era poco prevista, ha dato il via alla contestazione dei sondaggi. Probabilmente, i sondaggisti hanno sottostimato la forza con cui gli esuli cubani hanno rigettato la sinistra radicale alleata a Joe Biden, coinvolgendo gran parte della comunità latinos del Sunshine State. Il lento scrutinio ha poi confermato ovunque le previsioni di Nate Silver.
Si veda la mappa elaborata da fivethirtyeight.com un giorno prima delle elezioni e ripresa dal blog “Elezioni USA 2020”
Fivethirtyeight.com ha effettuato le sue previsioni sulla base delle medie dei sondaggi. Ciò significa che la media di sondaggi poco affidabili, commissionati da repubblicani o democratici, ha consentito di prevedere i giusti risultati. In Europa, ci siamo infatti concentrati su quanto narrato dai media liberal e non abbiamo considerato la propaganda opposta dei media conservatori.
La realtà ci consegna due bolle elettorali che fanno sempre più fatica a parlarsi tra loro. Da una parte, i liberal arroccati nelle città, espressione di élite, di giovani e delle numerose minoranze che compongono il popolo. Dall’altra i conservatori delle aree rurali, a cui si aggiungono ampi strati della classe media bianca che si sente tradite dai liberal e alcune minoranze affascinate dall’idea dell’uomo forte. Due mondi che non vogliono comprendersi tanto da trovarsi su due pianeti separati, vittime delle proprie narrazioni fuorvianti.
Entrambi pensano di rappresentare i veri valori americani. I liberal inseguono il sogno dell’uguaglianza civile dimenticando l’impoverimento della classe media causato dalla globalizzazione. I conservatori predicano i valori cristiani per proporre politiche regressive dal punto di vista dei diritti civili e affermano di stare dalla parte degli operai pur realizzando solo qualche palliativo. Ne scaturisce uno scontro in cui gli elettori non comprendono le scelte altrui. Se l’altra parte vince significa che i suoi sostenitori sono corrotti o ignoranti, oppure ricorrono a brogli, mentre i sondaggi si vendono al miglior offerente.
Entrambi i partiti hanno responsabilità enormi nell’alimentare il circolo vizioso. I liberal si ritengono espressione di giustizia e tolleranza, faticano a mettere in discussione il capitalismo, malgrado diventi sempre più importante quella sinistra radicale che chiede un netto rovesciamento delle politiche neoliberiste. I repubblicani hanno accelerato il degrado valoriale e culturale, grazie alle loro televisioni, ai loro canali social e alle farneticazioni del Presidente.
Lisciare la pelle alle bufale, ai complotti e a tutte le forme di suprematismo ha avvelenato la società, tanto che una piccola parte dei repubblicani è pronta a imbracciare le armi per difendere il proprio Presidente e i valori che esprime. Donald Trump ha predisposto quel clima che lo aiuta a chiamare a raccolta il popolo per chiedere di fermare il conteggio di voti legittimamente espressi dalla popolazione. Il Presidente ha avuto 9 mesi di tempo per concordare con gli stati come mettere in sicurezza il voto postale amplificato dalla pandemia. Al contrario, ha ridotto i finanziamenti alle poste e chiesto ai suoi sostenitori di recarsi personalmente alle urne.
Non sicuro della vittoria, il presidente ha cercato di formarsi un alibi in caso di sconfitta. Ci è riuscito e ora contribuisce a divulgare bufale come il negato accesso dei rappresentanti di lista repubblicani ai seggi della Pennsylvania. Strenuo tentativo di rimanere aggrappato al potere senza considerare minimamente le ricadute sul sistema istituzionale su cui si basa il potere dell’impero americano.
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