America
La conversione energetica in Usa e il progetto europeo di Angela Merkel
(SkypeEuropa Weekly, rubrica settimanale sull’Europa raccontata dai giornali internazionali: 30 giugno – 3 luglio 2020. Marko Hromis, Federico Pompei, Luca Gatti)
Mentre Unione Europea e Cina stanno lanciando veri e giganteschi programmi di conversione energetica negli Usa il dibattito sull’energia del futuro entra nella campagna elettorale. I Democratici americani si dicono pronti ad azzerare le emissioni di gas serra entro il 2050 e lanciano un piano ambizioso, reso pubblico in questi giorni e riportato dai giornali di tutto il mondo. Per il Financial Times sono Myles Mccormick e Courtney Weaver ad occuparsi della notizia.
“Oggi siamo qui sui gradini del Campidoglio degli Stati Uniti per fare un passo coraggioso, presentando un piano d’azione congressuale per risolvere la crisi climatica”, ha dichiarato Nancy Pelosi, portavoce democratica della Camera dei Rappresentanti, mentre ha lanciato il Rapporto di oltre 500 pagine elaborato dalla Commissione.
Il piano pone le basi per la campagna elettorale delle elezioni presidenziali di novembre, in cui democratici e repubblicani offriranno visioni fortemente contrastanti sui temi dell’energia e del clima.
I combustibili fossili rimangono al centro della politica energetica del Presidente Donald Trump, che ad aprile ha promesso di “non voler mai deludere la grande industria petrolifera e del gas degli Stati Uniti;” pronto ad usare il tempo che ha a disposizione per annullare le leggi ambientali che ne ostacolano i produttori.
Se è vero che la proposta dei democratici non ha alcuna possibilità di essere approvata dal Senato, controllato dai repubblicani, o di essere promulgata come legge sotto l’attuale amministrazione, è però altrettanto vero che fornisce un modello per il partito, nel caso in cui, alle prossime elezioni, riesca a prendere il controllo della Casa Bianca e delle Camere.
Il candidato democratico Joe Biden si dice impegnato e determinato a portare avanti la proposta e a renderla parte integrante del programma elettorale e in cima alle priorità in caso di vittoria.
“Il nostro piano onora l’impegno che abbiamo preso di affrontare la crisi climatica e rende concreta l’opportunità di risolverla, costruendo contestualmente una nuova economia dell’energia pulita che permetterà di creare milioni di posti di lavoro ben pagati”, ha affermato Nancy Pelosi.
Harold Hamm, sostenitore miliardario di Trump, all’inizio di questa settimana ha respinto i piani del sig. Biden come “Non basati sulla realtà”.
Il piano è comunque più moderato del “New Deal verde” proposto l’anno scorso da Alexandria Ocasio-Cortez, deputata democratica di New York, ed Ed Markey, senatore del Massachusetts, che prevede di raggiungere emissioni nette pari a zero entro il prossimo decennio.
Di fatto, il Partito Democratico americano sembra aver preso molto sul serio il cambiamento climatico e, anche se con sfumature più o meno marcate, considera che la virtuosità di queste posizioni possa tradursi in incentivo alla crescita economica e occupazionale. Di ben altro avviso rispetto ai repubblicani.
“Il cambiamento climatico è una minaccia esistenziale”, ha dichiarato Joe Neguse, deputato democratico del Colorado. “Sappiamo che abbiamo poco tempo per agire…”
(Myles Mccormick e Courtney Weaver, 2 luglio 2020, Financial Times)
Dal rapporto emerge chiaramente che è arrivato il momento di realizzare azioni concrete e che non si può più rimanere immobili facendo passare i mesi e gli anni. Le elezioni americane ci diranno, tra le altre cose, quale delle due visioni di mondo vincerà e come questo determinerà, a cascata, le soluzioni che verranno messe in campo per contrastare il rapido declino del nostro pianeta.
Sempre su Financial Times, in un editoriale del 3 luglio, si analizza l’inizio del semestre europeo tedesco e gli obiettivi della (nuova!) politica europea tedesca:
Angela Merkel ha avvertito i paesi membri dell’Ue che “il mondo sta guardano” all’Europa, e come questi paesi troveranno un accordo – questo mese – sul Recovery Fund per portare l’Unione fuori dalla peggiore crisi economica della sua storia. […] Un accordo “deve essere raggiunto nel corso dell’estate – non posso immaginare nessun’altra opzione”, ha aggiunto la Merkel. Il mondo intero sta guardando che cosa farà l’Ue […] In questa crisi, un messaggio di multilateralismo manderebbe un vero importante segnale.
L’idea è sinceramente sostenuta da Angela Merkel, che teme che la crisi del covida19 e le sue conseguenze possano esacerbare le disparità esistenti tra gli Stati membri dell’UE e danneggiare l’integrità del mercato unico.[…] Ma i paesi noti come “paesi frugali”, capeggiati dall’Olanda, si oppongono ad alcuni aspetti della proposta della Commissione, specialmente all’idea che la maggior parte dei soldi vengano spesi sotto forma di sovvenzioni, piuttosto che prestiti. […] Il Presidente del Consiglio Europeo Charles Michel prevede di trovare un accordo in occasione del vertice del 17 e 18 luglio prossimi.”
(Guy Chazan e Sam Fleming, 3 luglio 2020, Financial Times)
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