America

Ivanka e Jared: ecco chi comanda davvero in casa Trump

27 Maggio 2017

Da sempre, le eminenze grigie hanno svolto un ruolo prominente alle spalle dei potenti. Abili sussurratrici, scaltre, freddamente razionali e – talvolta – manipolatrici: queste figure si aggirano nell’ombra, prestano consiglio, muovono le leve del potere, prendendo decisioni e dando orientamenti. Monarchi, imperatori e presidenti non ne hanno mai potuto fare a meno, trovando in esse punti di riferimento più o meno fidati cui legarsi nel difficile esercizio del potere. Richelieu, Talleyrand, Kissinger hanno mosso i fili di complicate trame, stringendosi attorno agli scettri o aleggiando – inquietanti – nelle ambite stanze dei bottoni.

Neppure Donald Trump ha fatto eccezione a questa regola. E non è certo l’unico presidente americano ad essersi mosso in questo senso: basti solo ricordare – restando ai tempi recenti – l’importanza che alcune first lady hanno ricoperto sotto il profilo politico. Nancy Reagan e Hillary Clinton hanno infatti svolto ruoli di primo piano all’interno delle amministrazioni guidate dai rispettivi mariti. E la stessa Michelle Obama pare avesse non poca voce in capitolo nelle scelte politiche di Barack. Eppure non è della moglie che Trump sembra avvalersi nella sua attività alla Casa Bianca. Donna di estremo fascino, Melania non sembra troppo interessata alle contorte dinamiche di Washington. E non ha difatti mai nascosto di trovarsi più a suo agio tra i grattaceli glamour di Manhattan. No: il cerchio magico di The Donald è costituito da altre figure. In particolare, da una coppia: la figlia Ivanka e il genero Jared Kushner. Una coppia in. Una coppia sgargiante. Una coppia di potere. Una coppia inquietante, in cui – dietro la patina fascinosa dei rotocalchi – convergono tratti profondamente contraddittori: dai coniugi Hart a Giulio e Livia.

Lui, trentaseienne, è il figlio dell’imprenditore edile Charles Kushner. Studi ad Harvard, ambizioni alte, ha sposato Ivanka nel 2009. Non contento del solo ramo edilizio, si è esteso anche nell’editoria, acquistando il New York Observer per dieci milioni di dollari. Non ha mai nascosto il suo interesse per la politica ed è sempre stato considerato relativamente vicino all’ex sindaco di New York, Rudy Giuliani (guarda caso grande amico e sostenitore del suocero Donald). Una brutta tegola gli cadde addosso nel 2004, quando il padre Charles fu arrestato per evasione fiscale, a seguito di un’indagine condotta dall’allora procuratore generale Chris Christie. Un fatto che il giovane Jared si è legato al dito. E che non ha mai dimenticato.

Lei, trentaseienne, è la primogenita di The Donald e Ivana Trump. Ex modella, si è sempre impegnata come imprenditrice nel ramo della moda. Nel 2009, dopo il matrimonio con Kushner, si è convertita all’ebraismo. Figlia prediletta di Trump, il presidente l’ha costantemente voluta accanto a sé, come assistente sia negli affari che nella politica. Elemento, questo, che ha catapultato alla ribalta lo stesso Jared, nominato senior advisor del presidente. E così la coppia ha man mano realizzato la sua scalata. Sempre più decisa. Sempre più vorticosa. Un’alleanza d’acciaio, sfingea, impenetrabile, sibillina. Con un obiettivo abbastanza preciso. Non banalmente derubricabile a mera libido dominandi.

Da quando è iniziata la sua inarrestabile ascesa, la coppia ha lavorato in sinergia, cercando di estromettere le ali più radicali dell’amministrazione Trump. Kushner ha assunto un potere non indifferente, entrando anche in conflitto con alcuni trumpisti ortodossi. In particolare, lo scontro principale è stato quello con lo stratega Steve Bannon: già ai tempi della campagna elettorale, i due non si amavano eccessivamente. Anche perché Bannon (così come la sua testata Breitbart) è spesso stato accusato di simpatie antisemite. Nonostante ciò, i due avevano firmato un armistizio, sacrificando la bile sull’altare della coesione. Eppure, dopo la vittoria novembrina, l’astio tra i due è riesploso. Fin quando, un mese fa, il ruolo di Bannon è stato pesantemente ridimensionato all’interno dell’amministrazione. E lo zampino di Kushner sembra esserci stato tutto. D’altronde, non è la prima volta che il rampante genero sembri aver mostrato una certa grinta: anche un po’ vendicativa. Non dimentichiamo infatti che il governatore del New Jersey, Chris Christie, sia stato – durante la campagna elettorale -uno dei massimi sostenitori di Trump. Tanto che, secondo molti analisti, in caso di vittoria il miliardario lo avrebbe certamente ricompensato con qualche ministero importante. Ma così non è stato. Kushner non ha mai dimenticato lo smacco familiare subìto per l’arresto di suo padre. Il “colpevole” doveva pagarla cara. E ha così silurato Christie ancor prima che l’amministrazione riuscisse a prendere forma.

Anche Ivanka, dal canto suo, sta cercando di portare il padre su posizioni più moderate e maggiormente presentabili. Meno sanguigna di Jared, non manca tuttavia di determinazione e il suo obiettivo principale sembra proprio quello di aprire il più possibile la figura di Trump nei confronti dell’universo liberal. Recentemente, ha rappresentato suo padre durante una conferenza a Berlino, alla presenza di Angela Merkel e Christine Lagarde. Inoltre, secondo i beninformati, avrebbe cercato in tutti i modi di intervenire nella stesura del piano di riforma fiscale presentato da Trump il mese scorso, inserendo provvedimenti di natura sociale. E anche sul fronte delle questioni etiche, sembra essere molto più a sinistra di quanto attualmente ostenti il suo genitore. D’altronde, questo ruolo “ammorbidente” Ivanka se lo era già ritagliato ai tempi della campagna elettorale: il volto elegante del trumpismo. Il suo lato umano, moderno, fashion e, in un certo senso, istituzionale.

La coppia si muove quindi in un’ottica abbastanza precisa, seguendo una logica tutto sommato coerente, in un campo disseminato di insidie. Eh sì: perché i nemici non sono pochi. A partire della stessa corrente trumpista, che teme un deragliamento del presidente verso posizioni moderate e fondamentalmente assenti dalla retorica della trascorsa campagna elettorale. Il mondo di Breitbart, in particolare, appare in fibrillazione e non vede di buon occhio lo strapotere che i coniugi Kushner stanno acquisendo. Ma anche il Partito Repubblicano non fa i salti di gioia. Molti big dell’elefantino temono una dinastizzazione del partito oltre che della politica statunitense nel suo complesso. E questi mal di pancia non si fermano a semplici malumori. E’ difatti notizia recentissima che l’FBI avrebbe messo Kushner sotto inchiesta in relazione allo scandalo Russiagate: in particolare, al potente genero sarebbero contestati rapporti opachi con la Russia. Un’accusa che, se dimostrata, proverebbe il coinvolgimento di una figura particolarmente (e pericolosamente) vicina al presidente. Un rischio che Trump può permettersi fino a un certo punto. D’altronde, nella Storia americana, le eccessive commistioni tra famiglia e istituzioni non hanno mai portato troppa fortuna: i Kennedy ne sanno qualcosa.

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