America

Il Senato USA senza la sua “regina”. La lunga storia di Dianne Feinstein

6 Maggio 2024

Quando, dopo le elezioni di novembre, si insedierà il Senato del 119mo Congresso per la prima volta da oltre 30 anni tra i 100 Senatori americani non ci sarà Dianne Feinstein, deceduta all’età di 90 anni lo scorso 29 settembre (il suo seggio è stato provvisoriamente assegnato dal Governatore della California a Laphonza Butler che ha annunciato che non si candiderà per un mandato senatoriale completo).
Sen. Dianne Feinstein era entrata in Senato nel novembre 1992 (no non è un errore: 31 anni di ininterrotto mandato senatoriale!) vincendo una “special election”.
La California di quegli anni non era lo Stato democratico e progressista di oggi. Dianne Feinstein è a quel tempo considerata una DEM moderata ma viene sconfitta nel 1990 dal candidato GOP alle elezioni per la carica di Senatore. Due anni dopo si “vendica” vincendo la “special election” per il seggio senatoriale da cui si era dimesso il nuovo Governatore.  Da allora è sempre stata rieletta per ben cinque volte consecutive, raggiungendo, nel 2012, il record di 7,86 milioni di voti: il maggior numero di consensi mai raggiunto da un Senatore nell’intera storia americana.
A febbraio 2023 aveva annunciato il suo ritiro dopo anni di cattive condizioni di salute che avevano sollevato dubbi e polemiche sulle sue residue capacità mentali. Rimane, comunque, la Senatrice donna (e il Senatore della California) che è rimasta in carica più a lungo e, al momento della sua morte, era il membro del Congresso più anziano in carica.
Una parentesi prima di continuare a parlare di lei.
Nonostante la sua lunga permanenza al Senato il suo non è certo un record.
Nella storia del Senato USA ben 25 senatori hanno servito per ben 6 mandati (36 anni) o più. Questo la dice lunga sul ruolo di grandissimo potere e di assoluto prestigio che hanno i Senatori americani.
Per la cronaca il recordman è Sen. Robert C. Byrd (DEM- West virginia) rimasto in carica per oltre 51 anni, dal 1959 al 2010, seguito dal Sen. Daniel K. Inohue (Dem, Hawaii) in carica per oltre 49 anni dal 1963 al 2012 e dal Sen Patrick J. Leahy (DEM, Vermont) per 48 dal 1975 al 2023 (un personaggio unico che mentre esercitava il suo enorme potere a Capitol Hill si divertiva, lui cieco dalla nascita a fare il fotoreporter o a partecipare come attore in cinque film su Batman e a prestare la voce aal supereroe nella serie animata).
In questa lista di “leoni del Senato”  il 5to posto assoluto è occupato da Sen. Edward M. Kennedy (Ted) che ha rappresentato il Massachussetts dal 1962 al 2009 (poco meno di 47 anni) e poco più giù in classifica si trova anche il 46mo Presidente Joe Biden che ha rappresentato il Delaware dal 1973 al 2009 (per oltre 36 anni) e che poi da Vice Presidente ha presieduto per altri otto anni il Senato (2009-2017).
Tra i Senatori in carica i due veterani sono entrambi del GOP e sono Sen. Chuck Grassley che rappresenta lo Iowa dal 1980 (44 anni) e il leader della minoranza al Senato Sen Mitch McConnell (Kentucky) eletto per la prima volta nel 1984 (40 anni di mandato).
Ma torniamo alla “regina” del Senato.
Sen Dianne Feinstein (nata nel 1933 e laureata a Stanford), ebrea, con nonni emigrati dall’Europa, aveva iniziato la sua carriera politica nel lontano 1969 a San Francisco dove entrò nel Consiglio Comunale per rimanerci 9 anni ed essere la prima donna a diventarne la Presidente.
È Presidente del Consiglio Comunale quando l’allora Sindaco, nel 1978, viene assassinato e lei subentra, completa il mandato e viene riconfermata nelle due elezioni successive del 1979 e del 1983.
Nel frattempo, trova il tempo per la sua intensa vita privata.
Si sposa nel 1956 e divorzia tre anni dopo. Dal primo marito ha una figlia che sarà il presidente della corte superiore di Frisco per 12 anni.
Nel 1962 sposa un neurochirurgo che muore nel 1978.
Fino al matrimonio decisivo con un ricco banchiere nel 1980.
Viene da questo matrimonio la sua grande ricchezza: è considerata uno dei politici americani più ricchi, con un patrimonio stimato in oltre 100 milioni di dollari e irrisa per la sua dichiarazione finanziaria definita “una rubrica telefonica” per la sua lunghezza di almeno 350 pagine.
Ma non è solo la sua ricchezza a farla oggetto di critiche.
Favorevole alla pena di morte è stata accusata di avere enfatizzato le sue posizioni politiche centriste quando la California era più conservatrice di oggi per spostarsi progressivamente a sinistra quando la California è diventata uno degli stati più democratici della nazione, fino a essere definita una “leonessa liberale”.
Sen. Dianne Feinstein si è impegnata in Senato soprattutto nella promozione delle norme per il controllo delle armi, nella tutela dell’accesso all’aborto, della protezione ambientale e della lotta al cambiamento climatico, non tralasciando mai di affiancare a questi temi “progressisti” un costante impegno legislativo per una forte difesa nazionale (votando, ad esempio, a favore della proposta del 45mo Presidente Donald Trump di maxi-budget della difesa) ed è stata descritta come “un titano della storia politica degli Stati Uniti che ha ottenuto innumerevoli risultati legislativi” nella sua carriera al Senato.
Nel 2006 fu la principale sostenitrice DEM del progetto di emendamento costituzionale che intendeva proibire l’incendio della bandiera statunitense, dopo che ripetute sentenze della Corte Suprema hanno stabilito che il gesto è comunque tutelato dal Primo Emendamento.
È stata la prima donna a presiedere la commissione per le regole del Senato (2007-2009) e la prima a presiedere la commissione ristretta sull’intelligence (2009-2015). Feinstein è diventata il leader democratico nella commissione Giustizia del Senato nel 2017 ed è stata la prima donna a ricoprire quella posizione.
Da presidente della commissione ristretta sull’intelligence guida l’indagine “sul programma di detenzione e interrogatori della Central Intelligence Agency dopo gli attacchi dell’11 settembre”, le cui vicende sono raccontate nel film “The report”.
L’indagine – abbastanza fedelmente ricostruita nel film – consente di portare alla luce le tecniche brutali ed immorali (e pure inutili) di interrogatorio utilizzate dalla CIA durante la presidenza Bush (che la CIA e il capo di gabinetto del 44mo Presidente Barack Obama faranno di tutto per insabbiare).
Nel 2009, Sen Dianne Feinstein ha presieduto la prima cerimonia inaugurale del 44mo Presidente Barack Obama.
Anche su Israele se da un lato ha esplicitamente chiesto a Obama di porre il veto USA su tutte le risoluzioni ONU “unilaterali” contro Israele, dall’altro, si è tenacemente opposta alla decisione di Trump di riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele, mantenendo posizioni che, di volta in volta, le hanno attirato polemiche.
Ma le polemiche più grosse hanno riguardato gli ultimi anni della sua carriera senatoriale.
Nell’autunno del 2020, molti media hanno denunciato il fatto che Sen. Dianne Feinstein aveva in corso un progressivo declino cognitivo e una perdita di memoria. Ha sempre risposto che non c’era motivo di preoccuparsi e che non aveva intenzione di lasciare il Senato.
Dopo le forti critiche ricevute durante la sua presidenza della Commissione Giustizia del Senato nelle udienze per la nomina alla Corte Suprema di Amy Coney Barrett nell’ottobre 2020, numerosi articoli di stampa, citando senatori e assistenti democratici anonimi, hanno espresso preoccupazione per la sua età, le sue capacità cognitive e la capacità di guidare il comitato.
Il ricovero di due mesi di Sen. Dianne Feinstein all’inizio del 2023 ha effettivamente bloccato molti dei candidati giudiziari ed esecutivi dell’amministrazione Biden, in quanto senza di lei la Commissione Giustizia del Senato  era equamente divisa tra democratici e repubblicani.
Molti esponenti DEM (guidati da Rep. Alexandria Ocasio-Cortez), organizzazioni progressiste della California e lo stesso New York Times, l’hanno pubblicamente esortata a dimettersi, ottenendo sempre il suo rifiuto.
Sen. Dianne Feinstein è tornata al Senato il 10 maggio 2023 tra le continue preoccupazioni sul suo effettivo stato di salute e ci è rimasta fino all’ultimo giorno.
Il giorno prima di morire ha espresso il suo ultimo voto al Senato che ha consentito l’approvazione del bilancio federale e di evitare lo “shutdown” del Governo.
Poi, dopo le aspre polemiche che ne hanno accompagnato la lunga vita politica, l’omaggio di tutta la politica americana.

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